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Cosa vogliamo noi progressisti per l’Italia

Si sta votando in diverse città italiane e il risultato, in combinazione con la crescita a sinistra in Francia e Regno Unito può influire sulla politica italiana

 

di  Aldo Ciummo

Questo fine settimana si vota in diverse città italiane, alcune molto importanti. Il risultato potrà influire sulla vita politica italiana soltanto se la partecipazione popolare darà mandato ad una vera opposizione politica, capace di contrapporsi all’alleanza dei poteri forti rappresentata da PDL e dai resti del Centrodestra e subìta passivamente dal PD.

Le forze che hanno causato la crisi economica globale con la loro firma in bianco in favore del liberismo selvaggio e con le politiche di destra conservatrice, spesso appoggiata da liste xenophobe e nostalgiche che hanno contribuito a peggiorarne i singoli provvedimenti, sono organizzate nella società e non potranno essere certo scalzate, dalle posizioni che hanno acquisito, con delle semplici invettive (e agglomerati di intenzioni complessivamente buone ma contraddittorie e confuse) messe in piedi da comici e altri intrattenitori, da quelli usciti direttamente dai teatri fino a quelli che fino a oggi hanno fatto show razzisti sulle sponde di qualche fiume veneto o lombardo, passando per i tutori della legge che appoggiano leggi elettorali per tagliare fuori i partiti minori: stelle varie e liste civiche, leghe e difensori dei valori (non si è ancora capito se di sinistra o di destra) continueranno a fare quello che hanno fatto fino ad adesso, rumore, mentre la gente ha i problemi veri.

Nelle forze politiche rappresentate in Parlamento e nelle regioni di progressisti ne sono rimasti sfortunatamente pochi: qualche frangia di sinistra del Partito Democratico, (convertito per tutto il resto al rigore solo per i molti che lo hanno già assaggiato nel ventennio del centrodestra), il Partito della Rifondazione Comunista e la Fiom, il movimento di Sinistra e Libertà e parte delle nuove liste e qualche esponente delle altre forze di sinistra, più i partiti minori come i Verdi.

I progressisti vogliono poche cose semplici per l’Italia, cambiamenti di cui anche l’Europa nel suo complesso ha un grande bisogno ma nei quali il resto della UE è molto più avanti, spesso anche quando in Germania e negli altri paesi governa il Centrodestra: i progressisti, oggi confinati nell’estrema sinistra (Sel, Prc, ambientalisti) pensano che le tasse vadano pagate, perchè esistono anche gli altri, ma che vadano riscosse in maniera progressiva, non all’inverso, come accade oggi, con grandi patrimoni che non sono intaccati minimamente, redditi enormi che vengono spezzettati in diversi paesi per pagare meno del dovuto ed uno squilibrio di opportunità che si aggrava ogni giorno all’interno della popolazione.

I progressisti vogliono che, come hanno fatto con successo Germania e Finlandia, le crisi vengano affrontate attrezzando le nuove generazioni con gli strumenti più efficaci in tempi in cui si approssima un futuro complesso: con il potenziamento con l’istruzione e non con il suo smantellamento per investire in navi e aerei militari, come fa l’Italia. Una politica progressista non regala le città ai costruttori vicini alla chiesa maggioritaria, perchè ritiene invece che la valorizzazione dell’ambiente sia un investimento molto più vantaggioso. La sinistra, favorevole ad una prospettiva di progresso, considera un valore aggiunto l’integrazione dei nuovi cittadini, a cui vergognosamente viene negata la cittadinanza anche quando nascono qui, nella nostra Europa, studiandovi e lavorandovi per anni.

I progressisti non accettano che la società sia divisa in caste, come di fatto sta avvenendo in una società come quella italiana dove tutte le statistiche (soprattutto quelle internazionali) indicano che le diseguaglianze crescono e che lo stato non pone neppure nella sanità, nella giustizia e nell’istruzione strumenti minimi di tutela delle pari opportunità, il progressismo politico infatti ritiene un pericolo la crescita del razzismo e del maschilismo che si fa strada in questa disgregazione della società guidata da un mercato senza controllo, ma un’altra cosa che tutti coloro che sono di sinistra distinguono chiaramente è questa: gli attuali equilibri non possono essere sostituiti da nulla di decente se questo pretende di nascere da agglomerati opachi di manie di protagonismo, di capipopolo che fanno finta di non sapere che la fiscalità può essere riformata ma non sparire, che si arrogano il diritto di istigare ad una parodia di far west che favorisce solo le tendenze di destra, che non hanno progetti che non assomigliano ad una specie di autoritarismo in erba.

