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Lia Boysen ha presentato la Svezia al Nordic Film Fest

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I produttori e gli attori si sono incontrati in una tavola rotonda del settore nel corso del Festival del Cinema Nordico

 

 

Al Nordic Film Fest (la rassegna della cinematografia dei paesi scandinavi e nordici che ha avuto luogo dal 9 al 13 aprile) produttori e attori hanno approfondito i temi del settore, in particolare il 10 aprile nel corso dell’ incontro “North Meets South” svoltosi alla Casa del Cinema, per valutare possibili co-produzioni.

Lia Boysen, attrice svedese (che ha avuto un ruolo nel film “Racconti da Stoccolma” ed è stata protagonista della serie televisiva Wallander, tratta dai libri del noto scrittore svedese Henning Mankell) il 12 ed il 13 aprile ha presentato il film “The Last Sentence” di Jan Troell, nell’ambito del Nordic Film Fest, che ha avuto luogo presso la Casa del Cinema. L’opera di Troell racconta la vita di Torgny Segerstedt, uno dei maggiori intellettuali svedesi.

Boysen ha raggiunto un notevole successo nel 2000 con la serie tv “The New country” (di Peter Birro e Lukas Moodyson) con cui è stata nominata agli Oscar svedesi (Guldbaggen) come miglior attrice, e nel 2007 ha vinto come migliore attrice non protagonista per il film “Search”, inoltre ha avuto ruoli rilevanti in produzioni televisive e cinematografiche: tra le altre, il film “Executive protection” (Livvakterna, 2001) e la serie TV “Stora Teatern” (Il Grande Teatro, 2002).

Boysen ha lavorato in diverse produzioni internazionali ed è la protagonista del film “Les Grand Personnes”, per la regia di Anna Novion, presentato al Festival di Cannes nel 2008: recentemente ha interpretato il poliziotto Hanna Kruse nel film “Olycksfågeln” (2009), tratto da un romanzo di Camilla Läckberg. Il Nord Film Fest di Roma si svolge fin dal 2012, a cura delle ambasciate di Norvegia, Svezia, Finlandia, Danimarca, in collaborazione con l’Ambasciata d’Islanda a Parigi, con il Circolo Scandinavo e gli istituti del cinema dei paesi citati.

Tra i film proiettati durante il Nord Film Fest c’è stata la commedia “Il centenario che saltò dalla finestra scomparve” (2013) di Felix Herngren: è la storia di un centenario che fugge per vivere straordinarie avventure. Con oltre 1 milione di spettatori, la commedia di Herngren ha battuto ogni record di presenze. Il film è stato introdotto da Ruth Jacoby, la quale è l’Ambasciatore di Svezia. La proiezione è stata realizzata in collaborazione con Eagle Pictures. Alla tavola rotonda degli operatori del settore cinematografico, interessati a progetti di co-produzione tra paesi nordici e chiamata “North Meets South” hanno partecipato tra i produttori svedesi Sandra Harms e Fredrik Wikström Nicastro.

Nicastro è responsabile cinematografico alla casa di produzione Tre Vänner, mentre Harms, rappresenta la Miso Films Sverige, sede in Svezia della casa di produzione danese, Miso Films. Erano presenti diversi rappresentanti istituzionali italiani (di A.N.I.C.A., A.G.P.C.I e di Roma Lazio Film Commission).

Aldo Ciummo

Diritti, ora si riconoscano anche quelli degli immigrati

Il Consiglio dei Ministri ha parificato i nati nel matrimonio o non, l’aula regolarizzi ora anche i nati in Italia

Il decreto del Consiglio dei Ministri che ha riconosciuto l’uguaglianza tra nati nel matrimonio o meno all’interno del codice civile, sia pure riferito ad una residua distinzione formale, contribuisce a definire l’Italia come un paese civile. E’ auspicabile che ora sia il Parlamento a superare i diversi ostacoli posti negli anni scorsi da gran parte delle compagini conservatrici (e da una eccessiva incertezza nel campo alternativo a queste ultime) e riconosca come cittadini italiani quanti sono nati nel territorio nazionale e vi hanno studiato e lavorato.

