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Europa? troppo poco e troppo tardi

 

Per coloro che cercano una Europa davvero federale i cambiamenti economici dovrebbero essere l’occasione per vederla diventare un soggetto politico

Il 22 marzo a Bruxelles si è tenuto il primo incontro del Consiglio “ombra” della UE, iniziativa per promuovere una Europa federale voluta tra gli altri dal Presidente del Gruppo dei Liberali (ALDE) Guy Vorhofstadt, dal presidente del Gruppo dei Verdi Daniel Cohn-Bendit, dalla Vice presidente del Parlamento Europeo Isabelle Durant.

Sandro Gozi, tra gli organizzatori dell’incontro, ha spiegato che lo “Shadow Council” ha proposto come prima cosa un piano decennale di quattrocento miliardi di euro all’anno per investimenti nella Green Economy, nelle infrastrutture per i trasporti, le reti informatiche europee, progetti scientifici e di ricerca a livello mondiale.

 Il capitale pubblico e privato, riferisce Sandro Gozi, responsabile delle Politiche UE del Partito Democratico, sarebbe raccolto con obbligazioni a progetto (bond project), carbon tax (imposta sulle risorse energetiche inquinanti), tasse sulle transazioni finanziarie (Tobin Tax), disposizioni sulle quali si è espresso favorevolmente l’Europarlamento nelle ultime settimane. Gli stati membri fanno troppo pco e tardi, dicono gli organizzatori, per soluzioni di ampio respiro.

“Il piano – commenta Gozi – è l’alternativa alla ricetta Tremonti, che si limita ad una stabilità creativa ed ad una Europa balbettante.” L’Unione Europea è un’occasione di sviluppo socioeconomico di lungo periodo, se i governi dei ventisette entrano nell’ordine di idee di prendere decisioni in tal senso.

Juha Kilpiä guiderà la missione Onu tra Egitto, Israele, Libano e Siria

 

Il generale finlandese Juha Kilpiä è stato nominato comandante della missione UNTSO (United Nations Truce Supervision Organisation) che cura i progressi della tregua tra Egitto, Israele, Libano e Siria

Il ruolo affidato a Juha Kilpiä come comandante in una delle missioni di pace  a guida Onu più importanti per la regione mediorientale è significativo:  la missione UNTSO è stata avviata nel 1948, è dunque una delle prime intraprese dalla comunità internazionale e la Finlandia ha partecipato alle sue operazioni fin dal 1967. Il generale norvegese Robert Mood ha ricoperto l’incarico di Kilpiä, prima della nuova nomina.

L’operazione Untso, nata originariamente per mantenere il cessate il fuoco dopo le vicende del dopoguerra nell’area mediorientale, ha nel tempo fornito copertura ad iniziative analoghe, come l’invio della United Nations Disengagement Observer Force (Undof) e la United Nations Interim Force in Lebanon (Unifil), missioni dispiegate anche in tempi recenti, di fatto la Untso ha proseguito ininterrottamente nella tutela degli equilibri raggiunti nella regione. La prima sede della missione fu il Cairo, poi Haifa, anche Gerusalemme è stata tra i quartieri generali ed uffici della Untso si trovano a Beirut ed a Damasco.

 Molti paesi hanno partecipato alle attività tese ad evitare la trasformazione di incidenti isolati in escalation: tra questi Argentina, Australia, Austria, Belgium, Canada, Cile, Cina, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Irlanda, Italia, Nepal, Olanda, Nuova Zelanda, Norvegia, Repubblica Federale Russa (anche come URSS), Slovenia, Slovacchia, Svezia, Svizzera e Stati Uniti.

La nomina del nuovo responsabile rappresenta anche un riconoscimento al ruolo curato dallo stato nordico nel mantenimento della pace nelle regioni dove è stato impegnato. Il Segretario Generale dell’Onu, Ban Ki Moon, ha informato il presidente del Consiglio di Sicurezza, Li Baodong prima di compiere la nomina.

