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DA EUROBULL | Una opinione sugli accordi in materia di clima

L'inquinamento minaccia l'ecosistema e con questo economia e rapporti sociali nel pianeta, il mondo sviluppato porta una significativa parte della responsabilità per la sorte dell'ambiente e di quale sarà la sua fisionomia futura

Oggi il sito propone – augurando buone feste ai lettori – l’invito alla lettura di un articolo di Antonio Longo apparso due giorni fa sul sito dei giovani europeisti, una opinione ed una esortazione ad un salto di qualità nella decisione di incidere da parte dell’Unione Europea di cui questi paragrafi sono l’introduzione. Longo esamina le ragioni degli insuccessi registratisi al vertice di Copenaghen

 

Quando un vertice così atteso si chiude con un accordo pressoché inesistente, un inevitabile senso di frustrazione e di impotenza pervade l’opinione pubblica, perfettamente consapevole del fatto che è in gioco il bene pubblico mondiale per eccellenza: il futuro di questo pianeta, a partire dalle prossime generazioni.

Ogni ‘gioco’ che riguarda la società nel suo complesso, nella sua parte più piccola (un semplice quartiere) come nella sua più grande (il mondo intero) viene giocato, come sempre, con le regole della politica. Ma le regole della politica che conosciamo sono ancora quelle della politica nazionale, mentre il bene pubblico in discussione – la salvezza del pianeta – è mondiale.

Qui sta la vera contraddizione, che quasi nessuno mette in evidenza, riducendo il tutto alla buona o la cattiva volontà dei governanti. Il problema non è tanto la loro buona o cattiva volontà, quanto il quadro di potere entro il quale agiscono. Se il quadro politico è nazionale, il loro punto di vista non può che essere nazionale. Xie Zenhua, capo-delegazione cinese a Copenhagen, lo ha detto in modo chiarissino: “Noi cinesi abbiamo preservato il nostro interesse nazionale e la nostra sovranità”.

Ma anche gli altri, americani, indiani, e via di seguito, ragionano allo stesso modo: al tavolo di qualsiasi trattativa internazionale ogni capo di governo si pone sempre il problema di cosa porta a casa per il proprio paese, non per l’intera umanità (per continuare la lettura, visitare il sito www.eurobull.it)

(questo è un articolo di Antonio Longo, l’articolo nella sua interezza si trova su Eurobull ed i pochi paragrafi pubblicati su www.skapegoat.wordpress.com rappresentano un invito a visitare Eurobull: nessun amico dell’Europa è un concorrente, NdR)

LA SINFONIA INCOMPLETA DI LISBONA (da eurobull di oggi)

 
 

Immagini dei festeggiamenti irlandesi per il sì al referendum su Lisbona. Il risultato irlandese ha posto un freno alle odiose critiche contro tutta l'area anglosassone, stati ingiustamente accusati di euroscetticismo. Ma soprattutto il voto popolare in Irlanda e lo sblocco istituzionale in Repubblica Ceca hanno dato il via all'applicazione della nuova costituzione europea.

Dopo un decennio di tentennamenti tra gli stati dell’Unione e l’annacquamento della Costituzione Europea, finalmente il Trattato di Lisbona è entrato il vigore il 1 Dicembre 2009.

Piuttosto che la fine di un lungo processo, la JEF-Europe considera questo evento solamente un altro graduale passo sulla via dell’integrazione verso una democratica Federazione Europea.

( Segnaliamo la riflessione apparsa su un sito suggeritoci da Simone Vannuccini, che dell’integrazione europea è uno dei maggiori sostenitori con i fatti tra i giovani, in Italia. Per leggere l’intero articolo visitare www.eurobull.it  )

“Il Trattato di Lisbona introduce numerosi strumenti che rendono l’Unione più trasparente, più democratica ed efficiente; tuttavia l’Europa avrà bisogno di musicisti abili e creativi per suonare il motivo federalista fino alla fine. Perchè i politici non stecchino la nota, i giovani federalisti dovranno continuare a dettare il ritmo.

Ora, quali sono i più importanti cambiamenti introdotti da Lisbona che interessano ai federalisti?  Esistono almeno tre buoni argomenti che sconfessano le critiche degli euroscettici. In primo luogo, con il Trattato di Lisbona gli stati membri non saranno più costretti a rimanere forzatamente nell’Unione contro la volontà dei loro rispettivi cittadini, in quanto il nuovo trattato riconosce agli stati membri il diritto di uscire dall’Unione.

In secondo luogo, i parlamenti nazionali avranno d’ora in poi fino a otto settimane di tempo per analizzare le proposte di legislazione europea ed contestare tali proposte sulla base della violazione del principio di sussidiarietà.

In terzo luogo, il Consiglio, sarà tenuto a legiferare in pubblico, aumentando così il grado di trasparenza del processo decisionale” (leggere l’intero articolo su eurobull). 

* questo è un estratto dal sito  www.eurobull.it , da un articolo di Philippe Adriaessens, Pauline Gessant, la traduzione è di Mauro Mondino. Per leggere l’intera analisi consigliamo di visitare Eurobull.    Nessun amico dell’Europa è un nostro concorrente.