Per questo, in occasione delle consultazioni elettorali, tutti fanno bene come sempre ad ascoltare il proprio senso di responsabilità ed almeno per chi si riconosce nella sinistra e nei valori di tutela del lavoro, difesa dell’ambiente, promozione dei diritti (che hanno permesso alla sinistra progressista nelle sue varie espressioni istituzionali o movimentiste di far crescere l’Italia dal secondo dopoguerra ad oggi) questo significa votare effettivamente a sinistra, per Prc e ambientalisti, per Sinistra e Libertà, per gli esponenti democratici credibili, a seconda delle diverse situazioni amministrative, che non si può nascondere sono differenti da un quadro nazionale.

Come la nuova affermazione di un esponente della sinistra ha dimostrato nelle primarie a Genova, l’appiattimento sulle politiche di destra perseguito a tutti i costi dai maggiori partiti di origine progressista non ha più grandi spazi di manovra. La maggioranza degli italiani come degli europei vuole più equilibrio sociale e più prospettive economiche, i progressisti e la sinistra vogliono un progetto in tal senso.

 

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L’Europa va avanti

La Grecia nonostante le fortissime pressioni sulla popolazione sceglie l’Europa, in Germania il nuovo presidente della Repubblica esprime l’impegno per la libertà in Europa

Si può essere ottimisti sul cammino dell’integrazione in Europa, se, come attestano i sondaggi che giungono dalla Grecia, la stragrande maggioranza dei cittadini di questo stato messo a dura prova dalle discutibili libertà della finanza internazionale e da una interpretazione a dire poco miope del rigore da parte della UE è ancora a favore dell’Unione Europea. I greci si sforzano di trovare una alternativa alla gestione che ha condotto il paese nella situazione attuale e nel novanta per cento dei casi non se la prendono con l’Europa. Il settantacinque per cento dei cittadini del paese attanagliato dalla crisi finanziaria vuole restare nell’euro.

Ciò significa che, come alcune delle ultime elezioni svoltesi nel continente hanno evidenziato, l’euroscetticismo populista di destra non attecchisce nell’area geografica che, assieme agli Stati Uniti d’America, ha più difeso la democrazia come incontro di equilibrio sociale, economia sociale di mercato, libertà regolata d’impresa e diritti individuali. Fino a oggi, nè la collettività nè i singoli hanno mai fatto molti progressi nelle aree geopolitiche che si sono affidate alle teocrazie (Iran) ed agli statualismi (Cina) oppure che sono rimasti condizionati dall’integralismo liberista del mercato, come è avvenuto spesso in America Latina e purtroppo continua ad accadere in molti stati del Sud del Mondo per responsabilità che coinvolgono anche importanti settori dell’Occidente. Anche quella sorta di riedizione sovietica in forma di mercato con stato monopolista (Federazione Russa) che vediamo alle porte dell’Europa frena ancora milioni di persone, in forme diverse dal passato,  e i nazionalismi ed i populismi di destra ne sono solo una variante peggiorativa.

Una novità degna di nota è la scelta di un presidente come Joachim Gauck in Germania, che è stato il candidato di Socialdemocratici e Verdi e che, per la sua autobiografia, rappresenta nello stesso tempo l’Unione Europea che non si è mai piegata agli autoritarismi, fascisti o sovietici che fossero, e la comunità civile europea consapevole del fatto che i diritti politici e sociali si costruiscono in un orizzonte concreto, un concetto che bisognerebbe spiegare alle istituzioni europee, oggi che queste pensano di incoraggiare il futuro dei cittadini greci spingendo il governo della Grecia a tagliare i redditi di impiegati e operai che stanno perdendo la casa ed a licenziare persone in uno stato dove i negozi chiudono. Joachim Gauck era attivista per i diritti civili nella ex repubblica popolare tedesca nell’est e c’è da augurarsi che la sua influenza in uno stato che con Angela Merkel come Primo Ministro ha già fatto molto per l’Europa porti la Germania a fare ancora di più, correggendo l’impostazione concentrata sul ruolo della moneta e dei parametri finanziari, che rischia di accentuare la distorsione a sfavore delle tematiche sociali in atto.

L’opinione tuttora europeista della maggior parte dei greci, dei tedeschi che hanno fatto scomparire nelle recenti consultazioni i partiti che come i liberali avevano puntato sull’antieuropeismo, dei finlandesi che hanno archiviato nelle presidenziali l’euroscetticismo, indica che i populismi di destra sono sempre più deboli e che l’Europa non deve ridare spazio alle forze che la danneggiano, siano queste rappresentate dai nazionalismi euroscettici e dai razzismi leghisti o dagli autoritarismi dell’ultraliberismo e dei monopòli di stato, come la sinistra non deve lasciare spazio ai populismi di destra assimilandosi al liberismo ed abdicando al proprio ruolo di progressismo.

