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Svezia, inizia il dialogo sui problemi delle periferie

 

Si sono avviati alla conclusione gli incidenti a Stoccolma, al termine di una settimana caratterizzata da parecchie esagerazioni dei media internazionali e da sforzi di dialogo da parte delle istituzioni svedesi

 

Le proteste che sono andate avanti per una settimana stanno cedendo il passo alla rimodulazione delle politiche di integrazione nelle periferie. Gli isolati disordini (registrati in zone al di fuori del centro della città) hanno scosso la vita dell’hinterland di Stoccolma, sconfinando talvolta in altri centri, ma si sono ormai avviate alla conclusione. Tra le aree in cui si sono verificati problemi ci sono state Norsborg, Älvsjö, Tensta, Södertälje, Sollentuna, come riportato dai maggiori giornali svedesi, tra cui “Aftonbladet”.

Le forze dell’ordine hanno evitato (al fine di non alimentare tensioni) di scontrarsi pesantemente con la parte dei manifestanti responsabili dei danneggiamenti, degli isolati incidenti hanno fatto le spese le periferie, su cui si appuntano le polemiche dei media. Riguardo alla morte dell’uomo colpito dalle forze dell’ordine mentre brandiva un machete, episodio all’origine dei disordini, è prevista una inchiesta.

Alcune scuole, biblioteche, sedi di servizi sociali evidentemente ben presenti nelle periferie (stranamente descritte da parte dei mass media internazionali quasi come copie delle periferie parigine) sono state danneggiate, ma la volontà di dialogo del governo e della società svedese è evidente, dato che non sono state usate misure di polizia particolarmente pesanti nelle zone interessate, una scelta che – fatti i dovuti confronti con eventi che si sono visti in questi anni in varie capitali europee – sembra avere avuto risultati.

Davvero non si può descrivere una città come fuori controllo per la presenza in poche periferie di qualche decina di auto danneggiate, per il fermo di una trentina di persone e nell’evidenza che non c’è stato nessun caso grave di scontro, se si pensa a quanto accaduto negli ultimi anni in grandi centri inglesi o francesi.

Ma negli ultimi tempi è di moda cercare malfunzionamenti nei sistemi sociali e di governo delle società che hanno un welfare socialdemocratico, da una parte questo atteggiamento dei media internazionali rappresenta una marcia indietro rispetto ad un periodo in cui gli stati di cui si parla sono stati a lungo elogiati come modelli in tutto, ma in parte si può notare semplicemente che oggi i paesi dell’area Nordeuropea sono presi come un bersaglio polemico da estremismi di varia natura: ad attaccare gli stati organizzatisi negli anni delle socialdemocrazie ci sono sia i sostenitori del liberismo, che ormai da decenni coltivano una tradizione di ricerca dei presunti mali del welfare state e poi ci sono quanti sono contrari all’integrazione, i quali criticando i sistemi di welfare nordici cercano di dimostrare che l’accoglienza non può dare buoni risultati, infine non mancano quanti all’opposto vogliono sostenere continuativamente che le società di approdo degli immigrati sono sempre e comunque negative verso questi ultimi e che qualsiasi atto del quale dei nuovi cittadini si rendano responsabili sarebbe una risposta ad ingiustizie dei luoghi di arrivo.

Queste tendenze, pur così diverse tra loro, non vedono di buon occhio il modello sociale nordico, nonostante i risultati che ha conseguito, costruendo anche nelle periferie scuole e biblioteche che nei pochi casi in cui sono state danneggiate lo sono state perché la polizia non ha voluto usare la forza, preferendo lasciare aperto il dialogo, metodo che ha permesso ai disordini di esaurirsi con pochissime conseguenze.

La più recente di queste mentalità critiche a prendere piede nel vecchio continente è quella che descrive i paesi d’Europa che si trovano in condizioni socioeconomiche migliori come responsabili delle difficoltà dell’Europa unita: proprio questo atteggiamento è in gran parte all’origine della diffusa voglia di cercare nella cronaca internazionali disastri in casa altrui nel nord del continente per non affrontare guai che esistono invece in casa propria nel Mediterraneo e nell’Europa centrale ed occidentale, dove aumentano problemi annosi come il divario economico tra diverse fasce sociali, la passione per spese burocratiche insensate, le gravi carenze nella programmazione dell’innovazione e della formazione, la mancanza di concorrenza nel mercato interno.

La recente invenzione di creare un capro espiatorio per le attuali difficoltà europee, individuandolo in una parte del continente colpevolizzata per il fatto di non poter pagare debiti altrui, ha portato la moda – diffusa a sud come a est ed a ovest – di cercare con il lanternino presunte contraddizioni in un po’ tutta la parte d’Europa che non ha gli stessi problemi di bilancio di altri stati, che sono viceversa paesi in difficoltà che debbono sì trovare collaborazione, ma anche adeguare finalmente i propri sistemi socioeconomici.