La valutazione delle diverse situazioni è necessaria, così come l’obiettivo di una integrazione effettiva e comprensiva dell’acquisizione dei princìpi della democrazia costituzionale di cui si entra a far parte, ma ai nuovi cittadini, provenienti da altre parti del mondo, è urgente dare una prospettiva chiara di diritti ottenibili in tempi certi e realistici, non più attraverso un calvario annoso che non tiene conto della realtà di centinaia di migliaia di persone, spesso professionalmente qualificate ed ormai integrate da anni, anzi molte volte italiani di fatto dopo un percorso scolastico ed in tutte le esperienze di attività nel paese ospitante, persone che il paese ostacola frenando il suo stesso sviluppo.

La comunicazione distorta di un sistema più interessato a evidenziare esclusivamente tematiche securitarie ed a determinare deprezzamenti del valore del lavoro attraverso il ricatto di permessi brevi, che non a rendere maggiormente semplice e logica la vita di tutti i cittadini, inclusi gli immigrati, rende difficile da anni riconoscere i diritti dei nuovi cittadini, nati in Italia o che vi lavorano e vivono da tanti anni:  lo ius soli è una realtà nella gran parte d’Europa e del mondo occidentale, un princìpio portatore di maggiore equità nella certezza della dignità delle persone e del lavoro dell’intera popolazione e non solo di un segmento, un parlamento che intenda rappresentare un paese laico nel senso più ampio del termine deve riconoscere al più presto anche questo diritto.

Comunicare l’Europa

Venerdì 14 giugno a Roma è stato presentato il libro “Communicating Europe in Italy” di Lucia D’Ambrosi ed Andrea Maresi
Sono stati molti gli interventi, in occasione della presentazione del libro di Lucia D’Ambrosi ed Andrea Maresi “Communicating Europe in Italy”, un testo che affronta il problema di una informazione, quella italiana, che in buona parte ancora si comporta come se il settanta per cento delle decisioni non venisse oramai preso a livello comunitario europeo. Hanno portato il loro contributo riguardo alle loro esperienze nelle istituzioni della UE Franca Faccioli (Università di Roma La Sapienza) Francesco Adornato (Università di Macerata), Giampiero Gramaglia (direttore di Euractiv) e gli europarlamentari Pittella e Angelilli.

Gianni Pittella ha sostenuto la necessità di rendere più flessibile il patto di stabilità per rendere la UE effettivamente espressione dei bisogni delle popolazioni, affermando che le forze politiche debbono uscire dalla dimensione puramente nazionale, in modo da aiutare la partecipazione popolare alle decisioni comunitarie.

Franca Faccioli ha sottolineato la difficoltà di migliorare il dialogo con le istituzioni comunitarie, quando le stesse istituzioni nazionali sono di fronte ad un calo drastico di rappresentatività ed ha evidenziato il rischio di una informazione sulla Ue eccessivamente settoriale mentre le preoccupazioni nella società vertono su questioni pratiche.

Adornato ha detto che la crisi impatta sulle possibilità della UE di risultare credibile in base agli sforzi concreti che opererà per quanti abitano il continente ed ha invitato il sistema dell’istruzione ad introdurre una educazione civica comunitaria e concluso che a partire da lì si gioca il confronto con i paesi del Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) il cui rapido sviluppo economico accentua ultimamente l’impressione di una Europa in affanno.

Roberta Angelilli ha insistito sulla necessità di spostare l’impegno europeo sulla crescita e sulla vicinanza ai problemi concreti della popolazione e di incrementare l’informazione sulle opportunità messe a disposizione di imprese ed enti pubblici, nel quadro degli incentivi europei, oltre che sull’importanza della consultazione popolare e della verifica dei risultati prodotti dai progetti di formazione.

