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La coesione territoriale UE al primo posto

Uno dei mezzi principali con i quali l’Unione Europea è diventata un’area di riferimento importante è stato l’investimento sulle regioni meno collegate al resto del mercato unico: un obiettivo che è tuttora attuale

 Nel dibattito che si è svolto alla fine di giugno in Parlamento Europeo la maggior parte degli eurodeputati intervenuti ha ribadito che l’Unione Europea nel periodo 2014-2020 la quota di bilancio destinata alle politiche di coesione non dovrebbe diminuire ed alle regioni bisogna consentire di crescere in maniera simile nelle diverse aree del continente.

Tutto ciò è fondamentale per continuare sulla linea della Strategia 2020 con sforzi di formazione, istruzione ed apprendimento permantente: trascurare le possibilità di ogni zona d’ Europa di svilupparsi è quindi impensabile. 

Sono intervenuti Markus Pieper (PPE, Germania), Johannes Hahn (Commissario responsabile per lo sviluppo regionale), i deputati in generale si sono opposti a proposte di nazionalizzare o settorializzare (attraverso fondi tematici su energia e trasporti) la politica di coesione.

 Approvando con 612 voti favorevoli contro 46 contrari e 15 astensioni le proposte di Maria Teresa Sanchez-Schmidt (PPE, Francia) sulla cooperazione interregionale, il Parlamento ha chiesto alla Commissione di incrementare la quota di fondi strutturali dedicata alla cooperazione transfrontaliera dall’attuale 2,5 al 7 per cento, per quanto riguarda l’obiettivo della coesione territoriale, mentre Oldrich Vlasàk (ECR, Repubblica Ceca) ha visto approvata la sua relazione: rafforzare la cooperazione tra città, aree suburbane ed aree rurali (603 voti favorevoli, 41 contrari e 3 astensioni).

Aldo Ciummo