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La Svezia si avvia ad essere definitivamente leader nelle nuove tecnologie

Ci troviamo sotto le feste, ma questo non è l’unico periodo ideale per apprezzare i paesi del Nord Europa e la cultura del posto, perfino l’impatto climatico degli aeroporti viene curato con attenzione dagli ingegneri in Svezia e prediligere la Scandinavia per le ferie significa anche dire sì ad una visione responsabile dell’ambiente e dello sviluppo

 

 

Secondo i programmi europei che valutano l’impatto degli aeroporti Stoccolma significa il massimo come responsabilità ambientale. L’ Airport Council International Europe ed il WSP Environmental, una multinazionale di consulenza tecnico ambientale sostengono il programma Airport Carbon Accreditation. “L’aeroporto di Arlanda è ora completamente neutrale dal punto di vista dell’impatto climatico delle proprie attività quotidiane, avendo realizzato dal 2005 al 2008 un piano di riduzione del 50 % circa delle emissioni grazie a una serie di razionalizzazioni energetiche e al passaggio alle fonti di energia rinnovabili – riferiscono i responsabili di VisitSweden – ed ha adottato un sistema di prenotazione preferenziale per gli eco-taxi. Ad Arlanda gli eco-taxi sono circa 45% del totale e l’aeroporto prevede di accettare solo eco-taxi nei prossimi anni”. 

Un terzo degli autobus sono alimentati da energia rinnovabile e inoltre l’azienda dei trasporti pubblici SL possiede il più grande parco mezzi del mondo di autobus alimentati da etanolo. Nella primavera del 2010 prenderà il via la costruzione di un nuovo Eco-Quartiere ad alto contenuto innovativo e nel 2030 Stoccolma sarà leader mondiale per ciò che riguarda lo sviluppo e l’applicazione di nuove tecnologie nel campo dell’energia e dell’ambiente. Si può dire che si sta avviando la costruzione di nuovi quartieri che avranno la funzione di modello su scala planetaria.

Hammarby Sjöstad, uno dei quartieri meridionali di Stoccolma, sta contribuendo a fare della capitale svedese una delle città che si trovano ai primi posti nel mondo per lo sviluppo urbano sostenibile. Norra Djurgårdsstaden, ”Royal Seaport district” nella zona nord-orientale della città, sarà la maggiore area di sviluppo urbano della Svezia secondo i progetti delle autorità.

Fino al 2025 andrà avanti la crescita di un quartiere innovativo e ambientalmente sostenibile; le questioni legate all’ambiente e all’energia hanno attraversato tutte le fasi di pianificazione urbana della zona, iniziata agli inizi del 2000, che prevede tra l’altro la creazione di 10.000 nuove unità abitative con primo ingresso nel 2011. L’area è situata in riva al mare e confina col primo parco nazionale cittadino del mondo, l’Eco-Parco, una vasta area all’aria aperta, molto frequentata per via della sua ricchezza floreale e faunistica, ma anche delle sue diverse attrattive culturali tra l’altro diversi musei.

La fonte di queste novità sulla Svezia è Visit Sweden, organizzazione naturalmente orientata  a valorizzare le caratteristiche positive del patrimonio turistico, culturale ed imprenditoriale ma si può aggiungere che i fatti su cui ci si basa sono dati reali e che è significativo in positivo che un territorio faccia leva su una visione responsabile del turismo e sulla capacità di rispettare l’ambiente, anche perchè la cura della sostenibilità dell’economia nulla toglie ed anzi stimola un contesto favorevole ad una straordinaria accoglienza in favore della cultura di questi luoghi. Impossibile non aggiungere che il blocco europeo all’avanguardia nel rapporto con la natura circostante ossia Svezia, Danimarca, Finlandia, Norvegia e Islanda condivide anche nelle pratiche economiche il principio dell’ecologia e quindi visitare ognuno di questi paesi rappresenta un contributo ad un modello di sviluppo che spinge l’Europa come paese e la UE ad una prospettiva più lungimirante.

Occupazione e ambiente, l’esempio di Londra

Stephen Lowe, consigliere per gli Affari Globali dell’ambasciata britannica a Roma, in una recente intervista all’agenzia nazionale Ansa ha stimato in 800.000 i posti di lavoro creati nel settore ecosostenibile di beni e servizi. Si avvicina Copenaghen e sul piatto c’è un accordo importante per il futuro del pianeta. I paradisi del Pacifico sono a rischio e in Europa un innalzamento della temperatura e del livello dei mari colpirebbe molto duro a Nord come a Sud (ed anche in Italia)

 

Una ricerca, presentata oggi dall’ambasciatore britannico in Italia, Edward Chaplin, e di cui le maggiori agenzie hanno dato notizia, illustra gli effetti pesantissimi che il cambiamento climatico sortirebbe. Lo studio è una mappa interattiva tracciata dal MET, servizio metereologico britannico. Tra ottanta anni in Italia la temperatura potrebbe essere di otto gradi maggiore rispetto alla media nei giorni più caldi dell’estate, si immaginino le conseguenze cliniche su una parte significativa della popolazione, in un paese abitato da molti anziani e naturalmente esposto alla diffusione di malattie di importazione, in un mondo globalizzato.

Non solo per l’Italia, ma per tutto il Mediterraneo, una massiccia riduzione delle risorse acquifere significherebbe non soltanto l’acuirsi di problemi sociali già difficili a causa di inefficienze ed iniquità distributive (ed anche come conseguenza di problemi strutturali ed infrastrutturali), ma anche una riduzione delle risorse agricole capace di portare a contrazione della ricchezza, aumento della disoccupazione e disagi alimentari in alcuni paesi dell’Africa e del Medio Oriente.

Stephen Lowe ha reso noto che nel Regno Unito 800.000 posti sono stati creati nel settore della economia ecosostenibile, tra il comparto dei beni e quello dei servizi. D’altronde l’Inghilterra gode di una prospettiva maggiore di quella di molti altri paesi riguardo alle vicende globali, cui di certo non è estranea la profonda conoscenza storica dell’area del Pacifico, una delle più minacciate dalle trasformazioni indotte dall’inquinamento. Pensare al clima oggi è infatti innanzitutto un atto di responsabilità verso i paesi più fragili anche economicamente ed ad esempio verso gli arcipelaghi del Pacifico la cui tutela è un test valido per il resto del pianeta perchè essi rappresentano l’equilibrio tra uomo ed ambiente.

Nauru, isole Salomone, Marshall, Fiji, Kiribati, Tuvalu, Palau infatti rilanciano rispetto agli obiettivi del mondo sviluppato e chiedono una riduzione del 40% delle emissioni nocive entro il 2020. L’Europa ha proposto il venti per cento (riprendiamo questi dati dall’Ansa). Nel caso tutti gli stati contribuiscano, si penserebbe di fissare l’obiettivo del 30%. I paesi meno sviluppati vogliono che sia riconosciuto il diritto di promuovere quella che è un pò la loro rivoluzione industriale e che le nazioni più ricche li aiutino, se vogliono che tutti costruiscano una economia verde.

Un segnale molto positivo, anzi due segnali, sono venuti dall’annuncio di Barak Obama, che parteciperà al vertice nei giorni più importanti, seguito dal premier indiano Manmohan Singh, che ha detto che ci sarà anche lui. Rispetto agli Usa, l’Unione Europea ha fissato sempre paletti più elevati e specialmente adesso, sotto la Presidenza Svedese e con la spinta anche della Danimarca che ospita il vertice, sta lavorando per un accordo il più responsabile possibile.

Aldo Ciummo