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Maggio 2011: “Firenze Capitale d’Europa”

  Dal 6 al 10 maggio il capoluogo toscano ospiterà il Festival d’Europa, una manifestazione che ha l’obiettivo di avvicinare le istituzioni europee ai cittadini

 di   Aldo Ciummo

E’ stata presentata a Roma il 27 aprile l’iniziativa del Festival d’Europa, che rivolgendosi al pubblico dei non addetti ai lavori ricerca una maggiore vicinanza delle istituzioni europee alla vita quotidiana dei suoi territori. Firenze si trasforma per qualche giorno in laboratorio creativo di comunicazione per diffondere la conoscenza dell’Unione Europea e delle sue politiche, quindi delle opportunità che la UE offre ai cittadini. All’evento parteciperanno il Presidente dell’assemblea di Strasburgo, Jerzy Buzek, il presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso, il vice presidente della Commissione Antonio Tajani, la Commissaria europea all’Istruzione, la Cultura ed il Multilinguismo Androulla Vassiliou, il Ministro degli Esteri italiano Franco Frattini ed il Presidente della Commissione Affari Costituzionali del Parlamento Europeo, Carlo Casini. L’iniziativa di Firenze è promossa dalla UE e dall’Istituto Universitario Europeo, ed è stata presentata il 27 aprile nella sede della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea a via IV novembre a Roma. Il convegno più importante che si terrà a Firenze nel quadro della manifestazione è “The State of The Union”, cui parteciperanno anche molti esperti di economia e politica internazionale, il 9 e 10 maggio presso il Palazzo Vecchio, un dibattito sull’attualità dell’Unione. Ma gli eventi sul territorio saranno centinaia, coinvolgendo oltre a molti palazzi storici e piazze, biblioteche, cinema, librerie, teatri, nel corso di cinque giorni di mostre, rassegne, laboratori didattici, concerti attraverso i quali Firenze si candida quest’anno come un originale laboratorio, spiegano gli organizzatori. Piazza Signoria sarà ribattezzata per questo, durante l’evento, Piazza Europa, con tre padiglioni allestiti come una finestra su tutte le opportunità offerte dall’Europa. Nel padiglione “Europa”, promosso dalla Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, dall’Ufficio di Informazione in Italia del Parlamento Europeo e dal Dipartimento Politiche Europee della Presidenza del Consiglio dei Ministri in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri, ci saranno i workshop dedicati a diritti, opportunità e finanziamenti offerti dai vari programmi dell’Unione Europea e sarà possibile confrontarsi con il personale specializzato dei centri di informazione della Commissione Europea in Italia. Il padiglione delle Nazioni ospiterà gli stand dei dieci paesi europei che hanno accolto l’invito a partecipare alla prima edizione del Festival d’Europa e tra gli stati presenti ci sarà anche la Turchia, in segno di avvicinamento alla UE. Sono previste anche iniziative di Francia, Germania, Lussemburgo, Repubblica Ceca, Romania, Spagna, Svezia ed Ungheria. La Loggia dei Lanzi sarà illuminata di blu per tutti i giorni del Festival d’Europa durante gli spettacoli ed i concerti. Lo spazio “Youth on the Move”, promosso dalla Commissione Europea, porterà avanti i temi della mobilità giovanile, dalla formazione ai progetti di cooperazione. La Notte blu, organizzata dall’amministrazione di Firenze, si svolgerà tra 7 ed 8 maggio con decine di eventi dedicati al nostro continente. L’Università di Firenze partecipa al Festival d’Europa con vari seminari sul ruolo della UE nella ricerca. La provincia di Firenze e l’Ufficio scolastico regionale partecipano con il progetto “L’Europa a scuola” nell’ambito del quale gli istituti superiori lavorano sugli argomenti che riguardano più da vicino l’integrazione nella comunità. Camera di Commercio e Promofirenze organizzeranno eventi dedicati allo sviluppo delle piccole e medie imprese. La sera del 9 maggio, che è il giorno della festa dell’Europa, verrà consegnato il Premio Galileo 2000, presso il Teatro della Pergola. Il riconoscimento sarà consegnato a José Maniel Barroso, presidente della Commissione Europea, al primo Ministro del Lussemburgo Jean Claude Junker, al presidente croato Ivo Josipovic ed alla cantante greca Haris Alexiou. Sono in programma anche interessanto mostre, come quella sulla cartografia storica dei confini dell’Europa, alla biblioteca nazionale centrale, così come incontro e dibattiti, ad esempio quello della Fondazione Spadolini sul ruolo dell’Italia nell’integrazione europea e la conferenza di Giuliano Amato su “L’Unione Europea: come superare l’impasse”. La manifestazione, che ha l’alto patronato della Presidenza della Repubblica Italiana ed il Patrocinio del Ministero degli Affari Esteri, vede tra i principali promotori Regione Toscana, Provincia e Comune di Firenze, Direzione Scolastica Regionale, Università e Camera di Commercio di Firenze. Nel Comitato organizzatore ci sono l’Istituto Universitario Europeo, la Commissione Europea, il Parlamento Europeo, la Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento Politiche Europee, Ministero degli Affari Esteri, Comune di Firenze, Provincia di Firenze, Camera di Commercio di Firenze, Università degli Studi di Firenze, Agenzia LLP e Youth in Action.