L’Unione Europea deve sviluppare la sua azione sociale, promuovendo la concorrenza delle migliori pratiche, l’integrazione degli immigrati, la coesione al proprio interno e la partecipazione dei territori (che non vanno affossati come sta avvenendo con la Grecia, ma rafforzati attraverso un maggiore equilibrio della redistribuzione del reddito e della produzione) attraverso il sostegno all’istruzione ed alla formazione, all’iniziativa ed alla cooperazione. La sinistra non deve rincorrere modelli falliti di filosofia politica (il liberismo), che hanno destrutturato la società da una parte e dall’altra dell’Atlantico, ma associarsi allo sforzo che viene portato avanti sia negli Stati Uniti che in Europa per rendere lo sviluppo sostenibile socialmente e a livello ambientale e promuovere la redistribuzione e la partecipazione. L’Europa e l’occidente hanno le capacità ed i mezzi per fare questo lasciandosi alle spalle le epoche di Reagan e di Bush e riportandosi al centro dello sviluppo e della diffusione dei diritti sociali e civili.

Aldo Ciummo

 

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La cultura del verde pubblico in Svezia

Fino al 18 settembre va avanti l’esposizione di vivai provenienti da ogni parte di Europa e anche da altri continenti al “Parco dei Daini” di Villa Borghese

  Il 16 settembre l’associazione culturale “La Conserva Della Neve” ha presentato una esposizione di vivai da collezione europei, con artisti del paesaggio internazionali, al “Parco dei Daini” di Villa Borghese. Il Giardino dei Daini è caratterizzato dai viali delimitati dalle opere di Pietro Bernini e dal figlio Gian Lorenzo Bernini: fino alla fine del milleottocento c’erano gazzelle e daini, che hanno poi dato il nome a questo spazio.

 Il pubblico ha qui la possibilità di acquistare varie specie, prodotte da vivai specializzati.   All’interno dello spazio espositivo si troverà una installazione di Sonia Santella che rappresenta un giardino svedese: dall’inizio del millenovecento, nel nord del continente l’architettura degli esterni è stata protagonista di un cambiamento non indifferente, caratterizzato dalla valorizzazione degli spazi funzionali ai bisogni della cittadinanza piuttosto che alla rappresentazione delle istituzioni. Slow Food Roma ha collaborato alla mostra, presentando in questo spazio attività per i giovanissimi e dibattiti.  

 Di grande interesse è la presenza, all’interno della iniziativa che andrà avanti fino a domani (domenica 18 settembre) compreso, dell’Atelier le balto, un gruppo di architetti francesi che ha sede a Berlino e che dal 2000 si muove al confine tra arte e architettura del paesaggio. Un’altro progetto che sta avendo visibilità nell’ambito della esposizione è “Mille orti in Africa” presentato da Slow Food, con John Kariuki, kenyano.  Oltre che il Kenya, l’iniziativa riguarda Uganda e Costa D’Avorio. L’istallazione svedese ha avuto il sostegno dell’Ambasciata della Svezia a Roma, nel quadro di una serie di iniziative con le quali l’istituzione porta avanti i rapporti culturali tra la nazione nordica ed il nostro paese.

Le terriere colorate e gli alberi da frutto decorativi fanno parte di una tradizione di diritti alla fruizione dell’ambiente che si è sviluppata attraverso norme codificate a partire dalla seconda metà dell’ottocento e che in particolare agli inizi del novecento ha portato alla nascita di associazioni e gruppi di volontariato favorevoli alla possibilità da parte di ognuno di coltivare questo hobby.

Aldo Ciummo

Governo Europeo, meglio tardi che mai

Coordinamento effettivo dei paesi componenti la UE, capacità di influenzare coattivamente gli stati, risorse dalle transazioni: a iniziare prima si sarebbero evitati parecchi danni

di   Aldo Ciummo

 La paura fa novanta davanti alla prospettiva di vedere ancora stati che raccontano ai loro cittadini che va tutto bene e poi si vedono imporre manovre obbligate dall’aver rimandato riforme e iniziative per anni se non per decenni: Nicolas Sarkozy e Angela Merkel chiedono un vero governo economico per la UE, in particolare per la zona euro che dovrebbe gestire sè stessa riunendosi in maniera più stabile ed efficace.

Italia e Spagna come è noto non sono Portogallo e Grecia, trovare sorprese nei conti a Roma significherebbe spargere guai grossi in tutto il continente. La Germania ha potuto fare tanto ma non può fare tutto, come dimostra la frenata della sua economia, non estranea alla consapevolezza internazionale che su Berlino grava l’incombenza di garantire per i debiti di tutti, inclusi alcuni che negli ultimi anni hanno dato poche prove di responsabilità.

