• i più letti

  • archivio

  • RSS notizie

    • Si è verificato un errore; probabilmente il feed non è attivo. Riprovare più tardi.
  • fin dove arriva la nostra voce

  • temi

McGuinness preme per l’accelerazione delle riforme in Ulster

MARTIN MC GUINNESS

Martin Mc Guinness esemplifica nella sua figura le controverse vicende che hanno portato l'Ulster a superare la fase più difficile dello stallo in cui erano rimasti impantanati gli accordi tra le parti contrapposte: per anni coinvolto nell'attività illegale dell'IRA (che per una parte della popolazione rappresentava però una protezione dallo stato militare in cui si trovava la provincia contesa) in seguito si è impegnato politicamente perchè i cattolici irlandesi raggiungessero una effettiva parità di diritti non più attraverso la guerriglia, ma con mezzi politici nel contesto delle riforme promosse da Londra

Il timore in Irlanda del Nord è che il processo di pace subisca una involuzione se il governo in cui gli opposti partiti convivono non mette presto in moto le riforme da cui dovrebbe scaturire la normalizzazione definitiva dell’Ulster

 

 

Il vice primo ministro dell’esecutivo dell’Ulster, Martin McGuinness, ha affermato in settimana che se non si raggiunge un accordo entro la fine di dicembre in materia di giustizia e sugli altri temi sensibili nella provincia irlandese del Regno Unito, tutto il processo in atto potrebbe arenarsi.

 Il Governo di Londra ha poggiato sul piatto molti fondi per persuadere gli attori della scena politica ad andare avanti per arrivare al funzionamento del governo autonomo di Stormont, come previsto dagli Accordi del Venerdì Santo, ma il Democratic Unionist Party guidato oggi da Peter Robinson, Primo Ministro dell’esecutivo nordirlandese, frena ancora.

Il Viceprimo ministro, Martin Mc Guinness, appartenente allo Sinn Feinn, spinge per giungere quanto prima alla effettiva realizzazione dell’autonomia nella provincia, che oggi significherebbe il pieno coinvolgimento della parte che nella storia recente dell’Ulster è stata ai margini, i cattolici. I protestanti viceversa si chiedono quanto il futuro istituzionale dell’Ulster li tutelerà, nell’eventualità della riunificazione irlandese.

Si registrano ancora diffidenze nell’area lealista protestante, cosciente che trarre tutte le conseguenze dagli Accordi significa legittimare una forza politica, lo Sinn Fein, che rappresenta l’eredità dello sforzo di emancipazione anche armato da parte nazionalista irlandese e da parte dei quartieri popolari. Inoltre il Democratic Unionist Party (protestanti) deve fare i conti con la crescita dei dissidenti che non accettano il declino dell’Union Jack nel nord Irlanda, fenomeno che a sua volta non può essere spiegato soltanto con l’estremismo, ma è dovuto ai timori di una parte della popolazione, ancora una volta specialmente le fasce più umili economicamente, che sente crearsi una situazione di accerchiamento.

Il Primo Ministro del Regno Unito, Gordon Brown, sta cercando di trovare un accordo tra Sinn Feinn e DUP, perchè, a causa della particolare storia dell’Ulster, proprio sulla capacità degli ex nemici di gestire insieme anche la giustizia si misurerà la solidità degli accordi di pace e dell’architettura istituzionale escogitata undici anni fa dal Good Friday Agreement, l’Accordo del Venerdì Santo. E un governo indebolito come quello dei Laburisti in Inghilterra per riprendere fiato avrebbe molto bisogno di un successo diplomatico come la soluzione dei problemi nordirlandesi.

