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Dalla Biennale a Villa Manin, la cultura norvegese viaggia in Italia

 

Le espressioni artistiche norvegesi sono il tema scelto dalle istituzioni e dai cittadini norvegesi in Italia per promuovere una più articolata conoscenza del paese nordico nella penisola in questi mesi

di    Aldo Ciummo

Le associazioni, le aziende e le organizzazioni che rappresentano la comunità norvegese in Italia hanno avviato già dall’inizio dell’autunno una serie di concerti, esposizioni ed eventi di diverso genere, manifestazioni che in molti casi aprono anche l’inverno delle iniziative norvegesi nella penisola.

A Passariano di Codroipo, in provincia di Udine, resterà aperta fino al 6 marzo la mostra dedicata al pitttore espressionista Edward Munch ed intitolata appunto “Munch e lo spirito del Nord”.

Villa Manin infatti sta dedicando un progetto quadriennale ai rapporti tra le diverse aree della pittura europea ( “Geografie dell’Europa” ). L’esposizione attinge dal patrimonio artistico di musei americani ed europei, molti dei quali scandinavi.

Ed è ancora aperta fino al 5 novembre l’esposizione fotografica “Four Lines”, che raccoglie immagini realizzate con la Polaroid da Gabriele Chiapparini, Andrea Colombo, Anna Morosini e Elena Vaninetti. Gli scatti sono accompagnati da brevi testi e vengono anche proiettati alcuni video dei percorsi.

Una delle occasioni più importanti di conoscere l’arte norvegese nel contesto europeo è stata però la Biennale, dove a Palazzo Cini a San Vito Venezia  dal 18 settembre scorso  fino al 15 ottobre hanno partecipato alle esposizioni quattro artisti norvegesi: Jonny Andvik, Thomas Klevjer, Helene Knoop e Jan-Ove Tuv, pittori conosciuti soprattutto per la loro capacità di rappresentare la vita, al di fuori degli sperimentalismi o della riproduzione delle inquietudini contemporanee.

A partire dal milleottocento nel panorama artistico si è cominciato a definire kitsch questa ricerca di una continuità qualitativa nella creatività, perchè si è iniziato a privilegiare il percorso degli artisti all’interno delle correnti di riflessione sul contemporaneo nelle quali l’originalità dei pittori si esprimeva sempre più frequentemente.

Ecco come si arriva all’esposizione “Kitsch Biennale 2010”  che nel quadro delle manifestazioni culturali previste dalla Biennale raccoglie quegli autori che Odd Nerdrum ha rivalutato a partire dal 1996 come esponenti di una pittura kitsch nel senso di “sentimentale” e non ironica e che privilegia la qualità rispetto all’originalità, recuperandone caratteristiche positiva come la ricerca dell’eternità nell’arte.

Le iniziative norvegesi nell’autunno

 

Molti gli eventi culturali in diverse città italiane, gran parte delle esposizioni proseguirà durante l’inverno

Le associazioni, le aziende e le organizzazioni che rappresentano la comunità norvegese in Italia hanno avviato già dall’inizio dell’autunno una serie di concerti, esposizioni ed eventi di diverso genere, manifestazioni che in molti casi aprono anche l’inverno delle iniziative norvegesi nella penisola.

A Passariano di Codroipo, in provincia di Udine, resterà aperta fino al 6 marzo la mostra dedicata al pitttore espressionista Edward Munch ed intitolata appunto “Munch e lo spirito del Nord”.

Villa Manin infatti sta dedicando un progetto quadriennale ai rapporti tra le diverse aree della pittura europea ( “Geografie dell’Europa” ). L’esposizione attinge dal patrimonio artistico di musei americani ed europei, molti dei quali scandinavi.

Ed è ancora aperta fino al 5 novembre l’esposizione fotografica “Four Lines”, che raccoglie immagini realizzate con la Polaroid da Gabriele Chiapparini, Andrea Colombo, Anna Morosini e Elena Vaninetti. Gli scatti sono accompagnati da brevi testi e vengono anche proiettati alcuni video dei percorsi.

