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Lia Boysen ha presentato la Svezia al Nordic Film Fest

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I produttori e gli attori si sono incontrati in una tavola rotonda del settore nel corso del Festival del Cinema Nordico

 

 

Al Nordic Film Fest (la rassegna della cinematografia dei paesi scandinavi e nordici che ha avuto luogo dal 9 al 13 aprile) produttori e attori hanno approfondito i temi del settore, in particolare il 10 aprile nel corso dell’ incontro “North Meets South” svoltosi alla Casa del Cinema, per valutare possibili co-produzioni.

Lia Boysen, attrice svedese (che ha avuto un ruolo nel film “Racconti da Stoccolma” ed è stata protagonista della serie televisiva Wallander, tratta dai libri del noto scrittore svedese Henning Mankell) il 12 ed il 13 aprile ha presentato il film “The Last Sentence” di Jan Troell, nell’ambito del Nordic Film Fest, che ha avuto luogo presso la Casa del Cinema. L’opera di Troell racconta la vita di Torgny Segerstedt, uno dei maggiori intellettuali svedesi.

Boysen ha raggiunto un notevole successo nel 2000 con la serie tv “The New country” (di Peter Birro e Lukas Moodyson) con cui è stata nominata agli Oscar svedesi (Guldbaggen) come miglior attrice, e nel 2007 ha vinto come migliore attrice non protagonista per il film “Search”, inoltre ha avuto ruoli rilevanti in produzioni televisive e cinematografiche: tra le altre, il film “Executive protection” (Livvakterna, 2001) e la serie TV “Stora Teatern” (Il Grande Teatro, 2002).

Boysen ha lavorato in diverse produzioni internazionali ed è la protagonista del film “Les Grand Personnes”, per la regia di Anna Novion, presentato al Festival di Cannes nel 2008: recentemente ha interpretato il poliziotto Hanna Kruse nel film “Olycksfågeln” (2009), tratto da un romanzo di Camilla Läckberg. Il Nord Film Fest di Roma si svolge fin dal 2012, a cura delle ambasciate di Norvegia, Svezia, Finlandia, Danimarca, in collaborazione con l’Ambasciata d’Islanda a Parigi, con il Circolo Scandinavo e gli istituti del cinema dei paesi citati.

Tra i film proiettati durante il Nord Film Fest c’è stata la commedia “Il centenario che saltò dalla finestra scomparve” (2013) di Felix Herngren: è la storia di un centenario che fugge per vivere straordinarie avventure. Con oltre 1 milione di spettatori, la commedia di Herngren ha battuto ogni record di presenze. Il film è stato introdotto da Ruth Jacoby, la quale è l’Ambasciatore di Svezia. La proiezione è stata realizzata in collaborazione con Eagle Pictures. Alla tavola rotonda degli operatori del settore cinematografico, interessati a progetti di co-produzione tra paesi nordici e chiamata “North Meets South” hanno partecipato tra i produttori svedesi Sandra Harms e Fredrik Wikström Nicastro.

Nicastro è responsabile cinematografico alla casa di produzione Tre Vänner, mentre Harms, rappresenta la Miso Films Sverige, sede in Svezia della casa di produzione danese, Miso Films. Erano presenti diversi rappresentanti istituzionali italiani (di A.N.I.C.A., A.G.P.C.I e di Roma Lazio Film Commission).

Aldo Ciummo

La Slovacchia presenta la propria letteratura contemporanea

Le letterature europee all’Accademia di Ungheria,  la Commissione Europea tra gli organizzatori

Venerdì 21 marzo l’Accademia d’Ungheria a Roma ha ospitato presso la sua sede una serata dedicata alle letterature europee, con la partecipazione di poeti provenienti da diversi paesi della UE.

Per l’Ungheria c’era Sándor  Kányádi, originario della Transilvania e fondatore dell’Accademia Digitale delle Lettere. Editore, negli anni cinquanta, dell’Almanacco Letterario (Irodalmi Almanach), si è spesso occupato, nelle sue opere, dei problemi delle minoranze e del rapporto dell’individuo con la comunità circostante.

Katarína Kucbelová (Slovacchia), creatrice del premio letterario slovacco (Anasoft Litera) ha pubblicato quattro raccolte di poesie, le più recenti tra le quali sono state le raccolte “Piccola grande città” nel 2008 e “Sa quello che fa” nel 2013, che sono apparse in decine di lingue nelle riviste letterarie internazionali.

