• i più letti

  • archivio

  • RSS notizie

    • Si è verificato un errore; probabilmente il feed non è attivo. Riprovare più tardi.
  • fin dove arriva la nostra voce

  • temi

Germania, la Merkel resta, ma lì c’è l’Europa

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Infondate le voci che davano prossimo alla fine il cancellierato Merkel, simbolo di grandi cambiamenti in Europa con l’apertura a Est, inscritta nella stessa storia personale del personaggio politico (popolare ma proveniente dalle strutture della Ex Ddr), l’accelerazione del percorso unitario europeo sulla base del mantenimento dei rigidi criteri di responsabilità economica su cui si è mosso lo sviluppo tedesco negli ultimi decenni ed una evoluzione costante di una delle democrazie più grandi del continente (dopo l’U.K), con il raggiungimento delle massime cariche di governo da parte di categorie (donne, immigrati) ancora largamente bloccate ai margini delle istituzioni e degli organi decisionali nelle società di buona parte dell’Europa (soprattutto Italia).

Christoph Steegmans, come portavoce del Governo di Centrodestra che comprende i popolari della Cdu-Csu e i liberali della Fdp di Guido Westerwelle, ha smentito le indiscrezioni che volevano l’esecutivo della Merkel al capolinea in Germania.

Un dato interessante è che i timori rapidamente ingenerati intorno alla tenuta del governo hanno subito avuto qualche influenza  sull’andamento dell’euro nei mercati asiatici e causato preoccupazioni sulle ricadute nella crisi greca.

L’agitazione dei mercati seguita alla notizia poi rivelatasi priva di fondamento è un dato perchè indica chiaramente come la politica tedesca sia già europea, come dovrebbe essere dappertutto essendo quello il tappeto dove si gioca di fatto la risposta alla crisi economica. Questo avviene logicamente non per illuminazione divina, ma per il ruolo che storicamente ed economicamente la Germania svolge, anche a livello di influenza e potere all’interno dei meccanismi istituzionali della economia e delle decisioni nell’Unione Europea. Però Berlino ne paga i costi, mentre altrove soprattutto si parla (e si utilizzano i fondi, anzi a volte nemmeno quello, si bloccano e si lasciano lì, per pensare a lamentarsi dell’euro).

Gestione dell’Afghanistan, tasse da tagliare, sanità, gli argomenti anche “domestici” su cui ci si scontra nel governo di centrodestra non mancano, lì si tratta di una coalizione di pari e inoltre l’opposizione non fa sconti sulle questioni sociali e sostanziali, infatti la sinistra estrema è un big nell’arena politica tedesca ed arriva al venti per cento nelle elezioni regionali federali.

Altrove, non c’è da stancarsi a dirlo finchè i partitini italiani non avranno raggiunto il loro obiettivo di estinguersi ed ottenere premi per i loro rappresentanti da parte delle forze maggiori, i gruppi storici della sinistra si ammazzano tra di loro per difendere falci e martelli, soli che ridono e varie altre anticaglie e petrelle. Lavoratori, disoccupati, studenti, professionisti, immigrati, si rappresentano da soli, con effetti per ora desolanti per la società circostante, non per loro carenze, ma per la stupefacente impermeabilità delle strutture forti tramandatesi ai vertici del paese.

Intanto, i gruppi che governano l’Italia si dedicano ad una ristrutturazione del sistema giuridico e ad un accentramento degli avanzi del sistema economico che allontana il paese dall’Europa e che avvinghia gli stessi gruppi politici e sociali appartenenti all’area conservatrice in una stretta dalla quale non possono uscire neppure volendo, a causa del fatto che non esiste una opposizione. Ve ne è una di comodo e un’altra talmente intransigente, a parole, che non corre il rischio di confrontarsi con nessun problema concreto della società.

Forse i diversi paesi hanno situazioni politiche ed economiche non comparabili. Di sicuro, parlando di Germania, si può parlare di Europa. E l’Europa un giorno o l’altro dovrà arrivare anche in Italia.

