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Norvegia all’avanguardia nella parità, Unione Europea ancora indietro

 

Europa ancora dispari sulle pari opportunità in molte aree geografiche ed in diversi settori dell’economia, oltre che da molti punti di vista in ambito di libertà e di opportunità sociali.

Dal dislivello nelle retribuzioni alle pressioni sociali, la partecipazione femminile nella comunità non è ancora valorizzata adeguatamente. Il Parlamento Europeo ha adottato ieri con 381 voti favorevoli, 253 contrari e 31 astensioni una relazione di Marc Tarabella, deputato belga dei Socialisti e Democratici. Il documento sottolinea la necessità di rafforzare le politiche di parità tra i sessi ed in particolare di raggiungere concretamente tale obiettivo al di là delle norme generali. I piani di ripresa economici basati sul supporto all’industria tradizionale, ritenuta al centro della crisi, incoraggiano principalmente settori dove la maggior parte degli occupati sono maschi. La relazione chiede una azione mirata a promuovere l’imprenditorialità femminile ed a fornire strutture di consulenza professionale.

 Il Parlamento ha potuto osservare che il differenziale retributivo medio tra donne e uomini stagna letteralmente tra 14 e 17,4 per cento dal 2000 e questo non è certo un dato positivo in una fase in cui gli obiettivi europei si erano invece proposti di valorizzare le migliori energie sociali, scientifiche ed economiche attraverso lo stimolo di una economia della conoscenza. Il fatto preoccupante è che la Commissione non ha ancora presentato una proposta legislativa sulla revisione della legislazione vigente sulla applicazione del principio della parità di retribuzione tra donne ed uomini, senza spiegare i motivi di tale ritardo.

 Il danno maggiore che si può verificare in tempi di crisi planetaria è la riduzione delle risorse destinate ai servizi sociali ma anche di quelle mirate ad assicurare la possibilità di autodeterminazione professionale delle persone, attraverso la formazione ed il sostegno all’impresa. Associato agli altri dubbi del parlamento è l’attuale limite costituito dall’assenza di un congedo di paternità a livello europeo, dato che quest’ultimo permette anche nel frangente della nascita di famiglie un grado di libertà individuale femminile accettabile per i princìpi europei.

Nel documento i deputati toccano anche il tema della rappresentanza istituzionale, laddove nel Parlamento Europeo ci troviamo ancora con uno scarso 35% di donne elette ed anche le presidenze delle commissioni parlamentari si ferma al 40%. Un altro tema, che richiede maggiori investimenti di volontà politica nel tempo è la diffusione di una cultura meno sessista che porti la società verso una maggiore libertà femminile anche attraverso un accesso più agevole al diritto alla contraccezione ed alla consultazione in questo ambito.

 Il Parlamento Europeo nella relazione approvata appoggia apertamente la decisione del governo norvegese (che non fa oggi parte della Unione Europea) di assicurare un peso delle donne di almeno il 40% nei consigli di amministrazione delle società private e di imprese pubbliche, sottolineando come la presenza nelle strutture decisionali faccia parte dell’autopromozione delle persone nella società odierna, invitando la Commissione a considerare l’iniziativa norvegese come un esempio da seguire nella Ue.

Aldo Ciummo

POLITICHE COMUNITARIE|Germania, Portogallo, Italia: in Europa c’è chi rappresenta gli elettori e chi non vuole farlo

I conservatori tedeschi si riconfermano al governo e i socialisti portoghesi anche; in entrambi i paesi la sinistra sociale unita va come un treno, confrontare con l’Italia

Vi ricordate Angela Merkel, conservatorismo più realismo sociale (quello che è mancato a vari fondamentalisti del mercato soprattutto nei centrosinistra)? Era una donna al governo del paese più importante d’Europa, Regno Unito a parte, ebbene lì è rimasta, ci sono rimasti soprattutto dei conservatori che afferrando con realismo la situazione economica e sociale hanno concordato con gli avversari della SPD, loro condomini di governo, misure che andavano incontro a diverse fasce sociali (magari anche i partiti che hanno lo zero virgola per cento sapessero sviluppare parte dello stesso realismo, in modo da poter rappresentare gli elettori che affidano loro delle idee).

I conservatori sono più forti di prima e si alleano con i liberali della Fdp guidati da Guido Westerwelle (33,8 più 14,6%). Ma se i socialdemocratici crollano (23%), effetto a catena dell’adesione a politiche liberiste tra il ’98 ed il 2005 e naturalmente della coabitazione forzata in un governo comunque a guida Cdu-Csu, la sinistra va come un treno, Die Linke si aggira intorno al 12% ed è ormai tutt’altro che un fenomeno di protesta, tra l’altro era già qualche tempo che avendone notizia in molti anche in Italia si chiedevano vuoi vedere che interessarsi concretamente di pochi temi che interessano qualche fascia di popolazione funziona di più che organizzare tre, quattro, cinque partiti perchè due o tre comitive ai vertici litigano tra loro e perchè ognuno è più bravo?

Die Linke è formata dai postcomunisti della ex Germania popolare (evidentemente davvero postcomunisti in qualcosa dato che hanno ceduto parte della loro identità per aprirsi a collaborare con persone addirittura provenienti da un altro partito e che non hanno semplicemente fatto giuramento sulla falce e martello ma promosso attivamente il proprio progetto) e dai socialdemocratici che con Oskar Lafontaine lasciarono il partito socialdemocratico nel 1999. Oggi Die Linke è una forza stabile e salgono di due punti al 10% anche i verdi, da soli.

Vale la pena di ricordare anche che al governo della Germania viene riconfermata una donna: in molte parti d’Europa, specialmente a sud, la situazione è molto diversa anche ai vertici dei circoli bocciofili o dei consigli di circoscrizione, si vedono poi i brillanti risultati economici e di coesione sociale e istituzionale. Ma veniamo al Portogallo, se qui Socrates porta i socialisti ad una vittoria di misura, col 36% che è ben sette punti sopra l’avversario quindi davvero un fatto a vocazione maggioritaria (qui ricambiata anche dagli elettori però) è il Bloco de Esquerda, che poi sarebbe l’aggregazione dei movimenti non ideologici, che prende il 13%.

Francisco Loucà è un ex-troskista ma questo evidentemente non ha scoraggiato tutti i movimenti che lo appoggiavano, il Bloco de Esquerda governerà probabilmente insieme col partito socialista e presumibilmente potrà prendere iniziative a favore dell’integrazione reciproca degli immigrati e dei cittadini già riconosciuti, dell’effettiva valorizzazione della partecipazione femminile nella governance, della formazione dei professionisti precari e di un’istruzione europea.

Qualunque iniziativa prendano Loucà in Portogallo o Gyse e Lafontaine in Turingia, dove sono potenzialmente in grado di formare un governo, ognuno di loro sarà in grado di farlo con i fatti e non con la coerenza: quella in Italia ha funzionato soltanto nelle regioni del nord, ma non certo a sinistra.

Aldo Ciummo