I poeti intervenuti, oltre a quelli già citati, sono stati Karl Lubomirski (Austria), Ekaterina Josifova (Bulgaria), Sarah Zuhra Lukanić (Croazia), Ulrike Draesner (Germania), Bianca Menna (Italia), Wojciech Bonowicz (Polonia), José Tolentino Mendonça (Portogallo), Peter Borkovec  (Repubblica Ceca), Daniela Crăsnaru (Romania), Dušan Šarotar  (Slovenia), Zingonia Zingone (Spagna), Daniela Attanasio e Paolo Febbraro. Nel pomeriggio si era svolto anche un reading presso la “Casa delle Letterature”.

L’iniziativa (patrocinata dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura e dalla Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco)  è stata organizzata dalla Commissione Europea, dall’Eunic, dall’assessorato alla cultura del comune di Roma, dalla Casa delle Letterature, dal Forum Austriaco di cultura a Roma, dall’Istituto Bulgaro di cultura, dal Centro Ceco, dall’Ambasciata della Repubblica di Croazia nella repubblica italiana, dalla Federazione Unitaria Italiana Scrittori, dal Goethe Institut, dall’Istituto Polacco a Roma, dall’Istituto Camoes Portugal, dall’Istituto Slovacco a Roma, dall’Accademia di Romania, dall’Ambasciata della Repubblica di Slovenia a Roma e dall’Istituto Cervantes.

Aldo Ciummo

Finlandia, riforme strutturali alle porte

Il governo di coalizione sta procedendo alle discusse misure tese a reperire tra otto e dieci miliardi di euro necessari al bilancio statale

Le trattative all’interno del governo di coalizione in Finlandia, un esecutivo di cui fanno attualmente parte sia i conservatori del Partito della Coalizione Nazionale che i Socialdemocratici, sono state serrate:  l’insieme delle riforme strutturali approvate non sarà indolore: tra otto e dieci miliardi di euro in uscita da ogni ambito della spesa pubblica ed in entrata in un bilancio che ha bisogno di essere corretto.

Il Primo Ministro Jyrki Katainen (Partito della Coalizione Nazionale) e Jutta Urpilainen (Ministro delle Finanze) hanno dichiarato che l’obiettivo delle misure adottate è la sostenibilità del bilancio e l’ aumento dei livelli occupazionali. Il supporto attribuito alla formazione verrà razionalizzato e l’età pensionabile alzata a quasi sessantadue anni e mezzo (aumentando quindi di un anno e mezzo).

I municipi faranno la loro parte, anche attraverso fusioni, con un risparmio previsto di circa due miliardi di euro. Entro il 2015 rappresentanti eletti ed organizzazioni della società civile presenteranno una relazione mirata a razionalizzare servizi sociali e sanità. La semplificazione amministrativa, con la creazione di comuni più grandi ed aree metropolitane, è stata un argomento molto controverso all’interno dell’area socialdemocratica e le opposizioni al governo di coalizione (che comprende quasi tutti i partiti in Finlandia in questo momento) hanno attaccato questa ipotesi.

Il partito del Centro (opposizione) ha definito la fusione di diversi comuni una decisione controproducente e dai risultati concreti difficilmente quantificabili e le novità annunciate non mancheranno di far discutere ancora di più in autunno, quando entreranno nel vivo, fino ad apparire più chiare nei dettagli a cominciare da novembre.

Aldo Ciummo

UE, il cammino del Movimento Federalista Europeo continua

Settanta anni fa nasceva il movimento europeista, che partecipò alla lotta di liberazione contro i fascismi, l’iniziativa di Ventotene lo ricorda

Si avvicina l’annuale appuntamento di Ventotene, il seminario organizzato dal Movimento Federalista Europeo, di cui fanno parte persone di diversi orientamenti politici unite dall’impegno per la creazione di una vera federazione sovranazionale in Europa e dai princìpi dell’antifascismo che fu all’origine dell’organizzazione. Dal primo al sei settembre a Ventotene si svolgerà l’iniziativa voluto anche quest’anno dal movimento, nato il 28 agosto 1943 a Milano, mentre ancora la città era sotto occupazione, quindi in una riunione clandestina.

