• i più letti

  • archivio

  • RSS notizie

    • Si è verificato un errore; probabilmente il feed non è attivo. Riprovare più tardi.
  • fin dove arriva la nostra voce

  • temi

Energie alternative al centro della ripresa in Europa

In Grecia si scommetterà sulle energie rinnovabili per rimettere in piedi il paese, ma l’ecosostenibilità è una prospettiva che l’Unione Europea sta sostenendo nel mondo

Ieri la Grecia ha dato notizia assieme alla UE del suo progetto di far ripartire la crescita socioeconomica anche grazie alle energie rinnovabili, con il progetto Helios, un grande progetto nel fotovoltaico, che la Commissione europea sosterrà rendendone possibile la realizzazione su ben duecento chilometri quadrati del territorio greco.

Ma è l’Unione Europea che nel suo insieme sta mettendo le energie alternative e l’economia ecosostenibile al centro dell’agenda per riportare l’Europa ad una posizione guida negli indirizzi economici dei prossimi decenni: alla fine di marzo Connie Hedegaard (Commissario europeo per il Clima) ha sostenuto un sistema di tassazione che scoraggia l’incremento di CO2.

Su questa materia Stati Uniti e Cina hanno espresso pareri molto diversi da quello europeo, mentre l’Unione Europea si è posta all’avanguardia nel contrasto alle emissioni nocive per il clima, attivandosi in questi anni per migliorare il regolamento delle quote di emissioni inquinanti consentite.

Esiste il problema dei paesi come l’India che stanno attraversando proprio adesso una fase di espansione economica non sempre accompagnata da un livello altrettanto elevato di tutela dell’ambiente, il tema non è facile perchè la crescita industriale sta permettendo in queste nazioni di sottrarre fasce importanti di popolazione alla povertà: ecco perchè la soluzione delle contraddizioni che riguardano la gestione dell’ecosistema non può essere slegata dalla necessità di avviare processi di redistribuzione del reddito in contesti dove questo è estremamente concentrato.

Aldo Ciummo

 

NOTIZIE SU REGIONI E CULTURE DEL NORDEUROPA SUL SITO DI INFORMAZIONE      www.nordeuropanews.it      NORDEUROPANEWS

 

La UE impedisce il mercato selvaggio

Il Parlamento Europeo ha approvato oggi nuove limitazioni al mercato selvaggio ed ha proposto l’introduzione di nuove regole sul debito sovrano

Gli eurodeputati martedì hanno deciso di limitare le vendite allo scoperto ed il commercio in credit default swap (prodotti finanziari noti anche attraverso l’abbreviazione cds e consistenti in assicurazioni verso i fallimenti). L’Europa impone nuove regole che assicurano maggiore trasparenza e vietano l’utilizzo di alcuni CDS, rendendo in pratica più difficile speculare sui paesi in difficoltà. L’attivismo della Unione Europea è in netto contrasto con il ritratto romanzesco di mostro burocratico tracciato dalle forze ultraliberiste e dalle liste di chiusura regionalista che le hanno appoggiate fino ad oggi. E’ comprensibile che gli stessi settori redditieri, corporativi e monopolisto che hanno portato interi paesi in condizioni ben note si oppongano all’Unione Europea, perchè questa è favorevole alla concorrenza ed all’economia sociale di mercato, avendo ereditato questi princìpi elementari dalle grandi nazioni che hanno costruito uno stato compiuto da più lungo tempo, stati protestanti o laici.

