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Dibattito a Roma: ci può essere democrazia in Europa?

Martedì 29 novembre a Roma gli europeisti si incontrano per discutere del libro del problema della partecipazione nell’Unione Europea

Martedì 29 novembre 2011, dalle 18.30 alle 20.00 presso la rappresentanza in Italia della Commissione Europea, lo Spazio Europa (Via IV Novembre, 149, Roma) si svolgerà il dibattito sul libro “Democracy in the EU after the Lisbon Treaty”, pubblicazione IAI, Notre Europe, Centro studi sul federalismo (a cura di Raffaello Matarazzo).

Parteciperanno all’incontro l’ambasciatore Rocco Cangelosi, il deputato Sandro Gozi, il professore di diritto dell’Unione Europea Gian Luigi Tosato e modererà Giampiero Gramaglia, giornalista e consigliere per la comunicazione allo Iai. Il tema del dibattito è la crisi del debito sovrano che colpisce i paesi della UE e che rende sempre più urgente il  controllo democratico delle istitituzioni.

La ricerca condotta dai tre istituti europei sottolinea le innovazioni contenute nei trattati comunitari. La legislazione della Ue comprende molte norme che se applicate possono rafforzare la legittimità democratica della UE, a partire dal consolidamento di una dimensione europea nelle forze politiche, fino ad arrivare al ruolo dei parlamenti nazionali.

Il problema della partecipazione si fa sempre più difficile perchè il legame della comunità (così come è stata organizzata) con i mercati stride con le crescenti sofferenze di popolazioni che subiscono le conseguenze degli squilibri economici e redistributivi alla base delle stesse crisi mondiali di questi anni. L’intenzione degli europeisti è portare la partecipazione dei cittadini in Europa facendo leva sulle possibilità di pressione democratica già presenti in molte parti dei Trattati esistenti e di quello di Lisbona, il quale prevede che le istituzioni europee non si limitino ad essere organizzazioni di controllo tecnico e monetario, ma conducano all’integrazione politica e sociale nella UE.

Aldo Ciummo

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I giovani di Roma per l’Europa unita

L’incontro del 25 novembre si intitola “Federazione Europea, European NewDeal ed Iniziativa dei Cittadini Europei”.

Il 25 novembre, alla Salita dei Crescenzi 26 (Sede del Cife a  Roma, Zona Pantheon, alle 15.00) i giovani federalisti europei di Roma richiameranno l’attenzione sulle opportunità di partecipazione previste dal Trattato di Lisbona: dall’aprile del 2012 in poi un milione di  cittadini di almeno 7 paesi potranno chiedere alla  Commissione UE la presentazione di leggi.

Le crisi finanziarie, le richieste di democrazia che vengono dal Mediterraneo, le difficoltà sollevate dalla crescita delle potenze economiche emergenti: sono fatti che i  singoli stati non riescono ad affrontare e che una Europa più unita, a partire dalla partecipazione dei suoi  cittadini per chiedere il rilancio di uno sviluppo civile ed  economico avanzato e sostenibile, può gestire meglio. La Gioventù Federalista Europea (GFE) è il gruppo giovanile del Movimento Federalista Europeo  o MFE), associazione apartitica ma convinta dell’opportunità di raggiungere una maggiore integrazione politica in Europa.

Il Gfe si impegna per affermare attraverso il rafforzamento di una vera federazione in Europa la libertà e la  coesione sociale. Il movimento è formato da appartenenti a orientamenti  politici molto diversi tra loro e alla società civile. La gioventù federalista europea organizza conferenze e campagne perchè l’Europa diventi una  vera federazione.

La sede della capitale si trova in Piazza della Libertà,  numero civico 13 (cinque minuti a piedi dalla fermata Lepanto,  metro A). L’incontro del 25 novembre si intitola “Federazione Europea, European New Deal ed Iniziativa dei Cittadini Europei”.

 

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La UE impedisce il mercato selvaggio

Il Parlamento Europeo ha approvato oggi nuove limitazioni al mercato selvaggio ed ha proposto l’introduzione di nuove regole sul debito sovrano

Gli eurodeputati martedì hanno deciso di limitare le vendite allo scoperto ed il commercio in credit default swap (prodotti finanziari noti anche attraverso l’abbreviazione cds e consistenti in assicurazioni verso i fallimenti). L’Europa impone nuove regole che assicurano maggiore trasparenza e vietano l’utilizzo di alcuni CDS, rendendo in pratica più difficile speculare sui paesi in difficoltà. L’attivismo della Unione Europea è in netto contrasto con il ritratto romanzesco di mostro burocratico tracciato dalle forze ultraliberiste e dalle liste di chiusura regionalista che le hanno appoggiate fino ad oggi. E’ comprensibile che gli stessi settori redditieri, corporativi e monopolisto che hanno portato interi paesi in condizioni ben note si oppongano all’Unione Europea, perchè questa è favorevole alla concorrenza ed all’economia sociale di mercato, avendo ereditato questi princìpi elementari dalle grandi nazioni che hanno costruito uno stato compiuto da più lungo tempo, stati protestanti o laici.