Aldo Ciummo

Una aggregazione progressista aperta per cambiare il paese

una aggregazione progressista aperta per cambiare il paese

una aggregazione progressista per cambiare il paese

L’associazione della sinistra diffusa  “Tilt” chiede di aprire il centrosinistra alla società se la coalizione intende risolvere i problemi quotidiani

Tilt si è riunita per fare il punto della situazione nella coalizione progressista ancora da costruire ed ha sottolineato come la popolazione, alla prese con difficoltà giornaliere non si senta minimamente rappresentata da una politica di palazzo che rischia di imporre ancora una volta anche all’interno del centrosinistra logiche ricalcate da quelle liberiste e burocratiche, ossia dalle mentalità che hanno portato all’attuale panorama, caratterizzato dallo strapotere delle dinamiche finanziarie (slegate da qualsiasi partecipazione democratica) ed in più aggravato da istituzioni che si allontanano dai cittadini.

La sinistra ed i progressisti, nella base delle diverse forze politiche da SEL all’IdV (passando per il Prc e i movimenti civici) hanno bisogno di trovare sintesi che affrontino i problemi sociali e “Tilt”, in cui si incontrano attivisti di diversi orientamenti uniti nella richiesta di una alternativa all’austerity ed al liberismo violento (austerità e liberismo che sono due facce della stessa medaglia e tendenze che hanno proseguito nella cancellazione di diritti e di prospettive dagli esecutivi Berlusconi a quelli Monti, dalla destra liberista e populista di Pdl e Lega a quella tecnica e finanziaria dell’attuale coalizione di governo) propone come associazione della sinistra diffusa nei partiti come nella società civile che si dia avvio ad una fase costituente che riporti la sinistra tra la popolazione e veda partire le iniziative della sinistra e dei progressisti dalla popolazione, non da organizzazioni tradizionali ormai rappresentative solo della volontà di autoconservazione delle strutture che hanno inventato i sistemi maggioritari senza preferenze.

Tilt sottolinea la centralità dei programmi rispetto al leaderismo ed alle contese interne ai grandi partiti in declino, afferma l’urgenza di occuparsi dei problemi concreti, dato che alla popolazione oggi interessano pochissimo gli scontri tra segretari scelti dal funzionariato e politici neoliberisti appoggiati da settori conservatori della società. “Vogliamo scegliere tra idee contrapposte di uscita dalla crisi – dicono i ragazzi dell’associazione nazionale “Tilt” – un nuovo modello di sviluppo parte proprio dal ribaltare l’agenda Monti”.

Quindi il gruppo chiede primarie aperte in cui si possa discutere di temi e di contenuti, perchè la gente per “Tilt” ha ancora voglia di democrazia e di immergersi nella partecipazione e nel confronto, come ripetono gli attivisti dell’associazione, che concludono così “Non c’è buona politica senza dialettica sul progetto di paese per chi si candica al governo, vogliamo starci ma per cambiare il paese, non per ricollocare questa vecchia classe dirigente”.

Aldo Ciummo

Sinistra e Libertà favorevole alla ricostruzione della sinistra nei territori

Dopo il netto chiarimento da parte di Vendola della appartenenza a sinistra di SEL potrebbe andare avanti in tutta Italia la prospettiva di iniziative politiche comuni con Prc e IdV

L’Italia non è estranea alla serie di cambiamenti che in tutta la UE, dal Regno Unito alla Germania, ha determinato una crescita di prospettive progressiste, permettendo già in questi ultimi mesi alle sinistre di sviluppare proposte alternative a quel rigore a senso unico che è stato innalzato soprattutto in Italia a protezione di posizioni patrimoniali acquisite, ma purtroppo si è anche manifestata la crescita, in Francia ed in Grecia, di formazioni destrorse capaci di mettere a rischio l’integrazione democratica in Europa. In Italia, accanto al crollo nei consensi dei gruppi conservatori, che hanno in gran parte prodotto la crisi economica del paese, si sono presentate forme di rifiuto dell’attività partitica abbastanza prive di contenuti politici coerenti e fortemente esposte al rischio di evoluzioni destrorse.