Aldo Ciummo

Stessi diritti in tutta Europa per i cittadini extracomunitari

 

Ieri il Parlamento Europeo ha approvato con procedura legislativa ordinaria il progetto di legge sul “permesso unico” una disposizione il cui intento è rendere coerenti i diritti in tutti gli stati dell’Unione Europea
 
Per il Parlamento Europeo, come per la maggioranza dei cittadini del continente, gli stranieri che hanno avviato una nuova fase della loro vita all’interno della comunità dovrebbero avere gli stessi diritti in qualsiasi stato componente risiedano. Il progetto di legge sul permesso unico approvato ieri con 311 voti a favore, 216 contrari e 81 astensioni, dovrà aspettare adesso il vaglio dei ministri di giustizia dei paesi UE, riuniti nel Consiglio (dei ministri delle varie nazioni Ue) che ha pari poteri rispetto al Parlamento Europeo sui temi legati alla immigrazione, così come è previsto dal Trattato di Lisbona.
 
La legislazione in oggetto, se portata a compimento dopo questa prima lettura, garantirebbe agli immigrati diritti sociali equiparabili a quelli dei cittadini comunitari su questioni come gli orari, le ferie, la sicurezza sul posto di lavoro e la sicurezza sociale: non si può dimenticare come la nostra Europa stia affrontando le crisi mondiali avvalendosi in misura massiccia degli sforzi umani e materiali di vaste fasce di popolazione che si sono spostate da uno stato all’altro della comunità oppure che si stanno integrando provenendo da aree culturali tra le più lontane e diverse, colmando squilibri difficili del mercato. La UE come insieme non può pensare di sopperire alle sfide odierne approfittando di forza lavoro priva di riconoscimenti e di gestire l’immigrazione senza politiche di integrazione che guardino al lungo periodo.
 
Gli stati membri ovviamente manterranno la possibilità di decidere sull’ammissione dei lavoratori extracomunitari sul territorio, nei permessi di residenza saranno indicati anche i dati che riguardano il permesso di lavoro, ma sarà esplicitamente vietato pretendere altre informazioni. L’accesso alla sicurezza sociale è ancora deciso dai singoli stati, che hanno la possibilità di concedere il sostegno familiare solo in presenza di permessi di lavoro validi più di sei mesi. Queste norme c’è da dire sembrano lasciare largamente al di fuori un buon numero di casi molto comuni di stranieri, tanto più in un’epoca che vede moltiplicarsi le situazioni di precarietà, ma si registrano degli elementi di novità.
 
Coloro che rientreranno nel proprio paese dopo anni avranno diritto a recepire le risorse versate per la previdenza alle stesse condizioni dei cittadini europei (ma non gli sgravi fiscali dei familiari se questi non risiedono nello stesso paese Ue) ed avranno in molti casi l’accesso ad alcuni servizi e benefici sociali, quali la formazione professionale. Le regole di cui si parla si applicano agli extracomunitari che richiedono un permesso di residenza e di lavoro in uno stato membro e non si applica a coloro che sono in trasferimento all’interno di società multinazionali ed agli stagionali, categorie delle quali gli eurodeputati stanno per occuparsi con appositi interventi. Al di fuori di questa discussione sono anche gli immigrati che hanno ottenuto un permesso a lungo termine e sono quindi già in via di equiparazione ai comunitari e anche i rifugiati, attualmente soggetti ad altre regole comunitarie.
 
Aldo Ciummo

Danimarca. Moda e sostenibilità

 

Sede di eventi sempre più importanti per l’industria della moda internazionale, Copenaghen è al centro delle nuove tendenze ecoresponsabili nel settore, che riscontrano interesse soprattutto tra le nuove generazioni

Nel settore dell’abbigliamento un punto critico è sempre stato l’equo trattamento dei produttori, in particolare dei lavoratori che materialmente realizzano ed assemblano le componenti del risultato finale, i paesi europei non hanno fatto eccezione nel collocarsi in posizione spesso poco chiara tra l’esigenza di competere nei costi e giungere a manufatti graditi alla maggioranza del pubblico dei consumatori (e delle tendenze pubblicitarie che ne dettavano gli indirizzi) ed il rispetto dei diritti delle persone impegnate nella parte materiale del lavoro sui capi di abbigliamento.

