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Europa federale, meglio tardi che mai

Nel convegno “Europa federale, unica via d’uscita?” il 22 giugno a Roma sono intervenuti l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi ed i Ministri Passera e Moavero
Venerdì 22 giugno la Sala Zuccari del Palazzo Giustiniani ha ospitato un convegno intitolato “Europa federale, unica via d’uscita?”, promosso dal Consiglio Italiano del Movimento Europeo e dal Partito Radicale con il patrocinio del Senato. Sono intervenuti l’ex Presidente del Consiglio Romano Prodi, la vicepresidente del Senato Emma Bonino, il Ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera, il Ministro degli Affari Europei Enzo Moavero Milanesi.
Hanno preso parte alle due discussioni della giornata, “Europa Federale, cosa propone l’industria?” ed “Europa Federale, Europa delle patrie o patria europea?” anche Laurence Parisot, Giorgio Squinzi, Marcus Kerber, Steven Heinz, Antonio Tajani, Pier Virgilio Dastoli, Giuliano Amato, Ingolf Pernice, Thomas Klau, Sandro Gozi, Bernard Cazeneuve, Inigo Méndez de Vigo.
Con accenti diversi, gli intervenuti hanno sottolineato la necessità di una maggiore integrazione politica europea, una scelta la cui mancanza ha condotto alla situazione purtroppo oggi conosciuta dalla maggior parte degli stati componenti l’Unione Europea.
Dal gennaio del 2010 che ha iniziato a vedere la Grecia sotto attacco, la carenza di unitarietà nell’azione europea ha mostrato concretamente i suoi limiti, la Grecia ha richiesto il supporto degli altri paesi nell’aprile del 2010, a novembre lo ha fatto l’Irlanda, nel maggio del 2011 è stata la volta del Portogallo.
Il lancio dell’European Financial Stability Facility (EFSF) il 9 maggio del 2011 è stato un passo in avanti importante, che però guarda principalmente all’emergenza. Nonostante le iniziative intraprese, Spagna e Italia si trovano adesso in difficoltà, mettendo in crisi l’intera costruzione monetaria europea.
Gli incontri nell’autunno 2011 (ottobre) non si sono dimostrati risolutivi e il “Fiscal Compact” del marzo 2012 ha introdotto, a fianco del tentativo di armonizzare le economie dei paesi, nuovi problemi per le società europee.
La Germania si oppone tuttora agli Eurobond, temendo di doversi accollare i costi della mutualizzazione unitaria dei debiti dei paesi da parte dell’Europa. Gli stati che chiedono l’emissione degli eurobond però spesso non accettano la cessione alla UE di quote di sovranità.
Per superare l’impasse è quindi necessario colmare il vuoto di partecipazione che esiste nella Unione Europea, rafforzandone i meccanismi democratici e rendendo finalmente possibile e legittima l’adozione di decisioni più rapide ed effettive per costruire una Europa più equa all’interno e forte all’esterno.
Aldo Ciummo

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Irlanda, legge anticorruzione in arrivo

La detenzione fino a dieci anni, sanzioni finanziarie e l’esclusione per anni da ruoli di responsabilità sono tra le misure all’esame del governo

L’esecutivo formato da Fine Gael e Labour sta esaminando il disegno di legge riguardante la prevenzione della corruzione, il Ministro della Giustizia, Alan Shatter, ha sottoposto il progetto al governo il 19 giugno. La magistratura avrebbe nuovi poteri in base alla nuova legge, se questa venisse approvata definitivamente. I pubblici ufficiali che risultino responsabili di corruzione infatti verrebbero esclusi per dieci anni anche solo dalla possibilità di concorrere ad assumere un ruolo come quello nel quale siano stati trovati autori di azioni scorrette.

Il Governo ha dichiarato che la corruzione in qualsiasi forma non dovrà essere tollerata e che l’Irlanda dovrebbe essere ed essere percepita come un paese dove l’impresa e le istituzioni possono essere portate avanti soltanto in modo onesto e trasparente.

