• i più letti

  • archivio

  • RSS notizie

    • Si è verificato un errore; probabilmente il feed non è attivo. Riprovare più tardi.
  • fin dove arriva la nostra voce

  • temi

Con la tragedia di Smolensk si chiude l’era Kaczynski in Polonia

 

Poco più di due anni e mezzo fa cadeva il governo di Jaroslaw Kaczynski, oggi capo dell’opposizione: suo fratello, Lech è morto oggi tragicamente insieme a molti altri esponenti della classe dirigente di Varsavia in un incidente aereo in Russia. Il Presidente della Repubblica aveva a modo suo scritto un capitolo della storia polacca tra Guerra Fredda e Nascita dell’Europa di Lisbona.

L’evento tragico che oggi ha portato alla morte di quasi cento persone, di cui nove decimi alti ufficiali o rappresentanti dello stato polacco, ha traumatizzato Varsavia e condotto alla scomparsa di Lech Kaczynski, Presidente molto discusso della Polonia degli ultimi anni. Non si trovava a bordo invece Jaroslaw Kaczynski, suo fratello gemello, che fino all’8 settembre del 2007 è stato presidente del consiglio in Polonia ed oggi non è più in maggioranza.

 Il gravissimo incidente di cui il presidente polacco Lech Kaczynski è rimasto vittima (come pure, dalle informazioni disponibili attualmente, tutti gli altri sfortunati passeggeri del volo diretto a commemorare le vittime dell’eccidio di Katyn perpetrato dai comunisti sovietici contro 22.000 ufficiali e soldati polacchi nel 1940) ha di fatto prodotto un enorme trauma in Polonia.

Entrambi i gemelli, quello tuttora in Polonia e battuto alle elezioni nel 2007 e quello deceduto che non aveva ancora terminato il suo mandato da Presidente, che stava per esercitare in una cerimonia ufficiale come appunto la commemorazione in programma oggi in Russia, hanno caratterizzato la storia recente del paese e del suo difficile rapporto con il passato dittatoriale e con il futuro europeo.

Durante il periodo in cui entrambi i fratelli erano in carica (dal dicembre del 2005 al settembre del 2007) l’azione del Governo polacco è stata molto discussa per l’accentramento dei poteri che ne derivò. Per permettere l’elezione di Lech Kaczynski al ruolo di presidente della Repubblica che ha ricoperto fino ad oggi, Jaroslaw Kaczynski si dimise da primo ministro alla fine del 2005, affidando il Governo a Kazimierz Marcinkiewicz, che però era pressochè un esecutore della sua politica.

Il 14 luglio 2006 Marcinkiewicz si dimise, lasciando di nuovo il posto a Jaroslaw Kaczynski e sancendo quindi l’inizio dell’era dei due fratelli, un periodo breve ma intenso, per la quantità e la tenacia degli attacchi rivolti alla natura laica dello stato e alla divisione dei poteri e molto discusso a causa degli ostacoli che i gemelli posero alla integrazione europea agendo di concerto.

Contemporaneamente però, gli anni dell’accelerazione sul Trattato di Lisbona in Europa erano anche quelli del cambiamento della società in Polonia, ormai fuoriuscita non soltanto dalla cortina di ferro del comunismo, ma anche dagli schemi conservatori della parte più legata alla Chiesa nello schieramento anticomunista.

Gli imprenditori più dinamici, i laici, i giovani vissuti all’estero e che rappresentavano una fascia importante del paese adesso non votavano certo gli ex comunisti ma nemmeno i populisti del Pis (Prawo y Sprawieliwosc, Diritto e Giustizia) il partito che aveva preso tutto col supporto di importanti media ultracattolici e di partiti che mettevano paura, se li si guardava da un punto di vista europeista, laico e favorevole all’integrazione: la Lega delle Famiglie (Liga Polskich Rodzin) e il partito dell’Autodifesa (Samobroona) erano sentinelle che chiudevano la porta il primo alla laicità ed al multiculturalismo e l’altro all’Europa, che oggettivamente dava e dà una fetta significativa dei suoi fondi, della sua attenzione e delle sue opportunità alla Polonia ed agli stati orientali.

L’estremismo degli alleati costrinse Jaroslaw Kaczynski ad estromettere Roman Giertych, leader della ultracattolica Lega delle Famiglie (LPR), e Rafael Wiechecky, che erano rispettivamente ministri dell’Istruzione e delle Politiche Marine, nell’agosto del 2007. Poco dopo lo stesso toccò ai politici del partito dell’Autodifesa (Samobroona) Andrzey Aumiller e Anna Kalata, che erano titolari di Edilizia e Lavoro, rispettivamente.

