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Italia e Danimarca: centocinquanta anni di storia a confronto

Agli inizi di aprile una interessante conferenza ha dato a studiosi dei due paesi la possibilità di approfondire le vicende delle due nazioni

Il Convegno che ha avuto luogo a Via Omero a Roma il 7 ed 8 aprile 2011, promosso dall’Accademia di Danimarca (che ha sede in questo suggestivo angolo della capitale a ridosso di Villa Borghese) e che si è svolto grazie alla collaborazione della Reale Ambasciata di Danimarca e dell’Università di Copenaghen, ha permesso a studiosi di varie discipline di mettere a confronto l’Italia e la Danimarca, due paesi con un ruolo significativo nella creazione e nella crescita della Unione Europea. L’iniziativa, intitolata “L’Italia in Europa – L’Italia e la Danimarca” ed ideata in occasione del Centocinquantesimo dell’Unità d’Italia, è stata aperta da un appassionato discorso del Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, il quale ha sottolineato che le difficoltà e le incertezze che hanno costellato il percorso della nascita e dello sviluppo dell’Europa unitaria non hanno frenato un continuo progresso di quest’ultima in direzione non soltanto di una maggiore integrazione economica ed infrastrutturale, ma anche politica e sociale.
 
Il direttore dell’Accademia di Danimarca, Erik Bach, ha dato il benvenuto a tutti gli ospiti, provenienti da diversi istituti culturali, atenei ed organizzazioni: giovedì 7 aprile, nel corso di tutta la giornata, sono intervenuti Francesco Barbagallo (dalla Università degli Studi di Napoli Federico II) , sul tema “Nazione, Stato, Costituzione dall’Unità alla Repubblica”; Francesco Biscione (Istituto della Enciclopedia Italiana) su “Lo storicismo italiano, identità italiana in un contesto europeo”; Kristina Junge Jorgensen (dell’Università La Sapienza) sul Viaggio in Italia di Federico IV di Danimarca; Bent Holm (Università di Copenaghen), sull’identità comica “L’importanza dell’italianità di Holberg e della danesizzazione di Goldoni per la creazione del teatro nazionale danese”; Anna Maria Segala (Sapienza) su “L’Odin Teatret tra Italia e Danimarca” in dibattiti moderato da Gert Sorensen, dell’ Università di Copenaghen, da Paolo Borioni del Center for Nordic Studies di Helsinki e da Kristina Junge Jorgensen.

Venerdì 8 aprile si sono svolti i dibattiti sulla traduzione e sull’immaginario e la realtà storico-politica, con gli interventi di Hanne Jansen (dell’ Università di Copenaghen), su “L’Italia in Danimarca vista dall’ottica delle traduzioni”; di Anna Wegener (Università di Copenaghen) su “I libri di Bibi della scrittrice Karin Michaelis letti da adulti e bambini nell’Italia fascista”; di Bruno Berni (dell’Istituto Italiano di Studi Germanici) sul tema “Letteratura danese in traduzione italiana. Un panorama”; Jorgen Stender Clausen (Università di Pisa) su “Brandes e Garibaldi”, Mads Frese (“Information” Copenaghen) sulla “immagine dell’Italia contemporanea nella stampa” e di Paolo Borioni (Center for Nordic Studies Università di Helsinki) “Moralismo elitista e distorsioni populiste. Per una vera comparazione storico-scientifica.”
 
  
Francesco Barbagallo ha ripercorso le fasi che hanno portato l’Italia della seconda metà dell’ottocento a contraddistinguersi per la presenza di istituzioni accentrate, di derivazione giacobino napoleonica sotto il profilo della organizzazione dello stato, una impostazione alla quale avevano contribuito intellettuali di impostazione hegeliana. “Nello sviluppo manifatturiero e nella disponibilità di risorse energetiche l’Italia restava molto indietro rispetto agli stati nazionali di più antica unità – ha affermato Barbagallo – gli squilibri tra nord e sud del paese venivano letti ed affrontati dalla classe dirigente del nord ed anche dagli intellettuali del sud passati al nord come uno scontro di civiltà, da regolare attraverso lo stato d’assedio.” Il modello di stato italiano, sottovalutando la società civile, si poneva a metà tra stato etico tedesco, per lo sforzo di far identificare le masse nelle istituzioni ed il liberalismo britannico col suo modello di tutela delle libertà e delle proprietà. “I diritti dei cittadini non sono concepiti, in un modello come quello italiano, come limiti all’azione dello stato, ma come concessioni dello stato – ha aggiunto il docente dell’Università di Napoli – i primi partiti in Italia saranno quelli socialisti, repubblicani, popolari, che porteranno di forza la società nello stato.”
 