Avere costruito sistemi di welfare – da cui deriva la solidità socioeconomica dei paesi di cui oggi si vogliono scoprire le contraddizioni – non è un demerito, così come non è un demerito utilizzare le forze dell’ordine in funzione dissuasiva ma senza cercare scontri (al fine di permettere piuttosto che nelle periferie oggetto della strana curiosità internazionale di questi giorni si trovino soluzioni condivise) scelta che non è una debolezza, ma una prova di civiltà. Nel senso di misura col quale le istituzioni stanno affrontando i problemi delle aree urbane dove si sono verificati problemi si può vedere anzi perché tuttora la Svezia è uno dei paesi dove le diseguaglianze sociali sono minori e le tutele dei diritti più forti rispetto al resto del mondo.

Aldo Ciummo

Welfare scosso dalla crisi, ma il modello svedese regge

Si sono protratte per giorni le proteste nelle periferie della capitale,  alla base delle tensioni  nelle aree urbane ci sono problemi sociali inediti

A Stoccolma si sono registrati per giorni interi incidenti, in seguito alle proteste di strada scaturite dalla morte di un uomo che aveva aggredito agenti di polizia con un’arma da taglio. Le associazioni vicine agli immigrati hanno dichiarato che, oltre l’aspetto criminale degli scontri, occorre considerare il tema considerando nella prospettiva delle contraddizioni sociali che hanno causato tensioni simili anche altrove in Europa.

Il “Dagens Nyheter”, uno dei giornali più importanti in Svezia, ha riportato la dichiarazione di un portavoce della polizia, riferendo di una inchiesta avviata in merito all’accaduto. Le forze dell’ordine locali sono abituate al dialogo e gli incidenti hanno avuto conseguenze  soprattutto a discapito di molti cittadini delle periferie, che hanno visto automobili e beni danneggiati da parte dei manifestanti, in alcune occasioni agenti sono stati aggrediti.

Parte degli osservatori ritiene che (anche in un paese all’avanguardia nella tutela delle minoranze e delle pari opportunità) occorrano ancora nuovi passi per assicurare l’integrazione della consistente parte della popolazione proveniente da altri paesi e continenti. Gli immigrati in Svezia possono contare su una serie di tutele e sugli stessi diritti di tutti i cittadini,  ma la crisi economica europea sta colpendo anche stati che sulla base di una duratura solidità finanziaria hanno costruito nel tempo modelli di welfare.

Le cause delle proteste, trasmesse nei giorni scorsi dalle tv internazionali, sono prevalentemente sociali, in un paese che come il resto del mondo occidentale non è esente dalle crisi economiche, difatti, non si vedono grandi tensioni legate alla nazionalità, in uno stato che oggettivamente ha leggi ferree contro le discriminazioni e che secondo la maggior parte delle analisi internazionali ha sempre creato le migliori condizioni per l’integrazione dei nuovi cittadini, fatti sottolineati dal giornale “Svenska Dagbladet”.

Alcune organizzazioni giovanili hanno criticato le istituzioni, accusandole di avere a volte confuso l’intera comunità degli immigrati con gli autori degli atti che hanno disturbato la vita di Stoccolma per giorni. Le proteste hanno avuto inizio dalla morte di un uomo armato che la polizia ha colpito dopo che questi aveva brandito una grossa arma da taglio.Si può rilevare che nel Regno Unito un incidente simile, conclusosi con la morte di un pubblico ufficiale aggredito con un aggressione terroristica, non ha ovviamente lasciato le autorità esenti da critiche, che in quel caso si sono appuntate sull’epilogo dell’attacco e sulla scarsa protezione dei militari. Anche nella vicenda che ha dato inizio ai problemi qui menzionati, difficilmente un’aggressione con un arma avrebbe potuto avere un esito neutro. Un altro aspetto, riportato da commentatori di diversi paesi, è l’infiltrazione di organizzazioni malavitose, che utilizzando talvolta l’immigrazione come vettore, mette a dura prova il modello di integrazione, complessivamente efficiente.

Naturalmente, le azioni violente di una parte del tutto minoritaria dei nuovi cittadini non devono condurre in nessun modo ad una etichettatura negativa dell’immigrazione e gli sforzi di integrazione debbono continuare, a maggior ragione per evitare che si creino fenomeni di emarginazione che in tempi di crisi possono emergere anche nei paesi più avanzati. Il Primo Ministro svedese Fredrik Reinfeldt ha espresso l’intenzione di proseguire nella valutazione delle dinamiche sociali e nel dialogo con tutte le parti della società.