I militanti dell’MFE parteciparono alla lotta contro il fascismo e federalisti come Colorni, Ginzburg e Jervis morirono combattendo contro la dittatura. Il contributo dell’organizzazione al raggiungimento di obiettivi come la Comunità Europea di Difesa e la Comunità Politica Europea è sempre stato significativo, tanto più in considerazione dell’assenza di qualsiasi struttura e risorsa partitica, in tempi in cui anzi l’iniziale impegno degli stati per abbattere le barriere si raffreddò progressivamente a causa del peso di grandi partiti che per ragioni diverse e spesso contrapposte preferirono comunque rifugiarsi nelle sicurezze disponibili nel solco delle politiche nazionali tradizionali.

Ma il cammino del federalismo europeo, teso a unificare l’intero continente, partiva da lontano e cioè proprio da Ventotene, dove Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, antifascisti ed europeisti, erano stati confinati dal regime. Lì idearono il “Manifesto per una Europa Libera ed Unita”, quella che ancora oggi si cerca di raggiungere superando le minacce speculari dei populismi xenofobi ed antiparlamentari e del liberismo tecnico o conservatore, sebbene i progressi ci siano stati e siano visibili tanto nelle politiche di coesione, le uniche spesso ad andare incontro ai territori, quanto nell’avanzamento dei diritti e del pluralismo, senza dimenticare gli scambi culturali ed economici che mettendo in relazioni i paesi tra loro sono oggi l’elemento più efficace dello sviluppo di tutta l’area geografica.

Il Movimento Federalista Europeo spinge ancora adesso per una Unione compiuta, senza nessun finanziamento pubblico ma in base allo sforzo dei suoi attivisti, iscritti a diverse forze politiche, a volte opposte, ed ha tuttora migliaia di iscritti e un centinaio di sezioni nelle regioni italiane, oltre ad una presenza massiccia in Francia e soprattutto in Germania e nella maggior parte degli stati europei, trattandosi di una associazione continentale (UEF).

Aldo Ciummo

Scompare Seamus Heaney, Nobel della poesia irlandese

Uno dei massimi esponenti della letteratura irlandese è scomparso ieri, l’Irlanda è in lutto per la morte di un poeta conosciuto da tutto il paese ed europeista

Il Primo Ministro, Enda Kenny, ha detto che Seamus Heaney era il custode del linguaggio e dei codici culturali che la lingua comprende, descrivendo il carattere di una popolazione. Il presidente della repubblica, Michael Daniel Higgins, ha affermato che il contributo del poeta alla cultura irlandese è stato immenso. Nel 1995 il Nobel per la Letteratura era andato a Heaney, il cui nome veniva così accostato a quelli di altri irlandesi come William Butler Yeats, George Bernard Shaw, Samuel Beckett.

Ci sono stati frangenti in cui i due terzi dei libri di autori di lingua inglese viventi acquistati nella Repubblica sono stati raccolte di poesie di Heaney, morto venerdì a settantaquattro anni: la chiesa del Sacro Cuore, nel quartiere dublinese di Donnybrook ospiterà una cerimonia in suo ricordo lunedì e ce ne sarà una a Bellaghy, County Derry, Heaney era nato in Ulster.

Gli altri scrittori, come Robert Lowell che lo ha definito il più importante poeta irlandese dopo Yeats, hanno sempre guardato a Seamus Heaney come ad un elemento portante della cultura irlandese contemporanea. Heaney aveva studiato letteratura inglese alla Queen’s University di Belfast (Ulster), dove più tardi insegnò, cosa che fece anche a Berkeley (California), Harvard (Massachusetts), Oxford (Regno Unito).

Le opere con le quali il Nobel irlandese iniziò a farsi conoscere, come “Death of a Naturalist” nel 1966, presentano sfumature che sono rimaste presenti in tutte le sue poesie, come l’attenzione ad aspetti della vita del territorio dove Heaney era cresciuto e che, nonostante tutta la sua vita in seguito si svolse a Dublino ed in alcuni periodi anche negli Stati Uniti, acquistò un peso particolare nell’elaborazione della sua scrittura e venne descritto dallo stesso autore come fondamentale nella sua formazione.