L’Unione Europea conserva limiti vistosi, dovuti a squilibri sociali e carenze politiche, ma presenta un importante pregio: aiuta e talvolta spinge attivamente le aree più arretrate culturalmente ed economicamente ad avvicinarsi agli stati rispettosi della concorrenza e avanzati nello stato sociali, paesi alcuni dei quali stanno trainando l’economia del continente (Germania e stati limitrofi) e ne rappresentano valide punte di esempio di organicità dello stato sociale (Regno Unito, Germania), di autonomia dei mezzi di informazione (Regno Unito), di laicità (Regno Unito, Francia). Una Europa trainata in basso da stati che difendono l’accrescimento del proprio debito a dismisura e proteggono la tutela di poche sacche di privilegio e di età (avanzata) invece non avrebbe speranze in un mondo dove anche le cosidette potenze emergenti come la Cina hanno capito (scavalcando alcune tradizionali potenze industriali in dismissione) che puntare solo sulla riduzione delle tutele del lavoro è una strada sicura per il declino di tutti i settori produttivi.

L’attuale regolamento è uno dei mezzi legislativi presentati dalla Commissione per affrontare la crisi finanziaria determinata da settori limitati del mercato e da stati spesso direttamente controllati dai proprietari di fatto di questi settori, in particolare negli stati dove la concorrenza in pratica non esiste. Le vendite allo scoperto ed i credit default swap sono diventati tristemente noti, perchè dipinti inizialmente come fattori di dinamismo del mercato e di supporto ad aree del mercato in difficoltà, si sono rivelati colpi di grazia a situazioni di crollo generate dalla malapolitica come in Grecia e altrove.

Il Parlamento Europeo, tradizionalmente considerato uno strumento della finanza tecnocratica da alcune liste montane che però vi siedono tranquillamente oltre che da alcune delle forze autrici del raddoppiamento del già enorme debito pubblico nel loro paese, di fatto sta difendendo l’Europa dalle speculazioni ed oggi ha introdotto un divieto di commercio di credit default swap allo scoperto, ossia di acquistare contratti di assicurazione sul debito senza avere i relativi titoli (un’operazione che molte incertezze ha introdotto ad esempio nel caso greco quando questi divieti non esistevano). Risultano accresciuti anche i poteri dell’ESMA, l’European Securities and Markets Authority: un segnale che sarebbe stato ora di vedere in precedenza, dato che da una decina di anni a questa parte l’idea di lasciare che il mercato si “autoregolasse” senza altri interventi da parte degli stati che non fossero distruzioni varie di settori pubblici e l’aggiunta di politiche privatistiche che spesso si risolvevano nella creazione di monopòli ha dimostrato la sua debolezza sociale, economica e politica, questo in maniera esponenziale e disastrosa se si guarda agli ultimi tre anni.

Oltre alla legislazione mirata a impedire che i cds vengano acquistati al solo fine di speculare su paesi in difficoltà, si è intervenuti sulle vendite allo scoperto, purtroppo l’intento di regolare decisivamente le più rischiose di queste operazioni non è andata in porto a causa dell’opposizione dei governi nazionali (evidentemente i famosi tecnocrati favorevoli alla finanza tanto cari all’immaginazione di varie liste euroscettiche non stanno solo nelle metropoli federaliste ma anche e forse soprattutto nelle capitali e in qualche capoluogo degli stati componenti): queste regole perciò sono state un pò diluite. Un altro capitolo affrontato in Parlamento Europeo è stato quello della trasparenza, in pratica adesso i supervisori finanziari dovranno essere informati più rapidamente dei cambiamenti dei mercati. E’ importante che l’ESMA sia stata rafforzata nei suoi poteri, in particolare quello di limitare le vendite allo scoperto. Riguardo ai debiti sovrani, gli stati componenti si sono opposti ad attribuire maggiori poteri all’Esma, un aspetto che sarà bene ricordarsi quando si sente ripetere che la UE non prende iniziative efficaci per difendere gli stati dagli eventi macroeconomici: gli stati nazionali, anche in situazioni di emergenza non vogliono dargliene i mezzi. La risoluzione legislativa di cui si parla sulle limitazioni di particolari tipi di vendite è stata approvata con 507 voti a favore, 25 contrari e 109 astensioni ed in codecisione con la Commissione.

