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Dubai sentence, unacceptable violation of human rights

The victim of the assault, a Norwegian citizen, was not protected by local institutions that on the contrary caused her imprisonment with a decision determined by religious conservativism

A worrying sign for Westerners that live in countries where the legislation is affected by the intervention of religious confessions has come from the injustice suffered by a Norwegian citizen, who after she has been a victim of violence in Dubai during a business trip (from Quatar where she worked) and having reported this to the local police, found herself sentenced to sixteen months in detention, due to the fact that Islamic laws of the United Arab Emirates do not protect the victims of violence, considering only men as witnesses.

The victim of this worrying story remains in a Norwegian center in Dubai, avoiding her so at least the detention (after the release agreed by the local authorities with the Oslo diplomacy) but what had happened is seriously disturbing for Westerners who work in similar contexts and describes what is the grave and unacceptable situation of women’s rights in many countries. Instead of being protected as a victim of violence, the Norwegian citizen has been accused of adultery.

There is a clear violation of the human rights by the local courts, conditioned by a reactionary interpretation of the Islamic religion. The incident has rightly drawn the attention of organizations of based in the UK and in other European states: people coming from the United Arab Emirates reveal (also following the case which is discussed) the intolerable situation of women in many Arab countries. The Norwegian Minister of Foreign Affairs, Espen Barth Eide, underlined the extraneousness of this sentence to the principles of protection of human rights.

Aldo Ciummo

Il governo norvegese promuove lo sviluppo sostenibile e la cooperazione

Nel 2012 partono due importanti progetti, uno porterà energia nel Sud del Mondo, l’altro rafforzerà il mercato dell’energia alternativa in Scandinavia

Due progetti significativi per l’economia globale ed interna sono stati approvati recentemente in Norvegia. Energia e solidarietà sono al centro dell’avviamento del progetto “Energising Development”, con il quale la Norvegia sta contribuendo a fornire energia ai paesi in via di sviluppo, con 64 milioni di corone nei prossimi tre anni.

“Energising Development” è un progetto che riguarda celle solari, piccoli impianti elettrici, biogas, ampliamento della rete elettriche di scuole. Il Ministro per l’Ambiente e lo Sviluppo, Erik Solheim (del Partito della Sinistra Socialista), sta seguendo attentamente il progetto che è stato già sperimentato, nel Sud del Mondo, da Germania ed Olanda dal 2005, interessando 8 milioni di persone ed 11.000 scuole.

Inoltre nella prima parte del 2012 Norvegia e Svezia hanno dato inizio con un accordo al mercato unico dei certificati verdi per la produzione di energia rinnovabile. La Norvegia si è assunta, dalla fine del 2011, l’impegno di aumentare fino al 67,5% la propria quota di uso di energia rinnovabile, entro il 2020.

Anche se la Norvegia non fa parte della UE, a differenza della Svezia, i due stati cooperano strettamente in molti importanti progetti come quello qui menzionato. Il Ministro per l’Energia, Ola Borten Moe, ha chiarito che lo scopo è gettare le basi  per rendere fondamentale l’energia rinnovabile nei due paesi. 

Aldo Ciummo

 

NOTIZIE SU REGIONI E CULTURE DEL NORDEUROPA SUL SITO DI INFORMAZIONE      www.nordeuropanews.it      NORDEUROPANEWS

 

Il Canada appoggia l’impegno ecologico scandinavo

La Presidenza Svedese della Ue si caratterizza per il suo sforzo in direzione di politiche economiche ecosostenibili. Danimarca, Finlandia e Norvegia ne condividono la storia di valorizzazione ecocompatibile delle risorse naturali.

