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UE, la Commissione per le Libertà Civili si riunisce lunedì

Una riunione straordinaria della Commissione per le Libertà Civili si terrà il 10 luglio, oltre a quelle previste lunedì 8 e martedì 9. Al centro ancora il datagate

La Commissione per le Libertà Civili del Parlamento Europeo si riunirà per affrontare il tema dell’inchiesta sul programma di sorveglianza della NSA (National Security Agency) statunitense e sui programmi di monitoraggio implementati da diversi stati componenti della Unione Europea.

Si discuterà quindi degli effetti delle attività emerse recentemente sull’esercizio dei diritti fondamentali dei cittadini europei e sulla cooperazione UE-USA in materia di Giustizia ed Affari Interni. Mercoledì si terrà una riunione straordinaria su procedure di lavoro e metodi da applicare nello svolgimento dell’inchiesta, decisa attraverso una votazione ieri dall’Europarlamento.

Sarà esaminato lo stato attuale della riforma sulla protezione dei dati, già al centro di discussioni di cui si è parlato anche su queste pagine web in occasione dei dibattiti sul tema che si sono svolti a Bruxelles a maggio e di cui sono relatori gli europarlamentari Jan Philipp Albrecht (The Greens/EFA, Germania) e Dimitrios Droutsas (Socialisti & Democratici, Grecia) i quali interverranno a questo proposito martedì prossimo.

Rispetto ai diritti fondamentali, lunedì 8 luglio si parlerà del Rapporto Annuale del 2012 sulla situazione dei Diritti Fondamentali nella UE, parteciperanno Morten Kjaerum, direttore della Agenzia Europea per i Diritti Fondamentali, e Maja Sakslin, componente del consiglio direttivo che si occupa del rapporto.

Aldo Ciummo

La Commissione UE al lavoro sulla gestione dei dati nel web

Le nuove tecnologie hanno modalità precise di funzionamento ma le considerazioni sull’uso dei dati dei cittadini sono oggetto di valutazione politica

Il 15 maggio, a Bruxelles, europarlamentari e rappresentanti della società civile hanno affrontato in un dibattito la questione della protezione delle libertà civili dei cittadini associata alla possibilità di sviluppo delle imprese che operano nel settore delle nuove tecnologie. La riflessione sull’argomento ha visto la partecipazione di Richard Szostak, componente della Commissione per Giustizia, Diritti Fondamentali e Cittadinanza (che lavora quindi in coordinamento con Viviane Reding) e di Hielke Hijmans, capo della unità di politica e consulenza nella supervisione europea della protezione dei dati.

Si è svolto anche un dibattito con eurodeputati componenti la Commissione delle Libertà Civili, Giustizia ed Affari Interni, Jan Philipp Albrecht (del gruppo dei Verdi-Alleanza Libera Europea, Germania) e Dimitrios Droutsas (S&D, Socialisti e Democratici, Grecia) relatori per la direttiva generale sulla protezione dei dati, Seàn Kelly (del PPE, Partito Popolare Europeo, Irlanda), relatore su Industria, Ricerca ed Energia, Sophie in’t Veld (Alleanza dei Liberali e Democratici Europei, Olanda), Timothy Kirkhope (del gruppo ECR, Conservatori e Riformisti Europei, Regno Unito), Gerard Batten (per l’EFD, Europa della Libertà e della Democrazia, Regno Unito).

Riguardo agli aspetti di tutela nei confronti dei cittadini, si è parlato delle possibili limitazioni per la pratica del profiling con la quale le aziende che operano nel settore delle nuove tecnologie hanno l’opportunità tecnica di prevedere in parte il comportamento dei consumatori, così come si è discusso degli obblighi di rimuovere dopo un determinato periodo di tempo i dati che vari soggetti (come banche e aziende di vendita on line) detengono in funzione delle loro interazioni con gli utenti. Il dibattito ha riguardato anche la semplificazione del linguaggio nel quale vengono comunicate le condizioni di utilizzo di social network e motori di ricerca e la necessità di consenso esplicito all’uso dei dati.

Aldo Ciummo

Ore cruciali per l’Europa

La Grecia continua ad annaspare in assenza di concreta solidarietà europea, Francia e Germania abbozzano un cambiamento di programma

La Grecia è stata ancora declassata, mentre l’Europa non è ancora uscita dalla serie di strattoni che sta adoperando per forzare la scelta elettorale dei greci in direzione dell’accettazione della cura decisa dai grandi dell’Unione Europea nel 2010. Ma la Grecia resiste e affidando il consenso alla nuova sinistra si prepara a fare quello che hanno giustamente fatto tutti i paesi alle prese con un debito più grande di loro per tornare a crescere davvero: rinegoziare il debito. L’Irlanda ha rinegoziato in parte la sua situazione di fronte all’Unione Europea e si sta riprendendo, l’Argentina ha rinegoziato il debito e si è ripresa.