Aldo Ciummo

Svezia, Socialdemocratici in vantaggio

Le opposizioni di Centrosinistra guidate dai Socialdemocratici in base ai sondaggi supererebbero di dieci punti percentuali il governo moderato in carica se si votasse ora

I Socialdemocratici, guidati da Stefan Löfven, sono accreditati attorno al trentasette per cento dagli ultimi sondaggi di questo mese. Il governo di Centrodestra resterà in carica fino al 2014, ma intanto il maggiore partito del Centrosinistra, nel corso del 2012, ha riportato al centro i temi storici del partito di sinistra cioè lavoro, integrazione, uguaglianza di opportunità, riguadagnando terreno rispetto agli anni passati che avevano visto la Socialdemocrazia in flessione per quanto riguarda i consensi, dopo essersi avvicinata allo schieramento moderato di centrodestra in molte politiche economiche e culturali.

L’opposizione (Centrosinistra) nel suo insieme, se si votasse oggi, supererebbe di più di dieci punti i partiti conservatori, indicando una dinamica positiva per i progressisti da quando Stefan Löfven ha iniziato a guidare il Partito Socialdemocratico (da gennaio di questo anno). Il sondaggio è stato pubblicato sui giornali “Svenska Dagbladet” e “Göteborgs-Posten”. I Cristiano Democratici sembrano in difficoltà nel superamento della soglia di sbarramento del quattro per cento. Contrariamente alle previsioni che erano circolate in questi anni,  i consensi dell’estrema destra degli Sverigedemokraterna non crescono, la lista, piuttosto xenophoba, degli Sverigedemokraterna, non è riuscita infatti ad estendere di molto la piccola base di consenso che era stata incentrata principalmente sui problemi legati alla immigrazione.

E’ invece il Partito Socialdemocratico (“Socialdemokraterna”) ad essere nuovamente protagonista della scena politica svedese, da quando Stefan Löfven ha preso la guida della forza politica, evidenziando una identità più chiaramente definita a sinistra per l’area istituzionale che ha a lungo governato in Svezia e che era stata messa in difficoltà dalle ultime due legislature di Centrodestra. Il Partito dei Moderati (“Moderata Samlingspartiet”) guidato da Fredrik Reinfeldt infatti è sceso negli ultimi mesi sotto il ventotto per cento e comincia quindi a trovarsi in una posizione dalla quale non gli sarà facile recuperare tutto il consenso non soltanto perduto dai moderati, ma stando ai sondaggi anche guadagnato dal Centrosinistra.

L’istituto “Demoskop” ed il quotidiano “Expressen” hanno svolto una indagine sul gradimento dei candidati e delle liste politiche, rilevando che il Partito Socialdemocratico, dopo aver virato a sinistra, ha ottenuto nuovi consensi in tutti i segmenti dell’elettorato, inclusi vari settori della classe media, lavoratori, donne, pensionati e cittadini che vivono nei piccoli centri. Inoltre, in soli tre mesi, i Socialdemocratici hanno aumentato il consenso tra gli anziani dal ventisei al quarantuno per cento ed hanno visto crescere molto anche le intenzioni di voto da parte delle donne, in un periodo che è stato caratterizzato dalle difficoltà incontrate dal governo nel gestire adeguatamente il settore sanitario ed attraversato da una campagna di tutto il Centrosinistra a favore del settore pubblico e dell’importanza del welfare.

Aldo Ciummo

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Svezia: la Socialdemocrazia torna il partito del lavoro

Stefan Löfven tiene a cuore solo una cosa: il lavoro. Proveniente da Ornsköldsvik, il suo compito sarà rafforzare nuovamente i temi sociali nel partito

Stefan Löfven da ieri è ufficialmente il nuovo leader del Partito Socialdemocratico Svedese: segnali erano emersi già mercoledì sera che la scelta sarebbe ricaduta su questo operaio, un saldatore con una storia nel sindacato e che non ha un record di presenze ai vertici del partito o in incarichi pubblici. Stefan Löfven ha cinquantaquattro anni, viene da Ornsköldsvik è descritto da tutti i media svedesi come pragmatico, disponibile ma determinato quando si tratta di difendere l’unico valore che conosce come fondante della società cui appartiene: il lavoro.

Svenska Dagbladet, giornale moderato, scrive che Löfven ha “basso profilo, alta integrità e buon senso”. Il nuovo leader della Socialdemocrazia ha guidato il sindacato della IF Metall, motivo per cui si può sperare che rafforzerà di nuovo i legami del partito con la Confederazione svedese delle unioni del lavoro (Länsorganisasionen, LO).

Il giornale Dagens Nyheter ha scritto che adesso la Svezia ha una cosa di cui quest’ultimo anno aveva sentito bisogno senza trovarla: una opposizione. Stefan Löfven non è deputato e non è ancora chiaro chi lo rappresenterà nei colloqui con il Governo ed il Primo Ministro Fredrik Reinfeldt, ma ha guidato il sindacato, presenza importante in Svezia, fin dal 2006.

