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Comprimere ancora di più gli spazi di espressione e di dissenso non porterà a una distensione nel paese

Antonio Di Pietro, accerchiato in questi giorni da una campagna da caccia alle streghe: la sua colpa è quella di avere espresso delle idee sulle ragioni che hanno causato un clima negativo in Italia e rivendicato quello che è ovunque nel mondo occidentale un diritto garantito, ossia portare avanti una opposizione dura a provvedimenti che si ritengono gravemente nocivi alla vita pubblica. E' bene ricordare che questo è garantito dalla nostra Costituzione in Italia, che questa è la legge più importante dell'ordinamento dello stato e non riconosce la priorità a nessuna esigenza di ordine o di intangibile ufficialità.

La cronaca non dovrebbe essere presa a pretesto per tacitare le critiche degli oppositori e per mettere in difficoltà quella piccola porzione di informazione audiovisiva non direttamente riconducibile all’esecutivo.

Tanto più che il pluralismo – la cui scarsa presenza in Italia ha attirato più di una volta le preoccupazioni europee – è un antidoto agli eccessi molto più efficace dell’imposizione di una intoccabile ufficialità.

di    Aldo Ciummo

 

I gravi fatti di cronaca che hanno visto aggredito il Presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, hanno preso il centro del dibattito. La prevedibile reazione del Pdl al Governo ha trovato una opposizione per lo più passiva, come nella circostanza specifica era in qualche modo fisiologico che quest’ultima rimanesse.

Difatti, al di là di opinioni che possono essere (e in Italia spesso sono) anche diametralmente opposte, sull’operato della maggioranza parlamentare e sulla figura dell’imprenditore-politico che la rappresenta, non si può ignorare che una parte della popolazione si è sentita logicamente colpita in prima persona ed in maniera brutale assieme all’esponente politico che sostiene e che è stato ferito fisicamente.

C’è però un aspetto, purtroppo cavalcato senza ritegno dagli esponenti del PDL, specialmente quelli riconducibili alla vecchia Forza Italia, che l’opposizione sbaglierebbe gravemente a sottovalutare. L’ondata emotiva che ha percorso quella che resta comunque una parte e non la totalità del paese (il Centrodestra) ha fatto sentire quest’area politica legittimata a lanciare un attacco poco giustificato agli avversari: sostanzialmente si è detto che se avvengono episodi di violenza, anche palesemente frutto di situazioni individuali come in effetti è accaduto, la responsabilità è di coloro che denunciano politiche, comportamenti e atti del Governo.

Quello che appare come un prendere la palla al balzo per andare ad una resa dei conti con le poche trasmissioni televisive e realtà editoriali che non siano allineate con la maggioranza, francamente è un atteggiamento ingiustificabile al di fuori del circuito dei fedelissimi del Premier: il ragionamento che gli esponenti del Centrodestra portano avanti è molto scivoloso, perchè adottando un punto di vista del genere non sarebbe affatto difficile affermare che se alcune persone sono decedute in seguito al trattamento ricevuto in cella e se ci sono stati casi di immigrati maltrattati dalle forze dell’ordine (e non si tratta nè di periodi ipotetici della irrealtà, nè di situazioni nelle quali le persone agiscono isolatamente) le colpe potrebbere essere ricercate nelle idee di legge, ordine e difesa della identità culturale spesso sia pure velatamente (TG1) o meno (TG4) diffuse dai Media.

Tanto per citare uno che estremista di sinistra non è, ma semmai nella sua storia politica ha ecceduto dalla parte opposta, offrendo a volte copertura politica a operazioni di gestione dell’ordine pubblico di tipo “preventivo” e non molto garantista (ad esempio contro i manifestanti) il Presidente della Camera Gianfranco Fini, ha protestato oggi per la scelta della Fiducia nel voto sulla Finanziaria, definendo “incendiario” non garantire la libertà di espressione all’Aula. Peraltro Fini ieri è stato attaccato da “Il Giornale” di Feltri e soprattutto di Berlusconi, con l’argomento bizzarro che dissentire con il Premier significa dare appoggio a chi usa la violenza.

Ora, c’è una parte del paese, non piccola, che ha avversato e giudica molto negativamente leggi e provvedimenti del Governo in carica. Presumibilmente un fatto, molto grave, di cronaca, non muterà in profondità la valutazione che nel merito di queste azioni della maggioranza vaste fasce di abitanti dell’Italia esprimono. Minacciare come ha fatto Emilio Fede di oscurare i rappresentanti di queste persone è non solo  illeggittimo, perchè la televisione è di tutti (in considerazione poi della situazione di Rete 4 la regolarità delle cui trasmissioni ha una storia unica): pretendere di difendere la sicurezza delle istituzioni tacitando gli avversari è un controsenso. Aule parlamentari e regionali, televisioni, consigli comunali, associazioni, piazze, sono proprio i luoghi dove l’esprimersi dello scontro politico ne impedisce la degenerazione. Lo sviluppo, tramite tutti questi mezzi, di un confronto il più plurale possibile, permette esiti positivi nei conflitti: ci riflettano un pò quelli che dicono che la tensione in Italia nasce da una parte sola.