Vicino al cosidetto voto antipolitico si è assistito ad una astensione, massiccia nel campo della sinistra e motivata politicamente, dato lo spostamento verso il Centro politico da parte del maggior partito di opposizione di origine progressista (assieme ad un abbandono concreto dei territori) ed a seguito della funzione di di vigilanza ad un museo di simboli assunta da alcuni partiti minori. Questa consistente astensione è un fenomeno preoccupante, non tanto nel suo manifestarsi nelle ultime consultazioni elettorali, quanto nella fuoriuscita permanente dalla partecipazione civile in cui rischia di sfociare, ma non è un fatto irreversibile, come dimostrato dai risultati che una sinistra presente  (Sinistra e Libertà, Rifondazione Comunista, Italia dei Valori) ha ottenuto in molte parti dell’Italia, superando ostacoli consolidati dalla Puglia a Milano, da Cagliari a Genova.

I territori del Centro Italia dove si è votato a maggio del 2012 hanno ricalcato il dato nazionale di partiti in difficoltà (perchè ridotti a liste personali), senza assistere però ad una crescita consistente di tentativi di sfruttare mode passeggere o populismi: qui esistono perciò spazi agibili per la sinistra, al di fuori delle liste personali decennali e dei simboli di testimonianza.

La disgregazione del terreno progressista non ha cancellato, anzi accentua la necessità della sinistra, a maggior ragione in territori che, anche se dotati di energie e di risorse, sono stati ulteriormente isolati dalla pressione della crisi globale, associata alla chiusura prodotta da due di decenni di amministrazioni miopi a livello tanto nazionale e locale, col risultato di trattenere indietro (rispetto ai progressi sia pure parziali di molti stati europei) un paese come l’Italia che era stato uno dei fondatori dell’Unione Europea. Una parte significativa della popolazione vicina alle varie tendenze progressiste è oggi alle prese con la disgregazione sociale di questi anni, ma è consapevole che il territorio non è slegato dal resto della nostra Europa.

Fin da quando riempivano l’attualità, Berlinguer e Delors proseguivano, costruendo l’economia sociale di mercato, il percorso che Jean Monnet e Luigi Einaudi avevano iniziato per rafforzare la conquista europea della liberazione dai totalitarismi: ma come tanti fenomeni preoccupanti dimostrano, mentre le difficoltà dividono la società, partecipazione e sviluppo non sono ancora garantiti.

I territori nel centro Italia hanno le potenzialità per diventare centri di eccellenza e se la sinistra ritorna compatta (evitando l’assimilazione ai governi conservatori e tecnici e l’isolamento in una funzione di pura protesta) può essere uno dei motori dell’alternativa progressista che è già iniziata in Puglia, a Milano, Cagliari, Genova.

Se non si cade in urgenze sterili legate ai calendari politici ed alle esigenze dei vari funzionariati consolidatisi nel tempo nei partiti vecchi e nuovi e si provvede invece a costruire una sinistra forte, coordinata nel quadro nazionale e saldamente collegata al panorama europeo, sono molte le novità sostanziali che sarà possibile introdurre nelle amministrazioni e così nel territorio, collegando le iniziative locali al contesto della Unione Europea e sviluppando sinergie utili a dissodare un terreno sociale che nei decenni in cui è stato sano non ha certo costruito la propria riuscita sull’isolamento.

Aldo Ciummo

L’Europa al Mamiani

Il 9 maggio si è svolto un incontro promosso dal Movimento Federalista Europeo, una iniziativa alla quale hanno partecipato gli studenti

In occasione della festa dell’Europa, il 9 maggio, il Movimento Federalista Europeo ha partecipato ad una giornata formativa per gli studenti del liceo classico Terenzio Mamiani a Roma. Altre iniziative si sono svolte nella mattinata presso l’Università di Roma Tre.

All’iniziativa hanno preso parte il direttore dello IAI (Istituto Affari Esteri) Ettore Greco, il presidente del Movimento Federalista Europeo nel Lazio, Francesco Gui, il presidente del Movimento Federalista Europeo di Campoleone, Carlo Curti Gialdino; per i Giovani Federalisti di Roma Luca Gramaglia.