L’annuncio è stato accolto con molti applausi, Löfven dovrà riportare i Socialdemocratici a quel rapporto privilegiato con il mondo del lavoro che la dirigenza moderata di Mona Sahlin aveva smarrito insieme a fette intere di elettorato, dopo decenni in cui i governi di Centrodestra erano stati solo parentesi, approdate infine alla riconferma nel settembre del 2010 dei Moderati di Friedrik Reinfeldt, una vittoria del Centrodestra che ha segnato anche la fine di un’epoca favorevole alla Socialdemocrazia: Moderati (Moderata Samlingspartiet), Centro (Centerpartiet), Cristianodemocratici (Kristdemokraterna) e Liberali (Folkpartiet Liberalerna) hanno infatti confermato con quelle elezioni la preferenza loro accordata dai cittadini, vincendo con il 49 per cento contro il 44 per cento di Socialdemocratici (Socialdemokraterna), Sinistra (Vänsterpartiet) e Verdi (Miljöpartiet de gröna).

Dopo le dimissioni di Mona Sahlin il partito socialdemocratico aveva affidato l’incarico ad Hakan Juholt, percepito come un candidato di sinistra, ma i sondaggi indicano che il partito storico di maggioranza svedese oggi è diventato minoritario. “Sono davvero convinto delle politiche socialdemocratiche e del fatto che il paese le vuole” ha detto Stefan Löfven, che ha anche ringraziato Hakan Juholt affermando che ha lavorato bene al vertice del partito.

Il nuovo leader dei Socialdemocratici ha anche ricordato Olof Palme, che (prima di essere ucciso in circostanze mai del tutto chiarite nel febbraio del 1986) impresse alla forza politica che guidava una impronta solidale con il Sud del Mondo e con i diritti di autodeterminazione politica ed economica di ogni paese. “Non è facile proseguire su quelle orme – ha detto Lofven riferendosi ai princìpi ispirati da Olof Palme – ma i nostri valori sono senza tempo e so che molte donne e molti uomini ci credono in questo paese”.

Löfven ha voluto ricordare anche il lavoro di Ingvar Carlsson e di Göran Persson nelle istituzioni svedesi. Persson a sua volta ha dichiarato entusiasticamente che Lofven riporterà nel partito socialdemocratico e nella politica svedese una prospettiva che gliè mancata negli ultimi tempi, aggiungendo che la Svezia deve tutto alle proprie industrie e che è bene che queste ritornino al centro del dibattito e delle iniziative pubbliche grazie a persone che le conoscono per l’esperienza di tutta una vita.

Aldo Ciummo

 

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Anders Borg è il politico più popolare in Svezia

Il Ministro delle Finanze sta superando anche il Primo Ministro Fredrik Reinfeldt, intanto nell’opposizione si discute sulle strategie di comunicazione

Dallo scorso anno la popolarità di Anders Borg, Ministro delle Finanze in Svezia, è in crescita, superando anche il Primo Ministro, Fredrik Reinfeldt. La crisi internazionale è stata affrontata bene dal mercato svedese, che resta uno dei più solidi. Al terzo posto nel gradimento dell’elettorato, dopo Borg e Reinfeldt, viene il Ministro degli Esteri, Carl Bildt.

Il governo di Centrodestra in Svezia mantiene quindi un consenso abbastanza stabile, anche se le opposizioni riguadagnano terreno rispetto ai risultati delle ultime elezioni. Nel maggiore partito di opposizione, I Socialdemocratici, Ylva Johansson, la quale è stata Ministro, ha rilevato che la forza di Centrosinistra che ha amministrato a lungo la Svezia, raggiungendo obiettivi importanti nella costruzione dello stato sociale e nella promozione dell’economia, non ha per il momento riconquistato le percentuali che di regola otteneva quasi in tutte le competizioni elettorali fino a pochi lustri or sono.

Commentando perciò il distacco che ancora separa la coalizione guidata dal Partito dei Moderati attualmente al governo e la propria formazione politica, Ylva Johansson ha auspicato che il leader dei Socialdemocratici Hakan Juholt riorganizzi il partito per evitare che la situazione dei consensi si cristallizzi così come appare adesso. Attualmente Johansson è la vicepresidente della commissione dei Socialdemocratici sul Mercato del Lavoro.

Aldo Ciummo

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Svezia, la lista di sinistra cambia leader

Lars Ohly ha reso noto che non correrà per la dirigenza del partito della Sinistra svedese nelle prossime consultazioni interne

Lars Ohly, leader della Sinistra in Svezia, ha fatto sapere durante una conferenza stampa che in seguito ai risultati deludenti della lista che rappresenta la sinistra ed alle richieste di ricambio che sono venute da una parte consistente delle sezioni locali della forza politica non prenderà parte alla corsa per la guida del partito nel 2012.