L’avvicendamento, che concludeva un processo avviato il 9 luglio 2007 con l’estromissione del leader stesso del partito antieuropeista Samobroona, Andrzey Lepper, dava ad una immagine governativa in realtà ormai gravemente compromessa in Europa una maggiore accettabilità formale, ma gli sottraeva quel consenso confuso della Polonia rurale che in realtà era una somma di paure in parte giustificate dalla storia recente e dalle incertezze incombenti: timore del ritorno dell’influenza della Federazione Russa negli anni del rafforzamento di Putin, diffidenza dell’Europa e dei suoi vincoli comunitari, ansia di perdere il rifugio delle sicurezze culturali e religiose, spesso le sole sicurezze rimaste nelle aree agricole più sotto pressione nel tempo della globalizzazione economica e dell’indebolimento bipartisan dello stato sociale.

Nel settembre 2007 il Governo populista perse contro un’altra coalizione liberale, anche questa di Centrodestra ma consapevole dell’opportunità europea, che inevitabilmente sotto il ricatto identitario pur compiuta formalmente con l’ingresso della Polonia nel 2004 restava come congelata. Donald Tusk (Piattaforma Civica, Platforma Obywatelska) vinceva e iniziava un confronto con il Presidente della Repubblica, rimasto solo nella difesa delle politiche del Pis.

I cambiamenti andavano avanti, la UE, già a cavallo del passaggio di consegne nell’esecutivo polacco, approvava programmi appositi per la Pomerania, la Slesia, la Bassa Slesia, Grande Polonia e Polonia Minore (per gli anni dal 2007 fino al 2013) Danuta Hubner, Commissario Europeo per le Regioni e cittadina polacca, li annunciava a Krynica, nella parte meridionale del paese. La PO (Centrodestra) di Donald Tusk era ormai in linea con il paese.

Jaroslaw Kaczynski è tuttora leader del Partito Pis, il Presidente Donald Tusk ha convocato oggi una riunione straordinaria del Governo a Varsavia, perchè oltre al Presidente della Repubblica Lech Kaczenski (la cui scomparsa apre di per sè un vuoto istituzionale anche se come le leggi prevedono il portavoce della Camera Bassa del Parlamento Bronislaw Komorowski è da ora il facente funzioni) è scomparso nell’incidente tutto un pezzo della classe dirigente attuale.

Dovranno essere indette elezioni presidenziali anticipate in Polonia. Dopo la fine del governo di Jaroslaw Kaczynski nel 2007, la scomparsa del fratello Lech avvenuta oggi nella tragedia di Smolensk chiude del tutto quella che era stata chiamata l’era Kaczynski, un periodo molto discusso e che da un punto di vista laico ed europeista non può essere certo ricordato come una fase di progressi ma che ha accompagnato, con il legittimo consenso di una parte consistente della popolazione polacca, l’inoltrarsi di una delle nazioni più importanti del gruppo orientale dei paesi europei nella vicenda comunitaria.

Aldo Ciummo

Da European Alternatives / Interview with Seyla Benhabib

 

The Rights of others, copertina di un libro di Seyla Benhabib. Euroalternatives è un progetto che partendo da una visione sociale dell’Europa si propone di stimolare la partecipazione dal basso alla costruzione politica del continente come paese. L’intervista a Seyla Benhabib di Giuliano Battiston si trova anche in italiano sul sito http://www.euroalter.com

Introduciamo la prima parte di una intervista a Seyla Benhabib, che è presente per intero sul sito di European Alternatives per la quale è stata scritta da Giuliano Battiston, così come pubblicata sulla home del sito

www.euroalter.com (sul quale l’articolo è disponibile anche in italiano) .  

Seyla Benhabib insegna Scienze Politiche e Filosofia all’Università di Yale. Si è occupata molto della ridefinizione della cultura, della democrazia e del concetto di confine nell’epoca dei migranti che è quella attuale.

Si consideri questa una introduzione ad articoli in altre lingue europee che si affiancheranno a quelli in italiano, Skapegoat sta coinvolgendo collaboratori italiani e stranieri.

 Ma questo articolo è un servizio di European Alternatives e la pubblicazione di questi paragrafi è da considerarsi un invito all’approfondimento del sito del progetto citato.

Interview with Seyla Benhabib

 

di    Giuliano Battiston

Seyla Benhabib is a professor of political science and philosophy at Yale, and director of the program in Ethics, Politics, and Economics, and a well-known contemporary philosopher. She is the author of several books, most notably about the philosophers Hannah Arendt and Jürgen Habermas. Benhabib is well known for combining critical theory with feminist theory.