Il Portogallo, accettando tutti i dogmi del rigore, oggi è in difficoltà maggiori di quelle di partenza, quanto alla Grecia, si è visto ampiamente come è stata ridotta dalla medicina del rigore liberista. Ora l’agenzia Fitch ha tagliato il rating della Grecia a CCC, il paese si trova quindi ad un passo dal default. La Grecia è un paese europeista, che ha cercato di accettare a lungo tutte le misure necessarie a restare nella comunità. La Germania ha sempre dato tanto per la costruzione europea, ma adesso la politica non solo di Berlino ma di tutti i grandi stati europei si sta dimostrando gravemente miope, perchè perdere un pezzo importante dell’Europa, in un’area importante e complessa come il Mediterraneo, è contrario a tutte le politiche lungimiranti che sono state edificate negli ultimi decenni, a cominciare dall’evoluzione euromediterranea su cui si è tanto investito anche con partenariati con stati extraeuropei vicini.

Mentre in Spagna è corsa agli sportelli bancari e questo indica anche l’elevato rischio di contagio dell’economia dei ventisette, il nuovo ministro dell’Economia francese, Pierre Moscovici, ha affermato che la Francia ratificherà il trattato europeo sulla disciplina di bilancio appena firmato soltanto se verrà aggiunto un capitolo sulla crescita e questo fa davvero sperare che la Francia diretta dai progressisti si impegni con successo a sostenere una crescita equilibrata, orientata al sociale ed all’ambiente, iniziando a ridimensionare quella economia di carta straccia che sia neglio Stati Uniti che nella Unione Europea sta rischiando di snaturare quei princìpi di economia sociale di mercato, di concorrenza democratica e di emancipazione sociale che hanno scandito lo sviluppo delle democrazie occidentali durante la seconda metà del millenovecento. Il modo in cui gli europei tratteranno la Grecia sarà il modello di come i cittadini della UE tratteranno sè stessi, di quali diritti, doveri e solidarietà saranno oggetto e saranno capaci.

Aldo Ciummo

 

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Schleswig-Holstein, bene la sinistra progressista e gli ambientalisti

Germania, nelle elezioni regionali bene la sinistra che nel complesso batte i conservatori, entra nel land il Partito dei Danesi

La Spd, il Partito dei Socialdemocratici, pareggia i conti con la Cdu, entrambe le liste infatti sono arrivate attorno al trenta per cento. I Verdi arrivano al quattordici per cento e il Partito Pirata, nato in Svezia e radicatosi rapidamente nel Nord Europa, è intorno all’otto per cento. Complessivamente i progressisti e le nuove forze politiche di sinistra superano la coalizione conservatrice, che oltre alla Cdu include i Liberali della Fdp, in buona salute contro ogni previsione (con l’otto per cento quando erano dati al di sotto del sei): questi sono i risultati dello Schleswig-Holstein dove hanno votato circa due milioni e mezzo di cittadini tedeschi.

Anche lo Ssw, il partito che rappresenta la minoranza danese nel parlamento regionale (la Germania è uno stato federale a tutti gli effetti) avrebbe ottenuto tre deputati nell’assemblea. Se i dati delle più recenti consultazioni federali in Germania significano qualcosa, anche nello stato più importante della UE per dimensioni demografiche e produttive la linea del rigore a tutti i costi potrebbe essere presto modificata non soltanto a causa del cambiamento del panorama politico circostante, dalla vittoria di Hollande all’ondata di sinistra in Inghilterra, ma anche da uno spostamento in favore di Socialdemocratici e Verdi all’interno, senza contare che la disgregazione politica in Grecia può fornire qualche consiglio alla cautela agli stati fondatori della UE quando si vanno a toccare le spese sociali.

In Grecia come in Francia il dato preoccupante di una avanzata di forze antidemocratiche e destrorse esiste, ma non può oscurare il fatto principale: la crescita esponenziale di quanti vogliono un maggiore equilibrio nella distribuzione delle risorse ed un diverso modello di sviluppo, in Francia Hollande ha ottenuto quasi il cinquantadue per cento e con lui il suo Partito Socialista, stando alle prime rilevazioni, mentre in Grecia i partiti di ispirazione progressista, radicale e di sinistra democratica che si trovano, rispetto al Pasok, più a sinistra, sommati arrivano almeno al venticinque per cento dei consensi. I dogmi del Fiscal Compact nella UE potrebbero presto dover fare i conti con le esigenze di compattezza sociale, che è auspicabile i progressisti europei applichino facendo rete tra i vari paesi.