Un esempio abbastanza chiaro dell’attenzione che la popolazione tributa alla correttezza negli affari istituzionali è stata l’elezione di Michael D. Higgins come presidente della repubblica nell’ottobre 2011, laddove il candidato di sinistra ha superato nettamente il principale avversario proprio perchè considerato più serio nella gestione di tutti i passaggi dell’attività partitica (sul candidato indipendente appoggiato dal Fianna Fàil invece pesavano dubbi causati dalle irregolarità riscontrate nel finanziamento alle attività politiche).

Il disegno di legge rappresenta un aggiornamento di regole riguardanti tangenti e fenomeni affini, ma introduce anche nuove restrizioni, rivolte a colpire ad esempio coloro che effettuino pagamenti a soggetti di cui sia prevedibile un comportamento scorretto (utilizzo dei fondi in funzione di tangenti e simili), classificando tali incaute scelte come forme indirette di partecipazione ad un reato.

In particolare si aggiunge alle sanzioni già previste la possibilità di togliere il ruolo pubblico ai responsabili degli abusi ed escluderli per anni, fino a dieci, dalla possibilità di concorrere per ottenere ruoli analoghi. La legge prevederebbe anche un rafforzamento delle possibilità di indagine a disposizione degli inquirenti.

Aldo Ciummo

 

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Unione Europea: riconoscere il volontariato

Una risoluzione presentata dal Partito Popolare Europeo questa settimana sostiene la creazione di un documento che riconosca valore al no profit
Martedì 12 giugno il Parlamento Europeo ha adottato una risoluzione a sostegno del riconoscimento delle competenze acquisite dai cittadini europei nelle attività di volontariato e della creazione di una sorta di passaporto di queste competenze per renderle spendibili in Europa.

Nella situazione attuale il volontariato acquista un peso particolare, data la concomitanza della crisi economica e della crisi di partecipazione che investe le società del continente, la risoluzione intende quindi sottolineare il ruolo di questa parte importante della dimensione sociale europea.

Il riconoscimento formale delle competenze che vengono acquisite nel corso di iniziative di volontariato rappresenterebbe quindi un valore aggiunto spendibile sul mercato, introducendo un elemento importante nell’arco delle qualità che si richiedono nella Unione Europea, rafforzandone i caratteri di solidarietà e di inclusione sociale.

Il Parlamento Europeo ha quindi chiesto alle istituzioni nazionali, regionali, locali, di garantire finanziamenti e incentivi per le organizzazioni del no profit, dando la priorità alle organizzazioni dotate di mezzi più limitati e facilitandone l’accesso a programmi e finanziamenti europei.

In questa ottica gli eurodeputati mirano alla nascita di un portale europeo che supporti le organizzazioni dei volontari nella comunicazione e cooperazione tra loro. Il documento, proposto da Marco Scurria (PPE) è stato adottato con 603 voti favorevoli, 23 contrari, 63 astensioni.

Aldo Ciummo

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UE: serve una protezione giuridica per i paesi a rischio default

Unione Europea: serve una protezione giuridica per i paesi a rischio default

Nel dibattito di martedì i relatori Jean-Paul Gauzes ed Elisa Ferreira hanno sottolineato i problemi derivati dall’assenza di norme preventive che limitino le speculazioni

La gestione del deficit e del debito è stata al centro della discussione al Parlamento Europeo questa settimana, ma c’è stato spazio anche per argomenti come la crescita economica e la partecipazione democratica.

Si è parlato della creazione di un fondo europeo destinato a mettere in comune una parte del debito pubblico dei paesi che compongono la Unione europea e della opportunità di elaborare uno strumento di crescita dotato di cento miliardi di euro per investimenti infrastrutturali, ma anche degli eurobond e soprattutto di studiare una protezione giuridica per gli stati a rischio di default.

Jean-Paul Gauzes (Partito Popolare Europeo, Francia), relatore per il capitolo riguardante i paesi che si trovano in difficoltà finanziarie, ha affermato che se fossere esistite norme finalizzate a proteggere le società europee da eventi finanziari come quelli che si sono verificati in questi ultimi due anni, i problemi da cui l’Europa è attanagliata sarebbero stati evitati fin dal principio.

Elisa Ferreira (Socialisti e Democratici, Portogallo), relatrice sugli obblighi di informazione che riguardano i bilanci per gli esecutivi dell’eurozona, ha sottolineato che occorre guardare non solo alle necessità di rigore, ma anche al bisogno di crescita. Su questo aspetto i conservatori nel Parlamento Europeo hanno però espresso perplessità, mentre la sinistra ha definito insufficienti le correzioni all’impostazione di sola austerity finora inoltrate dal Parlamento Europeo alla Commissione.