 GB: Some people and scholars maintain that restrictions on immigration are necessary, in order to protect a country’s political and legal culture and its constitutional principles. Instead, you have often asserted that the presence of individuals whose cultural identities differ from the majority can strengthen a society’s constitutional laws – leading “to a deepening and widening of the schedule of rights in liberal democracies” – thanks to what you call a “jurisgenerative politics”. Could you explain it to us?

SB: According to me, an immigrant person introduces a new ubjectivity into the host society, and brings in a set of new demands. If we look through some of the most sensitive questions recently to have come out across Europe – the hijab, polygamy and the debate about the setting of courts or legislations consistent with sharia – we realize that these cases emerge from a profound cultural challenge that could be productive. Democratic liberalism founds itself on principles and values: the constitution fixes some principles, which in their turn reflect fundamental values about nature and human dignity.

It is anyway necessary to belongbear in mind that values are abstract and place themselves on what we could call a regulatory level. In every specific case, we should identify some values and principles that are more fundamental than others and, according to them, handle different ways of living within our cultures. Obviously, there can be principles of incompatibility: for instance, I do not accept the principle of polygamy, because I believe it is not egalitarian, it violates gender equality and women’s dignity. But there are also occasions when our disagreement must be subordinated to attempts to find a “human” solution to certain problems.

It is just in these attempts that a jurisgenerative practice is produced: there is a “jurisgenerative praxis” whenever there is a confrontation with new subjectivities and demands, which allow us – or forces us – to rethink the true basis of our constitutional principles, and sometimes pushes us towards a new and diverse articulation of our fundamental values. This usually occurs when we discuss issues such as equality, when we question ourselves about the legitimacy of wearing hijab at workplaces or the legitimacy of homosexual marriages.

(il resto dell’articolo di Giuliano Battiston può essere letto su www.euroalter.com , nessun amico dell’Europa è un concorrente, NdR)

Guy Standing: “è l’ineguaglianza il convitato di pietra del ventunesimo secolo”

 

Guy Standing, docente di Sicurezza Ecomica, con il Basic Income Earth Network si propone di trovare forme di partecipazione effettiva, anche economica e produttiva, di quelle fasce di persone rimaste escluse dalle dinamiche finanziarie degli ultimi due decenni

Al Forum della Società Civile apertosi oggi a Napoli, il co-presidente del Basic Income Earth Network ha sottolineato l’impossibilità di affrontare il problema della povertà senza impegnarsi per una redistribuzione del prodotto

La classe emergente oggi nel mondo è quella dei precari, ha affermato Guy Standing intervenendo al Forum della Società Civile riunitosi a Napoli oggi e che continuerà i propri lavori domani per introdurre l’anno europeo della lotta alla povertà (il 2010). E’ un gruppo povero, anche solo di identità e storia in senso classico, e in seno a questo gruppo monta la rabbia, così Standing descrive la massa dei precari.

“Ma è impossibile promuovere responsabilità sociale e combattere la povertà senza considerare il nocciolo del problema, se non si affronta la grave crescita della disuguaglianza, è impossibile fare quello di cui c’è bisogno, cioè trovare nuove forme di partecipazione” ha detto Standing, che è docente di Sicurezza Economica all’Università di Bath e che con il Basic Income Earth Network spinge perchè si arrivi a forme di reddito garantito nel mondo di oggi.

Al Forum stanno partecipando sia amministratori regionali come Rosa Russo Iervolino, sindaco di Napoli, Antonio Bassolino presidente della Campania, Giulio Riccio, assessore alle Politiche Sociali del Comune, che rappresentanti europei come i vicepresidenti del Parlamento Europeo Gianni Pittella e della Commissione Europea Antonio Tajani. Oggi, nel corso dell’incontro svoltosi al Maschio Angioino, è arrivata per agenzia la notizia che Tajani è diventato Commissario Ue all’Industria.

E’ intevenuto anche Ludo Horemans, Presidente dell’European Anti Poverty Network, mentre nel seguito della giornata si sono svolti dei dibattiti separati, quattro tavoli dedicati rispettivamente all’Immigrazione e Integrazione, all’Agenda Sociale Europea 2010-2020, a Cittadinanza, diritti sociali ed Inclusione ed a Povertà e Globalizzazione.

Sui temi specifici del dibattito, centrale oggi in Europa, troverete nei prossimi giorni e nelle prossime settimane approfondimenti, a fianco al proseguimento degli altri due temi che nel quadro europeo il sito sta proponendo (rapporti tra qualità della democrazia e partecipazione femminile ;  prospettive dell’ Artico ed impegno dei paesi dell’area nord).

Nell’evento europeo che si sta svolgendo a Napoli oggi e domani stanno emergendo infatti spunti interessanti anche riguardo alle opportunità di iniziativa sociale e riformista offerte dall’entrata in vigore del Trattato di Lisbona.

Aldo Ciummo