Per l’Unione Europea è il momento di agire nella politica economica e nella riforma degli strumenti di partecipazione per acquistare peso effettivo nel mondo
L’Europa si trova nel momento della scelta tra completare il tragitto della propria unificazione e vedersi invece scardinare i pochi capisaldi stabili dalla crisi economica globale, se le istituzioni continentali non vengono rafforzate da una effettiva partecipazione delle popolazioni alle decisioni, da una vera solidarietà tra gli stati ed all’interno delle varie società componenti la Ue e da rinnovati meccanismi decisionali che affidino all’Unione Europea gli strumenti per muoversi nel contesto internazionale con una voce sola.
La notizia dell’assegnazione del premio Nobel alla nostra Europa è un elemento positivo, tanto più che ci viene da uno stato come la Norvegia molto vicino alla UE, che coopera con la comunità e che è un modello di democrazia, equità sociale e pluralismo cui l’Unione Europea può guardare per migliorarsi, ma le istituzioni comunitarie hanno tanta strada da fare per seguire davvero gli obiettivi di pace e coesione indicati dai gruppi antifascisti e federalisti che hanno voluto l’Europa unita dopo la fine della seconda guerra mondiale e dopo i totalitarismi (al fine appunto di scongiurare il ritorno di questi fenomeni storici).
Manca, all’Europa basata soltanto sulla finanza, la prospettiva intessuta di economia sociale di mercato, scambio culturale e promozione sociale che fu alla base dei trattati del 1957. Il Movimento Federalista Europeo sta promuovendo una iniziativa che si svolgerà il 16 ottobre a Roma (“Per fermare la crisi: Federazione Europea subito!”). Dalla stretta economica e finanziaria non si può uscire soltanto con misure di austerità (per altro fortemente sbilanciate a favore di una parte avvantaggiata della società e in aggressione alle fasce più deboli nei paesi sotto pressione).
In assenza di iniziative europee adeguate, la recessione economica è, secondo i federalisti, un fattore che aggraverebbe l’erosione dei redditi e la rottura della coesione sociale. I paesi europei hanno bisogno gli uni degli altri, non fanno eccezioni quelli come la Germania la cui economia sta correndo di più, legati dai consumi dei propri prodotti in altri stati componenti.
Soprattutto è urgente la creazione di un vero governo democratico e federale (dei paesi dell’eurozona e della comunità nel suo insieme) dotato di un bilancio adeguato, ricorrendo anche ad una imposta sulle transazioni finanziarie che eviterebbe pesi ulteriori sulle finanze dei paesi. Le proposte europee attualmente in discussione (per giungere all’Unione bancaria, economica, fiscale) possono sortire effetti sostanziali soltanto se rientreranno in un itinerario costituente dell’unione politica europea, ma perchè si verifichi questo occorrono le forze sociali e dei cittadini a sostegno del progetto di integrazione.
Quello che il Movimento Federalista Europeo (formato da persone di tutti gli orientamenti politici) chiede è la nascita di una politica estera europea, di uno sviluppo sostenibile e di una iniziativa internazionale fondata sul coinvolgimento degli abitanti della comunità, attraverso la decisione (a livello di Consiglio europeo) di tempi certi per aprire una Convenzione o Assemblea costituente che rediga la Costituzione federale dell’Eurozona e prevede risorse adeguate per rilanciare l’economia europea. Al Parlamento Europeo si chiede di elaborare un progetto di revisione dei Trattati, per poter convocare al più presto questa assemblea ed organizzare un referendum europeo da abbinare alle elezioni comunitarie del 2014 per approvare la costituzione della Ue.
Aldo Ciummo
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