Barbagallo ha riflettuto su come la logica conseguenza dei sommovimenti sociali, ossia la ristrutturazione del sistema liberale in uno nuovo i cui indirizzi politici fossero dettati dalla democrazia dei partiti, sia naufragato assieme al tentativo liberale di strutturarsi in uno stato dei partiti, “il modello statocentrico si riproporrà sotto forma dello stato fascista, che progetta di nuovo l’integrazione forzata della società nello stato – ha concluso lo studioso – le forze che avevano combattuto per la Resistenza e per la Repubblica porteranno alla costituzione italiana, con una forte innovazione rispetto allo statuto liberale del Regno d’Italia. I partiti di massa iniziavano a comprendere la necessità di associare l’economia alla politica.”
 
Francesco Biscione ha ricordato come fino agli anni settanta del novecento tutti i partiti parlassero dell’Italia come nazione, mentre negli ultimi anni è emersa una difficoltà a parlare del paese come di un soggetto unitario. “La riflessione sulla storia, per la politica italiana a partire dal secondo dopoguerra, è stata il punto di incontro maggiore – ha notato Biscione – dai primi anni quaranta dell’ottocento il problema che si presentava era costruire una politica unitaria in un paese segnato da problemi di frammentazione.” Lo studioso ha ricordato come gran parte della generazione della destra storica fosse composta da di intellettuali che erano anche uomini di stato in dialogo con l’Europa. “Con la società di massa, in cui esistono altri problemi come il lavoro e la democrazia oltre alla indipendenza nazionale, la classe politica non trova più referenti condivisi, la cultura inoltre si orienta verso soluzioni antiparlamentari – ha spiegato Biscione – il dato che la prima società di massa sia stata costruita di fatto dal fascismo ha portato a riflettere su una mancata riforma culturale in Italia. Gramsci legge entrambi gli aspetti del fascismo, quello di movimento sociale autentico di massa e quello di strumento conservatore di lotta di classe. In Croce manca la consapevolezza del passaggio alla società di massa. Nel fascismo ed in Gramsci esiste invece questa consapevolezza, a tratti carente invece nel Partito Socialista.” Lo studioso ha sottolineato anche come Pietro Scoppola ed Aldo Moro abbiano modificato la cultura cattolica, integrandola nel disegno costituzionale e come si sia adattato anche il Partito Comunista Italiano, nè rivoluzionario nè socialdemocratico, ma partito di massa nazionale e costituzionale. La cornice costituzionale insomma era un ambiente condiviso e questo spiega l’influenza che hanno potuto esercitare anche partiti piccoli come quello d’Azione.”
 
 
Gert Sorensen ha parlato da una prospettiva tutta danese de “Il Grand Tour in Italia, andata e ritorno”, introducendo il discorso con una citazione da Benedetto Croce, nell’osservazione in cui affermava che ogni storia deve includere un elemento di autobiografia, aspetto che emerge in tutte le descrizioni dei viaggiatori nordici in Italia, che risentono spesso dei miti dello stivale come paese di arte, di musei e di tradizioni antiche. “Un luogo colorato da un sottoproletariato pittoresco – ha detto Sorensen – un immaginario che nel milleottocento era già superato, per quanto in parte ancora verosimile all’epoca di scrittori come Andersen e nei quadri di Costantin Hansen. La vita in comune degli artisti danesi li portava ad un nostalgico isolamento, favorendo la creazione di mitologie autosufficienti.” Viene dipinta una Italia con le caratteristiche più congeniali ad un mondo intellettuale. “Wilhelm Marstrand, Ditlev Blunch, pittori di una natura ora selvaggia ed incontaminata ora animata da scene carnevalesche, offrono immagini di un mondo cristallizzato dopo il fallimento dei sommovimenti rivoluzionari – ha spiegato il docente dell’Università di Copenaghen – esiste anche un’altra versione del Tour in Italia, un rapporto tra una conoscenza più approfondita dei problemi italiani e lo spostamento in Italia di attività massoniche. I programmi progressisti dell’epoca parlavano già di Unione Europea.”
 
Bent Holm ha cominciato il suo discorso dalla constatazione che oggi ogni danese porta con sè personaggi del Tivoli, parco dei divertimenti di Copenaghen, pantomime che risalgono in realtà al millesettecento danese ed ai rapporti tra i protagonisti della Commedia dell’Arte italiana ed il nascente teatro borghese della Danimarca. “I testi vengono resi accessibili per il pubblico locale, i personaggi vengono danesizzati – ha ricordato il docente dell’Università di Copenaghen – Il teatro nazionale estero viene adattato, quello nazionale estraniato con l’adozione di modelli provenienti dall’estero, da qui il miscuglio di nomi danesi ed italiani in un unico mondo teatrale artificiale italo-franco-danese che rappresentava, nella convenzione, la Danimarca.” Dunque da un lato fenomeno autoctono, dall’altro una imitazione di modelli “romanzi”. Difatti la compagnia di Copenaghen fu diretta da Pietro Mingotti.
 
