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Europa troppo debole sui diritti in Iran

Teheran

 

A poco più di un anno dalle rivolte che hanno avviato un processo di superamento della teocrazia in Iran, la UE ha accolto solo poche decine di rifugiati

Tutti ricordano il giugno del 2009, quando moltissimi cittadini iraniani, in prevalenza giovani, hanno pagato un tributo altissimo alla difesa di princìpi democratici ancora platealmente inattuati in quello che è un paese strategico nel Medio Oriente e prezioso per storia e cultura nei confronti del resto del mondo. Duecentocinquanta persone persero la vita secondo le stime più ottimistiche, più di quattromilatrecento lasciarono lo stato islamico da quel momento. Proprio oggi, sull’ International Herald Tribune, Judy Dempsey traccia un accurato panorama della situazione di quanti si sono rivolti all’Europa per cercare libertà.

Ciò che resta sullo sfondo è un chiaroscuro in cui le ombre superano di gran lunga le luci, quando si verifica quali sostegni concreti l’Unione Europea e gli stati che la compongono hanno concesso a coloro che opponendosi ad un regime morente e nutrito di psicosi antioccidentali rendono un servizio anche al mondo cosidetto sviluppato, senz’altro depositario di pratiche democratiche da difendere a fronte di sempre più estese alternative di dubbia proponibilità, ma altrettanto indubbiamente sempre più timido nel fornire solidarietà alle forze che lavorano al progresso delle regioni d’appartenenza, non attraverso sterili azioni militari, ma con il sostegno a versioni autentiche delle identità locali.

L’approfondita analisi di Dempsey cita le osservazioni del tedesco Volker Beck, appartenente al gruppo ambientalista del parlamento di Berlino, nel quale è membro della Commissione per i Diritti Umani. Attualmente, si stima che la gran parte degli iraniani che guardano all’Europa come rifugio dalla reazione del regime a seguito dei fatti del giugno 2009 si trovi “intrappolata” in Turchia, che appare essere come un limbo tacitamente destinato a tale funzione dai paesi UE.

Gli stati componenti la comunità fanno mostra di una certa chiusura verso i rifugiati iraniani, non superando il numero delle cinquanta persone ammesse anche in nazioni tra le più avanzate, come nel caso della Germania (e in alcuni casi si scende a tre unità, come in Francia). Si pensi che gli Stati Uniti ne hanno ammessi 1169, mentre gli scarsamente popolati Canada ed Australia ne hanno accolti rispettivamente 255 ed 89, confermando che, quando si tratta di coerenza in materia di diritti umani, il mondo anglosassone fa spesso la differenza in positivo.

Un problema non da poco è l’incerto status della Turchia, che accetta spesso l’ingresso di persone in fuga da paesi culturalmente e geograficamente più prossimi all’Europa, ma che non offre molto al grosso dei rifugiati extraeuropei, inducendone così parecchi ad una sorta di clandestinità quando non all’illegalità vera e propria nelle modalità della loro sopravvivenza, occupazione e sicurezza, situazione che a sua volta determina una prevedibile sottostima del numero reale degli individui che stanno premendo alle nostre porte.

La Turchia subisce a sua volta le conseguenze di un atteggiamento paradossale, che da una parte la forza a sopperire a parte delle mancanze europee anche facendo leva sulla speranza di Ankara di acquisire crediti per un futuribile ingresso nella Comunità Europea, dall’altro non fornisce i mezzi e non impone gli standard democratici sostanziali perchè queste carenze verso chi chiede diritti in armonia con i valori dichiarati della nostra Europa ottenga risposte. Come nei confronti della Federazione Russa e della Bielorussia, nei rapporti con l’Iran e nell’autonomia continentale dai condizionamenti economico-energetici dei paesi strategici ad est ed a sud si gioca l’identità europea sulle questioni dei diritti, quelle che più di ogni altra hanno modellato e modelleranno i tratti della nascente Unione Europea.

Aldo Ciummo

Finlandia più accessibile nei trasporti

La compagnia aerea Finnair va rafforzando la propria posizione di tramite tra Europa ed Asia e nel Nord

La Finlandia diventa sempre più accessibile dal punto di vista dei trasporti. In seguito alla crescita della domanda ed al successo registrato dal paese nordico come destinazione turistica e del business, la compagnia aerea Finnair sta connettendo molti voli alle rotte asiatiche.

Helsinki ha una posizione geografica che le permette di fare da tramite tra l’Europa e l’Asia, due aree il cui peso è in via di incremento.  Attualmente la Finnair porta avanti voli da Helsinki ad altre cinquanta città europee. Una delle destinazioni la cui apertura è una novità importante è il nuovo volo diretto tra Helsinki  Singapore.

E’ nota anche la posizione di Singapore come punto di riferimento del traffico nel Pacifico e questo chiarisce le potenzialità economiche di una area asiatica ed europea meglio collegata.  I voli per Hong Kong, a loro volta, saliranno da sette a dodici. La Finnair intende aprire anche una nuova rotta, più veloce, che andrà da Helsinki a Stoccolma due volte al giorno. Ad agosto la compagnia finladese riaprirà anche la rotta per Stoccarda.

Aldo Ciummo