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Nubifragi nel sud della Svezia oggi

  

La zona dello Skagerrat è quella maggiormente investita dal maltempo che sta attraversando il meridione del paese scandinavo

Autunno in anticipo quest’anno per la Svezia: pioggia e vento stanno battendo l’area dello stretto dello Skagerrat, tra Svezia e Norvegia, l’acqua si è fatta vedere spesso soprattutto nello Svealand e nel sud del Norrland nei giorni scorsi.

Da una parte, come nota lo Swedish Meteorogical and Hydrological Institute, questo è il normale tempo autunnale talvolta. D’altra parte però l’autunno quest’anno si sta facendo vedere presto nel nord della Ue.

Altre regioni che aspettano la loro razione di vento in questo giorni, sono il Vastra ed il sud del Gotaland, oltre alla costa di Bohuslan. Martedì la zona del Vanern ha registrato quaranta millimetri di precipitazioni.

Coloro che navigano nello Skagerrat hanno ricevuto informazioni sul maltempo per gestire meglio l’anticipato autunno. Qualche avvertimento è stato inviato dalle autorità preposte al meteo anche sul Baltico. La Svezia ha avuto una buona estate, che ha consentito ai numerosi visitatori di apprezzare una stagione ricca di eventi culturali e manifestazioni tradizionali.

Gli eventi atmosferici infatti hanno fatto parlare di loro soltanto in isolate occasioni, come le piogge sovrabbondanti a Malmo e nella Scania intorno al 15 agosto, episodi che peraltro non hanno causato eccessivi disagi.  Il sud della Svezia è stato anzi al centro di molti dei più graditi eventi culturali e folcloristici che hanno fatto del paese una delle mete più gettonate dell’anno.

Aldo Ciummo

Occupazione e ambiente, l’esempio di Londra

Stephen Lowe, consigliere per gli Affari Globali dell’ambasciata britannica a Roma, in una recente intervista all’agenzia nazionale Ansa ha stimato in 800.000 i posti di lavoro creati nel settore ecosostenibile di beni e servizi. Si avvicina Copenaghen e sul piatto c’è un accordo importante per il futuro del pianeta. I paradisi del Pacifico sono a rischio e in Europa un innalzamento della temperatura e del livello dei mari colpirebbe molto duro a Nord come a Sud (ed anche in Italia)

 

Una ricerca, presentata oggi dall’ambasciatore britannico in Italia, Edward Chaplin, e di cui le maggiori agenzie hanno dato notizia, illustra gli effetti pesantissimi che il cambiamento climatico sortirebbe. Lo studio è una mappa interattiva tracciata dal MET, servizio metereologico britannico. Tra ottanta anni in Italia la temperatura potrebbe essere di otto gradi maggiore rispetto alla media nei giorni più caldi dell’estate, si immaginino le conseguenze cliniche su una parte significativa della popolazione, in un paese abitato da molti anziani e naturalmente esposto alla diffusione di malattie di importazione, in un mondo globalizzato.

Non solo per l’Italia, ma per tutto il Mediterraneo, una massiccia riduzione delle risorse acquifere significherebbe non soltanto l’acuirsi di problemi sociali già difficili a causa di inefficienze ed iniquità distributive (ed anche come conseguenza di problemi strutturali ed infrastrutturali), ma anche una riduzione delle risorse agricole capace di portare a contrazione della ricchezza, aumento della disoccupazione e disagi alimentari in alcuni paesi dell’Africa e del Medio Oriente.

Stephen Lowe ha reso noto che nel Regno Unito 800.000 posti sono stati creati nel settore della economia ecosostenibile, tra il comparto dei beni e quello dei servizi. D’altronde l’Inghilterra gode di una prospettiva maggiore di quella di molti altri paesi riguardo alle vicende globali, cui di certo non è estranea la profonda conoscenza storica dell’area del Pacifico, una delle più minacciate dalle trasformazioni indotte dall’inquinamento. Pensare al clima oggi è infatti innanzitutto un atto di responsabilità verso i paesi più fragili anche economicamente ed ad esempio verso gli arcipelaghi del Pacifico la cui tutela è un test valido per il resto del pianeta perchè essi rappresentano l’equilibrio tra uomo ed ambiente.

Nauru, isole Salomone, Marshall, Fiji, Kiribati, Tuvalu, Palau infatti rilanciano rispetto agli obiettivi del mondo sviluppato e chiedono una riduzione del 40% delle emissioni nocive entro il 2020. L’Europa ha proposto il venti per cento (riprendiamo questi dati dall’Ansa). Nel caso tutti gli stati contribuiscano, si penserebbe di fissare l’obiettivo del 30%. I paesi meno sviluppati vogliono che sia riconosciuto il diritto di promuovere quella che è un pò la loro rivoluzione industriale e che le nazioni più ricche li aiutino, se vogliono che tutti costruiscano una economia verde.

Un segnale molto positivo, anzi due segnali, sono venuti dall’annuncio di Barak Obama, che parteciperà al vertice nei giorni più importanti, seguito dal premier indiano Manmohan Singh, che ha detto che ci sarà anche lui. Rispetto agli Usa, l’Unione Europea ha fissato sempre paletti più elevati e specialmente adesso, sotto la Presidenza Svedese e con la spinta anche della Danimarca che ospita il vertice, sta lavorando per un accordo il più responsabile possibile.

Aldo Ciummo