Alcune etichette danesi, come la Noir di Peter Ingerwersen, hanno iniziato ad invertire il percorso tradizionale (che vedeva contrapporsi ad esempio ecosostenibilità e rispetto dei diritti da una parte e prodotto di largo gradimento dall’altra). Laddove la produzione di moda con sensibilità ambientale era rimasta chiusa in una nicchia, la Danimarca è oggi tra i contesti culturali più capaci di abbinare proposte estremamente popolari tra i consumatori e sistemi ecosostenibili e socialmente sostenibili nel fashion.

La tendenza che si fa strada tra gli stilisti e che va diffondendosi è assicurare ai propri referenti, che poi sono naturalmente cittadini sempre più attenti, percorsi economici che non siano in contraddizione con i diritti da proteggere anche nel cosidetto Terzo Mondo. La cultura danese è nota per un’alta propensione a quello che oggi piace chiamare “problem solving” e sembra che oramai la scelta dei materiali non rappresenti più un ostacolo al sicuro impatto che le aziende di moda cercano dal prodotto in relazione a coloro che dovranno comprarlo.

L’us0 di minerali e di materiali alternativi gioca bene con creazioni nate dall’assemblaggio di elementi semplici e adatti al lavoro ed all’ambiente urbano, raccogliendo anche tratti espressivi del rock e della cultura locale. Le firme più conosciute riescono a portare le loro linee distintive in questi cambiamenti del gusto e le nuove etichette vi trovano uno spazio libero di sperimentazione. Copenaghen è considerata una delle principali città al mondo per l’influsso sulle tendenze odierne della moda  e alla fine del 2010 ha ospitato eventi di rilievo internazionale in questo ambito.

Aldo Ciummo

La presidente irlandese Mary McAleese a Madrid

 

La presidente della Repubblica di Irlanda, in visita ufficiale in Spagna, è intervenuta sul tema più attuale della UE: l’uscita dalla crisi economica

di Aldo Ciummo

 Irlanda e Spagna condividono interessi vitali nell’ottenere l’uscita completa dell’Unione Europea dalla crisi finanziaria e la definitiva crescita di una Europa unita, forte e capace di affrontare queste difficoltà e di lanciare sfide future. Questa la sintesi dell’intervento che Mary McAleese, presidente della Repubblica irlandese ha illustrato a Madrid, parlando anche delle vicende che hanno interessato le finanze di Dublino. Mc Aleese ha affermato di fronte agli operatori ed esperti di economia presenti che lo stato irlandese ha posto ai primi posti nella sua agenda, ripresa, rinnovamento e sviluppo.

La presidente ha risposto a moltissime domande, su argomenti differenti, sottolineando l’importanza che l’Irlanda conservi la libertà di stabilire imposte sulle attività aziendali straniere presenti nell’isola competitive nell’attrazione degli investimenti. La famosa “corporate tax” che ha avuto una parte significativa negli anni del boom durante i governi di Bertie Ahern non dovrebbe essere accantonata per una forzatura voluta dall’Unione Europea, tenendo conto delle situazioni particolari che in maniera simile altri stati proteggono per tenere conto delle specificità delle proprie economie e dei punti di forza e delle maggiori carenze.

In altre parole, la marcia in più rappresentata per l’Irlanda dalle condizioni favorevoli per l’impresa è anche una delle opportunità che la Repubblica Irlandese ha per riportare lo sviluppo a livelli adeguati alle sue potenzialità e quindi per muovere il motore dell’Europa assieme agli altri stati, che come la Spagna sono a loro volta alle prese con difficoltà che solo nella comunità europea possono trovare durature soluzioni.