Riguardo alla rielaborazione, da parte di Heaney, della situazione nordirlandese negli anni settanta come poteva viverla ormai da Dublino dove si era trasferito, la valutazione da parte della maggioranza degli osservatori è che la posizione del poeta fosse liberale ed estranea alle estremizzazioni nazionaliste, anche se restava evidente la solidarietà con la popolazione civile irlandese, ragion per cui il dato più frequente rilevato nei testi è stato lo sforzo di dare un senso storico ai drammi della regione. Nel 2004, in occasione della presidenza irlandese e dell’anno in cui avveniva l’allargamento della UE, compose proprio per questo “Beacons of Bealtaine”.

Aldo Ciummo

L’europarlamento: UE più responsabile nel mercato mondiale

Gli eurodeputati hanno chiesto una maggiore tutela delle produzioni tipiche dei paesi in via di sviluppo di fronte agli abusi da parte di aziende multinazionali

 

 

Nel mercato mondiale accade spesso che le multinazionali siano in grado di esercitare quella che viene definita “biopirateria”, cioè lo sfruttamento di piante con proprietà medicinali ed altri prodotti tipici di alcuni paesi in via di sviluppo, senza condividere minimamente i profitti con le popolazioni dei luoghi, la prevenzione di questo abuso è stata discussa in una risoluzione approvata martedì 15 gennaio dall’Europarlamento.

Nel testo (si tratta di una risoluzione non legislativa) si afferma che la pratica di brevettare e commercializzare conoscenze tradizionali e risorse genetiche di interi paesi può nuocere allo sviluppo socioeconomico delle aree geografiche interessate dal fenomeno e che dal momento che più dei due terzi delle popolazioni dei paesi poveri dipendono in maniera diretta dalla biodiversità per quanto riguarda la loro sopravvivenza, gli effetti prevedibili di questo fenomeno di sfruttamento da parte di realtà più forti ed organizzate come molte multinazionali sono dirompenti per intere regioni.

Il paradosso di fronte al quale ci si trova è che se la maggior parte del patrimonio biologico del mondo è situato nei paesi in via di sviluppo, contemporaneamente la maggioranza dei brevetti è detenuta dai paesi sviluppati. Le norme concernenti le risorse naturali e le conoscenze tradizionali sono variabili e lacunose e molte aziende approfittano di questa situazione per ricavare un profitto senza cederne una parte alle comunità locali nel quale questo ha la sua origine. La relatrice Catherine Grèze (Verdi, Francia) ha sottolineato questa criticità della normativa internazionale. Gli eurodeputati chiedono che la concessione del brevetto possa essere effettuata solo dopo l’accertamento della provenienza del sapere contenuto nella descrizione e soltanto in presenza del consenso delle autorità del paese in cui tale sapere ha origine e che sia prevista una condivisione dei benefici economici, a supporto dello sviluppo del paese che fornisce il suo consenso.

L’Unione Europea, per arrivare davvero ad un risultato che garantisca una equità nei confronti di regioni del mondo che si trovano in una condizione svantaggiata, dovrebbe modificare sostanzialmente il suo atteggiamento, evitando di proporre ai paesi in via di sviluppo accordi commercali onnicomprensivi, che hanno come risultato una cessione della proprietà intellettuale (riguardante ad esempio sementi e farmaci) e anzi la UE dovrebbe dare il suo contributo nell’elaborazione di istituzioni apposite che proteggano le comunità locali da fenomeni di espropriazione dei loro saperi. La Commissione si è mossa in questa direzione, implementando il protocollo di Nagoya, un documento che tutela i diritti di tutti i paesi in merito all’uso di risorse genetiche e di conoscenza tradizionale.

Aldo Ciummo

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Bruxelles: rilanciare l’industria