 

Aldo Ciummo

L’odio settario morde ancora Belfast, va avanti il contrasto ai dissidenti armati

 

Sfilata dello Sinn Féin a Dublino, autunno 2005

Bambini con la divisa dell'Ira sfilano al Make Partition History di Dublino, Autunno 2005, FOTO di Aldo Ciummo, I ricordi dolorosi del passato recente e remoto sono stati introiettati anche da gran parte delle giovani generazioni, che ormai vanno verso un approccio costruttivo, promosso pure dai due opposti colossi politico-nazionali del Nord Irlanda, Sinn Féin e Democratic Unionist Party, entrambi coinvolti in passato nella deriva paramilitare dell'Ulster

In Ulster si cerca di evitare un’escalation dopo che dieci giorni fa una bomba ha ferito una agente di polizia, a più di dieci anni dall’entrata in vigore degli accordi di pace

 

Da giorni e giorni l’Ulster si interroga e si impegna in operazioni di polizia ed iniziative culturali per superare il trauma dei disordini politico-religiosi che sembrano riemergere dall’ombra del passato e trattenere con la paura una provincia perennemente in bilico tra l’Europa e i suoi fantasmi territoriali.

Il 16 ottobre 2009, come in un vecchio film con Daniel Day Louis, una donna, un agente di polizia, compie il semplice gesto di mettersi alla guida ed una bomba esplode. Ipotesi confuse si rincorrono, quello che è chiaro è che l’odio settario morde ancora la stupenda città di Belfast, sede universitaria e cosmopolita, il cui piccolo centro turistico è circondato da sobborghi dove Guglielmo D’Orange raffigurato sulle pareti vicino all’effige dei lealisti caduti e l’effigie di Bobby Sands che sorride triste da una casa che fa angolo tra due quartieri ricordano ancora ai loro abitanti che questa è ancora la città dove in periferia il 97% delle persone abita soltanto vicino ad altri cattolici o ad altri protestanti, e che in mezzo ci sono diciassette muri, più uno che corre sottoterra in uno dei principali cimiteri urbani.

L’Ulster sta cambiando, certo, con l’accordo del Venerdì Santo del 1998 e la sua applicazione a partire dalla primavera del 2007, con una coabitazione a mala voglia tra quelli che sulla opposizione alla tregua hanno costruito forze capaci di scavalcare gli altri partiti. Le fazioni hanno consegnato le armi (come ha fatto lo Sinn Feinn, cattolico e “sociale” legato all’Ira) o comunque le hanno abbassate (così il Democratic Unionist Party del reverendo Ian Pasley, che è riuscito a catalizzare intorno all’integralismo presbiteriano l’orgoglio degli scozzesi legati ai gruppi armati). Il governo di unità nazionale è stato uno dei passi che ha accompagnato la società verso lenti progressi, di cui l’apparizione, sia pure minoritaria, di nuove liste estranee alla divisione settaria in occasione delle ultime consultazioni europee, liste come la nuova sinistra laica ed ecologista, è stata un’avvisaglia.

Ma in alcuni quartieri gruppi dissidenti dell’Irish Republican Army, come la Real Ira e il Continuity Ira (autrici di altri attacchi dinamitardi negli ultimi mesi) o noccioli duri delle milizie lealiste quali il Loyalist Volunteer Force (LVF) hanno ancora dalla loro il risentimento di una provincia spaccata a metà fin dal 1690, quando gli orangisti protestanti ebbero la meglio nella lotta per la corona della Gran Bretagna, Irlanda compresa. Poi la partizione tra Nord e Sud nel 1920, l’Ulster (formato dalle sei contee del nordest) restava nel Regno Unito, a carissimo prezzo. La minoranza cattolica continuava a lottare per unirsi al sud, il governo autonomo protestante la escludeva da tutte le decisioni affidandosi al fortissimo senso di appartenenza dei lealisti favorevoli al governo britannico.

Negli anni ’50 e ’60, organizzandosi in gruppi per i diritti civili mutuati da quelli dei neri in America (che gli emigranti irlandesi conoscevano bene) i nazionalisti riuscivano ad ottenere delle formali garanzie, i paramilitari lealisti reagivano attaccando i quartieri “verdi”, l’Irish Republican Army rispondeva con gli attentati. Nasceva la potenza militare dell’Ira, che gli irlandesi dell’Ulster in crescita demografica cominciavano a vedere come l’unico riparo contro l’oppressione militare, e iniziavano i guai per il Regno Unito, le cui politiche di pace si scontravano con una situazione sul campo cristallizzata da decenni e aggravata dall’ostinazione di quella parte dei protestanti convinta che “la corona” andasse difesa contro l’Ira e gli irlandesi e contro tutti, anche contro il governo di Londra. Dopo la morte di Bobby Sand in carcere per sciopero della fame nel maggio del 1981 la situazione cambiò, i nazionalisti crebbero politicamente ed elettoralmente, il Regno Unito spinse i lealisti ad essere più realistici e evolversi in vista di accordi tra le due comunità.