Danimarca: design e sostenibilità, una tradizione che si rinnova

Il Design, al centro di numerose iniziative pubbliche in Danimarca, viene sviluppato oggi come uno degli elementi che determinano la compatibilità ambientale dei manufatti

Il Design gioca un ruolo fondamentale nel destino ambientale del prodotto: una lunga tradizione in Danimarca vuole che dalla scelta dei materiali alla creazione dell’oggetto, il design aiuti a sviluppare la scommessa della sostenibilità verso un insieme di opportunità economiche capace di collegarsi alla qualità della vita.

Non a caso in Danimarca esiste un premio biennale dedicato proprio al design, articolato in cinque categorie che sono corpo, casa, lavoro, intrattenimento e comunità, con un’attenzione speciale alla sostenibilità ambientale.

Si tratta di un indirizzo delle arti applicate che risale all’architetto danese Kaare Klint, il quale era docente presso la Royal Danish Academy of Fine Arts, dove diffuse un concetto razionale di design adattato alle diverse esigenze umane. La cultura locale di soluzione dei problemi pratici oggi si lega all’ecologia.

Il grande successo del periodo del design di cui furono protagonisti tra gli anni cinquanta e gli anni sessanta Arne Jacobsen, Hans Wegner, Borge Mogensen e molti altri ha continuato ad intrecciarsi con la funzione sociale dell’arte riconosciuta dalle istituzioni attraverso l’investimento su istruzione, librerie, edilizia popolare e su di una concezione della sperimentazione estetica come miglioramento della vita di tutti.

Costi e qualità dei materiali si sono affiancati così all’aspetto dei prodotti, l’artigianato è entrato a pieno titolo nell’evoluzione dei gusti ed il design danese si è avvicinato sempre di più all’espressività della società contemporanea ed alla coscienza ambientale, cooperando con l’industria privata e le istituzioni per indirizzarsi verso il risparmio energetico, il riuso e la valorizzazione dei materiali alternativi.

L’introduzione di nuove tecnologie è stata resa possibile da una rete di collaborazioni dovuta proprio alla stretta integrazione ormai esistente tra produzione estetica e coscienza sociale. Il Danish Design Centre si occupa oggi di mettere insieme tutti gli sforzi di accrescere la cultura professionale e l’innovazione ecosostenibile, impegno sostenuto anche dal Ministero degli Affari Esteri Danese.

Aldo Ciummo

Autunno di iniziative per la cultura danese in Italia

 

Le iniziative danesi e nordiche riprendono con una grande varietà anche nell’autunno e nell’inverno e sarà interessante conoscere insieme le diverse realtà danesi e nordeuropee nel territorio romano ed italiano

di    Aldo Ciummo

La dodicesima biennale di Architettura a Venezia questa estate ha veduto il Ministro della Cultura danese, Per Stig Moller, inaugurare il padiglione allestito dal suo paese per far conoscere una delle espressioni umanistiche più originali del ventunesimo secolo. La Mostra Internazionale di Venezia diretta da Kazuyo Sejima è intitolata “People meet in Architecture” e nell’evento si inscrive anche l’esposizione danese, organizzata dal Danish Architecture Centre (DAC) e battezzata “Q&A – Urban questions_Copenaghen answers”.

Il pubblico è stato invitato a visitare un laboratorio interattivo ed a vedere come Copenaghen è diventata un esempio di vivibilità e di creatività. La biennale resterà aperta fino al 21 novembre, quindi ancora un mese di tempo per tutti coloro che volessero conoscere meglio questa parte dell’arte danese, attiva in questi anni anche in moltissimi altri campi, si pensi alle installazioni audiovisive.

Vogliamo ricordare inoltre come l’Ambasciata danese a Roma ha gentilmente coinvolto i cittadini italiani interessati al cinema nordico con le serate di cinema danese che a partire dalla seconda parte dell’autunno riprenderanno con appuntamenti qualificati con la cultura audiovisiva che sta conoscendo nuovi successi con film come quelli di Kristian Levring, proiettati in lingua originale e con sottotitoli in inglese.