Aldo Ciummo

 

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Buon giorno Inghilterra

Birgminagham, Leeds, Manchester, Newcastle, Sheffield, Coventry, Nottingham, Bradford, la sinistra vince ovunque e lascia solo Londra ai conservatori (ma non a David Cameron)

 

La fiducia nelle ricette liberiste di destra che hanno ridotto l’Europa alle condizioni generalmente note non convincono più in nessun paese europeo, anche perchè non ce n’è uno che non conta i guasti sociali, aggravati dai tentativi dei vari populismi stile Fronte Nazionale o Lega di approfittare della crisi economica per introdurre razzismi e chiusure estranee alla cultura europea nell’Unione, come al solito molto lenta a difendersi dai rigurgiti nostalgici ed antidemocratici.

Il Regno Unito è un caso a parte, dove fortunatamente le forme più becere della destra conservatrice non hanno mai attecchito, data la vigilanza di una società civile molto avanzata che oltre a fare spesso da guida al resto del continente ha sempre evitato derive autoritarie nello stato. La destra liberista però ha dato prova di una grande aggressività, anticipando anzi alcune delle forme più estreme di liberismo senza freni, portando ad esempio ai disastri sociali dell’era Thatcher.

Il Centrodestra di David Cameron ha rinverdito purtroppo molte delle teorie e delle tecniche di governo dell’era Thatcher, tagliando le spese per l’istruzione e sociali ed aggravando soltanto in questo modo una crisi che in Europa ed in America era nata proprio da quelle ricette conservatrici che oggi vengono presentate come una necessità anche in Italia, dopo essere state utilizzate per ridurre Grecia e Portogallo ad una condizione che oramai appare solo parzialmente europea ed occidentale.

E’ molto importante il cambiamento di rotta che il Regno Unito ha effettuato ieri, rottamando i LiberalDemocratici di Nick Clegg che attraverso l’alleanza forzata con i conservatori hanno snaturato il proprio patrimonio politico, basato sui diritti della persona e non sulla sua subordinazione ad un bene assoluto come il mercato e l’intangibilità dei grandi patrimoni (teoremi e privilegi che attualmente vengono protetti ancora di più in Italia, dove non esiste più in pratica progressività delle imposte).

E’ significativo anche il colpo che Ed Miliband ha inflitto ai conservatori, il quasi quaranta per cento dei laburisti infatti, oltre a staccare di sette punti percentuali i conservatori e di molto il misero sedici per cento di Clegg, acquista peso soprattutto nei risultati territoriali, dove i Laburisti hanno guadagnato ottocento incarichi, laddove i Conservatori ne hanno persi quattrocento. Boris Johnson conquistando l’amministrazione di Londra ha creato più un problema che un vantaggio per i Conservatori, essendo da sempre il diretto avversario di Cameron all’interno del partito, lo scarto con Ken Livingstone è stato minimale. Da Francia e Regno Unito sta ripartendo un progetto progressista per la UE.

Aldo Ciummo

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Ricostruire la sinistra, sconfiggere la destra in Europa

Nella maggior parte d’Europa le forze progressiste fanno, con varie sfumature, ciò di cui l’Unione Europea ha bisogno: difendono l’equità sociale ed i diritti delle persone