Anna Maria Segala ha citato un esempio molto noto dell’integrazione tra Italia e Danimarca: L’Olin Teatret, celebre gruppo teatrale danese creato da Eugenio Barba, al centro dei suoi studi. “Nel 1972, uno spettacolo ispirato a Dostoevsky mette il gruppo a contatto con realtà giovanili che erano estranee al teatro sia tradizionale che come si diceva allora impegnato – ha detto la docente dell’Università La Sapienza – in quegli anni in Danimarca fiorivano gruppi teatrali liberi, non organici alle politiche di decentramento. L’Olin Teatret ha oggi alle spalle quasi cinquanta anni di attività ed è lontano da luoghi e metodi del teatro sociale.” Si incontrano in questa esperienza teatro orientale, tradizioni delle avanguardie ed elementi della cultura locale.

Aldo Ciummo

Mercoledì 20 aprile a Roma il concerto dell’orchestra finlandese

 

L’iniziativa si terrà nell’ambito del programma Erasmus al Conservatorio di Santa Cecilia: suonano i musicisti del Kapyla Music Institute diretta dal maestro Ahti Valtonen

Mercoledì 20 aprile, alle 18.00, l’orchestra “virtuosi del futuro” del Kapyla Music Institute, diretta dal maestro Ahti Valtonen, terrà un concerto a Roma, nell’ambito del programma Erasmus al Conservatorio di Santa Cecilia, Sala Accademica, Via dei Greci 18. L’orchestra si trova in tour tra Roma e Terni ed è formata da giovanissimi (tra i 12 ed i 18 anni di età), provenienti dal Kapyla Music Institute di Helsinki.

 Il repertorio spazia dalla musica folcloristica alla musica classica, passando per jazz e rock. Ahti Valtonen è il direttore della formazione fin dall’inizio ed è direttore e maestro di violino al Kapyla Music Institute, lavora inoltre con numerose orchestre giovanili in tutta la Finlandia e dalla sua scuola di violino sono usciti molti giovani che hanno intrapreso la carriera professionale.

 Il tour si svolge ogni anno in un paese diverso e nel 2009 ha registrato un cd con la cantante d’opera finlandese Johanna Rusanen. In programma al Conservatorio di Santa Cecilia mercoledì sera ci sono brani di Einar Englund (violinista Aleksi Kotila), Jean Sibelius (violinista Juho Valtonen, al piano Gabriele Campagna), Abba Lay (arrangiamento Nuoranne), Mark Goddard e molti altri.

Aldo Ciummo

Finlandia, vincono Moderati di Katainen e Socialdemocratici: “Timo Soini va incluso nel governo”

 

Come previsto da tutti i sondaggi il Perussuomalaiset toglie voti ai partiti tradizionali e ribadisce la volontà di ridiscutere gli aiuti al Portogallo, ma Jyrki Katainen e progressisti tengono dritta la barra sulla necessità dell’integrazione
 
Le elezioni finlandesi hanno determinato soprattutto una sorpresa, la batosta subìta dal partito del Centro della premier Mari Kiviniemi: soprattutto il maggior partito di governo si è visto addossare lo scontento dovuto ai costi crescenti dell’aiuto finanziario che l’Europa assegna in maniera massiccia a stati più grandi e meno rigorosi nei conti pubblici. Lo stato nordico non ha in termini assoluti un grandissimo numero di immigrati e le vicende dell’Unione Europea hanno influito molto sulle dinamiche del voto.
 
L’alleato di governo, il partito della Coalizione Nazionale, che esprimeva il Ministro delle Finanze e probabile prossimo primo ministro Jirki Katainen, non ne è colpito ed anzi si rafforza, accettando il dibattito su temi che il partito di Timo Soini ha portato dentro al dibattito approfittando del fatto che erano rimasti a lungo sotto al tappeto: i costi sociali, per il sistema così come si era consolidato, di un numero di rifugiati potenzialmente molto alto per un paese che ha una popolazione estremamente distribuita sul territorio e numericamente più piccola rispetto ad altri paesi, ma soprattutto la necessità di verificare la sostenibilità di aiuti europei in cui sostanzialmente chi ha accumulato risorse spesso paga le difficoltà subìte da sistemi alle prese con contraddizioni nella gestione della cosa pubblica (si ricordino i conti alterati della Grecia).
 
Accanto a questi argomenti, propagandati dal Perussuomalaiset spesso in modo rozzo, Timo Soini ne ha sfruttati anche altri, spesso scorrettamente e in maniera poco accettabile per una Europa che ha bisogno di crescere sempre più aperta ed efficiente. Hanno influito sui risultati, che vedono gli euroscettici terzi dietro a Socialdemocratici ed alla maggioranza moderata rappresentata da Katainen, incrinature della trasparenza percepite dal pubblico attraverso i problemi degli esecutivi di Centrodestra degli ultimi anni. Le forze di sinistra non sono riuscite ad intercettare abbastanza consensi di nuovi elettori.
 