Il cinema danese si è fatto strada recentemente anche con la presenza di ben due film in concorso al Festival Internazionale di Roma, cioè “In a better World” di Susanne Bier e Hold me tight di Kaspar Munk (nella sezione per i giovani “Alice nella Città”. Il debutto di queste opere sarà rappresentato, a livello europeo, proprio dall’uscita al festival di Roma, che si svolgerà dal 28 ottobre al 5 novembre.

Altri importanti eventi che in Italia avranno al centro la cultura danese sono la serata al Circolo Scandinavo domani, 18 ottobre, con la scrittrice danese Hanne Kvist, la pittrice Lina Berglund e la scrittrice svedese Eva Strom ed il concerto con il Quartetto Mirus all’Accademia di Danimarca a Roma il 21 ottobre, l’Intercity Festival di Firenze che si svolherà ancora fino al 26 ottobre con un focus su Copenaghen (teatro, danza, letteratura, cinema e arte) ed il 26 ottobre a Palazzo Marino a Milano “Culture Futures” organizzato da Ragnarock. Inoltre il 28 ottobre, ad Olevano Romano, è previsto un concerto con Mette Kirkegaard ad Olevano Romano, una iniziativa inclusa nel Festival Spil Dansk.

Europa e Stati Uniti nella politica mondiale

 

Giovedì si è svolto l’incontro tra il Presidente del Parlamento Europeo Jerzy Buzek ed il Segretario di Stato degli Usa, Hillary Clinton

L’altroieri Jerzy Buzek ed i rappresentanti dei gruppi politici al Parlamento Europeo di Bruxelles hanno incontrato il Segretario di Stato americano Hillary Clinton. Il tema dell’incontro era l’insieme delle questioni internazionali, che correttezza politica a parte rappresentano un ambito nel quale il ruolo di Europa e Stati Uniti è più importante di quello di molte altre aree.

Difatti, al di là della innegabile ascesa economica di zone geopolitiche come la Cina o l’America Latina, di cui su queste pagine web si è più volte rimarcata la positività per l’affermazione di equilibri multipolari e più stabili, molte di queste crescite del prodotto interno lordo sono ancora attraversate da contraddizioni che attendono difficili soluzioni prima di caratterizzarsi come motori dello sviluppo in senso anche sociale delle intere nazioni coinvolte (così ad esempio è in America Latina), in altri casi ancora ci sono sistemi che, prodotto interno lordo o non, ci mettono di fronte a istituzioni statali (Iran, Cina) capaci di lapidare una ragazza o di sequestrare i parenti di un premio Nobel.

Va detto che, in fatto di chiarezza su quello che è accettabile e quello che non lo è, il Segretario di stato in visita nella UE avrebbe potuto dare delle lezioni all’Europa: forse perchè le istituzioni europee sono ancora in costruzione, forse perchè l’Unione si sente ancora appesa alle forniture energetiche ed alle nuove opportunità di contratti che si trovano al suo oriente, fatto sta che il nostro continente è spesso balbuziente quando si tratta di richiedere il rispetto dei diritti delle donne e dei diritti umani nel loro complesso, e spessissimo muto quando si tratta di porre condizioni per ottenere l’attuazione di questi valori democratici.

Non si ingnorano certo le contraddizioni e le violazioni delle norme internazionali da parte della politica estera degli Stati Uniti, però occorre dare atto, perlomeno nella politica inaugurata dalla attuale Amministrazione Usa, ad un approccio ben definito nel rapportarsi ai comportamenti statali che più stridono con la nostra concezione occidentale del rapporto tra poteri pubblici e cittadini, un atteggiamento chiaro da parte di Obama che ad esempio si è espresso nel prendere le distanze da regimi del Sud del Mondo che, al di là di varie forme aggressive di terzomondismo, ben poco hanno fatto per risolvere gli ostacoli alla partecipazione delle popolazioni allo sviluppo.