L’Unione Europea conserva limiti vistosi, dovuti a squilibri sociali e carenze politiche, ma presenta un importante pregio: aiuta e talvolta spinge attivamente le aree più arretrate culturalmente ed economicamente ad avvicinarsi agli stati rispettosi della concorrenza e avanzati nello stato sociali, paesi alcuni dei quali stanno trainando l’economia del continente (Germania e stati limitrofi) e ne rappresentano valide punte di esempio di organicità dello stato sociale (Regno Unito, Germania), di autonomia dei mezzi di informazione (Regno Unito), di laicità (Regno Unito, Francia). Una Europa trainata in basso da stati che difendono l’accrescimento del proprio debito a dismisura e proteggono la tutela di poche sacche di privilegio e di età (avanzata) invece non avrebbe speranze in un mondo dove anche le cosidette potenze emergenti come la Cina hanno capito (scavalcando alcune tradizionali potenze industriali in dismissione) che puntare solo sulla riduzione delle tutele del lavoro è una strada sicura per il declino di tutti i settori produttivi.

L’attuale regolamento è uno dei mezzi legislativi presentati dalla Commissione per affrontare la crisi finanziaria determinata da settori limitati del mercato e da stati spesso direttamente controllati dai proprietari di fatto di questi settori, in particolare negli stati dove la concorrenza in pratica non esiste. Le vendite allo scoperto ed i credit default swap sono diventati tristemente noti, perchè dipinti inizialmente come fattori di dinamismo del mercato e di supporto ad aree del mercato in difficoltà, si sono rivelati colpi di grazia a situazioni di crollo generate dalla malapolitica come in Grecia e altrove.

Il Parlamento Europeo, tradizionalmente considerato uno strumento della finanza tecnocratica da alcune liste montane che però vi siedono tranquillamente oltre che da alcune delle forze autrici del raddoppiamento del già enorme debito pubblico nel loro paese, di fatto sta difendendo l’Europa dalle speculazioni ed oggi ha introdotto un divieto di commercio di credit default swap allo scoperto, ossia di acquistare contratti di assicurazione sul debito senza avere i relativi titoli (un’operazione che molte incertezze ha introdotto ad esempio nel caso greco quando questi divieti non esistevano). Risultano accresciuti anche i poteri dell’ESMA, l’European Securities and Markets Authority: un segnale che sarebbe stato ora di vedere in precedenza, dato che da una decina di anni a questa parte l’idea di lasciare che il mercato si “autoregolasse” senza altri interventi da parte degli stati che non fossero distruzioni varie di settori pubblici e l’aggiunta di politiche privatistiche che spesso si risolvevano nella creazione di monopòli ha dimostrato la sua debolezza sociale, economica e politica, questo in maniera esponenziale e disastrosa se si guarda agli ultimi tre anni.

Oltre alla legislazione mirata a impedire che i cds vengano acquistati al solo fine di speculare su paesi in difficoltà, si è intervenuti sulle vendite allo scoperto, purtroppo l’intento di regolare decisivamente le più rischiose di queste operazioni non è andata in porto a causa dell’opposizione dei governi nazionali (evidentemente i famosi tecnocrati favorevoli alla finanza tanto cari all’immaginazione di varie liste euroscettiche non stanno solo nelle metropoli federaliste ma anche e forse soprattutto nelle capitali e in qualche capoluogo degli stati componenti): queste regole perciò sono state un pò diluite. Un altro capitolo affrontato in Parlamento Europeo è stato quello della trasparenza, in pratica adesso i supervisori finanziari dovranno essere informati più rapidamente dei cambiamenti dei mercati. E’ importante che l’ESMA sia stata rafforzata nei suoi poteri, in particolare quello di limitare le vendite allo scoperto. Riguardo ai debiti sovrani, gli stati componenti si sono opposti ad attribuire maggiori poteri all’Esma, un aspetto che sarà bene ricordarsi quando si sente ripetere che la UE non prende iniziative efficaci per difendere gli stati dagli eventi macroeconomici: gli stati nazionali, anche in situazioni di emergenza non vogliono dargliene i mezzi. La risoluzione legislativa di cui si parla sulle limitazioni di particolari tipi di vendite è stata approvata con 507 voti a favore, 25 contrari e 109 astensioni ed in codecisione con la Commissione.