 

L’ambasciatore canadese James Fox, nel corso di un incontro sull’Artico che ha avuto luogo a Roma il 19 novembre, ha espresso l’appoggio del Canada a strategie di lungo periodo a tutela del Polo Nord. Con questa breve cronaca dell’incontro introduciamo una serie di brevi articoli sulle questioni aperte e sul ruolo dei singoli paesi nordici, specialmente europei

Nella Unione Europea la Svezia, la Danimarca, la Finlandia e, nello spazio dell’European Free Trade Agreement, la Norvegia, promuovono politiche di sviluppo compatibile con le esigenze dell’ambiente nell’area dell’Artico. La regione del Polo Nord è al centro di un crescente interesse, non soltanto in Italia, a causa dei cambiamenti (peraltro molto problematici per più di un aspetto) indotti dalle trasformazioni del clima in questi ultimi decenni. Lo scioglimento dei ghiacci rappresenta una incognita per molti abitanti della zona (e del pianeta) ma anche una possibilità di accresciuti traffici e attività economiche, opportunità che come si intuisce facilmente hanno un rovescio molto difficile dal punto di vista della sostenibilità. Ed i paesi che si affacciano sulla regione ovviamente non sfuggono alla ricerca della valorizzazione economica delle risorse.

Nel corso di un incontro che si è svolto la scorsa settimana presso l’ambasciata del Canada a Roma, i rappresentanti di Svezia, Norvegia, Danimarca, Finlandia e del paese che ospitava l’iniziativa nella propria ambasciata (cioè il Canada) hanno voluto sottolineare il ruolo che la consapevolezza di sedere letteralmente sopra le risorse di cui si parla gioca per questi paesi. Molti mass media spesso mettono l’accento sulla corsa alle risorse, ma le nazioni nordiche sanno bene che la loro vita dipende dall’ambiente, molto ricco ma estremamente fragile, nel quale le loro culture si sono sviluppate.

L’ambasciatore del Canada, James Fox, ha ricordato che quest’anno la legge di bilancio del suo paese ha stanziato 350 milioni di euro per l’Artico, per promuovere la costruzione di infrastrutture, la ricerca scientifica, lo sviluppo delle fonti energetiche ed il commercio delle risorse ittiche. Altri fondi saranno destinati alla formazione, all’occupazione della popolazione locale, ai servizi sociali ed al sostegno ai popoli aborigeni, che nutrono una serie di preoccupazioni, fondate data l’esiguità numerica e la debolezza “politica” che ne deriva e di cui nei prossimi giorni si parlerà su queste pagine in un articolo specifico, così come verranno illustrati diversi aspetti (da quello ambientale a quello culturale) della questione dibattuta nell’incontro e approfondito l’impegno dei singoli paesi nella regione, in particolare di quelli europei.

Il dibattito della scorsa settimana a Villa Grazioli si è snodato in quattro tavoli dedicati ai seguenti argomenti: “La realtà artica – sviluppo economico e sociale delle comunità autoctone”, “Materie prime, sviluppo energetico e considerazioni geopolitiche”, “La realtà artica – Impatto e sfide del cambiamento climatico” , “Il Consiglio Artico – Un modello per la collaborazione internazionale nella Regione dell’Artico”.

Oltre agli ambasciatori delle nazioni interessate e ai rappresentanti delle popolazioni autoctone citati nell’articolo apparso il 20 novembre qui su Skapegoat, sono intervenuti molti esperti e specialisti come Dag Claes, Professore di Politiche Nazionali ed Economia presso l’Università di Oslo (Norvegia), Dante Casati (del dipartimento Affari Internazionali dell’ENI), Margaret Johansson (del Dipartimento di Fisica geografica ed analisi dell’ecosistema dell’Università di Lund, in Svezia), Giuseppe Cavarretta, Direttore del Dipartimento Terra ed Ambiente del Consiglio Nazionale delle Ricerche, il CNR italiano; Daniele Verga, inviato speciale per l’Artico del Ministero Affari Esteri e Francesco Eugenio Negro, il viaggiatore di lungo corso nell’area e medico.

Il dibattito ha toccato moltissimi argomenti e chiarito che in questa regione abbiamo molto di più del ghiaccio da proteggere, ragion per cui rimandiamo ad altre parti del servizio che appariranno su queste pagine ed in altri spazi web nelle prossime due settimane. Vi saranno proposti diversi spunti per inquadrare vari aspetti dell’ Artico, un articolo sui progetti ecocompatibili della Danimarca, uno sulle iniziative svedesi in favore dell’area, un pezzo sulle problematiche dei popoli autoctoni come i Sami e gli Gwich’in, opinioni e  politiche finlandesi per l’ambiente ed almeno due articoli sul ruolo della Norvegia nella regione. L’incombente vertice sul clima di Copenaghen rende il tema molto attuale.

Aldo Ciummo