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SUD AMERICA|Lo sciopero dei campi mette in crisi il Governo argentino

Nel corso di una conferenza stampa, tra le altre misure, il Governo ha annunciato delle modifiche al mercato dei cereali, ma senza alterare i principi di base della tassazione sul mercato della telefonia mobile. Gli agricoltori hanno convocato “l’arresto del lavoro” per Lunedì.

Restituzione per i piccoli produttori ed emendamenti alla risoluzione 125, per il “buon funzionamento del mercato in futuro”. Queste le due misure unilaterali che ha annunciato ieri pomeriggio il governo argentino di Cristina Fernández de Kirchner, con lo scopo di porre fine al “conflitto dei campi”, in una crisi che dura ormai da ottanta giorni ed evitare il blocco dal lavoro, annunciato mercoledì scorso dagli agricoltori che rischia di mettere in ginocchio l’intera nazione.

Il Disegno di legge dell’11 marzo scorso prevedeva il passaggio da un limite massimo della tassa del 95%, sulle esportazioni di soia, girasole, grano e mais, il Governo ha annunciato un abbassamento fino al 52,7%. Cifre però ancora troppo alte per gli agricoltori argentini che non accettano una tale perdita di competitività sul mercato internazionale dei loro prodotti. Non avendo gradito la decisione presa unilateralmente dal Governo, hanno deciso per il momento di proseguire lo sciopero e di indire in data odierna un’assemblea.

A fronte di questi ultimi sviluppi, il leader della Federazione Agraria Argentina, Alfredo De Angeli, ha tuonato contro il Governo: «Continuano a non capire cosa vogliamo e non sanno prendere una decisione». Ma passate le 18.30, nella conferenza stampa di annuncio del pasaggio alla risoluzione sulla telefonia mobile, il Capo gabinetto del Governo ha detto: «Ci auguriamo che i campi argentini continuino a produrre. (…) Noi non vogliamo che gli argentini finiscono per produrre un cereale che fondamentalmente non viene consumato e che sia dannoso per chi lo consuma». Senza perdere poi l’occasione per criticare il settore agricolo in conflitto con il governo: «Ci dispiace, francamente, per la incapacità di dialogo da parte della leadership del settore, nel proporre che vi sia una sola via uscita».

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