Altrove (in Italia ed in modo anche più massiccio in Francia) capi di stato la cui considerazione dei diritti dei cittadini è quantomeno carente da un punto di vista occidentale e da quello stabilito dalle dichiarazioni universali Onu sono stati accolti con vere e proprie celebrazioni.

Ma bisogna cogliere i segnali positivi sia del rafforzarsi del ruolo – e quindi speriamo pure della coscienza – dell’Unione Europea nel pianeta sia le avvisaglie della fine definitiva della tendenza unipolare manifestata dagli Stati Uniti in parte dell’ultimo decennio, fatti indicati anche da scelte come quella di coinvolgere il Parlamento Europeo nella costruzione di legami più stretti tra Europa e Stati Uniti.

Un dato che rafforza le capacità europee nella politica internazionale è la crescita di importanza del Parlamento Europeo nella legislazione e del bilancio, perchè ciò significa più partecipazione dei cittadini ed è questo che rende la politica efficace nella soluzione dei problemi e non progettare sistemi monocratici come di fatto (anche se attraverso una sorta di caos permanente) sta avvenendo in Italia e come sarebbe impossibile e disastroso fare in una realtà complessa e avanzata come la UE.

Il nuovo sistema di diplomazia europea non è un cambiamento cosmetico, ma un processo che porterà le ambasciate dei paesi costituenti ad essere ambasciate dell’Unione Europea e quest’ultima avere un proprio corpo diplomatico preparato per portare avanti assieme agli Stati Uniti un nuovo ruolo, rispettoso del consenso in un mondo diverso dal passato, ma determinato nel non recedere sulle politiche ambientali, la sicurezza energetica, la pacificazione esterna. In questo quadro le differenze vanno affrontate se necessario con durezza ma non bisogna dimenticare quali sono sempre stati i nostri cooperatori più validi ed affini al continente dentro l’Unione Europea, lo Spazio Economico Europeo  e l’Atlantico, sapendo che la politica internazionale funziona se questi si tengono stretti dal punto di vista della progettualità politica, strategica e socioeconomica.

A questo proposito è stata importante la dichiarazione di Buzek che la capacità dell’Europa di parlare con una voce sola sarà precondizione di rapporti più forti verso l’esterno da parte di Unione Europea e Stati Uniti insieme ed è stata indicativa l’affermazione della Clinton (condivisa dagli Europei) che ai Balcani è giusto dare una prospettiva europea realistica ed alla Federazione Russa riconoscere un coinvolgimento pieno nei problemi in comune, ma che di fronte a queste soggettività geopolitiche occorre tenere fissi quelli che sono i princìpi della democrazia occidentale.

Aldo Ciummo

Göteborg si prepara già per le feste invernali

 

Le maggiori città svedesi, non solo Stoccolma ma anche Göteborg, Malmo e molte altre si affidano a soluzioni architettoniche e manifestazioni innovative

Göteborg non vuole essere da meno rispetto alla capitale, il luna park Liseberg, Gotaplatsen e la strada principale della città che è la Avenyn si stanno trasformando in un sentiero illuminato che conduce al porto. E’ stato chiamato “il viale della luce”, ma è una combinazione di illuminazioni classiche e sperimentali nata da una idea degli architetti della città.

Una prima parte del viale verrà illuminata a partire dal 12 novembre e il resto, costituito soprattutto dalle figure luminose, dal 10 dicembre: tutto resterà così fino al 9 gennaio, sommando diverse settimane nelle quali la storia della città si rivelerà ai visitatori sotto una luce ancora più suggestiva del solito. Si sa già che sulla facciata del Museo d’Arte cittadino sarà proiettato un film di danza e che la piazza Harry Hjornes Plats diventerà teatro di giochi di luce fino a Capodanno.

Una attrazione che spicca è la Winter Wonderland, al parco Bältspännaparken (vicino la Avenyn), qui l’albero tradizionale, la pista di pattinaggio sul ghiaccio e i cori natalizi dureranno fino al 31 dicembre. Ma la Santa Lucia di Göteborg sarà incoronata la sera del 12 dicembre, nella chiesa Vasakyrkan, mentre il 13, Santa Lucia, ci sarà il concerto.