Nella maggior parte d’Europa le forze progressiste e di sinistra fanno, con varie sfumature da centro a sinistra, ciò di cui l’Unione Europea ha bisogno: difendono l’equità sociale ed i diritti delle persone. Solo dove le leggi elettorali permettono a conventicole politiche (in via di scomparsa per ragioni anagrafiche) di autoriprodursi su base segmentaria selezionando rappresentanti fedeli ai vertici (Italia) perfino le forze politiche che dovrebbero riconoscersi nella sinistra e nel progressismo disattendono, nelle istituzioni, le istanze minime del proprio elettorato tradizionale (tutele sociali per le fasce deboli, difesa della dignità del lavoro, laicità delle norme, apertura verso l’immigrazione) e sembrano irrimediabilmente distanti e separati dal senso comune della maggioranza della popolazione.
Non ha nulla di sinistra appoggiare decisioni apparentemente tecniche (che appaiono tecniche alle televisioni che si fanno portavoce della tendenza al rigore a senso unico delle grandi coalizioni di destra) come è avvenuto in Grecia e Portogallo con i disastrosi risultati sociali e finanziari che superano ormai anche il filtro dell’informazione di centrodestra onnipresente in Italia, quando queste decisioni vanno soltanto a comprimere e danneggiare piccola e media impresa, disoccupati e precari, giovani ed immigrati; non ha nulla di progressista la difesa di posizioni di rendita acquisite da piccoli gruppi le cui condizioni di vita sono ormai da decenni lontanissime da quelle dei semplici operai o impiegati (di cui viene decisa la riduzione di fatto della pensione attraverso le tasse sui consumi anzichè sui redditi, una misura che fin dall’ottocento viene utilizzata dai governi di destra e conservatori per scaricare sulle parti più deboli della società i costi).
Non ha nulla di sinistra nemmeno accettare che i grandi patrimoni in Italia crescano senza controllo mentre le condizioni di vita delle parti più deboli della società peggiora e mentre queste porzioni di società, svilite, vengono ingrossate dall’impoverimento del ceto medio. Ciò che invece è di sinistra è tassare i patrimoni ed i redditi più alti e penalizzare le speculazioni, come vogliono fare i candidati del centrosinistra e della sinistra Hollande e Melenchon, così come l’applicazione di misure che riducono gli squilibri economici tra le diverse fasce sociali, come ha fatto la sinistra in Germania e come il Centrodestra tedesco in parte ha accettato, è un fatto che spiega perchè, tra le tante tutele (tutele sull’abitazione e sull’occupazione che Germania, Olanda, Belgio e molti altri paesi difendono invece di additare a zavorre) l’economia tedesca e di molti altri paesi corra tanto, mentre, in modo speculare, la spiegazione del progressivo atrofizzarsi dell’economia e del senso civile di altri paesi forse può trovarsi nella coazione a ripetere errori (dannosi per la società e fallimentari nella strategia) di una ex sinistra che identifica il proprio ruolo progressista nella difesa di una versione poco più moderata dei dogmi liberisti e conservatori dei propri ex avversari, i liberisti e le leghe, con il prevedibile (ed accertato in maniera crescente in diverse tornate elettorali) risultato di perdere voti, consenso ed impegno verso sinistra e destra, verso il centro, i regionalismi e le liste di protesta, oltre che disperdendoli nel non voto: un caso unico negli ultimi due decenni in l’occidente , dove non è difficile verificare che i maggiori partiti d’opposizione i consensi li guadagnano, in qualsiasi paese.
Non c’è da sperare, in Italia, in un risveglio alla realtà da parte di minuscoli gruppi sociali che non condividono nessuno dei problemi affrontati dalle persone comuni e che hanno tale sentimento di orgogliosa separatezza dalla popolazione (composta da pensionati, studenti, immigrati, professionisti) da permettersi di rispondere alla richiesta maggioritaria di eliminazione di una legge elettorale in cui i partiti autonominano i propri eletti con l’elaborazione di una nuova legge elettorale che intende sbarrare la strada ai partiti che hanno guadagnato consensi nelle ultime elezioni amministrative ricorrendo allo stratagemma di elevare la soglia di ingresso alla camera e soprattutto al senato in modo da escludere milioni di voti, anche se comincia realisticamente ad essere possibile che qualcuno dei partiti che cerca questa soluzione finisca al di sotto di queste soglie a sua volta (si vedano i risultati di elezioni regionali e cittadine di Puglia, Napoli, Milano, Cagliari, dove i cittadini hanno messo una pietra tombale sulle pretese di forze non rappresentative ed ormai minoritarie al di fuori da pochi palazzi).
Quello che si può sperare e per cui occorre adoperarsi è che le popolazioni dell’Unione Europea, in particolare gli abitanti degli stati più gravemente arretrati in fatto di tutele sociali, partecipazione democratica, integrazione dell’immigrazione (l’Italia è uno di questi) non perdano tempo in anacronistiche guerre tra poveri, tra pensionati ed immigrati, studenti e lavoratori, operai e precari, si lascino alle spalle le false soluzioni proposte dal liberismo (di cui la crisi è l’effetto) e dalle varie leghe xenofobe (che esistono appositamente per fare da alibi e da scudo al liberismo responsabile dei disastri sociali), perchè il ruolo della sinistra non è quello di essere un simulacro di opposizione assimilato al conservatorismo e al capitalismo selvaggio, progressismo non è costruire una opposizione perdente che piace alla destra: la sinistra deve interpretare le idee di quella maggioranza europea che vuole apertura, innovazione, multiculturalità, lavoro, ecosostenibilità e che intende affrontare direttamente le ingiustizie sociali.
Aldo Ciummo