Ohly ha ammesso che la scommessa di far passare una immagine dell’idea di socialismo connessa alle origini del movimento, slegandola dall’associazione con la ex Unione Sovietica, non ha ottenuto abbastanza successo e che esiste un desiderio di cambiamento all’interno del partito. Oggi però la lista di Sinistra rappresenta un movimento più unitario rispetto al passato e questo è un successo dell’attuale leader.

Il partito della Sinistra adesso è più vicino alla possibilità di prendere parte ad una coalizione di governo, assieme ai socialdemocratici ed ai verdi che a loro volta stanno attraversando una fase di ricambio della dirigenza (la Svezia è governata oggi da una coalizione di centrodestra guidata da Fredrik Reinfeldt). Il Congresso del Partito della Sinistra inizierà il 5 gennaio 2012.

Esponenti della lista che hanno annunciato una loro possibile candidatura sono Jonas Sjöstedt, Ulla Andersson, Hans Linde. Date le novità che sono arrivate, il 5 gennaio coinciderà anche con l’uscita di scena di Lars Ohly per quanto riguarda la leadership, con l’avvio di consultazioni alle quali non prenderà parte. Il Partito potrebbe anche imitare i Verdi ed eleggere due leader, una donna ed un uomo.

Dopo la sconfitta della coalizione di Centrosinistra nelle elezioni del 2010, che hanno riconfermato il Governo di Centrodestra di Reinfeldt, i primi ad entrare in crisi sono stati i Socialdemocratici, con le dimissioni di Mona Sahlin al cui posto è andato Hakan Juholt, seguiti dai Verdi, che al termine del mandato hanno sostituto Peter Eriksson e Maria Wetterstrand con Gustav Fridolin e Asa Romson.

Aldo Ciummo

Attentato a Stoccolma, nessuna connessione con l’allarme a Göteborg

Gli investigatori hanno escluso che l’attacco di ieri pomeriggio sia collegato ai fatti che hanno scosso Göteborg a fine ottobre e che sono oggetto di indagini da parte delle forze di polizia. L’imam di Södermalm ha condannato l’atto.

L’Europa di nuovo sotto attacco, questa volta in Svezia, uno dei veri modelli di integrazione e di accoglienza, dove anche le nicchie di xenophobia si sono affacciate solo sporadicamente nelle istituzioni rappresentative e non hanno mai avuto nè hanno tuttora modo di procedere nell’attività pubblica se non normalizzandosi. Il kamikaze che ieri si è fatto esplodere  a Stoccolma ha causato molti meno danni di quanto avrebbe potuto ma la città ed il paese sono molto scossi. 

Ieri intorno alle cinque del pomeriggio due esplosioni non lontane l’una dall’altra hanno ferito due persone e ne hanno uccisa un’altra, l’attentatore. Una automobile dentro la quale erano stati lasciati contenitori di petrolio è esplosa ferendo due passanti e duecento metri più avanti una persona ha visto esplodere un ordigno all’altezza dell’addome di un uomo (il testimone oculare lo ha riferito al giornale svedese Dagens Nyheter). Le indagini sono agli inizi è non è stato ancora confermato ufficialmente che questi fosse anche il proprietario dell’auto.

I portavoce della Säpo (lo Swedish Security Service) in una conferenza stampa svoltasi questa mattina a Stoccolma hanno affermato che non esistono connessioni con l’allarme bomba a Göteborg alla fine di ottobre che ha portato a molti controlli di polizia nella seconda città della Svezia. La polizia svedese sta anche lavorando per accertare se vi siano rischi di reiterazione di eventi gravi come quello avvenuto ieri ed ampiamente riportato dai media internazionali.

Il procuratore capo Tomas Linstrand porterà avanti le indagini. Anders Thornberg, capo del Dipartimento di Sicurezza della Sapo, ha confermato ai media svedesi che quella che si sta aprendo è una indagine che ricade nelle attività di contrasto al terrorismo nella legge svedese.

Poco prima delle esplosioni, la Säpo, servizio svedese di sicurezza e l’agenzia di notizie Tidningarnas Telegrambyra (Newspapers Telegram Bureau, una grande agenzia di stampa svedese) hanno ricevuto una email che citava il vignettista svedese Lars Vilks, autore di un controverso ritratto del profeta dei musulmani e che faceva riferimento alla presenza militare svedese in Afghanistan. Il messaggio contiene un file audio con minacce terroristiche ed è anche questo al centro di indagini per verificarne la connessione ai fatti di Stoccolma.

Sheik Hassan Mussa, imam della Moschea di Södermalm, ha condannato ogni forma di violenza o terrore contro persone innocenti qualsiasi sia il pretesto, indirizzando testualmente questa dichiarazione all’agenzia svedese di notizie TT ed ha aggiunto che la sicurezza e la stabilità della Svezia rappresentano un dovere sociale e religioso. La portavoce del Primo Ministro Fredrik Reinfeldt,  Roberta Ahlenius ha fatto sapere nella prima mattinata di oggi che Reinfeldt non ha in programma una dichiarazione al momento.