Il Partito Socialdemocratico ha affermato che il posto del partito nazionalista emergente è nel governo ed il Partito della Coalizione Nazionale ha concordato che i tre maggiori partiti dovrebbero formare l’esecutivo. Ci sono significative differenze perchè i due maggiori partiti, conservatore e socialdemocratico, tengono dritta la barra sul sostegno alla solidarietà europea ed alla cooperazione attualmente esistente nel continente. Nella storia finlandese recente è esistito già un altro partito simile a quello di Timo Soini, una lista dalla quale molti dei “Veri Finlandesi” (questo il nome del partito tradotto) provengono e che una volta entrato nelle istituzioni ha dovuto accettare le tradizioni di inclusione sociale e cooperazione internazionale della Finlandia ed ha scontato la perdita di appeal antisistema e di situazioni contingenti favorevoli (come lo scontento per il bailout Ue del Portogallo).
 
Il segretario del Partito del Centro, Timo Laaninen, ha dichiarato che il posto del partito del Centro è adesso all’opposizione dati i risultati elettorali che ne decretano evidentemente il declino nelle preferenze dei cittadini. Le elezioni di ieri hanno visto perdere nettamente illustri esponenti dei più grandi partiti come il Ministro uscente al Commercio Estero e Sviluppo, Paavo Vayrynen e alla Comunicazione, Suvi Linden.
 
Nel nuovo Parlamento i Moderati (il Partito della Coalizione Nazionale) avranno 44 voti su 200: sono i vincitori di queste elezioni ed uno dei partiti storicamente più europeisti nel continente. Seguono i Socialdemocratici con 42 seggi, riguadagnando il secondo posto che era del Partito della Coalizione sotto il premierato del Centro, la novità dei Veri Finlandesi arriva a 39 deputati, un indubbio cambiamento della geografia parlamentare, il Centro questa volta ha solo 35 seggi, la Sinistra 14, i Verdi 10, il Partito degli Svedesi 10 e c’è un seggio che va alle isole Aland. I mass media portoghesi, riporta la televisione finlandese YLE, manifestano timori che l’aiuto europeo venga rinegoziato, ma esponenti del Governo portoghese valutano in modo più equilibrato il risultato delle elezioni, che vedono saldamente al timone due partiti storicamente fautori dell’integrazione europea e dello sviluppo socioeconomico inclusivo come Partito della Coalizione Nazionale e Partito Socialdemocratico, affiancati da una forza che frettolosamente incasellata dai media in schemi continentali, è una lista di protesta che rappresenta correnti nazionali presenti da tempo ed articolate al loro interno.

Aldo Ciummo

Conferenza sull’immigrazione a Palermo

 

L’iniziativa organizzata dall’Ordine dei Medici di Messina e dalla Associazione dei Medici Stranieri in Italia presso l’Assessorato alla Salute della Regione Sicilia in Piazza Ottavio Ziino

Sarà presentato mercoledì 20 aprile a Palermo il Convegno “Salute e Migranti. Un approccio all’integrazione ed alla cooperazione sanitaria” che poi si svolgerà il 17 e 18 giugno a Giardini Naxos – Hotel Ramada Hilton. Alla conferenza è prevista la partecipazione di Pietro Bartolo, responsabile del presidio sanitario di Lampedusa, di Massimo Russo, Assessore alla Salute della Regione Sicilia, Giacomo Caudo, presidente dell’OMCeO di Messina, Salvatore Amato, presidente dell’OMCeo di Palermo, Maria Concetta Mirisola, commissario straordinario INMP, Lucia Borsellino, dirigente generale DASOE, Mario Affronti, presidenza SIMM e Foad Aodi, presidente AMSI.

“La situazione di emergenza, sorta nell’isola di Lampedusa negli ultimi mesi, ha posto all’attenzione della comunità nazionale ed internazionale non solo il problema legato all’accoglienza di quanti stanno fuggendo, per vari motivi, dai fronti africani, ma la necessità di attivazione di interventi sanitari capaci di garantire i più elementari princìpi del diritto alla salute” afferma l’Amsi (Associazione dei Medici Stranieri in Italia) in una nota.

Le strutture sanitarie di tutti i paesi del Mediterraneo in altre parole vanno coinvolti e l’Europa è chiamata a svolgere il suo ruolo come potenza civile, di cui si sente il bisogno assieme ad una presenza più organizzata dello stato e della società italiana a fronte di problemi che non possono essere risolti con pericolose chiusure. L’Amsi come associazione di medici di origine straniera integrati nel sistema sanitario italiano svolge un ruolo insostituibile attraverso il contributo specifico in fatto di lingua e di conoscenza della situazione particolare delle aree di partenza.

Il giorno precedente il convegno, il 16 giugno, si svolgeranno venti workshop su argomenti sociosanitari, nelle strutture ospedaliere di Palermo, Messina, Taormina, Ragusa e Siracusa, eventi cui parteciperanno più di cinquanta rappresentanti del settore nel Mediterraneo, tra cui una delegazione del Ministero della Salute del Marocco ed i componenti del Comitato Euromediterraneo dell’Ordine dei Medici, con il patrocinio della UE, della regione Sicilia, dei Ministeri della Salute e delle Pari Opportunità e dell’Istituto Superiore della Sanità.

