• i più letti

  • archivio

  • RSS notizie

    • Si è verificato un errore; probabilmente il feed non è attivo. Riprovare più tardi.
  • fin dove arriva la nostra voce

  • temi

La Svezia traina l’Europa nell’innovazione

La Commissione Europea ha pubblicato oggi il Quadro Valutativo dell’Unione dell’innovazione del 2010

Quest’anno l’Unione Europea ha aggiunto all’analisi annuale della crescita un Quadro europeo di valutazione dell’innovazione, al fine di supportare lo sforzo degli stati componenti la UE di valorizzare le eccellenze individuate nel proprio sistema sociale e produttivo e rafforzare i comparti più deboli.

La strategia 2020 trova al suo centro la ricerca: all’interno della UE la Svezia ha registrato i migliori risultati, ma ottimi esiti sono stati raggiunti anche da Danimarca, Finlandia e Germania: la comunità vede l’area nord del continente trainare tutto il gruppo dei ventisette. Vicino alla UE è molto attiva anche la Norvegia in fatto di ricerca scientifica e culturale e di innovazione tecnologica, altro dato incoraggiante dato il crescente interesse UE per il coinvolgimento dei paesi più affini ai progetti di collaborazione nati nelle istituzioni intergovernative.

La valutazione si basa su indicatori raggruppati in tre categorie:”Elementi abilitanti” (risorse umane, finanziamenti ed aiuti, sistemi di ricerca aperti, di eccellenza ed attrattivi);  “Attività delle imprese” (investimenti, collaborazione ed attività imprenditoriali, patrimonio intellettuale) e “Risultati” (effetti economici).

A livello europeo esiste ancora un ritardo nei confronti di USA e Giappone. Inoltre le economie emergenti (in particolare il Brasile) avanzano rapidamente e paradossalmente il progetto geopolitico europeo, che da anni insiste tanto sull’economia della conoscenza, è stretta in questa tenaglia.

Logicamente l’innovazione va vista in un contesto di cooperazione, specialmente con le nazioni più vicine culturalmente come gli Stati Uniti, ma occorre anche tenere presente la realtà della competizione internazionale, in cui la possibilità di influire nelle decisioni condivise si guadagna essenzialmente grazie alle posizioni raggiunte anche nel progresso sociale, scientifico e tecnologico.

Oltre all’azione avanzata dell’area dell’estremo nord e del nord storico della comunità emergono anche i traguardi raggiunti da nazioni come Regno Unito, Irlanda, Estonia, nonostante i diversi ostacoli legati negli ultimi anni alle crisi che hanno colpito le economie più legate alle vicende finanziarie statunitensi e alle fasi dello sviluppo dei paesi di recente ingresso.

Marie Geoghegan Quinn, la quale è Commissario per la Ricerca, l’Innovazione e la Scienza ha dichiarato che “il nuovo e migliorato quadro valutativo dell’Unione dell’ Innovazione mette in luce l’emergenza a cui l’Europa deve far fronte in tema di innovazione” ed ha concluso che l’innovazione è essenziale per una economia moderna e per la crescita della occupazione.

Il documento rileva però che la relativa debolezza dell’Europa in questo capitolo deriva dalla mancanza di investimenti specifici da parte del settore privato e che anzi nell’ambito della spesa pubblica per Ricerca e Sviluppo l’Unione Europea vanta risultati migliori di quelli degli Stati Uniti.

L’Europa si è mossa velocemente sui sistemi di ricerca aperti, di ricerca ed attrattivo (co-pubblicazioni scientifiche internazionali, pubblicazioni ad alto impatto, dottorandi extraeuropei) e nel patrimonio intellettuale (deposito di marchi UE, brevetti PCT e disegni e modelli della UE) riuscendo a determinare una grande crescita degli indicatori di innovazione in questi capitoli.