In Svezia le città e le province a offriranno ai visitatori le impressioni più rivelatrici della cultura locale nel periodo delle festività invernali ed a Malmö si terranno concerti e spettacoli, a cominciare dalla cerimonia di accensione dell’albero della città.

Nelle casette rosse di piazza Gustav Adolfs torg si potranno trovare prodotti dell’artigianato e specialità gastronomiche e dal 3 al 5 dicembre anche nel maniero di Katrinetorp, nella zona sud di Malmo. Ma sarà tutta la zona della Scania ad essere in festa, da Helsingborg a Ystad.

Aldo Ciummo

Stoccolma punta sul turismo invernale

 

Il paese si è mosso bene nella crisi e la suggestiva atmosfera creata dalle tradizioni invernali consente alla capitale di scommettere sull’apprezzamento dei visitatori

di    Aldo Ciummo

La prima domenica dell’avvento segnerà come sempre l’inizio delle festività per gli svedesi. Non ci sono solo le tradizionali candele, che su tutti i davanzali, anche quelli degli uffici, competeranno con le lampade a forma di stella per trasformare il buio invernale in una tavolozza cangiante, ma anche molte iniziative attraverso le quali anche gli stranieri possono conoscere meglio la Svezia.

Il 13 dicembre, Santa Lucia, si festeggia all’aperto, al museo Skansen, ma i mercatini gremiti di ogni pezzo d’artigianato locale, dagli gnomi tomtar alle suppellettili, apriranno i battenti già dal 26-27 novembre (quello del lunapark Lisenberg già il 12 novembre) ed offriranno ai visitatori anche i prodotti tipici (come il vin brulé).

La piazza Stortorget, il Museo all’aperto Skansen, il parco centrale Kungsrtädgarden: questi sono altrettanti scorci della vita natalizia a Stoccolma, alcuni piccoli e pregni di atmosfere uniche, altri particolari per la presenza di rappresentazioni in costume d’epoca. Dal 26 al 28 novembre, presso la stalla reale Hovstallet molti artigiani venderanno prodotti tipici, che vanno dalla pelle ai dolci.

 Bisogna ricordare che ad una ventina di minuti dal centro di Stoccolma c’è la residenza reale, Drottiningholm, che è patrimonio mondiale  dell’Unesco: qui, il 4 e 5 dicembre, sarà allestito un mercatino come quelli cui si è fatto riferimento. Anche al castello di Steninge, vicino a Sigtuna, dal 14 al 23 dicembre è prevista una manifestazione simile.

La presenza di una festa come il 13 dicembre, Santa Lucia, estende il tempo dei festeggiamenti, dando inizio a questi ultimi già molto prima del 25 ed offrendo anche ai visitatori occasioni in più per conoscere le particolarità del paese in questo periodo già da novembre.

Riscoperto Anders Cydenius, lo svedese di Finlandia che anticipò Adam Smith

 



 

Alle origini del pensiero liberale, coloro che promuovevano la crescita dell’iniziativa privata erano anche quelli che difendevano le libertà individuali e le opportunità di crescita di tutte le fasce della popolazione

L’Institutum Romanum Finlandiae e l’Ambasciata di Finlandia hanno promosso un  interessante incontro, che si è tenuto a Villa Lante presso la Passeggiata del Gianicolo questo 29 settembre. Alla presenza dell’ambasciatore finlandese Pauli
Mäkelä, di studiosi come Francesco Forte ed Alberto Mingardi e di molti giovani e cittadini finlandesi, svedesi ed italiani, è stata presentata l’opera “La Ricchezza della Nazione” di Anders Cydenius, recentemente riedita in italiano.