A Klaipeda il Festival della Cultura Germanica

    La città lituana ospita per tutta la stagione estiva una serie di eventi legati alle tradizioni del paese baltico ed ai suoi rapporti con i paesi vicini, a maggio l’iniziativa dedicata alla cultura di lingua tedesca     In Lituania si chiama “la città sgargiante” e gli eventi culturali proposti per parecchi mesi consecutivi entrano a far parte del proseguimento di questa tradizione per la città di Klaipeda.   Non si è ancora conclusa la rassegna musicale “Klaipeda Music Spring” ospitata dall’auditorium del centro e già si attende il primo sabato di maggio per lo “Street Music Day”, il giorno della musica da strada, nel quale più di tremila musicisti si riverseranno per le vie di Klaipeda, portando con loro i rimi della musica classica così come di quella folcloristica e di molti altri generi apprezzati in Europa.   Questo evento nel corso del 2008 ha coinvolto trentuno città lituane e quest’anno vi partecipano anche i lituani nel mondo, organizzando iniziativa nelle aree del mondo dove risiedono.   Per tutto il mese in città si svolge anche il festival internazionale delle marionette “Karakumu Asilélis”, al Teatro delle Marionette ed al Laboratorio Teatrale dell’Università. Ma una iniziativa significativa che viene allestita ogni anno in questo periodo dall’Istituto Goethes assieme alle Ambasciate tedesca ed austriaca in Lituania è la “Festa della Cultura Germanica”.   Il piccolo paese baltico ha fatto parte a lungo di una realtà territoriale comune con la nazione tedesca e letteratura, arte, cinema e teatro ne portano memoria. Il 15 maggio i musei della città di Klaipeda resteranno aperti anche la notte, nel Giorno Internazionale dei Musei e concerti e laboratori troveranno spazio presso il Museo Storico della Lituania Minore ed alla galleria d’arte Domsaitis.   Il 23 maggio il centro urbano verrà attraversato dalla maratona “Vilties Bégimas” (“correre per la speranza”) ideata nel maggio del 2008 al fine di raccogliere fondi per la creazione del centro oncologico “Pranciskus”, con la partecipazione di cittadini ed amministratori. Dalla fine di maggio all’inizio di giugno si svolge anche “La primavera della Poesia” organizzata dal sindacato degli scrittori e dedicata ai problemi della letteratura moderna e contemporanea.    Aldo Ciummo

Svezia ed Italia a confronto a Milano

 

“Doppio sguardo”, iniziativa di Volvo Trucks in Italia, porta la cultura svedese al Fuorisalone 2011 domani, giovedì 14 aprile allo Showroom di Via Alessandria

 A via Alessandria 5, presso il Montanari Showroom, l’esposizione temporanea organizzata da Volvo Trucks in occasione del fuorisalone 2011 dedicherà la serata di giovedì al modello sociale svedese.

Al centro della manifestazione c’è la parità tra i generi, in rapporto con la capacità di affrontare i problemi futuri a partire da una doppia prospettiva, che rappresenta una scelta culturale a partire dalla quale la società svedese è diventata una delle più avanzate.

Parteciperanno al dibattito la europarlamentare italosvedese Anna Maria Corazza Bildt, lo scrittore Andrea Vitullo ed il Contry Manager di VisitSweden in Italia, Johan Cavallini.

La deriva maschilista della società, in alcuni stati occidentali, ha frenato la politica, l’economia e tutti i settori rappresentativi, impedendo una visione realmente pubblica delle decisioni.

Per Andrea Vitullo, non è negativo sviluppare un doppio sguardo anche per gli individui. Johan Cavallini, che è italosvedese ed ha vissuto gran parte della sua vita in entrambi i paesi, è un portavoce della cultura, anche come industria e costume. Anna Maria Corazza Bildt oltre che europarlamentare per la Svezia è creatrice di due piccole medie imprese in Italia.

“I–>WE” è una delle iniziative più significative con le quali Volvo Trucks è presente al Fuorisalone di quest’anno, intendendo trasmettere una narrazione alternativa al pensiero unico individualista tipico degli ultimi decenni.

L’evento si svolge nel Montanari Showroom di Via Alessandria 5, vicino a Porta Genova. Da ieri sono esposti qui i lavori realizzati per Volvo Trucks dagli studenti del Politecnico di Milano (Facoltà del Design), IED ed IULM.

L’esposizione è curata dal designer milanese Sergio Pappalettera e gli ambienti si sviluppano in linea con l’idea svedese di dicotomia tra luce e ombra, semplificazione e funzionalità, società ed individuo.

