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La Croazia è nella UE

Il primo luglio è scattato l’allargamento al paese balcanico, avvio del completamento della Ue ad est

Zagabria festeggia l’ingresso del paese nell’Unione Europea, avvio di un più ampio allargamento ad est, dove sono in corso itinerari d’adesione per molti dei vicini della repubblica centroeuropea. Le autorità di diversi stati sono state presenti alla cerimonia. La Croazia non aderirà subito all’area Schengen, in modo da evitare grandi spostamenti dei propri professionisti altrove, fenomeno che nel caso di altre nazioni ha suscitato preoccupazioni dei paesi tradizionalmente meta di buona parte degli immigrati comunitari.

L’accesso alla UE lascia aperti alcuni problemi, l’apertura di un nuovo mercato corrisponde, per il piccolo paese balcanico, alla chiusura di sinergie come quelle che esistevano coi paesi non comunitari confinanti e che vedranno applicare alcune limitazioni ai propri contatti commerciali col vicino, proprio in conseguenza dell’appartenenza della Croazia all’Unione Europea, che questi stati ancora non hanno raggiunto.

La Croazia ha poco più di quattro milioni di abitanti, meno della centesima parte della popolazione della UE e la sua economia attualmente è attraversata da problemi come l’alta disoccupazione associata alla disomogenea efficienza delle grandi industrie nazionali, soltanto in parte adeguate al contesto attuale. Ma l’ingresso del ventottesimo paese nella comunità significa molto perché è stato un territorio più volte conteso e dilaniato dalle pulsioni nazionaliste e totalitariste ed ora è come se un confine a lungo considerato una cicatrice diventerà il punto di collegamento con una intera area, centroeuropea e balcanica, che guarda alla UE come ad una occasione di propulsione socioeconomica, il che non è stata trascurato dall’Italia, presente con varie iniziative imprenditoriali anche negli stati che dovranno attendere ancora a lungo per l’ingresso nella Unione, ad esempio la Serbia.

Il nordest dell’Italia, cui si guarda spesso per le opportunità di fare leva sui settori più dinamici per avviare la completa ripresa dello stivale, si sta inserendo rapidamente nel risveglio economico della regione europea interessata dall’allargamento odierno.

Aldo Ciummo

Un passo avanti nella Ue: il codice dei visti

 

Dal 5 aprile sarà applicabile l’insieme delle norme sui visti. Aumenta così la trasparenza nel trattamento dei richiedenti nell’area degli accordi di Schengen.

Dal 5 aprile le condizioni per il rilascio dei visti per lo spazio Schengen che in Europa riunisce 22 stati, più tre che sono associati, diventeranno molto più chiare. Sarà applicabile infatti il codice dei visti comprendente tutte le disposizioni vigenti e verranno introdotte norme comuni su condizioni e procedure di rilascio.

Le leggi in materia, con questo corpus normativo, si avviano ad una armonizzazione che era difficile pensare di rimandare nel tempo. Per fare un esempio, il modulo uniforme di domanda di visto è stato snellito ed il suo contenuto reso più chiaro, a vantaggio dei richiedenti.

I cittadini che richiedono l’ingresso nell’area Schengen e lo ottengono pagheranno sempre sessanta euro, alcune categorie (tra i sei e i dodici anni) 35, così come i richiedenti provenienti da paesi con cui l’Unione ha concluso accordi appositi. Viene introdotto l’obbligo di motivare il rifiuto di visto e si riconosce il ricorso contro le decisioni negative.

L’armonizzazione delle procedure è accelerata anche dal rafforzamento del ruolo delle delegazioni della Unione Europea nel coordinamento degli stati membri nella cooperazione con i paesi terzi.

Aldo Ciummo