Il Movimento Federalista Europeo comprende persone di tutti gli orientamenti politici, convinti della necessità di una vera federazione europea che assicuri rapidità e democraticità delle decisioni di governo in Europa. L’iniziativa è stata seguita da una settantina di ragazzi. L’intervento di Ettore Greco verteva sulla preparazione della dichiarazione di Schuman, che ha dato il via all’Unione. Gialdino ha parlato invece dell’importanza del diritto nella costruzione europea.

In seguito è stato proiettato un filmato sulla nascita dell’idea di Europa unita attraverso la liberazione dai totalitarismi. Luca Gramaglia ha sottolineato il ruolo che possono avere le attuali generazioni, nate in una Europa in gran parte già unita. E’ stata importante per il Gfe la partecipazione di EurActiv per coprire l’informazione dell’evento.

Aldo Ciummo

 

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L’innovazione svedese incontra Roma

L’iniziativa si svolgerà a Roma il 2 e 3 aprile con la presenza di ideatori di soluzioni economiche che hanno avuto successo in Europa

Il tema che riunirà alcuni giovani imprenditori di tredici paesi europei all’Ara Pacis nell’ambito della conferenza “Transeuropa Express” il 2 e 3 aprile riguarderà “L’Europa dei giovani: le idee ed i progetti”. Tre dei relatori che parteciperanno provengono dalla Svezia e sono Erik Fjellborg, Magnus Alm e Johan Peitz.

Erik Fjellborg è il fondatore di Quinyx, una società esperta di servizi alle imprese nel campo del “work force management”, un settore che ha contribuito molto a cambiare il mercato internazionale nell’ambito delle risorse umane. Magnus Alm e Johan Peitz, sono invece i fondatori di Free Lunch Design, una delle aziende svedesi di videogiochi e di applicazioni per il telefono cellulare che ha riscosso maggiore successo mondiale.

Free Lunch Design ha riscosso notevole successo anche nel mercato giapponese, dove nel settore dei giochi per il cellulare è arrivato alla quota di 130.000 utenti al giorno. Proseguono quindi le iniziative di scambio culturale ed economico promosse in maniera crescente dall’Ambasciata Svedese a Roma in questi ultimi tre anni, che forniscono spunti interessanti data la crescita imprenditoriale e finanziaria che la Svezia ha conosciuto in questo periodo, in controtendenza con le recessioni che hanno investito gran parte del continente.

Difatti l’innovazione è uno dei fattori che viene da più parti indicato come una leva significativa nella ristrutturazione della produzione e nel superamento delle fasi di crisi economica che l’occidente sta affrontando.

Aldo Ciummo

 

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I giovani federalisti europei a favore di una UE più unita

Il 13 marzo, quando si svolgerà il vertice Monti-Merkel, i federalisti europei organizzeranno un presidio

L’incontro tra il Primo Ministro italiano e la cancelliera tedesca che avrà luogo il 13 marzo sarà l’occasione per sottolineare, da parte degli europeisti appartententi a tutto l’arco delle forze politiche, conservatrici o progressiste che siano, che una Europa che intenda superare le attuali difficoltà deve esprimere una concreta solidarietà tra gli stati componenti e fornire una prospettiva alle parti della società che sono più pressate dalla situazione globale. Vittorio Cidone, vice presidente a Roma del Movimento Federalista Europeo (di cui i Giovani Federalisti Europei fanno parte e che comprende studenti e persone attive in tutte le forze politiche o nella società civile) è riuscito ad organizzare l’iniziativa in Piazza Montecitorio per il 13 marzo a partire dalle 14.00.

L’evento si intitola  “Per una Italia europea, per una Europa federale” ed intende evidenziare che occorre restituire alla Unione Europea una prospettiva più ampia rispetto a ciò che si è visto negli ultimi anni, con il grave ritardo ad esempio nella cooperazione con la Grecia: un programma che abbia la stessa capacità di superare steccati e coltivare una maggiore integrazione che hanno dimostrato i fondatori dell’Europa dopo avere sconfitto i totalitarismi.