Aldo Ciummo

Finlandia, gli euroscettici potrebbero entrare nel Governo

 

L’attuale ministro delle Finanze Jirky Katainen potrebbe diventare premier dei moderati: ma avanza il “Perussuomalaiset” di Timo Soini, contrario agli aiuti agli stati europei in crisi
 
 

Il 17 aprile si vota in Finlandia e la Premier Mari Kiviniemi non ha escluso che il prossimo governo coinvolga i “Veri Finlandesi” (“Perussuomalaiset” in finlandese) guidati da Timo Soini: la lista che vuole ridurre l’immigrazione ed opporsi a piani di spesa della UE per salvare paesi in bancarotta peserà, secondo i sondaggi, oltre il sedici per cento delle preferenze, divenendo una forza indispensabile a garantire la governabilità nell’Eduskunta, il Parlamento unicamerale finlandese. L’attuale esecutivo comprende, oltre al “Partito di Centro” di cui Kiviniemi è la leader, la “Coalizione Nazionale” (Centrodestra), i “Verdi” e la lista Svedese.
 
A giudicare dalle dichiarazioni dei politici, non è l’immigrazione il tema che delinea le coalizioni: posizioni favorevoli alla forte restrizione dell’immigrazione, vicine a quelle dei “Veri Finlandesi”, emergono in partiti di governo come il Centro e la Coalizione Nazionale ed in parte dell’opposizione socialdemocratica, tanto che Jörn Donner, produttore cinematografico impegnato in politica, ha lasciato il Partito Socialdemocratico e si è ricandidato con il gruppo dei finlandesi di lingua svedese, dichiarando che i maggiori partiti dovrebbero differenziarsi di più dai populisti di Timo Soini su questioni come l’immigrazione e le politiche comunitarie.
 
La circostanza che potrebbe ostacolare l’adesione populista ad una coalizione conservatrice è la partecipazione al fondo permanente di sicurezza europea per il salvataggio degli stati in crisi.  Finora, i Socialdemocratici non hanno espresso posizioni nette, di fronte all’euroscetticismo di Timo Soini, mentre i partiti del Centrodestra hanno chiarito che non accetteranno nel governo liste che non sostengano le misure necessarie a favore dell’Unione Europea: questa questione potrebbe essere il fattore favorevole all’ascesa elettorale di Soini, che ha dichiarato che i Veri Finlandesi non sosterranno mai un impegno simile da parte di Helsinki.
 
Il Ministro delle Finanze, Jyrki Katainen, ha dichiarato che la partecipazione al salvataggio degli stati in difficoltà è in accordo con la posizione finlandese ed il Centro, che esprime la premier Mari Kiviniemi, potrebbe cedere la leadership del prossimo Centrodestra proprio a Katainen, esponente della Coalizione Nazionale. Il raggruppamento dei conservatori moderati è favorito: il 20% dei Socialdemocratici (“Sosialdemokrattinen Puolue”, in finlandese) è oggi eroso dagli euroscettici e dalle sinistre. Il Partito della Coalizione Nazionale (“Kansallinen Kokoomus”) conterebbe sul 20% ed i sondaggi posizionano appena di qualche frazione di punto percentuale indietro il partito di Centro, che tutela gli aiuti alle famiglie. Il Partito degli Svedesi si trova isolato nella difesa del ruolo della lingua svedese nello stato, che molti politici pensano di consegnare alla storia.
 
Togliere l’obbligatorietà dello svedese nelle scuole richiederebbe modifiche costituzionali e lo “Svenska Folkeparti” dovrebbe riuscire a mantenere lo status della madrelingua di circa il 5% dei finlandesi, una quota simile alla porzione di voti sulla quale la lista conta abitualmente. Il Partito della Coalizione, che non vuole innalzare le tasse, sarà alleato del Centro (“Suomen Keskusta”). Jutta Urpilainen, la leader dei socialdemocratici, sottolinea che il suo partito non accetterà innalzamenti dell’età pensionabile oltre i 63 anni e l’Alleanza della Sinistra (“Vasemmistoliitto”, forza stimata intorno al 7% dell’elettorato) rigetta l’eventuale entrata della Finlandia nella Nato, novità cui in realtà non sembrano tenere particolarmente neppure gli altri partiti. I Verdi (“Vihrea Liitto”) il cui consenso si aggira intorno al 9% ed il partito cristianodemocratico Kristillisdemokraatit, che probabilmente si attesterà di nuovo attorno al 4%, non avanzano pregiudiziali molto rigide rispetto all’ingresso nell’esecutivo.
  