Risulta evidente come diventino sempre più importanti da una parte l’investimento pubblico e privato su ricerca ed istruzione avanzata e dall’altra una cooperazione in grado di compensare i rispettivi squilibri tra le diverse aree dell’Europa e dell’Occidente, mezzo necessario a riportare la regione geopolitica al suo ruolo dopo le contraddizioni aperte dalla crisi globale.

Aldo Ciummo

Il diritto alla conoscenza discusso al Parlamento Europeo

 

Agenda digitale e Biblioteca Europeana sono state al centro del dibattito alla fine di aprile

La Commissione per la Cultura del Parlamento Europeo ha presentato un progetto di risoluzione per fornire ad Europeana, biblioteca on line della UE, contenuti provenienti da più stati membri. L’accesso al portale, si afferma nel documento, dovrebbe essere libero ma rispettare il diritto d’autore.

Europeana contiene attualmente sette milioni di libri, mappe, filmati e fotografie la cui digitalizzazione è stata avviata nel novembre 2008. Entro il 2010 si dovrebbe arrivare a dieci milioni di opere ed a 15 milioni frl 2015, rilevante è il ruolo dei governi nazionali a questo proposito.

Con il testo presentato nell’assemblea plenaria, dove sono state discusse anche molte altre questioni, PPE, S&D, Verdi-Ale ed Alde hanno sostenuto una risoluzione alternativa alla proposta della commissione cultura, affermando che la consultazione senza bisogno di scaricare i documenti deve essere gratuito per privati ed istituzioni.

Per quanto riguarda l’agenda digitale europea, i deputati hanno chiesto che entro il 2013 ogni cittadino europeo abbia accesso ad una connessione internet a banda larga a prezzo competitivo ed a ricevere una formazione adeguata alle caratteristiche tecnologiche della società attuale.

Questo è abbastanza in linea con la risoluzione proposta dalla Commissione per l’Industria, la Ricerca e l’Energia del Parlamento Europeo.

Aldo Ciummo

La Svezia sempre più avanti nelle nuove tecnologie

 

Le ricerche più recenti registrano un incremento sensibile della televisione on line e su telefono nel paese scandinavo
 
Gli svedesi usano in maniera sempre più massiccia le nuove tecnologie, al centro della crescita economica nella UE nel quadro degli obiettivi di Lisbona, che puntano sull’economia della conoscenza. Circa i due terzi degli abitanti del più esteso e popoloso paese nordico seguono l’offerta televisiva su nuove piattaforme, diverse da quelle tradizionali.

 Il Nord Europa continua a farsi promotore dello sviluppo basato sull’innovazione, come già si era segnalato con le iniziative finlandesi a sostegno della diffusione di internet anche nella periferia dello stato.
 
La crescita maggiore del consumo di televisione on line e sul telefonino si è registrata durante le olimpiadi invernali. Le televisioni tradizionali ed il sistema nel suo complesso hanno sostenuto la novità, che ora sembra dare spazio a un mercato emergente.

Quasi quattro milioni e mezzo di svedesi hanno preso abitudine alla tendenza in atto e le organizzazioni che monitorano i media non pensano che la direzione avviata cambierà.
 
I servizi nuovi che riguardano l’offerta televisiva sono più facilmente reperibili sul mercato e il numero dei fruitori aumenta. Il fenomeno non coinvolge soltanto i giovanissimi. Si pensa quindi che le abitudini consolidate possano ora favorire anche una diversificazione ancora maggiore delle fonti disponibili e del paniere culturale elaborato dai mass media nazionali.
 
Aldo Ciummo

Quale libertà di movimento nella Unione Europea

Il regolamento adottato dal Parlamento Europeo all’inizio di questa settimana prevede una maggiore coerenza in materia di possibilità di spostamento all’interno della UE da parte di quanti hanno già il permesso di uno stato membro della comunità.