Aldo Ciummo

Ma è l’altro mondo? no, è solo l’Europa

 

 

Merkel e Westerwelle

Merkel e Westerwelle

Liberali ma affezionati all’ambiente, laburisti ma coscienti dell’esistenza dei comuni cittadini, eresie nella roccaforte delle morenti ideologie, situazioni consuete nella Ue

 

Skapegoat è curiosa verso l’Europa fin da quando  il sito si chiamava travelpolitics, capirete l’evasione verso un paio di avvenimenti esteri  della giornata (di ieri), mentre qui la metà del paese sbadiglia comprensibilmente nell’attesa che si consumi l’autunno del suo patriarca e l’altra metà, comprensibilissimo, si addormenta mentre gli vengono  spacciate quelle che sono investiture dall’alto per consultazioni interne all’americana (lì sì la gente può scegliere, infatti l’età media dei politici è variegata e non limitata all’età della “saggezza”, che poi tale non si direbbe,  dando un’occhiata ai risultati ed allo stile con il quale vengono portati avanti).

Buttiamo uno sguardo alla Germania e un’altro al Regno Unito: nella prima, il Governo Conservatore vorrebbe rivedere il piano che limita ad altri soli 13 anni la vita delle centrali nucleari,  ma gli alleati della  Cdu-Csu, cioè i liberali di Guido Westerwelle (omosessuale, in Germania non c’è una forte istituzione concorrente con lo stato che interferisce con le istituzioni laiche) hanno chiesto la garanzia di date certe per la chiusura delle centrali, pur accettando il proseguimento temporaneo dell’utilizzo di questa energia. Michael Kauch, responsabile per ambiente e agricoltura dei liberali (Fdp) ha affermato che sono le energie alternative la soluzione.

In definitiva, sarà pure una sorpresa per quelli che chiamano tutti coloro che non la pensano al cento per cento nello stesso modo iperconservatori, ma da qualche parte c’è chi è a favore del mercato e anche dell’ambiente (e sarà sicuramente una sorpresa dove chiunque voglia stabilire delle regole per l’impresa economica è considerato un bolscevico, ma l’ambiente in Europa e ormai nel mondo è una cosa seria).

Nel Regno Unito, Gordon Brown dovrà pagare allo stato le sue spese personali per lavori nella sua abitazione, infatti si trova a capo di un governo fortemente in crisi di immagine per i suoi indubbi errori, ma che nella sua equilibrata composizione comprendente sesso ed età diversi è perlomeno rappresentativo della popolazione da un punto di vista puramente demografico (e lo stesso si può dire degli avversari che a quanto sembra a breve lo sostituiranno, il paese non giace pertanto in una sorta di era di mezzo immutabile, si vedano invece le reazioni scomposte dei volti storici del PD la mezza volta che una nuova delegata nazionale passata miracolosamente ai piani alti del partito si è azzardata ad esprimere anche delle opinioni).

Gordon Brown dovrà ripagare circa 20.000 euro per spese perfettamente lecite destinate al suo appartamento di Londra ed a quello che possiede in Scozia. Lo Stato, che il premier Gordon Brown governa ma non controlla incondizionatamente, gli ha chiesto indietro quei soldi, lui ha detto che li restituirà prontamente (non che c’è una congiura internazionale), d’altronde è  laburista ma probabilmente la popolazione non gli perdonerebbe grossi sprechi soltanto per amore di un simbolo politico di sinistra.

Bisogna ammettere che anche qui in Italia la cittadinanza è, per la sua stragrande maggioranza, molto più responsabile ed accorta di quello che una ristretta cerchia di privilegiati vuole credere: qui però la classe politica regge ancora senza affacciarsi dai suoi fortini per rispondere alle richieste di trasparenza dei cittadini comuni, e se questo è comprensibile da parte di chi detiene una situazione di vantaggio, lo è di meno da parte dell’unico caso europeo di grande partito di opposizione in costante e massiccio calo di voti e nel caso (purtroppo meno isolato nel continente) di piccole comitive di attivisti progressisti che si dividono senza sosta litigandosi e giocandosi quelli che ormai sono i loro stessi voti individuali.

Aldo Ciummo