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Norvegia, il turismo punta sulla varietà architettonica

 

Innovasjonnorway, che si occupa della promozione della Norvegia in Italia, individua nelle opere d’arte disseminate nel paese scandinavo un fattore per attirare visitatori e appassionati di architettura. La capitale Oslo negli ultimi anni è diventata un punto di riferimento in questo ambito.

 

Recentemente Pia Bodhal di Norsk Form, Fondazione per il Design e l’Architettura in Norvegia, ha elaborato un elenco di opere che hanno caratterizzato in profondità la fisionomia di Oslo.

Il Parco Vigeland, il Museo Munch, quello delle Navi Vichinghe e la Galleria Nazionale sono diventati percorsi privilegiati per la scoperta di questa capitale. La parte del leone la fa l’Opera House, che è stata nominata all’Architectural World Festival 2008 di Barcellona “il miglior edificio culturale”. Studio di architetti internazionali, il teatro in marmo bianco e vetro ha attirato molti appassionati di musica.

C’è poi il Centro Nazionale di Danza Contemporanea, Dansens Hus, edificio industriale ristrutturato con effetti artistici di contrasto tra novità e continuità architettonica. Molto apprezzata dalle riviste specializzate è stata anche la Chiesa di Mortensrud, nata nel 2002 con la sovrapposizione di pietre e di mattoni senza l’uso della malta, con il risultato di lasciare spazi al passaggio della luce ed ai suoi effetti estetici.

Riguardo all’arte Oslo vanta un nuovo polo museale che riunisce musei dell’arte, del design e dell’architettura nel National Museum of Art, Architecture and Design. Per chi si concentra sulla capitale Oslo, occorre menzionare il nuovo quartiere, Tjuvholmen, estensione costiera della zona di Aker Brygge, un’area destinata a quanto pare ad un rapido sviluppo.

Le informazioni base sono state tratte da materiale gentilmente concesso da Innovasjonnorway.

Renata Polverini ed Emma Bonino, una competizione che svecchia la politica nella regione

 

La sede della regione Lazio

Le candidature che si sono profilate nel Lazio delineano una situazione nuova, in un’area che (per la presenza della capitale) fornisce indicazioni generali al paese. E sono innovative da almeno tre punti di vista: perchè si presentano in controtendenza al panorama sessista delle istituzioni più visibili, più vicine alla società come si è manifestata in questi anni ed espressione di culture politiche non tradizionali

 

di    Aldo Ciummo

 

Nella regione di Roma i giochi per le candidature sembrano fatti e i volti che sono stati messi in campo appartengono ad una sindacalista di area conservatrice ed a una attivista per i diritti civili che hanno costruito presenze politiche a partire dai luoghi del sociale e del civile nel corso di lunghi anni. Polverini e Bonino rappresentano categorie molto distanti non soltanto dal politico in senso stretto ma anche dall’impresa dello spettacolo o dall’autorità del mezzobusto televisivo, insomma dal personaggio di potere come si è insediato dall’immaginario italiano nel decennio che si conclude.

Si tratta di candidature in qualche modo fuori dal circuito autoreferenziale della politica, perlomeno in misura maggiore di ciò che si vede nel resto dell’attualità delle coalizioni. I personaggi presentati hanno riscosso l’apprezzamento e la vicinanza del pubblico degli elettori, Renata Polverini come rappresentante di categorie del lavoro largamente marginalizzate nel dibattito mediatico, che di queste fasce di popolazione è stata comunque riconosciuta come espressione (da tempo si è dovuto accettare il dato che il sindacalismo di area non di sinistra esiste e conta numeri significativi) ed Emma Bonino come portavoce di un insieme laico di istanze che la portò a sfiorare il dieci per cento in una elezione europea un decennio fa.

Inoltre, l’una per l’appartenenza ad una parte politica tuttora non riconducibile agli “azionisti di maggioranza” del partito conservatore e con sfumature più sociali, l’ex An, l’altra per la provenienza da un movimento “altro” rispetto alle sinistre ed agli apparati tradizionali del mondo progressista, il partito Radicale, le candidate nel Lazio spostano l’obiettivo rispetto al panorama immobilizzato nello scontro tra i due poli, omologhi rispetto alla filosofia iperliberista, ai sistemi di mantenimento degli equilibri e al rapporto con i poteri forti tradizionali in Italia.

