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Displacement e percezione nella mostra di Adlandsvik a Roma

Alla galleria 1/9 unosunove di arte contemporanea l’esposizione “So near the Garden but Still Miles Away” presenta l’opera dell’artista norvegese Stian Adlandsvik

Il concetto di displacement, letteralmente spostamento, qui inteso come smarrimento della percezione, è al centro della mostra che si è aperta il 29 febbraio e che resterà visitabile fino al 14 aprile. In linguistica, chiariscono gli organizzatori, lo spostamento significa una capacità di comunicare concetti non immediatamente evidenti.

Ad interpretare con le loro opere l’estraniamento come spostamento di segni e significati al di fuori del loro ambito originario sono stati chiamati Stian Adlandsvik, Keren Benbenisty, Jacqueline Doyen, Sarah Ortmeyer, Giuseppe Pietroniro.

La scelta dell’argomento è stata dovuta alla condizione sociopolitica ed economica del mondo attuale, che spiazza le visioni considerate acquisite. Partecipazione, confronto e conflitto, curiosità, ironia, sono le chiavi di lettura citate nel progetto espositivo.

Le opere che vengono esposte sono state realizzate appositamente per la mostra e in relazione ai concetti sui quali l’esposizione ha voluto concentrarsi. Il pubblico viene chiamato ad interpretare, nell’assenza di punti di riferimento che sembra caratterizzare la realtà attuale e nella ricerca di modi di percezione adatti a rappresentarla.

Stian Adlandsvik, norvegese, lavora tra Oslo e Berlino, Karen Benbenisty, israeliana, tra Parigi e New York, mentre Jacqueline Doyen, francese, in Germania tra Berlino e Braunschweig. Sara Ortmeyer, tedesca, vive e lavora a Frankfurt am Main mentre Giuseppe Pietroniro, nato in Canada, lavora a Roma.

Aldo Ciummo

NOTIZIE SU REGIONI E CULTURE DEL NORDEUROPA SUL SITO DI INFORMAZIONE      www.nordeuropanews.it      NORDEUROPANEWS

Scultura: l’esposizione “7 artists” arriva a Roma

A Villa Borghese a Roma ad ottobre l’esposizione delle opere scultoree di sette artisti, svedesi, norvegesi e della Repubblica Ceca

L’esposizione “7 artists” all’Istituto Svedese di Studi Classici di Roma, sarà aperta dal 10 al 31 ottobre (dal lunedì al venerdì, dalle 09.00 alle 19.00). Inger Sannes, Yemisi Wilson, Lars Widenfalk, Alena Matèjkovà, Eva Ziggy Berglund, Diana Andersson e Dag Birkeland, formano un gruppo le cui recenti opere hanno preso forma in una cava di marmo a Colonnata. 

L’esposizione ha preso il nome “Sette scultori alla Cava Querciola” anche nel suo proseguimento: gli artisti hanno lavorato fianco a fianco con i cavatori, realizzando le loro opere. Il lavoro è stato documentato con un film a cura di Giampiero Tartagni e con diverse fotografie, di autori che sono stati invitati ad inviare le loro immagini per un concorso (una selezione di queste fotografie è esposta con le sculture nel corso della mostra). Nel pomeriggio dell’8 ottobre l’arrivo della mostra verrà inaugurato a Roma.

L’esposizione resterà quindi l’Istituto Svedese di Studi Classici di Roma nel mese di ottobre 2011. A maggio 2012 la mostra arriverà alla Waterfront Gallery del Municipio di Oslo (Norvegia) mentre a luglio ed agosto 2012 continuerà al Millesgården a Stoccolma (Svezia).

Gli scultori hanno ringraziato l’Ambasciata di Svezia in Italia (l’Ambasciatrice Ruth Jacoby e l’addetta agli Affari Culturali, Ann-Louice Dahlgren); l’Ambasciata di Norvegia in Italia (l’Ambasciatore Bjorn Grydeland e l’addetta agli Affari Culturali Else L’Orange); Barbro Santillo Frizell, direttore e professore per l’Istituto Svedese; Valentina Fogher, curatrice della mostra per l’Italia; Maria Wiberg, curatrice per la Svezia; Arve Bringaker, curatore per la Norvegia; il regista Giampiero Tartagni; la ricercatrice Agneta Freccero; lo Swedish Art Council; lo Swedish Art Granst Committee; il Ministero degli Affari Esteri in Norvegia; il Nordic Council (ufficiale cooperazione nella regione nordica); l’Istituto Italiano di Stoccolma; gli sponsor Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara, SAS Institute, Atlas Copco, Volvo Trucks, Fantini Sud Spa, Fondazione Bergsen, The Swedish Cultural Fund, la Città di Oslo.