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Tilt con la Fiom: “in nome dell’austerità si ipoteca anche il futuro”

All’assemblea della Fiom a Bologna è intervenuta l’associazione della sinistra diffusa “Tilt” che riunisce giovani appartenenti a diverse forze progressiste ed alla società civile

di  Aldo Ciummo 

Un futuro di diritti, che il presente ingombro di dogmi ultraliberisti e conservatori riciclati dalle fallimentari esperienze finanziarie globali degli ultimi due decenni sembra avere archiviato, è invece la domanda che proviene dal paese reale, difficilmente rappresentato dagli studi sulle curve quotidiane dello spread che sembra essere l’unica passione della destra tecnica che governa oggi l’Italia.

La destra tecnica dei Monti, Fornero, della noia del lavoro e della sfortuna dello studio, propone ed impone a tamburo battente ricette che in Portogallo hanno raddoppiato in un anno il debito ed incrementato la mortalità tra i pazienti della spesa sanitaria pubblica tagliata con l’accetta ed in Grecia hanno portato il paese nelle condizioni conosciute, a cui anche l’Italia comincia per gradi ad assuefarsi.

Sono trascorsi soltanto pochi mesi dal passaggio, comprensibilmente indolore, dalla destra populista delle campagne mediatiche contro la cultura dei diritti e del lavoro ad una destra tecnica dei fatti quotidiani contro contro un assetto democratico fondato anche sulla partecipazione sostanziale alle opportunità di istruzione, lavoro, autonomia e partecipazione di tutte le parti della popolazione.

Tilt è una associazione a cui appartengono ragazzi di diversi partiti di sinistra, studenti, lavoratori, immigrati, precari, il cui orientamento comune è il rifiuto di una logica distorta, che vorrebbe mettere l’operaio che difende le conquiste realizzate nei decenni e lo studente che vede l’assetto attuale della società cercare di prevenire in anticipo la sua libertà e la sua autonomia attraverso la negazione dei diritti allo studio ed alla formazione, la stessa logica distorta che attraverso le televisioni e le campagne stampa dei governi Berlusconi e Monti ha cercato in questi anni di mettere precari contro immigrati.

Difendere l’articolo 18 e condividere il percorso della Fiom in questo senso, unitamente a sottolineare il valore della sua difesa della dignità ed espressione dei lavoratori nei luoghi di produzione, significa promuovere il diritto di tutti quei giovani che sono spesso cittadini di serie B a causa di un debito creato da altri (impoverendo anziani e adulti) solo per approdare ad una crisi di sistema che dovrebbe diventare finalmente il punto di partenza per cambiare le cose e non per riproporre i soliti dogmi neoliberisti e conservatori di destra che hanno rovinato intere società, da un lato e dall’altro dell’Atlantico.

Nello stesso modo, per i lavoratori ed i professionisti dei luoghi di produzione e del malconcio sistema imprenditoriale italiano, indebolito dalla impossibilità di espandere o conservare i consumi da parte del sessanta per cento della popolazione, condividere il percorso di quanti oggi iniziano il liceo o un istituto professionale con la sicurezza di non potersi iscrivere all’università (o di poter scegliere di farlo soltanto per approdare a maggiori disagi al termine del proprio impegno) significa tutelare i propri diritti, salvaguardandoli dalla concorrenza certa di una riserva di “stranieri in patria”, nati con una cittadinanza formale ma costretti dall’assenza di tutele minime e di prospettive civili a concorrere al ribasso nel mondo del lavoro con anziani esodati che gli studiosi dello spread considerano un ingombro.

I sindacati italiani sono stati la forza che ha impedito alle resistenze alla modernizzazione (da parte di gruppi che hanno sempre cercato di fare dell’Italia un terreno di sperimentazione di forme autoritarie di capitalismo) di trattenere indietro l’Italia: Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Fiom, la Fiom più di altri e pagando prezzi maggiori, hanno consentito al paese di trasformare il testo della sua Costituzione, una delle più complete in fatto di diritti sociali, in qualcosa di vissuto veramente nella consapevolezza dei diritti propri e dei diritti altrui, motivo per cui i sindacati, specialmente quelli di sinistra, hanno difeso giustamente sia italiani che nuovi cittadini sui luoghi di lavoro, coscienti del fatto che salvaguardare la dignità degli altri significa lottare concretamente per la propria.