Aldo Ciummo

 

NOTIZIE SU REGIONI E CULTURE DEL NORDEUROPA SUL SITO DI INFORMAZIONE      www.nordeuropanews.it      NORDEUROPANEWS  

 

Europa e Stati Uniti nella politica mondiale

 

Giovedì si è svolto l’incontro tra il Presidente del Parlamento Europeo Jerzy Buzek ed il Segretario di Stato degli Usa, Hillary Clinton

L’altroieri Jerzy Buzek ed i rappresentanti dei gruppi politici al Parlamento Europeo di Bruxelles hanno incontrato il Segretario di Stato americano Hillary Clinton. Il tema dell’incontro era l’insieme delle questioni internazionali, che correttezza politica a parte rappresentano un ambito nel quale il ruolo di Europa e Stati Uniti è più importante di quello di molte altre aree.

Difatti, al di là della innegabile ascesa economica di zone geopolitiche come la Cina o l’America Latina, di cui su queste pagine web si è più volte rimarcata la positività per l’affermazione di equilibri multipolari e più stabili, molte di queste crescite del prodotto interno lordo sono ancora attraversate da contraddizioni che attendono difficili soluzioni prima di caratterizzarsi come motori dello sviluppo in senso anche sociale delle intere nazioni coinvolte (così ad esempio è in America Latina), in altri casi ancora ci sono sistemi che, prodotto interno lordo o non, ci mettono di fronte a istituzioni statali (Iran, Cina) capaci di lapidare una ragazza o di sequestrare i parenti di un premio Nobel.

Va detto che, in fatto di chiarezza su quello che è accettabile e quello che non lo è, il Segretario di stato in visita nella UE avrebbe potuto dare delle lezioni all’Europa: forse perchè le istituzioni europee sono ancora in costruzione, forse perchè l’Unione si sente ancora appesa alle forniture energetiche ed alle nuove opportunità di contratti che si trovano al suo oriente, fatto sta che il nostro continente è spesso balbuziente quando si tratta di richiedere il rispetto dei diritti delle donne e dei diritti umani nel loro complesso, e spessissimo muto quando si tratta di porre condizioni per ottenere l’attuazione di questi valori democratici.

Non si ingnorano certo le contraddizioni e le violazioni delle norme internazionali da parte della politica estera degli Stati Uniti, però occorre dare atto, perlomeno nella politica inaugurata dalla attuale Amministrazione Usa, ad un approccio ben definito nel rapportarsi ai comportamenti statali che più stridono con la nostra concezione occidentale del rapporto tra poteri pubblici e cittadini, un atteggiamento chiaro da parte di Obama che ad esempio si è espresso nel prendere le distanze da regimi del Sud del Mondo che, al di là di varie forme aggressive di terzomondismo, ben poco hanno fatto per risolvere gli ostacoli alla partecipazione delle popolazioni allo sviluppo.

Altrove (in Italia ed in modo anche più massiccio in Francia) capi di stato la cui considerazione dei diritti dei cittadini è quantomeno carente da un punto di vista occidentale e da quello stabilito dalle dichiarazioni universali Onu sono stati accolti con vere e proprie celebrazioni.

Ma bisogna cogliere i segnali positivi sia del rafforzarsi del ruolo – e quindi speriamo pure della coscienza – dell’Unione Europea nel pianeta sia le avvisaglie della fine definitiva della tendenza unipolare manifestata dagli Stati Uniti in parte dell’ultimo decennio, fatti indicati anche da scelte come quella di coinvolgere il Parlamento Europeo nella costruzione di legami più stretti tra Europa e Stati Uniti.

Un dato che rafforza le capacità europee nella politica internazionale è la crescita di importanza del Parlamento Europeo nella legislazione e del bilancio, perchè ciò significa più partecipazione dei cittadini ed è questo che rende la politica efficace nella soluzione dei problemi e non progettare sistemi monocratici come di fatto (anche se attraverso una sorta di caos permanente) sta avvenendo in Italia e come sarebbe impossibile e disastroso fare in una realtà complessa e avanzata come la UE.