Aldo Ciummo

 

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A Strasburgo in agenda l’economia della UE

Questa settimana la sessione plenaria affronterà una serie di temi che hanno al centro lo sviluppo integrato dell’economia nella comunità europea

Domani si discuterà il cosidetto “two pack”, cioè la riforma del governo dell’economia della Ue, con lo scopo di arrivare ad una Commissione Europea capace di indirizzare i bilanci degli stati componenti la UE. Certo, questo passo richiederà dei contrappesi nei meccanismi di partecipazione popolare, perchè si va verso una unità economica (quindi politica) europea sempre più presente nella vita degli stati e ciò significa che non si potranno lasciare le scelte politiche unicamente al mondo delle imprese e della finanza ma affidarle ad una riflessione politica vera e propria.

Dopodomani si parlerà di mercato interno, un mezzo che ha promosso l’incremento dei posti di lavoro e dello sviluppo e che necessità di una ristrutturazione che lo renda adatto ad affrontare la competizione globale.

Martin Schultz (Socialisti e Democratici) presidente del Parlamento della UE, presenterà l’agenda dei lavori sulle soluzioni alla crisi, in vista del Consiglio Europeo che si svolgerà alla fine di giugno. Un altro argomento importante, che dovrà essere analizzato, è la possibilità di introdurre una tassa sulle transazioni finanziarie, fenomeni che pongono problemi complessi ai paesi compomenti e che in parte potrebbero essere compensati da fondi provenienti dalle attività speculative.

Parteciperanno ai lavori il Presidente della Commissione Europea, José Manuel Barroso ed il Commissario alla Programmazione finanziaria, Janusz Lewandowsky. Questa settimana al Parlamento Europeo si discuterà inoltre di singole questioni legate alla salute, al lavoro, al commercio, agli esteri, argomenti con carattere meno generale e più legato alla vita quotidiana nella UE ma comunque non indifferenti per i connotati che la comunità assumerà in relazione alla gestione dei settori che riguardano da vicino in diversi ambiti la vita dei cittadini.

Aldo Ciummo

 

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L’intervento UE argina la crisi in Spagna

La UE trae benefici finanziari dal salvataggio al sistema creditizio spagnolo, ma per superare la crisi nel continente occorre pensare alle popolazioni

I mercati europei avvertono immediatamente gli effetti positivi del piano europeo in favore del sistema bancario iberico, dalla borsa di Madrid che guadagna il cinque per cento a quella di Francoforte che registra un più due, tutte le borse mondiali seguono, con poche eccezioni, ormai non è un mistero che la stessa ripresa americana dipenda direttamente da quella europea.

Come al solito però gli interventi sono di emergenza, non a caso in Spagna si sono verificate numerose manifestazioni di protesta, perchè la popolazione intuisce che gli aiuti vanno nuovamente nelle casse di soggetti che sono stati alla base della crisi, gli istituti di credito, e che comunque la si pensi non sono in grado (e soprattutto non sono minimamente intenzionati) di alleviare le difficoltà degli abitanti della UE, che, siano pensionati o immigrati, studenti o professionisti, disoccupati o piccoli imprenditori, vedono comunque scritto sul proprio conto il debito da pagare per errori e lucide scelte dell’economia liberista.

Ciò che serve (e che la crescita della sinistra in Francia Grecia e Germania potrà aiutare a realizzare se le coalizioni progressiste abbandoneranno il complesso di subordinazione alle politiche ultraliberiste che ha determinato il fallimento di tanti governi di Centrosinistra nella UE in questi ultimi due decenni) è una politica autenticamente europea di promozione dell’economia e soprattutto di uno sviluppo socioeconomico diverso da un dogma del rigore slegato da una equilibrata valorizzazione delle politiche sociali ed ambientali.