Negli ultimi anni si è registrato un dibattito a volte abbastanza sterile, nel quale stati come la Germania, Finlandia, Regno Unito, Olanda sono stati additati come i componenti che avrebbero dovuto supportare i paesi in difficoltà, senza considerare che la condotta dei paesi (dalla Grecia all’Italia) che hanno lasciato crescere il proprio debito ed i ritardi nella ricerca, nell’istruzione e nella tecnologia ha appesantito l’intera costruzione europea. Questo non deve ovviamente consentire visioni rigide del riequilibrio delle economie. Non si risolvono le contraddizioni attuali accrescendo gli squilibri attraverso un rigore che penalizzi ulteriormente i più deboli e le parti produttive della popolazione della UE, ma non serve a nulla nemmeno attaccare stati come la Germania che hanno costantemente compiuto sforzi per aiutare l’intero continente, nell’ottica lungimirante di crescere meglio rafforzando tutta l’Europa, quindi a dover cambiare è l’impostazione generale del sistema federale non soltanto la politica di questo o quel paese.

L’Unione Europea ha bisogno di indirizzarsi verso le risorse principali odierne, che non sono più il carbone e l’acciaio ma l’istruzione e la conoscenza, le energie alternative e le tecnologie, che vanno valorizzati per ridurre gli squilibri sociali ed accrescere l’innovazione, al contrario di quanto si sta facendo spesso ancora oggi, rincorrendo in modo miope la precarizzazione e flessibilizzazione estreme del lavoro e della sicurezza sociale delineate dai modelli cinese e ultraliberista, che hanno mostrato entrambi i loro limiti, il primo generando un tipo di sviluppo cui difficilmente gli europei adatterebbero il proprio stile di vita e il proprio ambiente, il secondo portando alla crisi che oggi attanaglia l’intero occidente. La partecipazione delle popolazioni della UE è necessaria per arrivare ad uno sviluppo sostenibile.

Aldo Ciummo

 

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L’impegno europeo per l’ambiente

Il 27 febbraio a Roma convegno sulla bioeconomia organizzato dalla Rappresentanza della Commissione Europea in collaborazione con l’Apre

La Commissione Europea è impegnata nell’avviare l’economica europea verso un maggiore utilizzo delle risorse rinnovabili e una effettiva sostenibilità. Difatti la popolazione mondiale si dirige, entro quaranta anni, ad avvicinarsi ai nove miliardi di abitanti. Questa previsione impone un diverso approccio alle risorse naturali ed alla distribuzione delle opportunità. L’Europa, in particolare, sperimenta la necessità di programmare il reperimento di risorse biologiche rinnovabili per la produzione di generi alimentari, beni energetici e materiali.

Al convegno che si svolgerà la mattina del 27 febbraio presso la sede della Rappresentanza a Roma della Commissione Europea (Via Quattro Novembre), organizzato in collaborazione con l’Agenzia per la Promozione della Ricerca Europea, “Apre”, parteciparanno il Vice Direttore della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, Emilio Dalmonte, il capo unità alla direzione generale Ricerca e Innovazione della Commissione Europea, Antonio Di Giulio, Maria Uccellatore della direzione generale per l’internazionalizzazione della ricerca (al Miur), Luigi Rossi, coordinatore delle piattaforme tecnologiche italiane di Bioeconomy.

Attualmente, la bioeconomia europea ha un fatturato di 2000 miliardi di euro ed impiega attorno ai ventidue milioni di persone (il 9 per cento dell’occupazione nell’Unione Europea). Sono interessati dal fenomeno l’agricoltura, la silvicoltura, la pesca, la produzione alimentare, della carta, l’industria chimica, biotecnologica, energetica.