Il nuovo sistema di diplomazia europea non è un cambiamento cosmetico, ma un processo che porterà le ambasciate dei paesi costituenti ad essere ambasciate dell’Unione Europea e quest’ultima avere un proprio corpo diplomatico preparato per portare avanti assieme agli Stati Uniti un nuovo ruolo, rispettoso del consenso in un mondo diverso dal passato, ma determinato nel non recedere sulle politiche ambientali, la sicurezza energetica, la pacificazione esterna. In questo quadro le differenze vanno affrontate se necessario con durezza ma non bisogna dimenticare quali sono sempre stati i nostri cooperatori più validi ed affini al continente dentro l’Unione Europea, lo Spazio Economico Europeo  e l’Atlantico, sapendo che la politica internazionale funziona se questi si tengono stretti dal punto di vista della progettualità politica, strategica e socioeconomica.

A questo proposito è stata importante la dichiarazione di Buzek che la capacità dell’Europa di parlare con una voce sola sarà precondizione di rapporti più forti verso l’esterno da parte di Unione Europea e Stati Uniti insieme ed è stata indicativa l’affermazione della Clinton (condivisa dagli Europei) che ai Balcani è giusto dare una prospettiva europea realistica ed alla Federazione Russa riconoscere un coinvolgimento pieno nei problemi in comune, ma che di fronte a queste soggettività geopolitiche occorre tenere fissi quelli che sono i princìpi della democrazia occidentale.

Aldo Ciummo

La politica estera indiana guarda ad Occidente

 

In previsione delle sfide che attendono i rapporti internazionali nel 2010 Asia e Occidente vedono intensificarsi i loro rapporti economici, sociali e politici. Al termine del 2009 l’India attraverso il suo Ministero degli Esteri ha espresso apprezzamento per le linee guida della politica statunitense e stilato una lista di priorità dal punto di vista del proprio paese.

Shashi Tharoor, Ministro degli Esteri per gli Affari Esteri dell’India, in dicembre ha sottolineato attraverso una intervista all’International Herald Tribune Magazine le priorità che il suo paese vorrebbe vedere in cima all’agenda dell’amministrazione statunitense, dato che quest’ultima ha una forte influenza sui processi di pace e di ricostruzione economica al centro nel panorama mondiale odierno.

Come la più estesa democrazia nell’Est del Mondo, l’India esorta gli Stati Uniti, tramite le dichiarazioni del Ministro degli Esteri, a rafforzare le relazioni con il Sud del Mondo, contando sulla storia anche personale del nuovo presidente Usa, cresciuto nel Pacifico.

Un’altra richiesta è l’accelerazione del processo di disarmo nucleare, ma con il presupposto che non ci siano stati intitolati ad un maggiore sviluppo in questo settore rispetto agli altri.

Tharoor ha parlato anche di soluzioni multilaterali ai problemi, considerando la natura sovranazionale delle questioni ambientali, sociali e di sicurezza che si trovano sul piatto.

Nel discorso del politico indiano c’è stato posto anche per la riforma delle istituzioni globali: i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza sono ancora quelli scelti in base ad una guerra di sessantacinque anni fa, è stata la considerazione più importante di Tharoor, mentre il Belgio ha, nella Banca Mondiale, un peso maggiore della Cina, sebbene si conosca il peso concreto assunto da Pechino.

L’intervento del Ministro dell’India quindi è stato anche un richiamo ad una iniziativa per organizzare gli strumenti che dovranno risolvere problemi sempre più stringenti e complessi nella consapevolezza della realtà attuale, che non si può più affrontare con un approccio unipolare, laddove invece i centri di influenza socioeconomica, tecnologica, politica, si sono moltiplicati e le questioni si sono internazionalizzate.