La Finlandia è divisa in quindici distretti elettorali: i duecento parlamentari dell’assemblea unicamerale finlandese provengono da queste circoscrizioni, in maniera proporzionale al numero di abitanti che risiedono nelle varie regioni: Helsinki, Uusimaa, Varsinais-Suomi, Satakunta, Hame, Pirkanmaa, Kymi, South Savo, North Savo, North Carelia, Vaasa, Central Finland, Oulu, Lapland, Aland. Si vota soltanto per un particolare candidato di un singolo distretto. Nella legislatura uscente, il Partito della Coalizione Nazionale, alleato del Centro, ha cinquantuno deputati, uno in più del maggior alleato (che ha subìto defezioni verso il partito di Timo Soini, che ha ora sei seggi). Il più grande partito di opposizione, i Socialdemocratici, ha attualmente quarantacinque eletti, la Sinistra diciassette ed i Verdi quattordici. La lista degli Svedesi ha dieci seggi ed i Cristiano Democratici sette. Il 15 marzo si è svolta l’ultima sessione del Parlamento, che terminerà il suo mandato il 12 aprile, pochi giorni prima delle elezioni, il cui risultato sarà confermato soltanto il 20 aprile.
 
Aldo Ciummo

A Roma l’incontro tra Danimarca ed Italia

 

Giovedì 7 aprile e venerdì 8 aprile in Via Omero l’iniziativa di Ambasciata Danese a Roma e Università di Copenaghen all’Accademia di Danimarca, il convegno si intitola “L’Italia in Europa – L’Italia e la Danimarca

L’Accademia di Danimarca di Roma, assieme all’Università di Copenaghen, ha voluto partecipare alle manifestazioni per il centocinquantesimo anno dell’unità d’Italia, organizzando due giorni di dibattiti presso la sua sede nella capitale italiana, con la collaborazione dell’Ambasciata danese di Roma. Si comincia giovedì 7 aprile, dopo il benvenuto del Direttore dell’Accademia di Danimarca Erik Bach, ed il saluto del Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano.

Giovedì è in programma una interessante discussione intitolata “Italia ed Europa” e moderata dal professor Gert Sorensen, dell’Università di Copenaghen (la mattinata è riservata agli addetti ai lavori): ad intervenire saranno Francesco Barbagallo, dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, che parlerà di “Nazione, Stato, Costituzione dall’Unità alla Repubblica”; Biancamaria Bruno della Rivista Lettera Internazionale, sul tema “Comunicazione tra le lingue, comunicazione tra le culture”, infine sarà la volta di Francesco Biscione (dell’Istituto della Enciclopedia Italiana) su storicismo italiano ed identità italiana in un contesto europeo e di Gianni Barbacetto (del “Fatto Quotidiano” e di “Micromega”) sulla situazione italiana dell’informazione.

Nel pomeriggio di giovedì (accesso libero) il dibattito intitolato “Italia e Danimarca. Andata e ritorno” sarà moderato da Paolo Borioni, del “Center for Nordic Studies-Università di Helsinki”: interverranno Gert Sorensen, dell’Università di Copenaghen, che parlerà dell’Italia del “Grand Tour” dei danesi dalla fine del settecento ad oggi; Kristina Junge Jorgensen, dell’Università La Sapienza, sull’argomento “Federico IV. Viaggio in Italia”. Il discorso sui rapporti culturali tra Italia e Danimarca toccherà anche la storia del teatro, in proposito Bent Holm, dell’Università di Copenaghen, tratterà dell’identità comica, dell’italianità di Holberg e del ruolo delle opere di Goldoni nella creazione di un teatro nazionale danese, mentre Anna Maria Segala, dell’Università La Sapienza di Roma, analizzerà l’Odin Teatret tra Italia e Danimarca.

L’iniziativa proseguirà nella mattinata di venerdì 8 aprile (accesso libero), con il dibattito moderato dalla dottoressa Kristina Junge Jorgensen (della Università degli Studi di Roma La Sapienza), nel corso del quale Hanne Jansen, dell’Università di Copenaghen, illustrerà “L’Italia in Danimarca vista dall’ottica delle traduzioni”, mentre Anna Wegener, sempre dell’Università di Copenaghen, parlerà dei libri della scrittrice Karen Michaelis letti da adulti e da giovanissimi nell’Italia dell’anteguerra. Altri argomenti che saranno affrontati nel corso della giornata sono la letteratura danese in traduzione italiana (Bruno Berni dell’Istituto Italiano di Studi Germanici); “L’immaginario e la realtà storico-politica”, con Jorgen Stender Clausen, dell’Università di Pisa, che tratterà dei rapporti tra Brandes e Garibaldi; Mads Frese (di “Information”, Copenaghen) si soffermerà sull’immagine dell’Italia contemporanea nella stampa danese ed infine Paolo Borioni sulla comparazione dei due paesi.

“L’Accademia di Danimarca” di Roma, attualmente diretta da Erik Bach, si trova in  via Omero ed è un Istituto culturale da lungo tempo attivo a Roma e nella regione (ha ad esempio portato avanti accurate ricerche sul tempio di Castore e Polluce, studi nell’area di Nemi e portato alla luce reperti inediti a Nomentum, tra Mentana e Fonte Nuova). L’Accademia permette a studiosi e studenti di Università di città come Copenaghen ed Aarhus di approfondire sul campo la storia artistica di Roma e del territorio circostante.