E’ auspicabile che l’Europa unita non imponga a nessuno soluzioni capestro, ma comprenda piuttosto le enormi opportunità che sono insite nel rendere i debiti contratti dalle nazioni costituenti non soltanto effettivamente pagabili, ma anche pienamente sostenibili, per popolazioni che hanno sempre dato un contributo significativo alla costruzione della nostra Europa.

Mary McAleese ha ringraziato la Germania, per il sostegno che Berlino ha fornito in questa direzione di ragionevolezza. La Presidente della Repubblica d’Irlanda è stata ospite del sovrano Juan Carlos nel Palazzo Reale di Madrid. Nell’agenda ci sono ovviamente gli incontri con José Luis Rodriguez Zapatero e alla Camera dei Deputati di Spagna, oltre ad una visita a Barcellona ed al Presidente del governo autonomo della Catalogna, Artur Mas, prima del ritorno a Dublino.

Norvegia, aumentano le risorse provenienti dal Mare del Nord

 

Il Ministero dell’Energia ha riferito che nel Mare del Nord, nel Mar di Norvegia e nel Mare di Barents nuove aree sono state aperte alla valorizzazione economica
 
Il Ministero del Petrolio e dell’Energia norvegese ha riferito che fasce del Mare del Nord, del Mar di Norvegia, del Mare di Barents saranno interessate da attività di esplorazione e aperte alla valorizzazione industriale. Le nuove licenze riguardano il 2011 ed il 2012.
 
Il documento Awards Predefinied Areas (APA) per il 2011 ha stabilito di espandere le aree del Norwegian Continental Shelf (NCS) in 62 fasce geografiche o sezioni delle fasce geografiche interessate, rispetto al 2010.

Cinquantasei di queste zone saranno oggetto di attività nel Mar di Norvegia e sei nel Mare del Nord. Oslo è all’avanguardia nella previsione delle risorse disponibili per le generazioni future nello stato.
 
La parte nordorientale del Mare di Norvegia, le zone vicino Jan Mayen e parte meridionale del Mare di Barents sono al centro dell’attenzione del Governo norvegese.

La Norvegia è attiva nella concretizzazione di un piano di lungo termine per assicurare livelli stabili di approvvigionamento energetico, così come riferito dal Ministro per Petrolio ed Energia, Ole Boerten Moe.
 
Il 14 settembre 2011 è il termine ultimo per le richieste di sfruttamento delle zone che si trovano nelle regioni marine citate. Le richieste saranno valutate in accordo con i parametri dello stato norvegese in fatto di ambiente, pesca, produzione.

Aldo Ciummo

Europarlamento concentrato sul commercio

 

Il mese di marzo si è aperto con discussioni su temi disparati: due votazioni hanno riguardato problemi attuali dell’agricoltura e dei consumatori

Una settimana fa, con un atto non legislativo, l’assemble di Strasburgo si è espressa su un tema attuale nell’economia del continente. Una delle richieste che l’assemblea di Strasburgo ha inoltrato alla Commissione all’inizio di questo mese è di evitare concessioni commerciali che potrebbero sortire effetti negativi sull’agricoltura europea, quando si tratta di negoziare con paesi terzi. Target delle preoccupazioni degli eurodeputati sono i dialoghi aperti al riguardo con il Mercosur (organizzazione che rappresenta la maggior parte degli stati latinoamericani) e con il Marocco. La relazione preparata da Georgios Papastamkos (europarlamentare greco del Partito Popolare Europeo, Centrodestra) chiede all’esecutivo di non barattare l’accesso al mercato agricolo dei paesi terzi con decisioni che danneggiano il comparto.