Martedì 29 maggio si è svolta l’iniziativa di lancio della strategia della Commissione Europea per la promozione della produttività
L’innovazione industriale è il tema che è stato al centro dell’iniziativa che si è svolta il 29 maggio a Bruxelles. Nell’autunno del 2012 è previsto il riesame della comunicazione in materia di politica industriale. La Commissione intende limitare il numero di nuove iniziative ma concentrarsi su quelle che possono creare risultati concreti nel medio termine. Gli obiettivi principali sono la competitività e l’occupazione.
La conferenza Mission Growth: Europe at the Lead of the New Industrial Revolution è incentrata su una strategia di crescita che fa leva sulla innovazione industriale. L’Europa dovrebbe assumere, nelle intenzioni della Commissione, un ruolo importante nello sviluppo delle nuove tecnologie. Parteciperanno alla conferenza il Presidente della Commissione Europea, José Manuel Durao Barroso, il vicepresidente Antonio Tajani, il professor Jeremy Rifkin e ministri di paesi Ue.
L’Economia europea ha bisogno di affrontare una riconversione, continuando a trovare nell’industria un perno della economia reale e favorendone la riconfigurazione in base alla situazione attuale. La consultazione che la Commissione Europea sta promuovendo consiste in una ricognizione sulle priorità per la Ue, attraverso la raccolta dei suggerimenti delle parti interessate a promuovere la competitività delle industrie europee. Una delle questioni più significative è il ruolo che i decisori a livello di stati componenti la Ue, regioni e territori, possono giocare in questa dinamica.
Aldo Ciummo

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Rafforzare l’Europa, contrastare i populismi nazionalisti

L’anno entrante vede la UE di fronte alla necessità di utilizzare gli strumenti presenti nei suoi trattati per rilanciare l’integrazione ed evitare la deriva cui si assiste in Ungheria

Alla riapertura dei lavori dell’Unione Europea, che dal 16 al 19 gennaio vedrà sul tavolo della prima sessione significativa a Strasburgo argomenti come Eurobond e Tobin Tax, la comunità si trova di fronte ad un periodo difficile per le ricadute della crisi economica e per le conseguenze sociali della finora mancata redistribuzione del reddito (in particolare di quello accumulato in rendite dai settori che della crisi sono stati protagonisti ad esempio nel mondo finanziario).

In Europa le categorie più sotto attacco (dipendenti, precari, donne, professionisti autonomi, operai, giovani, immigrati) rispetto agli eventi finanziari avvallati negli ultimi venti anni da governi liberisti in politica economica e conservatori in politica sociale, civile ed estera, sono anche le categorie nuovamente selezionate dalla politica istituzionale ed economica come settori che devono pagare i costi maggiori del risanamento, attraverso imposte indirette storicamente antipopolari (aumenti dell’iva e dei carburanti), imposte dirette sui redditi (con aumenti sui patrimoni e capitali scudati che invece sono di poche frazioni di punto percentuale) e tagli ai servizi sociali, agli enti locali, alla spesa pubblica.

Nello stesso tempo le fasce sociali che in tutta Europa ed in particolare in Italia sono attaccate da queste politiche di destra attraverso decisioni liberiste che ricalcano quelle dei governi precedenti (soprattutto quelli di Centrodestra, ma purtroppo anche esecutivi di Centrosinistra ansiosi di accreditarsi presso la grande finanza e di ridurre il peso della propria area di sinistra e dei rappresentanti dei lavoratori) non sono unite nel contrasto ad una politica fortemente classista e ampi settori della società cedono putroppo a spinte populiste, localiste e xenofobe che non hanno nulla a che fare con la volontà di risolvere i problemi concreti in Italia ed in Europa.

Segnali preoccupanti arrivano dall’Ungheria, il cui parlamento, monopolizzato da una destra simile a tendenze populiste e nazionaliste, che si risvegliano un pò dappertutto in Europa (favorite da media che non vogliono esporre i costi sociali del liberismo e dei monopòli economici e che dipingono l’immigrazione solo come un problema di ordine pubblico) sta approvando nonostante le norme europee leggi che hanno poco in comune con i princìpi democratici che sono alla base dell’Unione Europea. Tra le normative che il governo a guida del partito Fidesz sta introducendo ci sono restrizioni di fatto al pluralismo dell’informazione in Ungheria.

Le situazioni limite come quella del Governo di Viktor Orban in Ungheria sono all’esame della Commissione Europea e quest’ultima ha la possibilità di avviare procedure di infrazione incisive, ma il problema in tempi di debolezza della rappresentatività, in un sistema che fatica molto a rappresentare i cittadini su scala continentale è più ampio: bisogna evitare le derive nazionaliste in Europa perchè queste sono sempre in agguato in periodi di crisi sociale, soprattutto quando non si trovano invece risposte progressiste alle difficoltà di parte significativa della popolazione.