SPORT|Quant’è grigio il cielo sopra le Olimpiadi

Pechino, inaugurato il Villaggio, ospiterà 16mila atleti e tecnici. Ma lo smog non dà tregua

il cielo sopra Pechino

L’ARIA E meno male che lo smog era diminuito. Continua il conto alla rovescia alle Olimpiadi e a vederlo, ieri, il cielo di Pechino era un velo grigio e fitto di inquinamento. A poco sembrano essere servite le misure anti smog messe in atto dal governo cinese. Norme anti traffico o, in alcuni casi, chiusura delle fabbriche, la capitale cinese appare sempre più priva di colori. E non è bastata neanche la cerimonia in pompa magna, con tanto di massicce misure di sicurezza, per l’apertura del nuovo villaggio olimpico della capitale cinese.

Nulla è servito a distogliere lo sguardo dei presenti verso quel cielo fitto e nebbioso oltre misura. Sebbene Patrick Schamasch, direttore della Commissione Medica del Cio, ha provato a gettare acqua sul fuoco, affermando che l’aria a Pechino non è peggiore «di altre città che hanno ospitato i giochi, come Los Angeles, Atlanta e Atene». E allora parliamo del villaggio, che forse è meglio. Costruito all’interno di un’area di 66 ettari, nel nuovo villaggio olimpico sono già a centinaia gli atleti che lo hanno iniziato a popolare. La prima delegazione a prenderne possesso è stata la rappresentativa cinese, preceduta da una solenne cerimonia e dall’alza bandiera.Poi è stata la volta della delegazione della Polonia. Per l’occasione erano presenti anche due degli atleti più popolari della Cina, l’ostacolista Liu Xiang e il cestista, stella dell’Nba, Yao Ming.

Soddisfatto il sindaco di Pechino, il dirigente comunista Chen Zhili, che conscio di quanto mediaticamente siano importanti i giochi olimpici, ha augurato a tutti una piacevole permanenza nella sua città: «Cercheremo di soddisfare le esigenze dei tanti appartenenti a tradizioni culturali e religiose diverse». Il Villaggio Olimpico si trova a nord della capitale, nella parte occidentale dell’Olympic Green, a circa venti minuti di cammino dall’avveniristico stadio della capitale. Il vIllaggio è costituito da 42 isolati abitativi che ospiteranno sedicimila persone tra atleti, tecnici e dirigenti, dislocati in novemila stanze. A disposizione dei residenti sono stati costruiti anche un ristorante con una capacità di cinquemila posti e aperto in qualsiasi ora del giorno e della notte.

Ci sono anche negozi, una biblioteca, l’ospedale e una stazione di vigili del fuoco. All’interno del villaggio sarà altresì possibile frequentare corsi basilari di lingua e calligrafia cinese, oltre che poter pregare ognuno nella religione che si preferisce. Infatti sono stati dedicati diversi luoghi di preghiera, tanti quante sono le religioni più rappresentate tra gli atleti. Cristiani, musulmani, ebrei, buddisti e induisti, quando si tratta di sport la Cina non fa distinzioni, tutti uguali davanti al proprio dio. Un muro e due recinzioni per garantire il massimo della sicurezza in caso di eventuali attacchi terroristici. Chiunque vi si voglia addentrare dovrà essere munito di accredito e comunque non potrà esimersi dal sottoporsi a rigidissimi controlli.

Simone Di Stefano – Pubblicato su L’Unità del 28-07-2008

«Lunga vita al Tibet!» e la torcia arrivò in cima al monte

La torcia ha raggiunto la vetta dell’Everst, ma in molti non l’hanno vista

Se non fosse per il fatto che di mezzo c’è il rispetto, l’identità e il futuro di una nazione anonima, quale è il Tibet oggi, potremmo dire « Finalmente, alle 9:18 locali – le 3 di mattina italiane – dopo gli agognati e interminabili giorni passati ad attendere che il tempo migliorasse, la fiaccola olimpica è finalmente arrivata in vetta all’Everest.

Continua a leggere