Aldo Ciummo

Svezia: socialdemocratici a congresso; ricorso dei liberali a Göteborg

 

Le recenti elezioni hanno portato più di una novità non digeribile in poche ore (la fine del predominio socialdemocratico e l’ingresso della lista anti-immigrazione) e lasciato alcuni strascichi (ricorsi elettorali in alcune circoscrizioni) e interrogativi (sul nuovo esecutivo).

Prima del prossimo congresso annuale dei Socialdemocratici guidati da Mona Sahlin in Svezia ce ne sarà probabilmente un altro, che è difficile non mettere in relazione con la novità storica delle elezioni svoltesi il 19 settembre: un Centrodestra (Alliansen för Sverige) riconfermato e rafforzato nel confronto elettorale con il colosso socialdemocratico (Socialdemokraterna) dopo una legislatura vista da molti come un esperimento politico.

Fredrik Reinfeldt, leader del partito dei Moderati (Moderata Samlingspartiet), ha portato questa forza politica erede dell’area conservatrice svedese ad una crescita elettorale ragguardevole negli ultimi due lustri, ma soprattutto ha riunito per la prima volta una coalizione stabile ed alternativa al partito socialdemocratico, inducendo quest’ultimo ad allearsi con le altre liste di sinistra e poi battendolo nettamente senza allearsi con l’estrema destra (gli Sverigedemokraterna).

Un elemento del successo di Reinfeldt che comincia ad essere ricorrente nella stampa svedese e nelle valutazioni dei commentatori è il fatto che come leader della propria area, il Primo Ministro ha adattato la proposta moderata al contesto svedese, convincendo i suoi collaboratori che la Svezia intende cambiare la propria fisionomia politica, passando all’alternanza ed a un maggiore dinamismo del mercato, ma senza allontanarsi troppo, nè in modo troppo traumatico, dal modello socialdemocratico scandinavo.

Tornando al campo rossoverde, dopo una riunione del partito socialdemocratico avvenuta venerdì, il segretario politico di Mona Sahlin, Stefan Engström, ha confermato che il congresso “addizionale” rispetto alla consueta agenda partitica, si farà. Il segretario del partito, Ibrahim Baylan, ha commentato che i congressi “aggiuntivi” non sono una novità. Ma probabilmente ad essere messa in questione sarà anche la prosecuzione dell’alleanza con verdi e sinistra.

Queste elezioni sono state davvero portatrici di novità non immediatamente digeribili per il consueto panorama politico svedese: gli Sverigedemokraterna, con il loro ingresso in Parlamento, creano problemi tecnici ad entrambi gli schieramenti, perchè sono rifiutati dall’intero arco dei partiti per il loro profilo anti-immigrazione e questo significa che il Centrodestra non ha i numeri sufficienti per governare senza il consenso delle altre forze, ma che allo stesso tempo i Rossoverdi (De Rödgröna) non hanno i numeri sufficienti per sfiduciare il Centrodestra senza compromettersi collaborando tatticamente con gli Sverigedemokraterna.

Quello che è certo è che il sistema nel suo insieme dimostra un ammirevole fedeltà ai princìpi democratici perchè la coalizione moderata non scende a patti con l’estrema destra (infatti non si esclude nemmeno che si possa tornare alle urne prima del previsto) e il campo progressista prende atto del risultato elettorale correttamente.

Le consultazioni hanno fatto registrare problemi in alcune circoscrizioni elettorali, tanto che a Göteborg, Arvika e Leksand, come riportato dal segretario del partito liberale Erik Ullenhag sul quotidiano svedese Dagens “Nyheter” venerdì scorso, il Folkpartiet Liberalerna sta valutando di appellarsi alla giustizia per verificare l’esito dei conteggi. Ad Halland (nei pressi del distretto di Göteborg) sarebbero state ritrovate alcune schede avanzate dai conteggi, mentre ad Arvika il partito Liberale ha mancato un seggio per una manciata di voti ed a Leksand, nella Svezia centrale, si sono registrati problemi simili a quelli di Göteborg.

Si tratta di casi isolati, che non hanno avuto la possibilità di influire sui risultati generali, ma anche questa ipotesi di ripetere le elezioni per ristabilire gli assegnatari di alcuni seggi è una cosa del tutto inedita per il panorama politico svedese: nell’isola di Gotaland (Gotlands Iän), a causa di una piccola irregolarità nella supervisione delle schede, è vicina la possibilità di annullamento delle elezioni, come riportato dal giornale locale “Gotlands Allehanda”. Sulla testata “Expressen” sono apparse valutazioni che descrivono lo scenario di alcune elezioni ripetute come reale.