Aldo Ciummo

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Temi sociali al festival di Berlino

I registi italiani hanno fatto emergere quest’anno argomenti trascurati dalla cronaca governativa, come la situazione delle carceri e la repressione dei movimenti

di   Aldo Ciummo

Le maggiori agenzie hanno dato la notizia del premio ricevuto dai registi Paolo Taviani e Vittorio Taviani per il film “Cesare deve morire” (l’orso d’oro, un titolo che non tornava in Italia da ventuno anni). I due registi hanno lavorato con i detenuti riportando in evidenza un tema, le carceri, che la cronaca sposta spesso in secondo piano oppure tratta soltanto con il metro della propaganda securitaria, tipica dei governi fortemente conservatori che si avvicendano in Italia quasi ininterrottamente dal 1994. Intanto, con la riduzione delle risorse che la cura concreta dei contesti urbani subisce anche durante quest’anno, nella cronaca italiana i temi della sicurezza diventano soltanto un mezzo di aggressiva comunicazione, mirata a scaricare i disagi crescenti contro alcune parti della popolazione, che siano operai che manifestano o immigrati.

Bisogna ricordare anche il film “Diaz, non pulire questo sangue” di Daniele Vicari, che ha vinto il premio del pubblico: il cinema fa in qualche modo quello che la televisione, controllata dal 1994 dai soggetti governativi che hanno organizzato i vertici internazionali, non ha potuto e voluto fare, cioè riporta una parte importante della cronaca, il G8 del 2001. L’aggressione da parte dello stato italiano contro manifestanti di molti paesi e i gravi abusi durante detenzioni illegali nel 2001 venne nascosta, negata, giustificata e minimizzata dalle televisioni e dalla stragrande maggioranza dei mass media attraverso le prese di posizione delle istituzioni, l’utilizzo dei maggiori telegiornali, la sovraesposizione e decontestualizzazione delle violenze compiute da frange minoritarie dei movimenti ed attraverso la dilazione delle notizie.

Il governo di Centrodestra italiano non fu solo nell’aggredire i movimenti attraverso diverse forme di repressione di piazza, istituzionale, mediatica e giudiziaria, ma ebbe la solidarietà di una parte consistente delle opposizioni, tuttora simile alle destre per indifferenza ai problemi sociali, chiusura all’immigrazione, fiducia nel liberismo selvaggio che ha portato alla crisi economica e che viene incredibilmente riproposto come soluzione assieme alla negazione della rappresentanza sociale (ad esempio nelle industrie) e se da questa situazione derivò negli anni immediatamente successiva una ricerca di coesione da parte dei movimenti, a lungo termine l’insieme di iniziative che sfociava nei Social Forum si è parzialmente disperso.

Certo i movimenti spesero la loro parte di errori, costosi in particolare in una società come quella italiana, con una tradizione conservatrice ed una popolazione di età media crescente (caratteri accentuati dall’accumularsi di controriforme nella scuola e nella comunicazione e dal ritorno dell’emigrazione) ed hanno sicuramente pesato sulla presenza dei movimenti nei territori almeno tre elementi: l’invadenza dei partiti strutturati (che si sarebbero peraltro poi avviati alla sparizione), le chiusure e gli estremismi di frange dei movimenti lontane dalla realtà sociale, l’assimilazione di gruppi facenti parte dei movimenti alle liste elettorali. Oggi le tematiche che rendevano tanto pittoreschi i movimenti agli occhi di molti sono gli unici argomenti  importanti in una società occidentale destabilizzata e danneggiata in profondità dai promotori finanziari del miracolo liberista: la tobin tax, la gestione condivisa delle risorse, lo sviluppo ecosostenibile, argomenti che vengono riconosciuto validi (anche se rigorosamente senza indicare una data in cui saranno introdotti nell’agenda delle misure da elaborare) perfino dagli stessi autori del fallito miracolo liberista che oggi ne socializzano le perdite e ne ripropongono come soluzione la trita filosofia, mentre guidano, sia pure con meno spettacolarità e più serioso tecnicismo, gli interessi della piccolissima frazione di società cui appartengono.

 

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