Per contrastare i populismi non bastano le procedure di infrazione, peraltro molto lunghe data la complessità del diritto comunitario e il peso tuttora conservato dagli stati nazionali, occorre anche rafforzare le capacità dell’Unione Europea di promuovere equità e sviluppo sostenibile, di integrare e valorizzare l’immigrazione come una risorsa (ciò può avvenire soltanto riconoscendo i diritti degli immigrati e rafforzando i diritti del lavoro invece sotto attacco in questo momento) e rielaborare l’impianto democratico della UE, in modo che i cittadini possano partecipare in forme chiare alla costruzione comunitaria ed ai suoi meccanismi decisionali.

L’Europa deve far sentire la propria voce sanzionando i casi di violazione dei suoi valori fondamentali, contrastando i populismi nazionalisti (tanto più quando si presentano nelle linee di condotta di interi stati nazionali) ma deve anche prevenire la crescita di tali tendenze anacronistiche di chiusura, sviluppando invece una Europa dell’apertura e della solidarietà, assieme alle politiche monetarie e di scambio.

L’Unione Europea è troppo arrendevole con i mercati e troppo rigida con i migranti e nelle questioni sociali, ma nel Trattato di Lisbona esistono i mezzi per promuovere i diritti sociali e del lavoro, la laicità degli stati, il pluralismo, la mobilità e l’integrazione e la sinistra in particolare deve impegnarsi pensando in termini europei, se vuole contrastare davvero le spinte liberiste e nazionaliste che si complementano lasciando via libera al mercato senza regole e scaricando i costi e i conflitti alla base della società, mettendo gli uni contro gli altri migranti precari e precari provenienti dalle industrie deregolamentate dove i sindacati vengono espulsi, violando in forza del mercato le costituzioni nate dalla liberazione dagli autoritarismi di destra e dalla autodifesa dell’Europa da tutti i totalitarismi.

Gli eurobond di cui si discuterà tra pochi giorni possono servire a rafforzare le condizioni economiche dell’Europa e dell’Occidente di cui la UE fa parte integrante, la Tobin Tax è un argomento che può significare molto per rimettere al centro le istituzioni e la partecipazione in funzione di riequilibrio delle contraddizioni sociali, ma l’Unione Europea ha bisogno più in generale di essere presente, promuovendo i diritti dei lavoratori, la parità di genere, l’integrazione all’interno delle sue frontiere e la valorizzazione dell’immigrazione come risorsa, il contrasto ai nazionalismi, la lotta alle chiusure xenofobe e la preparazione della crescita dello sviluppo sostenibile.

Tutte le questioni che sono sul tavolo alla riapertura dell’Europarlamento non possono essere risolte dividendo le nazioni in euroscettici ed euroentusiasti, perchè è l’Europa nel suo insieme a suscitare dubbi sull’efficacia delle misure adottate sinora: Germania, Italia e Francia non sono gli unici a sostenere un nuovo attivismo dell’Unione ed il Regno Unito non è uno stato euroscettico ma si interroga soltanto, come altri componenti della UE, sul futuro della comunità, valutando legittimamente i propri interessi nel contesto più ampio del mercato comune. La stessa Danimarca che si appresta a guidare il prossimo semestre ha contribuito al dibattito, ad esempio in materia di politica agricola, con opinioni specifiche che non erano critiche euroscettiche ma prospettive della costruzione europea che rappresentavano molti stati in alcuni momenti in minoranza.

Ora il Parlamento Europeo propone, superando molti steccati tra i diversi gruppi, una maggiore disciplina fiscale, la solidarietà europea nella gestione dei debiti, procedure decisionali più gestibili rispetto all’unanimità ed introduzione dell’attuale accordo intergovernativo salva-euro nella legislazione comunitaria entro cinque anni, ma a queste misure occorre aggiungere un percorso che in tutti i settori porti l’Europa ad una effettiva integrazione e la rimetta al centro di un vero sviluppo.