Germania e Francia hanno proposto come presidente stabile di questo eurogruppo rafforzato da compiti effettivi di governo economico Herman Van Rompuy, attuale presidente del Consiglio Europeo e hanno chiesto di inserire nella Costituzione europea un vincolo che obblighi a raggiungere il pareggio di bilancio. Una richiesta che non è un sopruso tecnocratico verso i paesi che hanno dei debiti da pagare ma una tutela verso quelle nazioni che stanno pagando già troppi debiti degli altri.

Volere che questo avvenga a partire dal prossimo anno significa difendere l’Europa da comportamenti distruttivi. L’elaborazione e l’applicazione delle manovre che rendono possibile avvicinarsi al pareggio di bilancio non riguarda affatto l’imposizione di regole da parte della BCE e dell’Unione Europea, dipinte con tinte romanzesche come entità distanti e aggressive da alcuni gruppi folcloristici rappresentati in Parlamento in Italia, difatti è tutta interna al Governo la scelta che vorrebbe togliere appena l’uno per cento ai capitali recentemente coperti da scudo fiscale, mentre i comuni cittadini saranno molto presto in grado di sperimentare che a loro viene tolto qualcosa di più in percentuale, tra imposte indirette e tagli ai servizi.

Quanto alla Tobin Tax, che è costata etichette di sovversione e di ingenuità a tutti quelli che la proponevano in tempi in cui al liberismo estremo non si potevano nemmeno accennare critiche, adesso i rappresentanti degli stati fondanti dell’Europa affermano giustamente che è uno dei mezzi per fermare la corsa alla speculazione e per restituire ragionevolmente una minimale parte dei suoi profitti a stati (e quindi società) duramente colpiti da questa.

In Finlandia solidarietà sostanziale per l’Europa

 

Il Ministro delle Finanze è stato a Bruxelles per lavorare alla soluzione del problema greco e i cittadini ellenici residenti in Finlandia hanno il supporto della popolazione locale

di     Aldo Ciummo

Jyrki Katainen, il Ministro delle Finanze della Finlandia, ha partecipato alle riunioni operative dell’Unione Europea per arrivare ad una soluzione del problema greco, sul quale si registra finalmente un intervento europeo nel quale risolutivo è stato ancora una volta l’intervento della Germania, di cui da più parti si è rilevato il lungo tempo che è stato necessario per giungere all’iniziativa, ma si è poco ricordato lo sforzo finanziario che storicamente in queste occasioni finisce per ricadere proprio sull’area nord europea.

In Finlandia il primo ministro Matti Vanhanen ha presieduto una riunione riguardo la crisi i cui effetti sulla comunità europea rischiavano di essere incontrollabili. Nel frattempo l’altrieri il Forum Economico Mondiale ha rilevato che la Finlandia ha dimostrato di essere la seconda economia più competitiva in Europa, un posto di tutto rispetto ottenuto grazie alle innovazioni tecnologiche, al ruolo riservato alla ricerca e alla sperimentazione dei prodotti del mercato.

Altri paesi nordici se la sono cavata altrettanto bene, anzi la Svezia è risultata prima e la Danimarca terza, ma di fatto il dato importante è che le strategie che hanno dato valore alla formazione ed all’ecosostenibilità hanno ricevuto risultati evidenti, con tutta l’area nord in testa all’Europa, con Svezia, Finlandia, Danimarca ed Olanda posizionate nell’ordine dal primo al quarto posto di una classifica di competitività stilata dal WEF (World Economic Forum).

La lista fa riferimento a quegli obiettivi di Lisbona che l’Europa unita non riesce ancora a soddisfare ma sui quali si registra anche a livello continentale un miglioramento. La classifica elaborata dal Wef è molto prestigiosa anche perchè include sia stati membri che paesi candidati a fare parte della UE. Intanto la scorsa settimana alcuni rappresentanti dei greci emigrati in Finlandia da anni hanno partecipato ad un programma d’informazione televisivo del canale finlandese Yle.

Gli immigrati greci hanno affermato che la crisi li preoccupa molto da un punto di vista nazionale ma, nonostante il costo che naturalmente ricade anche sull’Europa e sui paesi più sviluppati nella vita all’interno della società finlandese, non si registrano certo discriminazioni per questo ma anzi esiste da parte dei finlandesi una solidarietà sostanziale ed adesione alle decisioni pubbliche di supporto all’economia greca ed europea e vivo interesse ed empatia per le vicende sociali dei paesi appartenenti alla comunità.