Aldo Ciummo

Arte Contemporanea promossa dal Circolo Scandinavo a Roma

L’Accademia di Romania ospita questo mese la mostra di Tero Puha e Kirsi Marja Matsahuone, artisti finlandesi residenti al Circolo Scandinavo

 Due degli artisti attualmente ospitati dal Circolo Scandinavo di Roma inaugureranno mercoledì la loro esposizione intitolata “Aesthetics experience” nell’ambito della nona edizione di “Spazi Aperti”, visitabile fino al 21 giugno presso l’Accademia di Romania a Roma (Valle Giulia, Piazza Jose de San Martin 1).

Ad esporre saranno diverse personalità italiane e straniere. La manifestazione intende offrire un vasto panorama delle arti contemporanee, dalla video arte alla scultura e dai dipinti alle installazione, senza dimenticare fotografia, performance, musica, danza e teatro.

Tero Puha è un artista che lavora con fotografia, video e media digitali e durante l’esposizione presenterà il suo libro “Tero Puha-almost human, works 1995-2010. Le opere presentate nel libro comprendono i lavori in stile pop art di Puha ed anche video ed installazioni. Kirsi Marja Metsahuone è un artista visuale e valorizza molto i nuovi media.

Kirsi Marja Metsahuone parteciperà all’iniziativa con due suoi video “RoaM” (2011) un lavoro video basato su di una serie di fotografie scattate a Roma e “Thy – Eternal Summer”, un lavoro ideato come un autoritratto. L’iniziativa si è svolta presso l’istituzione del paese balcanico anche nelle precedenti edizioni.

L’esposizione è curata da Luisa Conte ed è organizzata dall’Accademia di Romania e patrocinata dall’Institutut Cultural Roman of Bucarest, dal Comune di Roma, Assesorato alle Politiche Culturali e Centro Storico, in collaborazione con l’Accademia del Belgio, la British School, la Danmark Academy, il Circolo Scandinavo-Residence for Nordic Artists. La mostra sarà aperta dal lunedì al sabato, dalle 11.00 alle 18.00

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Che cos’è Norwegian Way

Dal Teatro alla Letteratura: la Norvegia in Italia si muove per rafforzare i legami sempre più forti tra i due paesi, numerose le città italiane interessate dai diversi eventi in programma

Arild Andersen, Nils Petter Molvaer, Bjorn Torske, The Whitest Boy Alive, Lindstrom & Printest Thomas, Jaga Jazzist, Lindstrom & Christabelle, Disjokke, Casiokids, Lindstrom, Thomas Dybdahl, James Yuill, Bugge Wesseltoft, un elenco molto lungo che però è formato soltanto da alcuni dei nomi e di una parte soltanto (e di un settore particolare) della musica norvegese. Al di là di queste proposte, molto gradite dal pubblico delle città che hanno potuto conoscere le ultime iniziative nordiche in Italia, la Norvegia sta offrendo al pubblico italiano una serie davvero vasta di eventi.

L’Ambasciata di Norvegia a Roma è il motore di una sequenza di iniziative che si sta snodando lungo tutti i centri più importanti della penisola:  nuovo jazz,  sperimentazioni elettroniche, psichedelia, si aggiungono alle notissime ricerche del metal e del rock nel paese più a nord dell’immaginario europeo, dove autori come Nils Petter Moalver, Jan Garbarek, Jaga Zazzist, Ildstrom e altri hanno avviato sperimentazioni che iniziano ad essere conosciute un pò dappertutto, ma gli eventi in programma a Roma, Milano, Bologna, Firenze, Foligno e moltissime altre città spaziano dall’architettura alla danza, nell’ambito del progetto NOW Norwegian Way.