L’Inghilterra è ancora patria di diritti e di cosmopolitismo

 

Il Regno Unito cambia ulteriormente in tempi di crisi e di emigrazioni, gli inglesi restano favorevoli ad una integrazione dei nuovi cittadini ed all'arricchimento reciproco delle culture ma emergono come in tutta Europa difficoltà che mettono alla prova soprattutto le fasce più esposte della popolazione

Esistono fenomeni preoccupanti come la crescita del BNP, forza politica che ha posizioni controverse in materia di immigrazione, ma i cambiamenti elettorali non possono essere letti unidirezionalmente ed occorre comprendere la crisi della società industriale nel Regno Unito e le fortissime pressioni esercitate dalle trasformazioni globali sulla gente comune

 

di    Aldo Ciummo

 

Lo scorso fine settimana, sul Times, un articolo di Carol  Midgley approfondiva con un vero e proprio reportage i cambiamenti – non tutti positivi – intervenuti nella società inglese negli ultimi venti anni a causa della fine dell’epoca del pieno impiego e degli operai e l’inizio di un’era forse ancora più appassionante, sotto il profilo del ruolo della conoscenza, dell’incontro tra le culture, dell’innovazione del sapere, ma molto dura per intere categorie che si è soliti inquadrare nella classe media e mediobassa e che semplicemente nel ventennio del liberismo internazionale hanno perso la propria identità, processo bruscamente evidenziato dalla chiusura delle fabbriche e di molte aziende.

Il BNP, forza politica che purtroppo ha introdotto anche in un paese come l’U.K (tuttora esempio di accoglienza, di diritti garantiti e sicuramente di vero multiculturalismo solidale e presenza di comunità coesa) elementi di propaganda ostili all’immigrazione ed all’integrazione. Va detto che il British National Party resta un fenomeno elettoralmente marginale, in uno stato incompatibile per propria storia e società con manifestazioni di tipo fascista.

Ciò che è interessante nell’analisi di Migdley è che laddove liste come il Bnp raggiungono consensi, magari a livello locale, non riescono a farlo sulla base del rifiuto dell’integrazione. Un elevatissimo numero di cittadini inglesi ha origini straniere, lo stesso Regno Unito è uno stato multinazionale, una nazione di nazioni che può fare da esempio di ingegneria politica e di senso di appartenenza multiplo alla stessa UE alla cui crescita contribuisce, dove l’esperienza del confronto con gli altri è un carattere che definisce la società del luogo ed è tra le origini del suo alto grado di progresso.

Le forze, minoritarie, che in alcune aree attraggono consensi poi utilizzati per portare avanti politiche poco favorevoli all’integrazione, convincono molte persone con una propaganda in gran parte incentrata su carenze di lavoro e di servizi, certo in un contesto dove specie i più anziani sono disorientati dalla trasformazione di interi quartieri in “terre straniere” per l’alta concentrazione di immigrati completamente diversi per cultura e per l’avanzare delle attività commerciali “comunitarie” all’interno di questi gruppi di recente arrivo, a fronte di una tradizione industriale e di abitudini di appartenenza che, per le delocalizzazioni economiche e la globalizzazione culturale, sembrano svanire.

D’altronde, nel suo reportage l’autrice dell’articolo sul Times, pur sottolineando la preoccupazione per il diffondersi di opinioni “nazionaliste” in qualche modo, ammette che anche tra i giovanissimi crescono invece attività socioculturali e civiche favorevoli all’integrazione e che l’ammirevole tradizione di accoglienza e di mutuo scambio culturale, tipica del Regno Unito, prosegue positivamente nonostante le contraddizioni della attuale crisi.

Mentre è opportuno esprimere soddisfazione per il modo in cui, complessivamente, anche il sistema dell’istruzione britannico sostiene lo sviluppo di una società ancora più aperta, è bene però non sottovalutare la pressione che le trasformazioni economiche e sociali rapidissime impongono alla gente, a fasce di persone cresciute nel periodo dell’industria e anche del terziario, ma pure famiglie alle prese con la ridefinizione della produzione e della comunità oggi, dalla capacità e possibilità da parte di questi gruppi di confrontarsi serenamente con soggetti diversi e dalla opportunità di integrarsi offerta a questi altri protagonisti della Ue di oggi (immigrati, giovani) dipende la fisionomia della Comunità del continente nei decenni futuri.