Spesso accade che uno studente che ha un visto che gli permette di studiare in Belgio incontri un problema insormontabile se deve visitare una biblioteca specializzata ubicata nei Paesi Bassi: è il paradosso posto ad esempio dal relatore del Partito Popolare Europeo (Conservatori) Carlos Coelho nel corso del dibattito riguardo alle situazioni causate dall’attuale normativa. Ancora oggi ci sono professionisti, studenti ed anche veri e propri luminari che, aperta la porta di un paese europeo per portare avanti la propria attività, trovano un cancello sbarrato quando si trovano a doversi recare in un altro stato.

Il nuovo regolamento, adottato dall’assemblea elettiva della UE con 562 voti favorevoli, 29 contrari e 51 astensioni, determina una nuova situazione, nella quale chi è titolare di un visto (valido per oltre tre mesi) gode degli stessi diritti di quanti hanno un permesso di soggiorno nell’area Schengen e questo è il territorio di cui si parla, cioè la quasi totalità della UE, tranne Regno Unito, Danimarca ed Irlanda. Il limite che non si potrà superare è tre mesi in un altro paese europeo, all’interno di ogni semestre di permesso nello stato che lo ha concesso.

Dal 5 aprile di quest’ anno ci sarà quindi più libertà di movimento per i cittadini (di un paese terzo) titolari di visti validi per soggiorni di lunga durata, quando questi documenti siano rilasciati da uno stato membro dell’Unione Europea. Un cambiamento logico, nell’ottica di una comunità che mira a presentarsi come un soggetto politico unitario e che non ha futuro neppure istituzionale se non rende effettivi i diritti necessari alla vita quotidiana nel continente, inclusa una integrazione che è risorsa anche culturale e quindi socioeconomica, in base agli obiettivi di Lisbona che hanno messo lo scambio di saperi al primo posto.

Aldo Ciummo

Al Palazzo dell’Innovazione e della Conoscenza di Napoli “Ripensare le città”

 

Una scommessa ragionata sui fondi europei è ciò che ha portato allo sviluppo diverse aree d'Europa e che auspicabilmente porterà nei prossimi anni alla loro reciproca integrazione

Il 15 dicembre una iniziativa dedicata a Riqualificazione, Innovazione e Mobilità sarà una occasione di riflessione sull’impatto del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale

Il programma operativo regionale della Campania (POR) per il 2007-2013 si trova ad uno stadio abbastanza avanzato ed il 15 dicembre 2009 al Palazzo dell’Innovazione e della Conoscenza (Pico) si svolgerà un dibattito dedicato all’illustrazione degli obiettivi raggiunti e di quelli per i quali lavorare per uno sviluppo più equilibrato della regione.

I progetti finanziati dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale stanno apportando diverse trasformazioni in Italia, le aree del Mezzogiorno sono tra quelle che potranno beneficiarne di più ed accelerare così la integrazione delle zone anche marginali finora nella comunità europea.

La giornata prevederà l’intervento di Carlo Neri (Autorità di gestione del POR Campania per il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale FESR 2007-2013) , di Maria Adinolfi, responsabile dell’Obiettivo Operativo “Più Europa” , l’assessore ai Trasporti e Viabilità, Porti ed Aeroporti, Ennio Cascetta, Gabriella Cundari (Urbanistica, Politiche del Territorio), il Presidente del Tavolo Regionale del partenariato Economico e Sociale Mario De Biase, il capo di gabinetto della giunta regionale Maria Grazia Falciatore.

Lo sviluppo del territorio coinvolge anche l’istruzione e la ricerca, per le politiche legate alle scienze ed all’università parteciperà l’assessore Nicola Mazzocca. Ci saranno anche il presidente di Bagnoli Futura, Rocco Papa, il sindaco di Benevento Fausto Pepe, anche per il tavolo Città più Europa, Maria Raffa, assessore allo sviluppo del comune di Napoli, Leopoldo Spedaliere, Presidente Tess Costa del Vesuvio e la giornata sarà coordinata da Paolo Leon.