Oggi i cattolici irlandesi sanno che presto non saranno più una minoranza, la loro crescita demografica è più alta e contano su un rapporto privilegiato con l’immigrazione europea, specie dell’est, i protestanti sanno che il futuro dell’UK e dell’Ulster è nella Ue, come quello dell’Irlanda. Ma quando il futuro fa paura, la comunità offre delle certezze, anche qualora queste siano rappresentate dai murales dei parenti morti. E’ indicativo che nelle ultime elezioni europee il DUP, forza politica del “duro” Paisley, non è riuscita ad eleggere nessuno ed è stato scavalcata per la prima volta dallo Sinn Feinn, ma solo perchè molti voti dei lealisti sono andati al Traditional Unionist Voice, che ha raccolto un 13% di voti (riferito al solo voto della comunità protestante significa quasi un quarto dei voti) sulla base della opposizione ad oltranza agli accordi di pace ed alla coabitazione di governo.

Aldo Ciummo

INTERNAZIONALE|David Armstrong, uno dei volti della diaspora nordirlandese

Prete presbiteriano, a Limavady venticinque anni fa porto’ gli auguri di Natale agli “avversari cattolici”, le minacce degli estremisti della sua parrocchia lo costrinsero all’esilio

di Aldo Ciummo

Domenica scorsa David Armstrong ha visitato l’Uster, dove era gia’ tornato anni fa ma dove per venticinque anni non ha quasi potuto farsi vedere. Nel 1983 porto’ gli auguri di Natale in una chiesa di cattolici che aveva subito un attentato: lui era un prete protestante e per alcuni dei suoi parrocchiani, a Limavady, quello era un tradimento.

Le minacce dei lealisti piu’ oltranzisti, difensori della presenza britannica nel nordest dell’isola e dell’isolamento dei nazionalisti cattolici lo costrinsero a riparare in Inghilterra con tutta la sua famiglia, lo scontro religioso d’altronde e’ sconosciuto nel resto del Regno Unito come nell’Eire, e’ un caso unico in Europa, che si e’ rifugiato a lungo nella provincia dell’Ulster, mostrando ancora i suoi strascichi, come il voto dei consiglieri unionisti protestanti della citta’ che la settimana scorsa ha ribadito che questo religioso, protestante come loro, non e’ gradito a Limavady, dove oramai potrebbe anche tornare.

Armstrong, tuttura prete protestante ma nella contea di Cork nell’Irlanda del sud, dove la stragrande maggioranza della popolazione e’ cattolica, ha recentemente dichiarato di essere stato aiutato ad affrontare l’esilio da un cardinale cattolico, Tomas O Fiaich, il quale non ha voluto che questo gesto fosse rivelato finche’ era in vita (O Fiaich e’ morto ormai da molti anni).

Il caso di David Armstrong, rimasto sempre nella propria comunita’ culturale di origine e a lungo minacciato da una parte di questa, tanto da non sentirsi in grado di tornare nella cittadina dove viveva, il supporto fornito da O Fiaich, appartenente ad un’altra comunità, sono lo specchio degli sforzi che una gran parte della società nordirlandese ha portato avanti per arrivare all’attuale processo di pace e delle difficoltà che minoranze organizzate e pregiudizi diffusi tuttora frappongono alla piena pacificazione.

L’esecutivo dell’Ulster che dovrebbe permettere ai rappresentanti delle due opposte forze maggiori di lavorare insieme è di nuovo fermo, ormai da più di tre mesi.

di Aldo Ciummo