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Adesso l’Italia risponda con la politica alle crisi

La partecipazione popolare allo sviluppo socioeconomico ed un percorso di politiche progressiste sono sempre più necessari mentre la società subisce eventi traumatici

La società italiana ha subìto un colpo allo stomaco sabato, con l’attacco a sangue freddo contro persone che andavano a scuola, una aggressione che ha ferito di conseguenza tutta la società italiana ed europea come si vede dalle reazioni che si sono avute ovunque e che nella penisola hanno dimostrato una notevole capacità di partecipazione democratica, con le manifestazioni spontanee che si sono avute. L’ambiente dell’istruzione è, assieme al mondo del lavoro, la parte più importante della società, di più perchè contribuisce a strutturare in maniera decisiva la capacità di sviluppo futuro del paese, sviluppo nella accezione più ampia. Non a caso i paesi che stanno dimostrando maggiore capacità di adattamento e di coesione in un mondo in rapido mutamento sono quelli che investono sempre in questo settore.

Se ci sono soggetti che intendono colpire la democrazia in Italia ed in Europa, sia che questi soggetti siano riconducibili a manovre autoritarie conservatrici (come si è visto altre volte nella storia italiana) sia che si trovino nella volontà delle mafie di intimidire la popolazione di una parte dell’Italia, l’istruzione rappresenta un baluardo contro questi soggetti sociali e politici deviati, perchè la cultura è alla base della libertà, della solidarietà e della partecipazione democratica, in particolare la cultura come si esprime nella scuola, attraverso la condivisione nell’apprendimento e la collaborazione reciproca nella formazione.

Ora fa molto male vedere le immagini della ragazza che è stata vittima e delle altre persone ferite, ma se gli attentatori riuscissero, con questa infamia, a generare fenomeni di chiusura e di disorientamento, l’Italia entrerebbe in una spirale drammatica, perchè le prime cose che verrebbero danneggiate sarebbero il diritto dei ragazzi ad una scuola aperta, il valore della apertura reciproca tra settori diversi della società, la formazione come processo che avanza nella condivisione della formazione (dentro e fuori dalle strutture scolastiche), la presenza del dibattito e della solidarietà nella partecipazione democratica, tutti elementi che da sessantasette anni sono aspetti fondanti la vita sociale in un paese come l’Italia ed in Europa e che verrebbero mutilati dalle conseguenze della paura e della chiusura che ne consegue.

I diritti alle opportunità di istruzione, sviluppo e partecipazione della parte più giovane della società in Italia vanno sostenuti attraverso una partecipazione della società alle scelte che è irrinunciabile proprio nel momento in cui coloro che andrebbero tutelati vengono feriti da una infamia che lascia il paese senza respiro, mentre altri eventi negativi si vanno aggiungendo nei territori, senza che esistano strumenti di sostegno alle zone colpite da drammi e mentre l’assenza di una rappresentanza effettiva e di un sistema sociale solido aggravano la frammentazione e la disgregazione della società: per questo ora è più che mai necessario che l’Italia risponda, con la partecipazione politica, alla pericolosa alternativa di un richiudersi del paese in logiche feudali già rafforzate dalle difficoltà economiche e dalla perdita di diritti.

La politica è la partecipazione responsabile alla vita della comunità, per cui la mobilitazione antimafia e a favore dei diritti degli studenti di questi giorni è un inizio, il proseguimento efficace è la costruzione a partire dal mondo dell’istruzione, del lavoro, dei territori, di politiche progressiste che aprano l’Italia all’Europa, alla crescita dei diritti, al valore della produzione e della coesione, un percorso che dovrà essere costruito dal basso, data l’assenza di promotori efficaci di una crescita democratica complessiva ai vertici delle organizzazioni che hanno indirizzato il paese negli ultimi venti anni: un impegno progressista dovrà essere preso perchè le persone possano entrare nei luoghi dove si forma il loro futuro e possano uscirne con la possibilità concreta di proseguire in un’ottica di sviluppo, di solidarietà e di partecipazione.

Aldo Ciummo

L’intervento sociale in Italia al centro di una conferenza a Roma

 

Le scelte sociali che hanno reso l’Italia un paese sempre più democratico dal dopoguerra fino alla metà degli anni novanta sono l’argomento di un incontro che si terrà il 12 maggio in via Cassia

La nascita di scuole di assistenza sociale, che insegnavano agli italiani a procedere insieme sulla strada dello sviluppo, i movimenti di base nel mezzogiorno che portavano i gruppi locali ad affermare con il lavoro che non ci sono unti dal signore, sono altrettanti esperimenti con i quali l’Italia diventava democratica e si preparava ad esserlo a lungo.

I movimenti non violenti e di disobbedienza civile, promossi da Danilo Dolci e da Capitini, la pedagogia che elaborava una educazione non autoritaria ma cooperativa, il primo aggregarsi del volontariato, esperienze senza precedenti da parte di avanguardie che rappresentavano una Italia sempre più vicina all’Europa sebbene popolare.

Questa Italia fu protagonista del progetto comunitario e ci piace pensare che le persone che la costruirono non toglierebbero la mensa scolastica a chi viene da un altro paese e non permetterebbero che il monopolio mediatico venga usato per mettere alla gogna chi cura da volontario i feriti delle guerre.

Sono nate in quegli anni la medicina democratica di Basaglia e di Maccararo e infine l’intervento sociale degli anni ’80 e ’90. L’Europa di oggi non ha meno necessità di contrastare le tendenze al ritorno al passato implicite nelle difficoltà dei cambiamenti, con le migrazioni e il precariato che percorrono le correnti dell’economia e della società nella crisi mondiale. La ridefinizione della coesione sociale in Italia e nella Ue richiede sforzi molto lunghi.

Sabato 12 maggio presso la Scuola del Sociale di via Cassia 472 a Roma si svolgerà la Conferenza “L’intervento sociale in Italia nel secondo dopoguerra”, interverrà Goffredo Fofi, critico letterario che ha animato “Linea d’Ombra” e dato inizio ai “Quaderni Piacentini”. Soprattutto, Fofi potrà riportare qualcosa delle esperienze di lavoro sociale e comunitario osservate in tutto lo stivale negli anni ’50 e ’60, storie che non sono concluse ma che hanno bisogno di essere declinate anche nelle forme travagliate dell’attuale trasformazione del continente.

Aldo Ciummo