E’ importante che questa solidarietà tra componenti diverse della vera sinistra, che non accetta il razzismo e non accetta lo smantellamento della Costituzione nata dalla Resistenza, non cambi e anzi trovi adesso nella rinnovata ostinazione dei ragazzi, studenti, immigrati, precari, professionisti a non accettare un futuro a due corsie (per la maggior parte della popolazione da una parte e per i figli dei tecnici dall’altra) il collante per una opposizione sociale ai programmi di concentrazione delle opportunità e delle risorse che il Centrodestra ha confusamente portato avanti per venti anni e che la destra tecnica sta finalizzando con efficienza scientifica e con profitto, avvantaggiandosi cinicamente del disorientamento creato dalla crisi economica e dalle speculazioni finanziarie che l’hanno creata.

Per questo Tilt ha sottolineato a Bologna e sta evidenziando in tutta Italia che i tecnici e la destra non devono arrogarsi il diritto di togliere tutele ai lavoratori ed ai disoccupati, agli immigrati ed ai pensionati, permettendosi, vergognosamente, di farlo in nome di generazioni di studenti e di ragazzi che non conoscono e di cui attaccano i diritti definanziando la scuola, la ricerca e la formazione.

Per gli stessi motivi, la parte della popolazione nata quando ormai l’Unione Europea nel senso attuale del termine era già stata costruita e il suo Parlamento era ormai votato dai cittadini sa che questa Unione Europea non può dirsi compiuta, se le garanzie sociali scritte nel manifesto di Ventotene non vengono difese dai cittadini europei attraverso la partecipazione politica quotidiana. Vicino alla lotta per la tutela dei diritti dei lavoratori più attaccati oggi c’è la promozione di strumenti come il welfare universalistico in Europa, che incontrano un solo ostacolo nel divario di patrimoni e opportunità in Europa, in maniera particolarmente accentuata in Italia.

Professionisti, precari, immigrati devono collaborare con i lavoratori delle industrie e con i disoccupati se vogliono fronteggiare quel mondo composto da concentrazioni patrimoniali, mediatiche, politiche (aggravatesi con la legge elettorale che consente alle dirigenze di autonominarsi nelle elezioni), che sta aggredendo da un nuovo ventennio a questa parte, le fasce più deboli e produttive della popolazione con una vera e propria lotta di classe alla rovescia. Tilt rappresenta soltanto una delle realtà della sinistra italiana e dell’opposizione alla destra populista dei Berlusconi e dei Bossi ed a quella destra tecnica che ne è la continuazione scientifica.

L’interesse dell’esperienza di Tilt risiede nella collaborazione di ragazzi di diversi partiti di sinistra e di non iscritti ai partiti, anche in considerazione della costante consegna alla destra del paese che è stata causata da una litigiosità tra gruppi di orientamento di sinistra incomprensibile per chiunque ritenga prioritario portare avanti politiche progressiste, rispetto all’elezione di un esponente o di un altro, evidentemente più importante per tutte quelle liste che a turno hanno anteposto a tutto l’esigenza di lucidare vecchi simboli sconosciuti alla maggior parte dell’elettorato.

Per queste ragioni Tilt e le altre forze di sinistra che di tale non hanno conservato soltanto il nome sono state in piazza a Bologna e sono in strada in Italia per affermare con iniziative concrete che la logica del “si salvi chi può”, promossa cinicamente dai tecnici della destra per frammentare il mondo del lavoro dividendolo da quello del precariato e spezzando l’uno e l’altro in partite iva, ricercatori e altro ancora non deve interessare tutti coloro i cui diritti sono sotto attacco in questo momento e che perciò debbono preoccuparsi di proporre un modello diverso di paese e di Europa.  

 

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Energie alternative al centro della ripresa in Europa

In Grecia si scommetterà sulle energie rinnovabili per rimettere in piedi il paese, ma l’ecosostenibilità è una prospettiva che l’Unione Europea sta sostenendo nel mondo

Ieri la Grecia ha dato notizia assieme alla UE del suo progetto di far ripartire la crescita socioeconomica anche grazie alle energie rinnovabili, con il progetto Helios, un grande progetto nel fotovoltaico, che la Commissione europea sosterrà rendendone possibile la realizzazione su ben duecento chilometri quadrati del territorio greco.

Ma è l’Unione Europea che nel suo insieme sta mettendo le energie alternative e l’economia ecosostenibile al centro dell’agenda per riportare l’Europa ad una posizione guida negli indirizzi economici dei prossimi decenni: alla fine di marzo Connie Hedegaard (Commissario europeo per il Clima) ha sostenuto un sistema di tassazione che scoraggia l’incremento di CO2.