Una critica è necessaria, perchè se è vero (e su queste pagine web è stato ribadito più volte) che la UE deve iniziare a difendere in maniera più coerente l’insieme dei propri interessi economici, culturali e valoriali, tra questi c’è un ruolo di potenza civile e che non è certo compatibile con la protezione di dazi di ogni genere e con l’ostacolo alle opportunità concorrenziali di paesi emergenti. A questo bisogna pure aggiungere che il settore agricolo manterrà sempre la sua importanza nella comunità, ma non è pensabile che lo faccia attraverso una tutela isitituzionale che rischi per di più di frenare altri settori che le concessioni le fanno appunto per aprirsi nuovi mercati nel pianeta.

Ricordato questo, è assodato che il settore agricolo europeo garantisce la sicurezza e la qualità alimentare, bene quindi l’inserimento nella relazione di quegli standard in materia di ambiente, fauna e flora e dell’applicazione delle regole anche ai beni importati, verificato beninteso che non sia un’altra scappatoia per stoppare beni in entrata provenienti da nazioni concorrenti magari già svantaggiate. Una richiesta giusta che viene dall’assemblea elettiva è sicuramente l’esigenza che i deputati siano informati sull’andamento dei negoziati (ne sono iniziati con Canada e Ucraina nel 2009 e ad oggi Strasburgo ancora ignora gran parte di quello che l’esecutivo sta facendo in materia).

I parlamentari europei riferiscono che una offerta definita molto generosa è stata fatta dalla UE nel quadro dell’agenda di Doha per lo sviluppo (ADS) senza ottenere equivalenti concessioni commerciali, ciò è senza dubbio da approfondire perchè tutto il ruolo dell’Europa si basa anche sul suo peso, non ultimo economico. Quando si sottolinea che non devono essere sostenuti atteggiamenti anticoncorrenziali non si intende certo affermare che non si debbano ricercare e determinare utilizzando la forza politica a disposizione aperture speculari da parte degli interlocutori, che non sono avversari ma soggetti in crescita che possono avere una posizione complementare a quella dell’Europa, nei casi in cui valutano bene la reale influenza che l’Unione Europea sta acquisendo, a partire dagli ultimi decenni ma in particolare in questa prima porzione di secolo, nel panorama internazionale.

E’ auspicabile quindi che la prossima Politica Comune Europea (PAC) non costituisca più uno strumento politico tradizionalmente protettivo di una categoria della produzione che oggettivamente mantiene talvolta più influenza del suo contributo reale all’economia attuale, ma soltanto una delle leve più importanti del bilancio europeo, regolata in maniera da contemperare le opportune (però un pò protezionistiche) preoccupazioni degli eurodeputati e gli indirizzi (spesso altrettanto sbilanciati dal lato liberista) di apertura a mercati che ci si augura non vengano visti dalla Commissione Europea soltanto come sbocchi commerciali per le produzioni europee ma anche come ambienti di sviluppo di istituzioni ed opportunità coerenti con i princìpi di partecipazione e solidarietà per i quali la nostra Europa è nata nel 1957 in Italia (che allora era un paese in via di sviluppo).

La conclusione di Strasburgo è stata che la Commissione dovrebbe sempre garantire concessioni tariffarie simmetriche, quando discute accordi di libero scambio, soprattutto con paesi che hanno un forte settore agricolo. Una critica plausibile è la ripresa dei negoziati con il Mercosur latinoamericano senza previa discussione con Consiglio e Parlamento, infatti il minimo che ci si aspetta, in una Unione Europea bisognosa di un contrappeso ai poteri acquisiti dall’esecutivo con il Trattato di Lisbona, è che gli organi che rappresentano direttamente i cittadini, come il Parlamento, possano svolgere la loro funzione accrescendo il loro ruolo, nel modo anch’esso previsto dalla carta di Lisbona.