L’idea della rappresentanza in Italia è stata questa: c’è giustamente un grande interesse per autori come Henrik Ibsen nella drammaturgia o come il pittore espressionista Edward Munch o il compositore Edward Grieg, ma non va trascurato un panorama attuale in piena crescita, nel cui quadro vanno ricordati ad esempio Dag Solstad, uno dei maggiori romanzieri norvegesi viventi, che in Italia sta per essere pubblicato dalla casa editrice Iperborea, ma anche Thomas Enger, musicista e romanziere. Nel teatro oggi si parla molto oggi di Jon Fosse, dopo Ibsen l’autore più rappresentato nel mondo, quest’anno  con “Sogno d’autunno” andrà in scena a partire dalla primavera, a Milano ed a Roma.

La Norvegia però sarà presente in Italia in questa stagione di iniziative avviata a febbraio e che andrà avanti fino alla fine dell’anno anche con la rassegna internazionale di arte e teatro per bambini “Segni di Infanzia” ed a “Fabbrica Europa”, che a maggio ospiterà la compagnia norvegese Verdensteatret, vincitori del Bestie Award a New York nel 2006 per il loro utilizzo delle nuove tecnologie nel teatro. Stian Danielsen e Janne Camilla Lyster porteranno invece la nuova danza norvegese a Bassano del Grappa per Operaestate, contesto nel quale presentaranno anche un lavoro assieme a Gry Bech-Hanssen e Ingrid Haakstad.

Protagonista del 2011 in Italia sarà anche il mondo del design, dell’architettura, dell’arte contemporanea: alla Biennale di Venezia il visitatore adesso non troverà più una selezione unitaria di paesi nordeuropei, ma ogni nazione avrà la propria rappresentanza, il padiglione infatti sarà gestito in base a dei turni.  Svezia, Finlandia e Norvegia presenteranno una alla volta nel padiglione le opere e nel periodo in cui non avranno a disposizione lo spazio svilupperanno progetti in altre aree di Venezia. Gli artisti norvegesi stanno attendendo il 2015 per la rappresentazione più completa delle tendenze dell’arte nel paese nordico e attualmente sono organizzati per essere invece presenti con una serie di conferenze alla cinquantaquattresima esposizione internazionale di arte di Venezia, una serie di incontri intitolati “The State of Things”. Tra le personalità coinvolte in questo interessante progetto figura Jan Egeland, direttore dell’Istituto Norvegese Affari Internazionali (NUPI).

A Roma arrivano due esposizioni significative: Janne Greibesland, al Vicolo Valdina e Are Blytt a Trastevere presso il Circolo Scandinavo. Ma come accennato le città toccate dalle iniziative culturali sono molte ed in giugno a Carrara scultori norvegesi e svedesi allestiranno una mostra in una cava, nel Bacino di Colonnata: in ottobre alcune delle opere saranno esposte anche a Roma presso l’Istituto Svedese di Studi Classici. Foligno avrà la sua parte di iniziative, con la partecipazione dell’arte digitale norvegese nel festival “Dancity” e non mancheranno l’architettura ed il design al Salone Internazionale del Mobile di Milano, il padiglione ospiterà Oyvind Wyller, Christoffer Angeli, Simen Aarseth. Ma molte altre sono le date sulle quali chi legge il sito sarà informato, in calendario ci sono infatti anche altre novità riguardanti cinema e musica ed in merito alle quali si parlerà più estesamente in altri aggiornamenti.

Aldo Ciummo

Stagione importante per il Museo della Fotografia a Stoccolma

L’opera di Sarah Moon, fotografa contemporanea conosciuta soprattutto per i lavori realizzati per Chanel, Cacharel e Comme des Garcons, è al centro di una significativa esposizione al Museo Fotografiska.

Dal 14 gennaio è aperta a Stoccolma  la mostra dedicata ad una delle figure più importanti della fotografia contemporanea: “Sarah Moon 12345”. L’esposizione comprende le immagini frutto della ricerca personale dell’artista e le famose foto di moda realizzate per Chanel, Cacharel e Comme des Garcons. Nella ricerca autonoma della Moon sono ricorrenti animali ed edifici calati in una atmosfera onirica, mentre gli scatti nell’ambito della moda si distinguono per l’assenza di stereotipi,  associata ad una grande efficacia comunicativa.