Su questa materia Stati Uniti e Cina hanno espresso pareri molto diversi da quello europeo, mentre l’Unione Europea si è posta all’avanguardia nel contrasto alle emissioni nocive per il clima, attivandosi in questi anni per migliorare il regolamento delle quote di emissioni inquinanti consentite.

Esiste il problema dei paesi come l’India che stanno attraversando proprio adesso una fase di espansione economica non sempre accompagnata da un livello altrettanto elevato di tutela dell’ambiente, il tema non è facile perchè la crescita industriale sta permettendo in queste nazioni di sottrarre fasce importanti di popolazione alla povertà: ecco perchè la soluzione delle contraddizioni che riguardano la gestione dell’ecosistema non può essere slegata dalla necessità di avviare processi di redistribuzione del reddito in contesti dove questo è estremamente concentrato.

Aldo Ciummo

 

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I giovani federalisti europei a favore di una UE più unita

Il 13 marzo, quando si svolgerà il vertice Monti-Merkel, i federalisti europei organizzeranno un presidio

L’incontro tra il Primo Ministro italiano e la cancelliera tedesca che avrà luogo il 13 marzo sarà l’occasione per sottolineare, da parte degli europeisti appartententi a tutto l’arco delle forze politiche, conservatrici o progressiste che siano, che una Europa che intenda superare le attuali difficoltà deve esprimere una concreta solidarietà tra gli stati componenti e fornire una prospettiva alle parti della società che sono più pressate dalla situazione globale. Vittorio Cidone, vice presidente a Roma del Movimento Federalista Europeo (di cui i Giovani Federalisti Europei fanno parte e che comprende studenti e persone attive in tutte le forze politiche o nella società civile) è riuscito ad organizzare l’iniziativa in Piazza Montecitorio per il 13 marzo a partire dalle 14.00.

L’evento si intitola  “Per una Italia europea, per una Europa federale” ed intende evidenziare che occorre restituire alla Unione Europea una prospettiva più ampia rispetto a ciò che si è visto negli ultimi anni, con il grave ritardo ad esempio nella cooperazione con la Grecia: un programma che abbia la stessa capacità di superare steccati e coltivare una maggiore integrazione che hanno dimostrato i fondatori dell’Europa dopo avere sconfitto i totalitarismi.

Negli ultimi anni si è registrato un dibattito a volte abbastanza sterile, nel quale stati come la Germania, Finlandia, Regno Unito, Olanda sono stati additati come i componenti che avrebbero dovuto supportare i paesi in difficoltà, senza considerare che la condotta dei paesi (dalla Grecia all’Italia) che hanno lasciato crescere il proprio debito ed i ritardi nella ricerca, nell’istruzione e nella tecnologia ha appesantito l’intera costruzione europea. Questo non deve ovviamente consentire visioni rigide del riequilibrio delle economie. Non si risolvono le contraddizioni attuali accrescendo gli squilibri attraverso un rigore che penalizzi ulteriormente i più deboli e le parti produttive della popolazione della UE, ma non serve a nulla nemmeno attaccare stati come la Germania che hanno costantemente compiuto sforzi per aiutare l’intero continente, nell’ottica lungimirante di crescere meglio rafforzando tutta l’Europa, quindi a dover cambiare è l’impostazione generale del sistema federale non soltanto la politica di questo o quel paese.

L’Unione Europea ha bisogno di indirizzarsi verso le risorse principali odierne, che non sono più il carbone e l’acciaio ma l’istruzione e la conoscenza, le energie alternative e le tecnologie, che vanno valorizzati per ridurre gli squilibri sociali ed accrescere l’innovazione, al contrario di quanto si sta facendo spesso ancora oggi, rincorrendo in modo miope la precarizzazione e flessibilizzazione estreme del lavoro e della sicurezza sociale delineate dai modelli cinese e ultraliberista, che hanno mostrato entrambi i loro limiti, il primo generando un tipo di sviluppo cui difficilmente gli europei adatterebbero il proprio stile di vita e il proprio ambiente, il secondo portando alla crisi che oggi attanaglia l’intero occidente. La partecipazione delle popolazioni della UE è necessaria per arrivare ad uno sviluppo sostenibile.