Aldo Ciummo

2011 l’anno delle iniziative norvegesi in Italia

 

Il paese nordico sarà presente nei programmi culturali della penisola, a Bologna al Festival del Cinema con un concerto di Karl Seglem ed alla manifestazione del cinema per ragazzi film nello zaino, numerosi gli eventi riguardanti la musica

Iniziative a tutto campo per la Norvegia nel nostro paese nel 2011: soprattutto la musica sarà protagonista, il pianista Leif Ove Andsnes ad esempio ospite dall’Accademia di Santa Cecilia, all’Auditorium Parco della Musica, mentre anche l’Accademia Filarmonica dedica una intera giornata alla cultura scandinava. Elisabeth Norbert-Schultz (soprano), Tone Kummervold (mezzosoprano), Erling Ragnar Eriksen (pianoforte) sono tra i nomi più noti.

La tradizione di Grieg è sempre stata un punto di riferimento ed il compositore contemporaneo Ragnar Soderlind è stato scelto dalla Roma Tre Orchestra per un evento al Teatro Palladium di Roma.

Bologna è una delle città che ospiterà eventi molto interessanti, come un festival di musica internazionale che si terrà nel mese di maggio e che costituirà un vero e proprio laboratorio,  raggruppando Maja Ratkje, Christian Wallumrod, Ivar Grydeland, Lasse Marhaug, Gjermund Larsen, Frode Haltli, Rolf-Erik Nystrom, Tanja Orning, Martin Taxt, Eivind Lonning, Ingar Zach, Paal Nissen Love, Espen Reinertsen, Per Oddar Johansen: un panorama musicale estremamente articolato.Rock, Jazz, elettronica, diverse tendenze vivono un momento di sperimentazione in Norvegia.

Il chitarrista Eivind Aarset è tra gli autori invitati in Italia. Ancora all’Auditorium Parco della Musica, “Meet in Town” è il festival in agenda per il 22 e 23 luglio e rappresentativo della scena elettronica, indie, hip hop, considerato uno dei più significativi nuovi eventi nel campo del sonoro. Todd Terje verrà ospitato per la sua combinazione di generi molto diversi tra loro.

Appuntamenti attesi sono anche quelli che vedranno la partecipazione di Bjornar Habbestad (che contamina classica, contemporanea, noise ed electro) e del polistrumentista Kjetil Moster, entrambi saranno coinvolti nelle iniziative dell’Istituto di Cultura Svizzera a Roma. Negli eventi nel Parco della Sila, la prossima estate, ci saranno anche Mari Kvien Brunvoll, Arve Henriksen, Audun Erlien, Wetle Holte e molti altri musicisti che saranno impegnati anche a Brescia, Milano, Torino, Piacenza e altri centri.

Aldo Ciummo

Da L’Aquila a Kajaani dialogano le università europee

 

 

I docenti Iapadre e Mori riferiscono dati interessanti su iniziative congiunte di atenei del continente capaci di coinvolgere tanti insegnanti e studenti anche in periodi molto difficili da gestire

A  L’Aquila l’impatto del sisma del 2009 ha compromesso gravemente la capacità dell’Università di ospitare studenti e docenti, dopo i problemi della vita accademica generati dai danni il 6 aprile, ma ha suscitato una serie di iniziative di cooperazione da parte di diverse università straniere, come riferito dal professor Lelio Iapadre (associato di Economia Internazionale e Delegato di Facoltà per le Relazioni Internazionali della Facoltà di Economia dell’Università de L’Aquila): “abbiamo cercato immediatamente di ricostruire un minimo di capacità di accoglienza e, pur tra molte difficoltà, siamo riusciti ad ospitare già nell’anno accademico 2009-2010 oltre settanta studenti. Si tratta in gran parte di studenti Erasmus, ma va considerata anche una dozzina di studenti pakistani nell’ambito del progetto Europeo Eureka. Nell’anno in corso il numero di studenti stranieri in entrata ha già raggiunto i cento e sono in preparazione altre attività di accoglienza di studenti extra-europei nell’ambito di progetti Erasmus Mundus e Tempus”.”

 Anche al di fuori delle convenzioni in vigore sono arrivate offerte da istituzioni ed università di paesi esteri in favore degli iscritti a L’Aquila: l’organizzazione per lo sviluppo e la cooperazione economica (OCSE) ha offerto all’ateneo un accordo per ospitare studenti del centro universitario abruzzese in tirocinio presso la sede di Parigi dell’organizzazione. La National Italian American Foundation (NIAF) ha messo a disposizione borse di studio per un anno di corsi presso il Sierra Nevada College.