L’iniziativa al Palazzo PICO di via Terracina è sostenuta dal Governo, dalla UE e dalla regione, con il motto “la tua Campania cresce in Europa” ed è da intendersi come uno stimolo alla partecipazione dei territori alla costruzione di una economia integrata in Europa, una delle basi per una società sempre più aperta anche oltre i vecchi confini.

Aldo Ciummo

Finalmente si parla anche di scuola

Le conoscenze innescheranno la reazione di cui l'Europa ha bisogno?

Le conoscenze innescheranno la reazione di cui l'Europa ha bisogno?

L’istruzione è la grande assente nelle iniziative comunitarie: la Presidenza Svedese spinge perchè si facciano passi avanti

 
 
Educazione e cultura sono da sempre gli oggetti preziosi di famiglia che gli stati nazionali non vogliono proprio mollare, a cui giustamente tengono ma che a furia di restare protetti dalla polvere (e soprattutto dai cambiamenti in un mondo interdipendente) rischiano di ridursi appunto a questo, a ninnoli inutili che la vita reale degli scambi umani ed internazionali lascia in un angolo.
L’Unione Europea si è sempre concentrata sul mercato e più recentemente sulla politica, progressivamente dei diritti, ma fin dal dopoguerra l’istruzione, i mezzi di comunicazione e la cultura sono stati quasi tabù perchè da una parte tutto era soggetto alla trasformazione derivante dal flusso di prodotti culturali e simboli provenienti dall’alleato USA, dall’altro gli stati nazionali, a cominciare dalla Francia, volevano conservare il controllo di sistemi educativi e industrie editoriali che sembravano i soli ambiti che le nazioni fossero in grado di preservare.
Oggi però i paesi isolatamente sono poca cosa di fronte ai colossi dell’editoria multimediale, alle tendenze di consumo che coinvolgono intere categorie di persone oltre i confini, non solo nazionali ma anche attraverso i continenti, allo scambio continuo con le culture emergenti: l’Europa ha la storia e l’identità per non essere passiva di fronte alla crescita della società globale ma deve avere anche la capacità di farlo valere, iniziando ad occuparsi di formazione e di promozione della partecipazione alle comunicazioni, non soltanto riparando qualche danno quando ci sono disfunzioni evidenti.
La mattina del 14 ottobre a Bruxelles si svolgerà un incontro dedicato alla Cooperazione Europea nel campo della formazione giovanile nel corso del quale oltre a definire l’agenda delle prossime iniziative si acquisiranno tutte le informazioni utili dalla Commissione e il gruppo di lavoro che si chiama “Youth Working Party” metterà insieme una bozza per la cooperazione in tutti i settori riguardanti la formazione. La Svezia ritiene, in sostanziale accordo con gli altri paesi scandinavi, che un maggiore attivismo e una qualità verificabile nel campo dell’istruzione siano la chiave d’accesso e soprattutto di permanenza nell’arena mondiale dei cambiamenti economici e sociali.
 Un incontro che si è svolto il 7 ottobre a Kalmar in Svezia ha inquadrato proprio il problema della valutazione, mentre un altro iniziato ieri a Vàsteras (Svezia) è tuttora in corso fino a lunedì e sta affrontando più nello specifico il tema delle vocazioni professionali e lo scambio di esperienze tra gli operatori dei diversi paesi. Oltre ai rappresentanti della Commissione e dei vari soggetti sociali coinvolti partecipano ai tre workshop anche la European Training Foundation (ETF) e lo European Centre for the Development of Vocational Training (Cedefop). Già il 24 settembre Goteborg ha ospitato un incontro dei ministri dell’Istruzione, nel quale il ministro dell’Educazione dello stato svedese Jan Bjorklund ha sottolineato come vi sia bisogno di garantire agli insegnanti la possibilità di proseguire nella formazione durante il percorso professionale, in considerazione dei rapidi cambiamenti che attraversano le società europee oggi.
Era presente anche Jàn Figel, il Commissario Europeo per l’istruzione e la cultura, che ha introdotto un argomento che probabilmente diventerà una questione principale in questi anni: agli insegnanti dovrebbe essere facilitato il compito di spendere più tempo per continuare ad imparare come insegnare, perchè ad oggi sono troppo assorbiti da incombenze amministrative.
Si è parlato anche di uno studio di Michael Barber, che è stato consulente nel Regno Unito sul sistema dell’istruzione e ha individuato nel reclutamento dei professori, in particolare nel rendere l’insegnamento più appetibile per gli studenti più qualificati, e nel riconoscimento delle competenze, i nodi da sciogliere per elevare i risultati. Barbara Ischinger, direttrice per l’educazione all’OECD, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico che riunisce i paesi occidentali, ha ricordato anche che uno dei metodi migliori che si sta sviluppando è quello di incoraggiare lo studio e la formazione oltre i confini nazionali.