Aldo Ciummo

 

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L’Europa va avanti

La Grecia nonostante le fortissime pressioni sulla popolazione sceglie l’Europa, in Germania il nuovo presidente della Repubblica esprime l’impegno per la libertà in Europa

Si può essere ottimisti sul cammino dell’integrazione in Europa, se, come attestano i sondaggi che giungono dalla Grecia, la stragrande maggioranza dei cittadini di questo stato messo a dura prova dalle discutibili libertà della finanza internazionale e da una interpretazione a dire poco miope del rigore da parte della UE è ancora a favore dell’Unione Europea. I greci si sforzano di trovare una alternativa alla gestione che ha condotto il paese nella situazione attuale e nel novanta per cento dei casi non se la prendono con l’Europa. Il settantacinque per cento dei cittadini del paese attanagliato dalla crisi finanziaria vuole restare nell’euro.

Ciò significa che, come alcune delle ultime elezioni svoltesi nel continente hanno evidenziato, l’euroscetticismo populista di destra non attecchisce nell’area geografica che, assieme agli Stati Uniti d’America, ha più difeso la democrazia come incontro di equilibrio sociale, economia sociale di mercato, libertà regolata d’impresa e diritti individuali. Fino a oggi, nè la collettività nè i singoli hanno mai fatto molti progressi nelle aree geopolitiche che si sono affidate alle teocrazie (Iran) ed agli statualismi (Cina) oppure che sono rimasti condizionati dall’integralismo liberista del mercato, come è avvenuto spesso in America Latina e purtroppo continua ad accadere in molti stati del Sud del Mondo per responsabilità che coinvolgono anche importanti settori dell’Occidente. Anche quella sorta di riedizione sovietica in forma di mercato con stato monopolista (Federazione Russa) che vediamo alle porte dell’Europa frena ancora milioni di persone, in forme diverse dal passato,  e i nazionalismi ed i populismi di destra ne sono solo una variante peggiorativa.

Una novità degna di nota è la scelta di un presidente come Joachim Gauck in Germania, che è stato il candidato di Socialdemocratici e Verdi e che, per la sua autobiografia, rappresenta nello stesso tempo l’Unione Europea che non si è mai piegata agli autoritarismi, fascisti o sovietici che fossero, e la comunità civile europea consapevole del fatto che i diritti politici e sociali si costruiscono in un orizzonte concreto, un concetto che bisognerebbe spiegare alle istituzioni europee, oggi che queste pensano di incoraggiare il futuro dei cittadini greci spingendo il governo della Grecia a tagliare i redditi di impiegati e operai che stanno perdendo la casa ed a licenziare persone in uno stato dove i negozi chiudono. Joachim Gauck era attivista per i diritti civili nella ex repubblica popolare tedesca nell’est e c’è da augurarsi che la sua influenza in uno stato che con Angela Merkel come Primo Ministro ha già fatto molto per l’Europa porti la Germania a fare ancora di più, correggendo l’impostazione concentrata sul ruolo della moneta e dei parametri finanziari, che rischia di accentuare la distorsione a sfavore delle tematiche sociali in atto.

L’opinione tuttora europeista della maggior parte dei greci, dei tedeschi che hanno fatto scomparire nelle recenti consultazioni i partiti che come i liberali avevano puntato sull’antieuropeismo, dei finlandesi che hanno archiviato nelle presidenziali l’euroscetticismo, indica che i populismi di destra sono sempre più deboli e che l’Europa non deve ridare spazio alle forze che la danneggiano, siano queste rappresentate dai nazionalismi euroscettici e dai razzismi leghisti o dagli autoritarismi dell’ultraliberismo e dei monopòli di stato, come la sinistra non deve lasciare spazio ai populismi di destra assimilandosi al liberismo ed abdicando al proprio ruolo di progressismo.

L’Unione Europea deve sviluppare la sua azione sociale, promuovendo la concorrenza delle migliori pratiche, l’integrazione degli immigrati, la coesione al proprio interno e la partecipazione dei territori (che non vanno affossati come sta avvenendo con la Grecia, ma rafforzati attraverso un maggiore equilibrio della redistribuzione del reddito e della produzione) attraverso il sostegno all’istruzione ed alla formazione, all’iniziativa ed alla cooperazione. La sinistra non deve rincorrere modelli falliti di filosofia politica (il liberismo), che hanno destrutturato la società da una parte e dall’altra dell’Atlantico, ma associarsi allo sforzo che viene portato avanti sia negli Stati Uniti che in Europa per rendere lo sviluppo sostenibile socialmente e a livello ambientale e promuovere la redistribuzione e la partecipazione. L’Europa e l’occidente hanno le capacità ed i mezzi per fare questo lasciandosi alle spalle le epoche di Reagan e di Bush e riportandosi al centro dello sviluppo e della diffusione dei diritti sociali e civili.

Aldo Ciummo

 

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