 “Nell’ambito del programma Fulbright abbiamo ricevuto la visita del professor Charles D’Agostino, che ha tenuto lezioni e seminari sulla sua esperienza di sostegno allo sviluppo economico in aree colpite da catastrofi naturali – dice Iapadre – una delegazione di docenti e studenti del Politecnico di Osnabruk (Germania) ci ha fatto visita nel mese di maggio, ponendo le basi per un rapporto di collaborazione didattica e scientifica nei prossimi anni. ” Uno dei progetti più interessati di cui l’Università del capoluogo dell’Abruzzo è stata protagonista è quello di cui si è occupata la Vice Preside della Facoltà di Economia della Università degli Studi de L’Aquila, Margherita Mori, presso la Kajani University of Applied Sciences, School of Business, in Finlandia.

Durante il periodo dei seminari (tenuti in inglese da Margherita Mori, ordinario di Economia degli Intermediari Finanziari dal 19 al 24 settembre 2010) sono stati trattati argomenti di carattere finanziario (Financial Developments in Italy, the Italian Banking System e Financial Innovation) e altri riconducibili al terremoto che ha devastato la città abruzzese il 6 aprile del 2009 (Redevelopment after a natural disaster, Principles of disaster managemente e Funding the recovery process). “I destinatari del corso erano gli studenti undergraduate del Finish Degree Programme e dell’International Degree Programme, circa 40 persone in ciascuna classe – ha spiegato Margherita Mori – il progetto rientra nell’ambito del programma Erasmus, gli studenti hanno mostrato profondo interesse e sensibilità, con riferimento alle problematiche scaturite dal terremoto all’Aquila e si sono appassionati alle vicende della ricostruzione, così come alla fase dell’emergenza.”

 L’iniziativa ha avuto un ulteriore seguito comunitario, presso la “South East European University” di Tetovo (Macedonia), dove la vicepreside dell’ateneo aquilano ha tenuto seminari specialistici sul turismo sostenibile, fra il 19 ed il 22 ottobre 2010, nell’ambito del progetto Tempus Satis (“Using Local Resources for Microregional Development – Sustainable Agribusiness and Tourism in the Southern Balkans”) di cui l’Università degli Studi de L’Aquila è partner. L’esperienza sviluppata a Kajaani in Finlandia è stata valorizzata nel modulo relativo a “Sustainable Tourism – Service Industry” il seminario “The case of Finland”.

“L’Università di Kajaani conta 2000 studenti e diversi corsi di laurea, con quattro principali aree di istruzione: School of Business, School of Tourism, School of Health and Sports e School of Engineering – riferisce Margherita Mori – le attività si svolgono su un ampio campus unitario e le strutture comprendono una fornitissima biblioteca, liberamente accessibile, non solo a studenti, docenti ed al personale universitario, ma anche agli abitanti, nell’ottica della prestazione di un servizio alla collettività. L’ orientamento alla internazionalizzazione è molto accentuato e la Kajaani University partecipa a numerosi programmi di scambi culturali.”

 Con il sistema universitario finlandese sono auspicabili quindi ulteriori collaborazioni, sia sul piano sia della didattica che della ricerca scientifica. L’impressione emersa a Kajaani infatti si riassume in termini di “student-centered learning”, sullo sfondo di un ambiente multiculturale nel quale si offrono i servizi agli studenti, abbinando teoria e laboratori, e stimolando il merito. L’obiettivo sembra alimentare la gioia di apprendere, più che “far rispettare il dovere” di studiare.