Il ruolo della crescita, di tutte le parti della società e non solo dei facoltosi fautori del rigore (esentati però dal rigore, come testimonia l’assenza di patrimoniali nei paesi di nuova adesione a questa filosofia, Italia in testa) è centrale nel superamento della crisi, lo dimostrano i richiami di Stati Uniti e Regno Unito di questi giorni a non reprimere la ripresa con atteggiamenti privi di flessibilità: dato che si tratta di paesi spesso dipinti come liberisti ma che attualmente stanno affrontando la crisi economica meglio di tante realtà mediterranee, ciò dovrebbe far riflettere sulla immagine di legnosità che l’Unione Europea sta fornendo con il suo rifiuto di assumere una funzione sociale e con la sua dedizione a questa veste di guardia del rigore finanziario e soprattutto sulle conseguenze che tale miopia continuerà ad assumere se la sinistra, che ha ottenuto il governo in Francia e potrebbe ottenerlo in Grecia, in Germania ed altrove, non scardinerà finalmente il blocco conservatore che in questi ultimi dieci anni ha coalizzato in Europa liberisti, leghisti, populisti e forze corporative di vario genere con i risultati visibili ad occhio nudo alle popolazioni del continente.

Aldo Ciummo

 

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Dibattito europeo sulla situazione in Ungheria

Il 14 giugno, a Roma, si svolgerà il dibattito “L’Ungheria di Orban: una sfida all’Europa” sui problemi dell’integrazione europea

Il 14 giugno alla Sala Conferenze dell’ex Hotel Bologna (Senato della Repubblica) si svolgerà il dibattito “L’Ungheria di Orban: una sfida all’Europa” Interverranno il senatore Roberto Di Giovan Paolo, l’ambasciatore di Ungheria in Italia Jànos Balla, il docente di Storia dell’Europa Orientale, Andrea Carteny (La Sapienza di Roma), Giorgio Anselmi  (movimento federalista europeo), Federico Eichberg, della Fondazione Fare Futuro.
Modererà l’incontro Luca Gramaglia Il governo di Orban in Ungheria, con le sue leggi restrittive nei confronti del pluralismo e le politiche mirate a sottoporre al controllo governativo le organizzazioni di controllo economico, che nel contesto europeo debbono rimanere indipendenti dall’esecutivo, ha posto problemi all’Unione Europea e suscitato un dibattito sulla rapida integrazione nella UE, senza passaggi intermedi, dei paesi dell’Est.
Il tema pone anche importanti interrogativi sui meccanismi decisionali in Europa, troppo deboli in quanto ad efficacia e troppo poco legittimati dalla partecipazione politica dei cittadini alle scelte che riguardano l’intero continente. Un altro problema è la crisi economica, con i connessi fenomeni di rigetto delle istituzioni internazionali e sovranazionali da parte delle popolazioni più in difficoltà per le conseguenze delle speculazioni e per i cambiamenti globali, fenomeni che portano spesso alla nascita di movimenti di rinazionalizzazione come accaduto con Le Pen in Francia.
Il dibattito del 14 giugno, partendo dalla situazione particolare dell’Ungheria, intende affrontare il nodo della costruzione di una Europa sempre più democratica attraverso la riforma del funzionamento della UE, per giungere ad una capacità di adottare decisioni effettive ed esprimere la volontà popolare, contemperando le dinamiche comunitarie con le esigenze dei diversi componenti dell’Unione Europea.
Aldo Ciummo

Parlamento Europeo favorevole agli eurobond

Venerdì l’assemblea eletta dai cittadini della Ue ha approvato a stragrande maggioranza un parere favorevole all’introduzione di misure di stabilità

L’Europa deve modificare i trattati in modo da poter creare eurobond che assicurino la stabilità dell’intera area senza lasciare a sè stessi i paesi componenti come è accaduto per la Grecia: la Commissione giuridica del Parlamento Europeo lo ha affermato con diciannove voti favorevoli, uno contrario e due astensioni. Ha condotto i lavori Raffaele Baldassarre (PPE).

Il debito sovrano dovrebbe essere mutualizzato, senza basarsi sulle difficoltà di singoli stati esposti alla speculazione internazionale ma con la solidarietà europea, ciò significherebbe (in termini di fluttuazioni tra i valori dei titoli dei vari paesi e di conseguente fragilità delle loro economie all’aggressione di manovre della finanza) che la UE nel suo insieme pagherebbe i debiti, ma subendo interessi molto minori.