La mafia va all’arrembaggio dello stivale, Libera Informazione lo dice, qui lo ripetiamo

 
 

La libertà di stampa è uno dei princìpi sanciti dalla costituzione italiana, insieme alla libertà di manifestazione ed alla promozione di una economia sociale di mercato è uno dei fondamenti della repubblica italiana più pesantemente sotto attacco negli ultimi quindici anni

Si raccoglie l’appello di Roberto Morrione a contrastare i provvedimenti legislativi che smantellano le garanzie per le fasce meno tutelate della popolazione. Anche perchè i segnali di aggressività verso le difese democratiche (da quelli verbali del Primo Ministro Silvio Berlusconi contro una Costituzione nata dall’abbattimento di un regime fino a quelli concreti degli organi preposti all’ordine pubblico tra cui le cariche contro gli studenti a Roma, anche negli ultimi giorni) proliferano ed  in maniera preoccupante. E dato che i vertici della Rai stanno moltiplicando i paletti per trasmissioni come quella di Santoro considerate non conformi, i mass media maggiori saranno in futuro ancora più ingessati.

 

Roberto Morrione ha reso noto agli studenti della Fondazione Lelio Basso che il 15 dicembre alle 10.30 la sala della Federazione Nazionale della Stampa (Fnsi) a Roma ospiterà l’ultima tappa del viaggio sui percorsi dell’antimafia che Libera Informazione ha realizzato a partire dal mese di settembre in varie città del Lazio.

E dato che questo sito web è nato proprio dall’iniziativa di professionisti passati per il Corso di giornalista internazionale della Fondazione nel 2007  e  2008, a cominciare da Simone Di Stefano che lo ha creato, cui poi ci siamo aggiunti nel tempo in molti altri (per la maggior parte provenendo dal corso citato) riportiamo qui il messaggio di Morrione.
“Il viaggio, realizzato a partire dal mese di settembre in varie città del Lazio in stretta collaborazione con il progetto Casa della Legalità della Regione Lazio, ha investito Latina, Nettuno, Fondi, Rieti, Frosinone, Viterbo, Colleferro, oltre una significativa presenza all’interno di Contromafie, durante gli stati generali dell’antimafia promossi da Libera, con convegni pubblici e seminari ai quali hanno partecipato magistrati, amministratori, inviati di testate nazionali, cronisti e dirigenti di giornali ed emittenti radiotelevisive locali, associazioni di impegno civile, esponenti sindacali, insegnanti e molti giovani volontari – ha riferito in una lettera inoltrata agli studenti Morrione – un impegno profuso per denunciare sul territorio, a diretto contatto con realtà quasi sempre ignorate o poco conosciute dall’opinione pubblica, la drammatica proliferazione degli interessi criminali nel Lazio, la penetrazione delle mafie avvenuta in importanti settori dell’economia legale, la fusione con insospettabili segmenti di imprenditoria, le carenze legislative e del sistema di controllo pubblico, le connivenze se non a volte le complicità politiche e amministrative di persone che mal rappresentano il mandato ricevuto. E soprattutto l’occasione per cominciare a costruire una rete permanente di informazione approfondita, che unisca in uno sforzo comune redazioni ed esperienze professionali consolidate sul mercato editoriale e il gran numero di giovani che, utilizzando con le risorse disponibili molte idee e le nuove opportunità tecnologiche, intendono mantenere accesa la luce sui tanti aspetti oscuri della realtà, che hanno consentito l’espansione in tutta Italia, ma certamente in modo preoccupante nel Lazio, di interessi che fanno capo alla camorra, alla ‘ndrangheta e a cosa nostra”.
“L’appuntamento del 15 Dicembre – prosegue Morrione – deve puntare in particolare alle testimonianze dei pochi giornali e delle rare news televisive già fortemente impegnati in questo campo, in una situazione che si fa ogni giorno più preoccupante, come attesta l’emendamento del governo alla Finanziaria sulla vendita dei beni confiscati ai mafiosi e non assegnati entro un limitato periodo di tempo. Cioè in pratica un vero regalo alle mafie, che si spera possa essere ritirato alla Camera… A una accurata ricognizione sulla situazione specifica di Roma, che si è fortemente aggravata, intendiamo unire dunque un importante momento di confronto fra i responsabili di redazioni permanentemente in prima linea nella lotta contro le mafie, che sia insieme uno sprone e una più ampia assunzione di responsabilità nei confronti di chi si avvia al mestiere dell’informare senza condizionamenti di sorta”.
All’incontro, insieme a Francesco Forgione, ex-presidente della Commissione Antimafia che è stato anche responsabile del progetto Casa della Legalità della Regione Lazio, parteciperanno magistrati impegnati nelle indagini antimafia, la FNSI e l’Unione Cronisti. Naturalmente si dà spazio alla notizia e si invitano i cittadini a prendere parte all’incontro non soltanto nella consapevolezza dell’affidabilità della fonte, che insieme a Torrealta, Loche, D’Amelia, Cito, Silenzi, Portelli, Schiattarella (e molti altri che è come se fossero citati) hanno formato gran parte del patrimonio professionale di quelli che sono usciti dalla scuola della Fondazione Basso.

Riportiamo l’appello anche nella consapevolezza che, aldilà delle opinioni anche molto differenti tra i giovani professionisti che si sono incontrati in quella esperienza, considerazioni anche opposte sui temi di politica estera, gestione economica e cultura politica nazionale, è comune il riconoscersi nelle idee della Costituzione così come è stata elaborata a difesa delle persone che lavorano, dei giovani e dei migranti e nelle garanzie che assicurano la libertà di stampa e di manifestazione, e nella funzione di argine a poteri sociali incontrollabili, da parte della legalità.

Aldo Ciummo