Aldo Ciummo

La Commissione Europea rifà i conti della spesa agricola

 

campagne coltivate ad Ortona (CHIETI)

campagne coltivate ad Ortona (CHIETI)

Ancora oggi lo sviluppo rurale assorbe gran parte delle risorse economiche e delle preoccupazioni della UE

La Commissione Europea ha deciso che gli stati membri dovrenno restituire 214,6 milioni di euro di spese agricole indebitamente sostenute. Tali somme riconfluiranno nelle casse comunitarie.
Le principali rettifiche riguardano la Francia (41 milioni di euro per il solo 2007), la Spagna (quasi 32), Paesi Bassi (16,6), l’Ungheria (12); la Polonia (10).
L’utilizzo dei finanziamenti infatti deve sottostare alla normativa comunitaria, soprattutto con riguardo all’adempienza dei controlli della spesa agricola. Gli stati sono responsabili dell’attuazione della Politica Agricola ma spetta alla Commissione controllare che valorizzino i fondi nel modo previsto. Marianne Fischer Boel (Agricoltura e Sviluppo Rurale) ha affermato che lo scopo dei provvedimenti è migliorare i risultati ottenutti dalla Politica Agricola Comune (PAC).
Da non scambiare per un fenomeno settoriale, la PAC è stata un vero e proprio motore dell’integrazione economica e di conseguenza sociopolitica del nostro continente e della sua espressione unitaria. Paesi come Portogallo, Spagna, Irlanda e anche l’Italia ne hanno beneficiato fino a trovarvi un traino per l’entrata nel benessere.
La PAC è stata anche un motivo di divergenze, il Regno Unito ad esempio nei decenni passati mise giustamente in discussione l’assorbimento massiccio delle risorse finanziarie ad esclusivo sostegno dello sviluppo rurale, sostenendo che l’Europa aveva bisogno anche di investire sulla formazione e l’istruzione, intuizione che avrebbe avuto il suo riconoscimento molti anni più tardi quando con la strategia di Lisbona, nel  2000, si pose come obiettivo il rafforzamento dell’economia della conoscenza. Certo pesò in quella battaglia il limitato ruolo dell’agricoltura nelle produzioni inglesi, ma le richieste che alla fine la Thatcher riuscì ad imporre erano anche la motivata messa in discussione di un sistema in cui pochi (allora come oggi soprattutto la Germania) investivano molto per tutti, anche per quelli che si lamentavano per l’appartenenza ad una comunità che intanto finanziava massicciamente le regioni depresse, ad esempio nel sud. I recuperi odierni riguardano Belgio, Austria, Repubblica Ceca, Germania, Spagna, Finlandia, Francia, Gran Bretagna, Grecia, Irlanda, Italia, Lituania, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Slovenia. Il ruolo dell’agricoltura nella Unione Europea resta fortemente controverso, anche in considerazione dell’elevato livello di protezione che le produzioni dei 27 si vedono assicurato, protezione direttamente traducibile in un danno ai produttori dei paesi emergenti ed in una concorrenza di dubbia lealtà verso l’alleato Usa.
 
Aldo Ciummo