La questione degli eurobond oggi non è più presentata come una ipotesi auspicabile ma impossibile, anzi la Commissione economica alla fine dell’estate concluderà un libro verde sugli eurobond cui dovrebbero seguire finalmente i fatti, il che non sarà facile, perchè i paesi le cui economie sono rimaste più solide temono le intemperanze degli altri e questi a loro volta sono preoccupati dalla prospettiva di essere vincolati per molti anni a condizioni che, sia pure più rassicuranti rispetto alle precedenti prospettive di instabilità, sono però abbastanza rigidi e condizioneranno quindi l’economia e le spese sociali.

La sostituzione delle emissioni nazionali di titoli con emissioni europee, oltre ad essere la logica conseguenza dell’esistenza di una moneta unitaria, rappresenta uno strumento utile per gestire la crisi economica, ma è necessaria anche una vera solidarietà europea verso stati come la Grecia ed il Portogallo che in assenza di questa rischiano di ingolfare l’intera costruzione europea, una effettiva responsabilità dei paesi che si trovano in condizioni intermedie verso gli stati come la Germania ed il Regno Unito che portano una parte considerevole del peso della comunità e soprattutto una redefinizione del modello di crescita, assieme agli Stati Uniti ed al resto dell’Occidente, per arrivare ad una maggiore sostenibilità sociale ed ambientale della crescita ed a una redistribuzione delle opportunità nella società.

Aldo Ciummo

 

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Irlanda, voto del referendum approva il Fiscal Compact

Dalle urne emerge una netta maggioranza favorevole alle politiche di risanamento, ma rimane un significativo disagio segnalato dalla bassa affluenza

Un altro sì all’Europa dall’Irlanda, dopo il referendum che alla fine del 2009 aveva posto fine alle accuse di antieuropeismo, che suonavano da un anno come strumento per forzare l’accettazione di tutte le conseguenze sociali del Trattato così come veniva posto. Il Trattato di Lisbona conteneva e contiene anche molti mezzi positivi di promozione della crescita socioeconomica nella Ue, ma il modo perentorio in cui veniva proposto negava ai cittadini la possibilità di discuterlo e apriva la strada al dubbio che la consultazione si sarebbe ripetuta finchè il risultato non sarebbe stato in linea con le posizioni di Bruxelles e di Strasburgo.

Oggi il risultato del referendum favorevole al Fiscal Compact, in una Irlanda che a differenza di altri paesi si sta riprendendo bene perchè non ha accettato il piano di rietro dal debito nella sua formulazione originaria, sottolinea ancora una volta il carattere europeista della repubblica irlandese, ma non deve indurre a sottovalutare altri aspetti, che appannano il risultato positivo della consultazione popolare: l’affluenza è stata molto bassa, anche perchè, come accaduto nella riedizione del referendum sul Trattato di Lisbona, c’è stata una delegittimazione che in varie forme è stata agitata contro i fautori del no.

In Irlanda le politiche di austerity, pur più equilibrate rispetto ad altri paesi nella distribuzione dei costi, hanno indebolito soprattutto coloro che avevano ricevuto duri colpi dagli anni della crisi economica, tanto che il voto contrario al Fiscal Compact, come era già accaduto nei due referendum sul Trattato, è venuto dai quartieri popolari, caratterizzati dal lavoro manuale, portato avanti da una parte della popolazione che non è antieuropea e che non è chiusa al resto della UE, ma che negli ultimi quattro anni ha pagato gli errori e i guadagni degli ambienti finanziari internazionali ed ha visto diminuire drammaticamente il proprio potere d’acquisto a fronte del salvataggio degli istituti di credito effettuato dallo stato irlandese e dalla Ue utilizzando le imposte versate dai contribuenti, soprattutto lavoratori.

Il Taoiseach (Primo Ministro) Enda Kenny ed il Tànaiste (Presidente del Parlamento) Eamon Gilmore hanno dichiarato, nel pomeriggio di venerdì alla fine dello spoglio, che l’Irlanda ha inviato con questo voto positivo un segnale importante sul buon punto nel quale si trova nella risoluzione della sua crisi oltre che sulla necessità di rafforzare l’integrazione europea, ma il sessanta per cento e oltre di voti favorevoli ed il quaranta per cento contrario (significativo anche questo del disagio di quasi metà della popolazione) non debbono far dimenticare che l’affluenza è stata solo del cinquanta per cento e mezzo (50,6 per cento): la bassa affluenza evidenzia quello che a sua volta va considerato un segnale, indicativo del modo in cui una parte della popolazione consistente e determinante nel ripagare i danni della crisi finanziaria in queste consultazioni risulta spesso delegittimata, etichettata come antieuropea, come populista, come disinformata.