Il direttore dello Stockholm Institute for Public Speaking, l’olandese Ruben Brunsveld, memore della crescita del Partito della Libertà di Geert Wilders nei Paesi Bassi, ha commentato l’ingresso in Parlamento degli Sverigedemokraterna, affermando che le preoccupazioni degli elettori che hanno votato per Jimmie Akesson senza condividerne il programma anti-immigrazione vanno prese in considerazione ed ha aggiunto che se l’ostruzionismo verso Wilders non ha funzionato in Olanda, tutte le risorse retoriche che similmente Akesson sviluppa in Svezia possono essere ben controbattute nel tempo con argomenti e fatti politici.

Brunsveld ha concluso che la Svezia è abbastanza salda nella propria tradizione e cultura di apertura e di diritti per lasciar atrofizzare l’estrema destra come è già successo ad altre liste estranee all’identità democratica svedese nel recente passato.  Una opinione che qui condividiamo.

Aldo Ciummo

Svezia, moderazione al centro delle decisioni

 

Con l’annunciata disponibilità da parte della maggioranza di includere liste come “Miljöpartiet de Gröna” si conferma la stabilità del sistema

 

Le elezioni di domenica hanno portato al centro del dibattito tre casi storici nella recente vicenda politica svedese: la fine del dominio incontrastato da parte dei Socialdemocratici (che non si erano mai assentati dal Governo per due legislature consecutive e che l’altroieri hanno ottenuto il risultato più basso dal 1914 in poi); l’ingresso in Parlamento di un partito dalle poco celate tendenze anti-immigrazione e infine una situazione carica di dubbi per la stabilità del Governo.

Non si possono trascurare però i segni di stabilità del sistema, indicati innanzitutto dalla chiarezza con la quale il Centrodestra in carica, riconfermato con Fredrik Reinfeldt come suo leader, ha rifiutato qualsiasi patto con l’estrema destra di Jimmie Akesson, sia prima delle elezioni che quando queste si sono svolte. Ieri infatti il Primo Ministro ha escluso ogni possibilità di collaborazione con gli Sverigedemokraterna, parlando invece della possibilità di creare una coalizione con i Verdi. Alliansen för Sverige, l’Alleanza per la Svezia, ha vinto le elezioni e non cerca scorciatoie per affrontare le difficili prove parlamentari che la attendono.

Questa è la vera novità, in una Europa dove molto spesso forze estreme e contrarie all’integrazione culturale sono state incluse a pieno titolo nelle coalizioni di Governo e di amministrazioni importanti, non soltanto nel Mediterraneo d’Europa ma anche in Austria, Polonia ed in altre nazioni costituenti la UE. In Svezia invece la situazione è chiara, perchè tutto il voto radicalizzato a destra ha dovuto concentrarsi in un angolo per raggiungere la soglia di sbarramento ed ha potuto superarla soltanto con l’aggiunta di voti di protesta, in un paese in cui comunque il peso della immigrazione è molto maggiore che in molti altri, avendo raggiunto il 14% della popolazione senza aver messo sostanzialmente in crisi un modello di accoglienza.

Senza il grado avanzato dimostrato dalle politiche di integrazione della Svezia, sia durante i Governi Socialdemocratici che nell’esperimento portato avanti con successo dalla coalizione Moderata di Reinfeldt negli ultimi anni, non si spiegherebbe come in piena crisi lo stato svedese stia registrando uno sviluppo che ha permesso al Ministero delle Finanze di annunciare con Anders Borg un tasso di crescita economica del 3,3% e del 3,8% nel 2011, contro le precedenti attese (intorno al 2,5%) nonostante in questi anni il paese sia stato parzialmente sfavorito dal fatto di essere rimasto fuori dall’area euro.

In questo decennio la crescita italiana è stata di un punto percentuale, quella europea complessiva del due e quella svedese ha sempre mantenuto un ritmo del tre per cento. Questi risultati sono stati ottenuti innovando, senza mai stravolgerlo, un modello che mette al centro il rispetto dei diritti delle persone coinvolte nel processo produttivo, una produzione imperniata sulla ricerca e il sostegno all’integrazione culturale considerata come risorsa. Non a caso, all’indomani della diffusione dei risultati elettorali l’opposizione socialdemocratica si è già posta in una posizione di cooperazione che tiene conto della tendenza al perfezionamento delle opportunità di impresa contestualmente al mantenimento attraverso l’innovazione del sistema di inclusione sociale esistente.