Per tutto l’inverno e la primavera, la mostra dedicata a questa artista sarà l’avvenimento principale dello spazio espositivo. Francese, Sarah Moon è nata in Inghilterra nel 1941 ed è stata una delle prime donne ad affermarsi nella fotografia di  alta moda. Proprio per le più note case di moda francesi, Sarah Moon ha sviluppato composizioni in cui il colore fa la differenza nel messaggio.

Le fotografie non legate al settore commerciale sono caratterizzate dalla ricerca di istanti leggermente melanconici, ma senza eccessiva staticità. Il metodo adottato risiede in una pianificazione riservata soltanto al contesto, ma aperta alla successione degli eventi la cui cattura è un segno distintivo della fotografia dell’epoca.

L’attività dell’autrice ha coperto trentacinque anni di storia della moda e della società e quella al Museo Fotografiska di Stoccolma è la prima esposizione in Svezia: all’interno della mostra vengono proiettati due lavori audiovisivi, intitolati rispettivamente “The Red Thread” e “Contact”. L’evento (sostenuto dall’Istituto Francese di Stoccolma) resterà aperto fino al 17 aprile 2011.

Aldo Ciummo

Autunno di iniziative per la cultura danese in Italia

 

Le iniziative danesi e nordiche riprendono con una grande varietà anche nell’autunno e nell’inverno e sarà interessante conoscere insieme le diverse realtà danesi e nordeuropee nel territorio romano ed italiano

di    Aldo Ciummo

La dodicesima biennale di Architettura a Venezia questa estate ha veduto il Ministro della Cultura danese, Per Stig Moller, inaugurare il padiglione allestito dal suo paese per far conoscere una delle espressioni umanistiche più originali del ventunesimo secolo. La Mostra Internazionale di Venezia diretta da Kazuyo Sejima è intitolata “People meet in Architecture” e nell’evento si inscrive anche l’esposizione danese, organizzata dal Danish Architecture Centre (DAC) e battezzata “Q&A – Urban questions_Copenaghen answers”.

Il pubblico è stato invitato a visitare un laboratorio interattivo ed a vedere come Copenaghen è diventata un esempio di vivibilità e di creatività. La biennale resterà aperta fino al 21 novembre, quindi ancora un mese di tempo per tutti coloro che volessero conoscere meglio questa parte dell’arte danese, attiva in questi anni anche in moltissimi altri campi, si pensi alle installazioni audiovisive.

Vogliamo ricordare inoltre come l’Ambasciata danese a Roma ha gentilmente coinvolto i cittadini italiani interessati al cinema nordico con le serate di cinema danese che a partire dalla seconda parte dell’autunno riprenderanno con appuntamenti qualificati con la cultura audiovisiva che sta conoscendo nuovi successi con film come quelli di Kristian Levring, proiettati in lingua originale e con sottotitoli in inglese.

Il cinema danese si è fatto strada recentemente anche con la presenza di ben due film in concorso al Festival Internazionale di Roma, cioè “In a better World” di Susanne Bier e Hold me tight di Kaspar Munk (nella sezione per i giovani “Alice nella Città”. Il debutto di queste opere sarà rappresentato, a livello europeo, proprio dall’uscita al festival di Roma, che si svolgerà dal 28 ottobre al 5 novembre.

Altri importanti eventi che in Italia avranno al centro la cultura danese sono la serata al Circolo Scandinavo domani, 18 ottobre, con la scrittrice danese Hanne Kvist, la pittrice Lina Berglund e la scrittrice svedese Eva Strom ed il concerto con il Quartetto Mirus all’Accademia di Danimarca a Roma il 21 ottobre, l’Intercity Festival di Firenze che si svolherà ancora fino al 26 ottobre con un focus su Copenaghen (teatro, danza, letteratura, cinema e arte) ed il 26 ottobre a Palazzo Marino a Milano “Culture Futures” organizzato da Ragnarock. Inoltre il 28 ottobre, ad Olevano Romano, è previsto un concerto con Mette Kirkegaard ad Olevano Romano, una iniziativa inclusa nel Festival Spil Dansk.