Il Trattato di Lisbona ed il Fiscal Compact sono necessari alla costruzione di una Europa sempre più aperta e forte socioeconomicamente, ma governanti ed opinione pubblica non possono permettersi il lusso di dimenticare che (accanto alla politica che guarda cinquant’anni in avanti) ci sono nell’Unione Europea lavoratori, pensionati, studenti, immigrati, professionisti, disoccupati e piccoli imprenditori che vivono in questi difficili decenni e non nella proiezione futura delle migliori prospettive europee: il rispetto di un equilibrio sociale e della percezione concreta dei problemi nei singoli paesi è fondamentale per arrivare ad una Unione Europea veramente condivisa.

Nel referendum irlandese di venerdì primo giugno le circoscrizioni a carattere più agricolo e le aree popolate dalla classe media hanno detto sì al Fiscal Compact, anche se non si può escludere che alcuni lo abbiano fatto ricordandosi, come coloro che si sono astenuti dall’andare ai seggi, che nell’autunno 2009 fu ripetuto, dopo una campagna di delegittimazione verso i contrari, il referendum sul Trattato di Lisbona, che nella sua prima edizione era risultato in un esito negativo. Le aree metropolitane del lavoro industriale e artigiano però hanno espresso un voto negativo, che non va delegittimato.

L’Irlanda otterrà un supporto vitale dall’European Stability Mechanism, ma occorre che l’Unione Europea venga riformata perchè questi aiuti non lascino più, in futuro, l’impressione non del tutto infondata di un velato ricatto verso l’espressione della volontà dei cittadini, perchè questi atteggiamenti aggressivi (da parte delle istituzioni centrali e di governi sempre più tecnici nella fisionomia aldilà delle compagini che li sostengono) porterebbero davvero parti importanti delle società europee ad assumere posizioni populiste e di rifiuto della cooperazione continentale. Molti hanno applaudito il risultato positivo, come il leader del Fianna Fail, Micheàl Martin, pur annotando responsabilmente questi aspetti preoccupanti di pressione sull’opinione popolare, mentre Lucinda Greighton, Ministro per l’Europa, ha anche riconosciuto la differenza di voto tra classi sociali diverse per redditi.

Le forze politiche più critiche verso le richieste europee così come vengono calate nei paesi componenti in questi ultimi anni (non verso l’Unione Europea) hanno accettato l’esito del referendum. Il leader delo Sinn Féin, Gerry Adams, ha dichiarato, non senza basi, che si è giocato sulla paura di conseguenze economiche di un voto negativo e che quindi tanti hanno votato più per la preoccupazione di reazioni delle istituzioni preposte alla concessione degli aiuti che non per una convinzione piena degli effetti positivi del Fiscal Compact. Considerazioni simili sono venute dai rappresentanti del People Before Profit come Richard Boyd-Barrett e del Socialist Party come Paul Murphy. Anche dalla porzione euroscettica del panorama politico, dal ministro dei trasporti Leo Varadkar (Fine Gael) a Declan Ganley (che era stato in prima fila con il suo piccolo movimento del nordovest dell’isola anche nello schieramento del no al Trattato di Lisbona) hanno sottolineato elementi simili di forzatura dell’espressione popolare.
Come hanno rimarcato l’esponente del Fianna Fàil Darragh O’ Brien e la laburista Joan Burton, la quale è Ministro per la Protezione Sociale, adesso è importante che l’esecutivo (formato da Fine Gael e Labour) tolga una parte dell’enorme peso del salvataggio del sistema bancario dalle spalle delle parti più deboli e più produttive della società e promuova attraverso gli aiuti ricevuti ed i risparmi effettuati la crescita del lavoro e dei consumi, assieme ad una partecipazione sempre maggiore della popolazione alle politiche europee.
Aldo Ciummo

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