Aldo Ciummo

Svezia, coalizione rossoverde all’attacco con Mona Sahlin, ma Fredrik Reinfeldt appare in vantaggio

 

Oggi si vota nel più grande paese scandinavo, il vantaggio del Centrodestra al governo si è assottigliato ulteriormente nei giorni precedenti l’apertura delle urne

di   Aldo Ciummo

Oggi, 19 settembre, si stanno svolgendo le elezioni in Svezia: quattro anni fa, nel 2006 l’attuale coalizione di Centrodestra, Alleanza per la Svezia (Alliansen för Sverige), ottenne 178 seggi contro i 171 degli altri partiti, interrompendo un lungo periodo di governi socialdemocratici. La coalizione di Centro Sinistra, divenuta conosciuta in questi ultimi tempi come rossoverde (De Rödgröna) in base ai sondaggi aggiornati a metà di questa settimana, a quattro giorni dalle elezioni, ha visto assottigliarsi ulteriormente la quota di voti da conquistare per strappare il Governo al Centrodestra, che secondo le rilevazioni più diffuse è partita leggermente in vantaggio.

 I tre partiti che compongono il raggruppamento di Centrosinistra, guidato da Mona Sahlin, sono il partito cui quest’ultima appartiene, cioè i Socialdemocratici (Socialdemokraterna), i Verdi (Miljöpartiet de Gröna) rappresentati da Peter Eriksson e da Maria Wettstrand ed il Left Party (Vänsterpartiet) di Lars Ohly. Si tratta di tre forze molto diverse, se la prima lista citata è infatti una presenza storica in Svezia ed ha governato per decenni con un vasto consenso e con scelte di intervento statale nell’economia ridotte sensibilmente negli ultimi venti anni, i Verdi invece sono nati da liste civiche ambientaliste, per poi ampliare i propri temi senza mai definirsi semplicemente da una parte o dall’altra dello spettro politico, mentre il partito di sinistra, Vänsterpartiet, si è sviluppato dalla trasformazione del partito comunista svedese, diventando negli ultimi venti anni una forza alternativa, molto attiva nel campo dei diritti civili.

Sinistra e Verdi hanno sostenuto i Socialdemocratici al governo tra 1998 e 2006, anno in cui le consultazioni elettorali attribuirono la vittoria al Centrodestra formato da Moderati (Moderata Samlingspartiet, il partito del premier uscente Fredrik Reinfeldt), dal Centro (Centerpartiet, rappresentato dalla Vice Primo Ministro Maud Oloffson), dai Cristiano democratici (Kritsdemokraterna, il cui leader è il Ministro agli Affari Sociali Göran Hägglund) e Liberali (Folkpartiet Liberalerna, guidati dal Ministro dell’Educazione Jan Björklund).

L’avvicinamento tra i diversi partiti, a sinistra, era iniziato già nel dicembre 2008, in colloqui tesi a lavorare sulle affinità politiche delle differenti liste, ma permanevano diverse frizioni ad esempio sul bilancio e sull’indipendenza della Riksbank, nel tempo le criticità sono state risolte in base ad accordi che hanno portato il 31 agosto di quest’anno alla presentazione di un manifesto elettorale unitario intitolato Responsabilità per l’intera Svezia (Ansvar för hela Sverige), che in realtà contiene anche punti programmatici simili rispetto a quelli presentati dal Centrodestra in vista delle elezioni.

I Rosso Verdi (Socialdemocratici, Sinistra e Verdi) oggi vogliono tagliare le tasse soprattutto ai pensionati ed in sintesi ridurre le disparità, rendere deducibili alcune spese di ammodernamento delle abitazioni a livello fiscale, incentivare attraverso meccanismi fiscali l’efficienza energetica e le scelte ecosostenibili, abbassare le imposte ad alcune attività commerciali ed incrementare sussidi alle imprese che coinvolgono disoccupati in progetti di apprendistato. Le scelte della maggioranza di Centrodestra, Alliansen för Sverige, sono state abbastanza gradite dai cittadini, stando a diversi sondaggi, che contestualmente prevedono però un margine molto sottile a dividere i due blocchi, appunto la coalizione di Centrodestra Alleanza per la Svezia da una parte e dall’altra l’alleanza formata da Socialdemocratici e dai suoi alleati, i Rödgröna.

 Il 26 agosto i partiti al governo hanno reso pubblico un manifesto elettorale intitolato “Una Svezia che sta assieme” (Ett Sverige som haller samman) che si concentra soprattutto sulle riforme riguardanti il lavoro. Tra i punti più importanti, nel documento proposto dall’alleanza di governo all’attenzione dei cittadini, ci sono l’estensione del diritto a lavorare (dal limite di 67 anni a quello di 69) tagli di tasse per i pensionati, riduzione della quota di Nordea, SBAB e TeliaSonera da parte dello stato (ma mantenimento delle quote in Vattenfall), misure a favore dell’occupazione giovanile, delle imprese di ristorazione e delle automobili “ecologiche” e deduzioni fiscali per lavori di ammodernamento delle abitazioni, miglioramento dell’integrazione dei nuovi cittadini attraverso corsi di lingua e sostegno all’impresa.