Aldo Ciummo

Michael Higgins presidente dell’Irlanda, la città di Dublino sempre più a sinistra

I dubbi sulla regolarità di alcuni episodi nell’ex partito di governo sono stati fatali per le aspirazioni di Sean Gallagher, mentre il candidato del Labour, Higgins, è stato riconosciuto come proposta autorevole

di   Aldo Ciummo

L’Irlanda continua nello spostamento significativo di vecchi equilibri, scomparsi assieme al ruolo di partito semi-permanente di governo accordato nei decenni passati al Fianna Fàil (una forza conservatrice di centro nazionalista), dopo la vittoria alle politiche di quest’anno dell’alleanza formata da Fine Gael (centrodestra liberale) e Laburisti, che ha portato Enda Kenny alla carica di Taoiseach (Primo Ministro).

Adesso è la volta della Presidenza della Repubblica, il nuovo Uachtaràn na hEireann è Michael D. Higgins, sostenuto dal Partito Laburista, una forza che partendo da un ruolo storicamente secondario (non oltre il quattordici per cento ancora in anni recenti) ha compiuto un ingresso ragguardevole nell’arena dei maggiori soggetti politici in Irlanda, a partire dalle elezioni europee del 2009 che hanno anche anticipato il peso che i laburisti stavano acquisendo a Dublino, dove oggi sono il primo partito e hanno raccolto un altro successo con l’elezione, nelle suppletive del collegio di Dublino Ovest, di Patrick Nulty. Il Fianna Fàil scompare da Dublino.

Sean Gallagher era favorito fino all’inizio di questa settimana, con un vantaggio di una decina di punti percentuali su Higgins, mentre gli altri candidati rimanevano molto indietro. L’emergere di una possibile irregolarità nelle modalità della raccolta dei fondi per il Fianna Fàil, in realtà del tutto presunta e legata ad una limitata donazione di un privato al FF (non in questa elezione) ha fatto crollare in pochi giorni il consenso di Gallagher.

Probabilmente a permettere a Higgins di diventare il nono presidente della repubblica irlandese è stata anche la voglia di riportare al centro una figura in grado di ricordare l’immagine presidenziale che lo stesso candidato del Labour ha tratteggiato dichiarando di voler essere “un presidente di cui andare fieri”. Il suo maggiore avversario, Sean Gallagher, ha detto “sono sicuro che sarà quel presidente” e lo ha ringraziato per la campagna positiva. Ma il primo a contratularsi con Michael Higgins è stato David Norris, uno dei candidati sconfitti, che ha una lunga storia per i diritti delle minoranze in Irlanda.

Sono stati battuti anche la cattolica Dana Rosemary Scallon, la civica Mary Davis e Gay Mitchell, che correva per il Fine Gael (il maggior partito di governo, mentre il secondo è il Labour in base alle ultime elezioni politiche nazionali), mentre ha avuto un buon risultato, che supera quello del partito, il candidato dello Sinn Féin Martin Mc Guinness, uno dei dirigenti dello Sinn Fein in Irlanda del Nord, con un passato nell’Ira: la lista nazionalista con sfumature socialiste ha intercettato molto del malcontento dovuto alla crisi in questi ultimi anni ed alle elezioni politiche di questa primavera ha tallonato i tre partiti maggiori.

I primi risultati sono arrivati da Dublino Midwest e danno Higgins oltre il 40 per cento, Gallagher poco sopra il 20, Mc Guinness al 16 per cento, Norris intorno al dieci, Gay Mitchell al sei, Mary Davis e Dana Scallon intorno al tre per cento a testa. Gli esiti che arrivano dalle altre circoscrizioni non sono molto diversi. Dublino Sudovest ricalca praticamente la situazione del collegio precedente, in particolare per i due principali contendenti. Ieri mattina Michael Higgins, accompagnato dalla moglie Sabina e dai figli Michael e Daniel è rimasto per un pò intrappolato nel traffico nella zona ovest di Galway, hanno riportato i giornali.

Nel Kildare i due politici in testa sono preponderanti con il 45 per Higgins e il 25 per Gallagher. Mc Guinness è un pò più debole a Dublino Ovest e Sud ed in quest’ultima ripartizione Higgins va ancora più forte, con oltre il 50% dei voti. In Dun Laoghaire (Dublino) la storia è la stessa, con Gallagher e Mc Guinness meno votati che in altre aree. Il conteggio finale arriverà questa sera ma le indicazioni sono chiare. Il Fianna Fàil, teoricamente più vicino a Gallagher e seriamente destabilizzato dalle elezioni che alcuni mesi fa lo hanno visto spintonato da largamente primo (e longevo) partito di maggioranza a malapena terzo, si è congratulato con Higgins attraverso il leader del FF Michael Martin, che ha affermato: ” sarà un eccellente presidente e rappresentante per l’Irlanda”.