In un paese dove l’area “progressista” fatica non tanto a riprendersi dalle emorragie elettorali e dalle disfatte strategiche, quanto ad elaborare una alternativa capace di chiedere sostegno e partecipazione sulla base di proposte, la scelta dell’area “conservatrice” di candidare una donna attiva nel sociale ha probabilmente influito sulla decisione del Centrosinistra di non fare affidamento su un calcolo che sarebbe stato trito e poco efficace (cercare l’appoggio di aree ultramoderate come l’UdC cattolico) e di puntare a propria volta su una novità sostanziale: una attivista che rappresenta una forza, i Radicali, che ha fatto leva più volte sulle idee piuttosto che sul numero, per modernizzare il paese, riuscendovi.

Al di là delle opinioni personali (per quanto riguarda la mia, almeno per chi segue il sito non sarà difficile immaginare una maggiore propensione per la candidatura di Emma Bonino, le cui posizioni laiche, anche da un punto di vista politico, darebbero un segnale culturale di cui c’è bisogno in una Italia che sembra rinchiudersi in uno strano pensiero unico a metà tra l’iperliberismo e le culture ultra tradizionali della chiesa e dei partiti) entrambe le scelte segnano una discontinuità concreta e non soltanto perchè in controtendenza col sessismo dominante. Anche la novità di una candidatura importante proveniente dal mondo del lavoro in uno schieramento conservatore va verso una laicizzazione, auspicabile, della politica italiana e di un suo parziale riavvicinamento alla società.

Bjarne Reuter, noto autore danese, pubblica in Italia il suo ultimo libro “L’impostore umbro” con la casa editrice Abramo

Bjarne Reuter è uno dei più grandi scrittori danesi contemporanei, il suo ultimo romanzo parla dell'Italia da diversi punti di vista e la sua diffusione si inscrive nel quadro di una generale scoperta di opere, anche cinematografiche, provenienti dall'area scandinava

Noto soprattutto al pubblico danese e scandinavo, l’autore è apprezzato anche in molti altri paesi e ora viene proposta ai lettori italiani la sua ultima opera, ambientata nel Medio Evo e intrecciata delle credenze e delle storie di potere e di conoscenza che rendono affascinante per molti le vicende dimenticate della penisola.

 

Bjarne Reuter è uno dei più grandi scrittori danesi contemporanei. Tradotto in undici lingue e molto noto in tutti i paesi scandinavi, è un autore di teatro e di cinema e tra gli scrittori nordici è uno dei più valorizzati dai registi cinematografici contemporanei, tra cui Bille August.  Particolarmente famoso in Danimarca, Reuter risulta un autore molto conosciuto anche fuori dalla Scandinavia.

In Israele l’ultimo libro pubblicato è stato a lungo nella lista dei bestseller e in tutti gli altri paesi in cui è stato tradotto sta trovando riscontri nel pubblico e da parte della critica. Come romanziere Reuter è uno scrittore nuovo per il pubblico italiano.

La casa Editrice Abramo sta proponendo al pubblico italiano “l’Impostore umbro“, ambientato nell’Italia medievale del XIV secolo e dedicato al nostro paese da più di un punto di vista. Nella storia, un uomo è a un passo dalla realizzazione della ricetta della vita eterna. 

E’ il 1348, quando Giuseppe Emanuele Pagamino, nel romanzo, sfida la Chiesa cattolica. “È un profanatore di tombe, un impostore, un assassino, un ladro, un eretico eppure mette in allarme il Papa ad Avignone, il vescovo a Lucca e i cardinali a Roma. La sua vita si regge in bilico sull’orlo dell’abisso. Ma chi tiene una mano sulla testa di Giuseppe ha tutt’altri piani per L’impostore umbro. Piani più grandi della vita stessa” questa è la descrizione che Mauro Minervino dà del protagonista.

Bjarne Reuter da parte sua ha affermato: “Non mi sono mai riconosciuto né in un’etichetta né in un genere preciso. Ho sempre goduto del privilegio di scrivere quasi in tutti i generi nel tentativo di affrontare nuovi mondi e nuove forme espressive come la scrittura teatrale e cinematografica e di sedici dei miei romanzi è stato fatto un adattamento filmico. Scrivere è per me un processo di ricerca che dura tutta la vita, e quando ho scritto L’impostore umbro ho sentito di aver fatto un grande passo in avanti”. La post-fazione del libro è di Carola Scanavino.

Aldo Ciummo