Il Parlamento Europeo ha approvato i princìpi da attuare nell’accordo di cooperazione con la Commissione. I cambiamenti riflettono l’accresciuta importanza dell’assemblea dopo l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona.
di Aldo Ciummo
Le responsabilità politiche ed il coordinamento legislativo tra Commissione e Parlamento Europeo sono sotto revisione. L’approvazione dei nuovi indirizzi di Strasburgo da parte del Presidente della Commissione Europea Manuel Barroso riflette l’accresciuta importanza dell’organo elettivo della Ue.
Alla fine del mese scorso, i negoziatori delle due istituzioni hanno raggiunto un accordo, che è stato seguito da un voto del Parlamento Europeo sull’insieme di princìpi stabilito.
L’accordo è vincolante per i prossimi cinque anni e quindi rappresenta una base per l’avviamento del Trattato di Lisbona, che prevede appunto una maggiore garanzia di partecipazione dei cittadini, attraverso l’azione di controllo e di proposta del Parlamento Europeo e allo stesso tempo introduce una forte presenza dell’esecutivo (la Commissione) come voce e braccio della volontà europea nel mondo.
Il presidente del Parlamento Europeo, Jerzy Buzek, ha affermato che questo accordo quadro stabilisce le nuove regole sulla base delle quali l’organo eletto dagli europei e la Commissione nominata dal Parlamento lavoreranno insieme quotidianamente.
Entro giugno del 2010 inizierà una seconda fase dei negoziati, che, dopo il completo insediamento della Commissione, porterà ad un accordo quadro più dettagliato e dotato di obiettivi più avanzati, un testo che dovrà passare per l’approvazione del Parlamento Europeo riunito in sessione plenaria, cioè per esaminare intensivamente le linee di indirizzo principali della politica comunitaria.
La novità è rappresentata certamente dall’impegno della Commissione di rispettare il principio della parità di trattamento tra Parlamento e Consiglio, per quanto riguarda l’accesso alle riunioni ed alla documentazione completa delle riunioni della Commissione con gli esperti nazionali.
Tradizionalmente il Consiglio della Unione Europea che riunisce i ministri degli esecutivi nazionali raggruppati nei singoli settori di competenza (Economia, Agricoltura, etc…) è stato privilegiato, sottolineando il ruolo degli stati nazionali componenti la comunità.
Viene introdotto quindi un diverso grado di controllo e di partecipazione dei cittadini, attraverso la crescita del peso attribuito al Parlamento Europeo, una importanza che l’assemblea di Strasburgo si è ritagliata progressivamente fin dalla sua prima elezione diretta nel 1979.
Un altro elemento che va nella direzione di un controllo effettivo del Parlamento (sulle vicende dell’esecutivo e quindi del concreto governo dell’Europa) è la comparsa di un’ora di interrogazioni con i Commissari nelle sessioni plenarie del Parlamento Europeo. In tali occasioni potranno essere interpellati anche l’Alto Rappresentante dell’Unione per la Politica Estera e la Sicurezza, divenuto una sorta di Ministro degli Esteri dell’Unione Europea in base al Trattato entrato in vigore alla fine del 2009, il Trattato di Lisbona il cui iter è stato tanto tormentato e discusso in ogni paese e in alcuni fonte di lunghe divisioni trasversali agli schieramenti politici.
Sostanziale è anche l’impegno assunto dalla Commissione riguardo al seguito concreto da dare alle richieste di iniziativa legislativa, l’esecutivo europeo infatti sarà tenuto ad informare il Parlamento sulle azioni intraprese entro tre mesi ed a presentare una proposta legislativa entro un anno in conseguenza delle richieste avanzate dal Parlamento Europeo.
Una svolta emerge pure nella questione della politica estera, settore nel quale più problematica è la capacità di controllo da parte dei cittadini e in cui si esprime in maniera visibile la presenza di strutture tipiche dello stato, anche di una nazione di tipo nuovo quale l’Unione Europea: il Parlamento Europeo sarà protagonista dei negoziati internazionali e otterrà lo status di osservatore (attraverso il Presidente della delegazione del Parlamento) nelle conferenze internazionali.
Di questo capitolo, destinato a diventare sempre più significativo, in un pianeta globalizzato dove gli attori macroregionali svolgono un compito di raccordo fondamentale tra stati indeboliti da protagonismi locali e correnti transnazionali di diversa natura, fa parte anche la definizione del Servizio Europeo per l’Azione Esterna (SEAE), argomento apparentemente tecnico, ma in realtà corpo diplomatico che segnerà la presenza concreta dell’Europa e degli interessi dei suoi cittadini nel mondo.
La Commissione Europea, in base agli accordi di cui si è parlato in questo articolo, appoggerà il Parlamento nei negoziati necessari a garantire la piena responsabilità del SEAE davanti ai cittadini, soprattutto con una procedura chiara di nomina dei rappresentanti speciali e degli ambasciatori.
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