Aldo Ciummo

Finlandia, crescono le opportunità di Katainen (Moderati) di diventare Primo Ministro

 

In attesa delle elezioni del 17 aprile l’alleanza tra Kiviniemi (Centro) e Katainen (Coalizione Nazionale) resta in vantaggio e i Socialdemocratici forti, ma avanza la destra di Timo Soini


di   Aldo Ciummo


Il 17 aprile si vota in Finlandia e la Premier Mari Kiviniemi non ha escluso che il prossimo governo coinvolga i “Veri Finlandesi” (“Perussuomalaiset”) guidati da Timo Soini: la lista si oppone a piani UE di salvataggio di paesi in bancarotta e si avvicina al sedici per cento delle intenzioni di voto, lasciando immaginare una sua crescita nell’Eduskunta, il Parlamento unicamerale finlandese, che conta duecento deputati. Sulla maggior parte dei temi, immigrazione inclusa, le differenze tra i partiti non sono enormi: il Centrodestra sulla cittadinanza vuole regole più certe ed anche i “Veri Finlandesi” hanno candidati immigrati, nonostante le severe posizioni in materia (che hanno spinto il produttore cinematografico Jörn Donner a lasciare i Socialdemocratici e candidarsi con una lista minore, lo “Svenska Folkeparti”, per differenziarsi di più dall’agenda della nuova destra).

L’attuale esecutivo comprende, oltre al “Partito di Centro” di cui Kiviniemi è la leader, “Coalizione Nazionale” (Centrodestra), Verdi e lista Svedese. Il vero scoglio sulla rotta dell’adesione Soini ad una prossima coalizione conservatrice, data nuovamente in vantaggio, è la partecipazione al fondo permanente di sicurezza europeo per il salvataggio degli stati in crisi. Finora, i Socialdemocratici non hanno espresso posizioni nette sull’argomento, ma i partiti del Centrodestra hanno detto chiaramente che non accetteranno nel governo liste che non appoggino tutte le misure necessarie a favore dell’Unione Europea: questa questione potrebbe essere il fattore favorevole al leader dei “Veri Finlandesi”, che osteggiano un impegno simile da parte dello stato.

Il Centro, che esprime la premier Mari Kiviniemi, potrebbe cedere la leadership del Centrodestra all’attuale Ministro delle Finanze, Jyrki Katainen, un esponente della Coalizione Nazionale, come lei favorevole agli aiuti alle nazioni europee in difficoltà. A sinistra, il venti per cento dei Socialdemocratici guidati dalla leader Jutta Urpilainen (“Sosialdemokrattinen Puolue”, in finlandese), è eroso dagli euroscettici, ma anche dall’Alleanza della Sinistra (“Vasemmistoliitto”, una forza stimata intorno al 7% dell’elettorato). Il Partito della Coalizione Nazionale (“Kansallinen Kokoomus”) conterebbe sul venti per cento ed i sondaggi assegnano qualche frazione di punto percentuale in meno al partito di Centro. Lo “Svenska Folkeparti” si aggira attorno al cinque per cento ed i Verdi (“Vihrea Liitto”) al nove per cento.

Le coalizioni in Finlandia si costruiscono dopo le elezioni, sulla base di un programma concordato. Il partito della Coalizione sarà alleato del Centro (“Suomen Keskusta”). Ad Helsinki, spesso, i partiti di centro sono alleati con liste di sinistra ed in maniera simile maggioranze progressiste collaborano con liste liberali, così è probabile che moderati e socialisti troveranno formule per assicurare alla UE il supporto necessario in casi di emergenza. Ma un successo di Timo Soini sarebbe il segno dell’insofferenza di parte dei finlandesi per “bollette” rese salate dalla scarsa efficienza finanziaria di diversi stati europei. Nel dibattito pubblico, svoltosi questo giovedì pomeriggio a Tampere tra rappresentanti delle maggiori forze (Urpilainen, Katainen, Kiviniemi e Soini) e trasmesso dalla televisione finlandese YLE, sono emerse le difficoltà dei partiti consolidati al riguardo.

Non si tratta infatti di ostilità all’Unione Europea, ma di un dibattito necessario sulle spese che gli sforamenti di bilancio di molti grandi stati impongono alle economie più dinamiche ed ai sistemi pubblici efficienti, dibattito che, in nome della solidarietà europea è stata sempre molto compressa nelle nazioni che hanno contribuito più generosamente e che si trovano alle prese con una Europa che chiede sempre di più a regioni scarsamente rappresentate nelle istituzioni centrali come il Parlamento Europeo. E’ opportuno che le proposte di efficienza che giungono da stati che hanno affrontato meglio la crisi trovino maggiore ascolto a Bruxelles ed a Strasburgo. Una Europa più coerente favorirebbe il proseguimento della tradizione europeista in aree del continente da lungo tempo protagoniste nel sostegno alle regioni in crescita, all’integrazione all’interno della UE ed alla efficienza delle decisioni, che significa più solidarietà concreta.