Nel Tipperary (sud) Higgins e Gallagher sono testa a testa e McGuinness è un candidato forte con il 13 per cento, mentre a Donegal Nordest (vicino l’Irlanda del Nord) il primo è McGuinness dello Sinn Fein con il 32 per cento ed in controtendenza seguono Gallagher (ventotto) e dietro Higgins (ventitre), a Limerik (sud della repubblica) Higgins prende più della metà dei voti, in Cavan Monaghan (appena a sud dell’Irlanda del Nord, a nordovest di Dublino) è primo Gallagher e seguono, alla pari Higgins e McGuinness.

Ritornando alle elezioni suppletive di Dublino circoscrizione Ovest, con l’elezione di Patrick Nulty il Labour conferma l’andamento positivo avviato diventando il primo partito della città nelle elezioni europee del 2009 e (nella capitale) anche alle politiche, ma un altra corrente di sinistra maggioritaria riconferma la sua forza in città, l’area movimentista che permise alle liste a sinistra del Labour di ottenere un eurodeputato (sui dodici irlandesi a Strasburgo) del Socialist Party e che con la formula dell’United Left Alliance (ULA) ha portato quattro deputati del Socialist Party e del People Before Profit nel parlamento irlandese questo marzo.

Ruth Coppinger (Socialist Party) infatti ha ottenuto circa il 20 per cento nella circoscrizione ovest chiamata alle urne per un seggio del Dàil Eireann, composto da 166 deputati. Il Fianna Fàil qui ha ottenuto il 21 per cento con un altro McGuinness, David, da non confondere con quello più noto dello Sinn Fèin, Martin. Il FF però resta senza rappresentanti a Dublino e questo è indicativo dell’attuale situazione del partito che ancora con Bertie Ahern e Brian Cowen pareva in grado di reggere questa crisi di consenso come aveva fatto in tante occasioni nei decenni. Riguardo all’eletto, Patrick Nulty (28 anni) si è impegnato molto per i senzatetto.

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Immigrazione, diritti a punti?

L’Associazione dei Medici Stranieri in Italia chiede una maggiore volontà di integrazione alle istituzioni italiane

L’accordo di integrazione tra lo straniero e lo Stato del Consiglio dei Ministri prevede che gli stranieri che entrano in Italia per la prima volta  possano stipulare un accordo con lo Stato attraverso un impegno ad acquisire la conoscenza della lingua italiana e della cultura civica e della vita civile in Italia.

 Lo Stato assicura allo straniero la partecipazione gratuita ad una sessione di formazione civica di durata tra le 5 e le 10 ore e lo straniero che frequenta i corsi parte con 16 crediti e deve arrivare alla soglia di 30 crediti. Al termine del biennio si svolge gratuitamente un test. Per i crediti inferiori a 30 ci sara’ una proroga annuale dell’accordo, ma per i crediti pari o inferiori a zero ci sara’ l’espulsione dello straniero.

Il presidente dell’Associazione Medici Stranieri in Italia, Foad Aodi, ha commentato “questa è una notizia positiva, però noi siamo a favore della completa integrazione attraverso l’insegnamento della lingua e cultura italiana, con il principio dei diritti e doveri ma senza mettere il cittadino straniero sotto esami continui, faccendolo sentire immigrato per sempre o un cittadino di passaggio.” 

 L’AMSI chiede al Ministro dell’Interno quanti crediti spettano ai medici, operatori sanitari stranieri e professionisti  cui viene impedito di sostenere concorsi pubblici o di diventare medici di famiglia, perche’ non sono in posseso di cittadinanza italiana nonostante lavorino e paghino le tasse.” Un altro aspetto irrisolto riguarda i giovani stranieri nati in Italia e tuttora condizionati dalla doppia identità amministrativa, senza aver acquisito la cittadinanza italiana. L’Associazione dei Medici Stranieri in Italia si impegna affinchè i medici ed operatori di origine straniera che lavorano in Italia regolarmente da più di cinque anni possano sostenere i concorsi pubblici.

Aldo Ciummo