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SOCIALE|ROM…ANTICAMENTE ZINGARI

I Rom e gli stereotipi che rappresentano un popolo sconosciuto

Nei giorni in cui si assiste a roghi di campi, a drammatici sgomberi di cui le prime vittime sono i bambini, a comportamenti violenti ai danni di una intera popolazione, l’Associazione Duncan 3.0, con il Patrocinio della Provincia di Roma,  presenta ROM….ANTICAMENTE ZINGARI. Una iniziativa che coinvolge istituzioni, associazioni e i rom in prima persona, per confrontarsi, discutere di politiche sociali, ma soprattutto per conoscere e  illustrare la cultura rom, dal viaggio fino ai suoi istituti culturali fondanti (l’arte, l’assetto sociale, gli anziani, la musica, la danza…) e fare una panoramica di come le comunità rom sono distribuite sul nostro territorio.

Il video realizzato dall’associazione Duncan 3.0 vuole offrire al pubblico la possibilità di conoscere la cultura rom da una prospettiva diversa rispetto a quella comunemente lasciata passare sui media ed affrontare con autorità politiche e personalità del sociale un tema quanto mai attuale.

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SOCIALE|Le foto del Campo Rom di Casilino ‘900

Le foto del giorno della partita Italia-Romania vista assieme ai rom del campo Casilino ‘900

Simone Di Stefano

L’attesa per l’inizio della seconda partita dell’Italia agli europei è tutta un programma. I bambini preparano la tribuna con le sedie che fino ad alcuni minuti prima erano accatastate a un angolo e prive di funzione. Poi arriva la tv, i grandi prendono posto. Loro si che tifano per l’Italia. E comincia la festa: «1-0 per l’Italia, non 2-0», dice uno dei ragazzi accorsi dopo l’inizio del match, e così per tutto il primo tempo.

Una troupe di Studio Aperto (perché colleghi così simpatici spesso poi fanno dei servizi da cani? Forse i loro redattori, il loro padrone…) e un reporter della tedesca Rtl. Con amarezza devo dar ragione al tedesco, che dice:«E’ una ffercògna. La colpa di tutto questo schifo (riferendosi ovviamente all’abbandono di questo campo) è da dividersi a metà con Berlusconi e i governi di centrosinistra. E se poi vogliamo andare in profondità, allora l’amministrazione di Roma negli ultimi vent’anni è stata tutta di centrosinistra. Io sono democratico, ma mi chiedo perché qui Veltroni non ci ha mai messo piede e Alemanno si?».

E come dar torto all’amico teutonico? Certo poi quando comincia a fare discorsi del tipo: «Non ce la faccio a tifare Italia, tiferò contro», allora sarebbe stato da invitarlo a prendere la sua telecamerina e fare il suo lavoro, che forse gli riesce meglio che non parlare di calcio. Alla fine è un 1-1 che non accontenta nessuno ma almeno fa dormire sonni tranquilli ai tanti romeni residenti a Roma. Ma quì a Casilino ‘900 sono tutti delusi, volevano una vittoria netta, schiacciante, perché anche se a modo loro sono tutti azzurri dentro.

REPORTAGE|Italia-Romania, lo strano «derby» al bar del Trullo

Tensione nel luogo dove due anni fa i romeni vennero aggrediti. Festa nei campi Rom dove la maggioranza tifa per gli Azzurri.

«Ma quale Italia-Romania noi tifiamo per la Roma». In via Candoni i gitani si dividono tra le due nazionali

Il bar c’è ancora. È l’ambiente a essere cambiato, forse come tutto il Trullo. Due anni fa il punto di non ritorno: una ventina di ragazzi italiani entrarono nell’esercizio di via Monte delle Capre e aggredirono i rumeni, abituali frequentatori. Poi diedero fuoco a tutto. Si giustificarono definendola una spedizione punitiva nata da un insieme di ingiustizie e angherie; i rumeni risposero accusando gli italiani di intollerenza. Ora gli uni sono da una parte, mentre gli altri restano quasi tutti chiusi in casa; solo in pochi azzardano la frequentazione del bar. Specialmente ieri in occasione di Italia-Romania. E chi «osa» sa bene che non deve proferire verbo: con ancora le mani sporche di calce e il cappello impolverato, si siedono fuori, lì dove partì la scazzottata dell’ottobre del 2006.

Non esultano, nonostante le occasioni favorevoli a Mutu e compagni, parlano a bassa voce e non si guardano mai negli occhi, preferiscono un sussurrio asettico. Ma bevono, e molto. Con alcuni ragazzi del posto che a mo’ di ronda passano e li guardano, mentre altri gli stanno intorno come a rimarcare l’appartenenza del territorio: il Trullo è loro, e fanno di tutto per dimostrarlo. E non sono i soli.

Poco lontano, a circa 300 metri, c’è un club, frequentatissimo, dove anche le donne sono una rarità: anche loro si sono sistemati in strada, un gesto che una volta poteva apparire come un invito alla condivisione; un invito agli avventori casuali a fermarsi e a vivere insieme un momento «nazionale». Eppure, tra un’azione di De Rossi, una parata di Buffon e il pericolo-Mutu, a turno si guardano intorno e bisbigliano: ma quello lo conosci? È dei nostri?. Anche loro sotto voce, appunto. Fino a quando l’attaccante della Fiorentina segna e qualcosa si incrina: «Rumeni di merda! Dove siete?». Urlano in tanti. Mentre i loro esultano rendendosi finalmente visibili.

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