Esposizione danese a Lissone

 

Proseguono in Italia settentrionale le iniziative legate alle comunità scandinave nello stivale

Si apre il 12 giugno la mostra “Where is home?” al Museo d’Arte Contemporanea di Lissone, dedicata alle opere di Heike Arndt, originaria della Germania ma da da vent’anni e più cittadina danese.

Arndt ha lavorato a lungo su pittura, grafica e scultura, anche in ceramica e bronzo. L’esposizione in Italia propone dipinti di grandi dimensioni ed una sequenza di sculture a tema.

Mostre personali della artista danese si sono svolte oltre che in Danimarca ed in Germania anche in Olanda, Stati Uniti, Italia, Svizzera e Cina.

L’esposizione negli spazi del Museo d’Arte Contemporanea di Lissone (Viale Padania 6) resterà aperta fino al 3 ottobre.

ARTE|Il dannato Basquiat

Arte primitiva e del ghetto: nel 1988 finiva la parabola del primo pittore di colore nella storia dell’arte

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Simone Di Stefano/SG

Se c’è un’età perfetta per morire, allora quella è senza dubbio a 27 anni. Il perfetto cliché dell’artista, dedito a far uso di droghe, visionario e un pò fanciullo. Droga, droga e ancora droga: eroina e coca. Gira la testa, gli occhi si appannano, la nebbiolina che si frappone tra l’istante reale e l’infinito del proprio io ha un nome ben preciso: illusione. Ma vivere nell’irrealtà costa non solo soldi, quelli per chi ce l’ha, ma anche la vita. A volte. Jean Michel Basquiat viveva in un rettangolo di cartone, in chissà quale angolo sperduto di Central Park, a New York. Certo il Basquiat di Julian Schnabel mescola l’arte del pittore haitiano a quella del regista autore della sua biografia, anch’esso pittore, anch’esso artista, anche se meno, molto meno produttivo. La scena è quella del Jet Set di New York a fine anni ’70. New York è tutta una mostra. Dominano gli Warhol boy. Categoria quanto mai indefinita, ma sempre efficace per capire di primo pelo quanto ci volesse poco ingraziarsi un manager, rimediare un patrocinio ed arrivare ad esporre alla Mary Boone Gallery. Basquiat andò oltre. Riuscì a diventare a soli 24 anni il primo pittore di colore a far parlare di se.

 

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Solo una cosa gli dava fastidio: vietato dire di lui come “la mascotte di Andy Warhol”. Lo fece il New York Times e lui andò su tutte le furie. Leggenda e finzione poi si confondono nell’immaginario metropolitano, quindi non è sempre facile dire se Basquiat fosse un donnaiolo, un buono o un cattivo, un traditore. C’è chi ha voluto disegnare la sua personalità come di uno che si è scordato degli amici, una volta raggiunto il successo.Ma la sua arte, la sua voglia di far regredire il mondo a un doppio bit, 1 o 0, quel ritorno al primitivismo esagerato che per accostamento di colori e sagome fa tornare in mente il Picasso di Guernica. Quel Basquiat sapeva come colpire il pubblico.

Per allestire una mostra, la sua prima personale, si chiuse un mese in estrema solitudine. Lui, le tele, alcune di proporzioni giganti, e tanta vernice. Celeste, verde, “marrone come la cacca”, nero, bianco. Colori puri, neutri, impastati. Un successo che gli valse la fama, il riconoscimento per esser vissuto una vita nei bassifondi. A vendere per pochi dollari dei quadratini di “analphabet art”. Gli valse anche l’amicizia di Andy Warhol (nel film di Schnabel interpretato da un meraviglioso David Bowie) e con lui progredì quel ramo di pop art più incline all’industria e allo smercio.

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I soldi fanno cadere giù. Dalla cresta dell’onda il surfista che non tiene botta precipità già, affonda nel maremagnum del suo andare oltre, dello sfidare il destino. Quel passo importante non potrebbe esser compiuto se la vita non ti ha dato la possibilità di arrivare fin su. Alla scalata segue scalata, ma poi inevitabilmente si deve cadere giù. Gli ultimi anni di vita di Basquiat sono solo una parabola discendente, al fianco dell’unico amico rimastogli. A ogni tela di Warhol seguiva una zampata di colore di Basquiat. Fino all’overdose, fino a cambiare nome.

Simone Di Stefano/SG