 Aldo Ciummo

Il Danish Film Institute e il potenziamento della cultura danese

 

L’Oscar vinto dalla regista Susanne Bier si associa ad un interesse articolato per i film prodotti dall’ultima generazione di registi di un piccolo paese europeo, ma la storia di questo cinema nasce da lontano

Susanne Bier, con la vittoria del Golden Globe e in ultimo dell’Oscar (il 28 febbraio), ha finito con l’accendere di nuovo i riflettori su una nuova stagione di interesse per il cinema danese, molto presente nella scena attuale con diversi registi, artefici di una impresa non facile, dato l’ostacolo evidente incontrato da una industria culturale che fa riferimento ad una lingua parlata da cinque milioni e mezzo di persone, in un mercato sempre più basato su grandi numeri.

“In a better world” ha fatto discutere molto, in un periodo storico che lascia emergere i limiti di impostazioni pacifiste ad ogni costo nel panorama mondiale attuale, caratterizzato da contraddizioni che il film evidenzia attraverso il tema dell’assenza di equilibrio e della relatività della giustizia.

Ma la capacità del cinema danese di rappresentare diversi contrasti contemporanei in quest’ultimo periodo ha spaziato dalla commedia di Henrik Ruben Genz alle storie più recenti di Ole Christian Madsen, passando per la biografia di Dirch Passer realizzata da Martin Pieter Zandvliet e da lavori di cui è ancora attesa l’uscita nelle sale, come Melancholia di Lars Von Trier. L’industria cinematografica danese è in piena crescita, grazie all’attività di produttori e registi.

Il Danish Film Institute (“Det Danske Filminstitut”) è l’agenzia governativa con la quale lo stato incoraggia la creatività in Danimarca e la sua promozione all’estero ed in ottobre, nel Folketing (il Parlamento Danese, Ndr), è stato rinegoziato l’accordo che regola l’elasticità della produzione nel settore, all’interno del quadro di supporto assicurato agli operatori del comparto dalle istituzioni. Tutte le forze politiche hanno sostenuto un programma di rafforzamento dei film danesi per il periodo 2011-2014.

Il quadro legislativo danese, definito dal “Film Act” del 1997, mira ad una offerta il più rappresentativa possibile rispetto alle tendenze artistiche, da opere come  la pellicola che ha ottenuto l’Oscar  alla fine di febbraio al documentario “Armadillo”, di Lindholm e Noer. Un altro capitolo sempre al centro dell’attenzione del DFI, l’istituto danese del cinema di cui si è parlato, è il supporto ai film dedicati ad un pubblico di giovani e di giovanissimi, una area tematica alla quale va non meno del venticinque per cento dei fondi governativi destinati al settore.

La storia del cinema danese è stata, fin dalle origini, caratterizzata dall’ attenzione del settore pubblico verso questa forma di arte, dopo i film muti e i melodrammi dei primi decenni del secolo ed un momentaneo declino tra le due guerre mondiali, la nuova legislazione per il cinema negli anni trenta accompagnò il successo del sonoro, mentre il secondo dopoguerra sancì il gradimento generale delle folk-comedies ma anche la nascita di un cinema impegnato. Dal 1964, i governi hanno dato stabilmente il loro aiuto alla crescita dell’industria cinematografica, contemporaneamente molti film raggiungevano pubblico e critica internazionali.  Nel 1972 è nato il Danish Film Institute (DFI): erano gli anni dell’avanguardia, del realismo sociale e dei giovani registi.

Alla situazione attuale, entusiasmante per i protagonisti dell’industria culturale danese anche nella letteratura e nelle arti applicate, si è arrivati attraverso gli anni ottanta, quando sono giunti gli oscar di Nils Malmros e Lars Von Trier, portatori di lunghi dibattiti con il loro realismo segnato da uno sguardo umano, mentre gli anni novanta hanno visto il ritorno delle commedie popolari, ma anche la diffusione internazionale di Dogma Film, Zentropa e Filmbyen a livello industriale. Dal 1997, inoltre, il quadro legislativo ha permesso ai registi una libertà espressiva ancora maggiore rispetto al passato.

Aldo Ciummo