Aldo Ciummo

 

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A Roma discussione sul Trattato di Lisbona

L’incontro si è svolto il 10 novembre presso lo Spazio Europa ed ha avuto al centro le ipotesi di modifica del TrattatoSi stanno aprendo concretamente i negoziati per le modifiche al Trattato di Lisbona. Il CIME, Consiglio Italiano del Movimento Europeo, giovedì pomeriggio ha promosso un dibattito presso lo “Spazio Europa” (in Via Quattro Novembre a Roma) sull’insieme di riforme utili a rilanciare l’azione dell’Unione Europea, in un periodo in cui la presenza politica comunitaria è particolarmente vitale.

Si è parlato di ciò che già si potrebbe realizzare “a Trattato Costante” basandosi proprio sulle opportunità aperte a Lisbona. L’incontro, intitolato “A cosa serve ed a che cosa non serve il Trattato di Lisbona” ed è stato introdotto da Pier Virgilio Dastoli, Rocco Cangelosi, Enzo Cannizzaro, Giacomina Cassina, Emilio Gabaglio, Alberto Majocchi.

Riguardo al rilancio economico, che è al primo posto nella cronaca e nelle preoccupazioni di larga parte dei cittadini di questa nostra Europa, l’accento è stato posto su elementi che nel Trattato hanno ampio spazio: le strategie di diffusione della conoscenza, il regolamento dei sistemi finanziari, l’ambiente, la ricerca, la politica fiscale europea.

Ci si è soffermati anche sull’opportunità di rafforzare l’integrazione della politica economica e fiscale anche attraverso l’introduzione del voto a maggioranza per la politica macroeconomica e l’istituzione di un Fondo monetario europeo come Agenzia del Debito. I relatori hanno sottolineato molto la necessità di potenziare la partecipazione dei cittadini.

Aldo Ciummo

 

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Roma, grave la repressione delle manifestazioni

Mentre la situazione economica e sociale è aggravata dal permanere di istituzioni ormai sprovviste di qualsiasi consenso nel paese reale, i giovani vengono caricati

di Aldo Ciummo

I diritti sociali in Italia si trovano ormai in una situazione al limite, specialmente per le giovani generazioni, le donne e gli immigrati. Tra le fasce di popolazione a rischio di marginalità, le più recenti generazioni si trovano paradossalmente ad essere le più esposte, trovando così enormi difficoltà anche a difendere le altre parti della società, dai precari alle minoranze, abitualmente più vicine agli studenti e meno vicine alle corporazioni che si autoconfermano ai vertici degli organismi decisionali italiani.

L’impostazione che il Governo e l’amministrazione cittadina hanno adottato, dopo che anni di violazioni dei princìpi costituzionali hanno evidentemente reso impossibile l’equilibrio sociale e che gli spazi normali di rappresentazione delle diverse manifestazioni della società (mass media, istituzioni) sono state occupate da una concezione della politica come potere che si allontana dalla Costituzione è stata l’impostazione della repressione del dissenso: se ne vedono oggi gli effetti, con studenti che vengono caricati e trattati con procedure di polizia senza troppi motivi che eccedano la volontà di impedire alla società di difendersi da una visione autocratica delle istituzioni che ne svuota il significato di rappresentatività ed espressione delle diverse componenti del paese.

Sono state proibite le manifestazioni al centro e di conseguenza non soltanto i milioni di italiani che hanno votato le liste rimaste al di sotto degli sbarramenti (e della presenza nella comunicazione pubblica che avrebbe loro consentito di superarli se non fosse esistito un monopolio delle televisioni private estraneo agli standard occidentali) sono rimasti senza rappresentanza nelle istituzioni nazionali, non solo i giovani sono (caso unico nella UE) una minoranza ulteriormente e pesantemente attaccata dai poteri forti del paese nella concretezza dei diritti sociali, ma l’espressione del dissenso viene impedita e quando come avvenuto oggi gruppi di studenti cercano di manifestare esercitando un diritto sancito dalla Costituzione e mai come adesso essenziale in Italia, vengono caricati e denunciati.

Di fronte all’esposizione a responsabilità penali, civili ed amministrative di studenti medi e superiori che manifestano senza preavviso, (contemporanea al divieto di manifestare nel centro urbano nella capitale, alla univocità del monopolio televisivo pubblico privato e di quel tipo di mass media che quotidianamente minaccia coloro che non si allineano alle posizioni che hanno portato l’Italia ad essere declassata tre volte sui mercati internazionali e ripetutamente condannata in Europa per aver violato le regole di libertà di concorrenza rispettate in tutto l’Occidente e ben oltre) è davvero il caso di chiedersi quali valori costituzionali siano ancora rispettati in Italia e se non sia urgente il momento che tutte le forze sociali, sindacali, politiche che sono rimaste sane negli ultimi diciassette anni e che hanno dovuto affrontare l’aggressione di una versione particolarmente anacronistica del neoliberismo si uniscano per organizzare il superamento di un sistema che non ha posto nella UE.