 Mäkelä ha ricordato la figura di Cydenius, soprattutto per l’originale coincidenza di fatti storici che alcuni secoli fa permetteva a coloro che promuovevano la crescita dell’iniziativa privata di difendere al tempo stesso, contro privilegi consolidati, i diritti di emancipazione di ogni fascia di popolazione, ad esempio dei contadini e dei più poveri, tacciati all’epoca di essere naturalmente pigri o inclini a tendenze negative nei casi in cui non si trovavano costretti a condizioni inique di lavoro: assunzioni preconcette che molto fanno pensare all’Europa di oggi ed alle sue disperate giustificazioni di pregiudizi funzionali ad un sistema economico che spesso lascia entrare nei confini ma non altrettanto spesso include nella società.

Anders Cydenius (1729-1803) pubblicò la sua opera a Stoccolma nel 1765, undici anni prima della “Ricchezza delle Nazioni” di Adam Smith, che se guardata al netto di considerazioni che appartengono ai diversi esiti che il liberalismo e le sue varianti hanno avuto nella storia successiva è un testo che fonda nozioni importanti dello sviluppo e della scienza economica successivi.

 Cydenius viveva in Finlandia, allora parte della Svezia, esperto di botanica ed interessato ai problemi pratici: il suo primo impegno riguardò i diritti della libera navigazione commerciale in Ostrobothnia, la regione d’appartenenza. Come pensatore lottò a lungo perchè fosse assicurata la libertà di pensiero.

Francesco Forte, docente di Scienza delle Finanze alla Sapienza di Roma, ha introdotto il libro, Karin Hellbom lo ha tradotto. Den Nationnale Winsten, scaturito dal superamento di un ostacolo concreto, le norme che impedivano il libero commercio da parte delle città marittime di una regione, scaturì dalla considerazione dei vantaggi sociali che l’ottenimento di alcuni diritti attraverso l’azione di Cydenius presso la Dieta (il Parlamento di allora) permise. L’autore difese in altre opere le esigenze dei lavoratori e la solidarietà, necessità che in forme nuove continuano a richiedere intelligenza e decisione a fronte di trasformazioni storiche che lasciano sempre grandi spazi allo strabordare di forze consolidate.

Aldo Ciummo

A ottobre musica norvegese in diverse città italiane

 

 

I Mindy Misty a Genova il 7, Friends & Neighbours a Torino l’8 ottobre,Lasse Marhaug a Roma, Bologna e Milano dal 13 al 15, i Divided Multitude il 9 a Lu Monferrato (Alessandria), Majorstua Kammerkor a Roma il 16 e 17 ottobre

Le atmosfere del Nord Europa fanno capolino in diverse città italiane in questo mese di ottobre: il 7 Genova (per partire dal settentrione italiano che ospiterà la maggior parte degli eventi elencati qui)  sarà solo l’ultima tappa italiana per i “Mindy Misty”, band norvegese dalle melodie orecchiabili fino al momento di imprevedibili accessi di creatività influenzata da un gusto indie e black metal che ha reso apprezzata la formazione proveniente da Oslo.

Nella città portuale i “Mindy Misty”  suoneranno al laboratorio Buridda ma sono già stati a Itri, Copertino, Taranto, Piano di Sorrento, Pomigliano, Roma in questi giorni. I componenti della band sono Kenneth Amundsen (chitarra e voce), Roy Amudsen (chitarra), Trond Harald Jensen (basso), Sigve Gunnarskog (batteria).

A Torino ed anche a Pinerolo, l’8 ottobre il pubblico piemontese incontrerà André Roligheten, sassofoni e clarinetto basso, Thomas Johansson (tromba), Jon Rune Strom (contrabbasso) e Tollef Ostvang (batteria): i Friends & Neighbours, formatisi nell’autunno del 2008 per dare vita ad una fusione di free jazz e bebop che richiama la tradizione musicale della New Orleans d’anteguerra.

Il 9 ottobre al Mephisto Rock Cafè di Lu Monferrato (Alessandria) è la volta dei Divided Multitude,  un quintetto norvegese che viaggia da quindici anni a questa parte, pur essendo composto da giovani. I componenti del gruppo, nel campo del progressive, inseriscono anche caratteristiche affini al power metal tedesco.  Il 9 ottobre proporranno “Guardian Angel” che è la loro terza pubblicazione.

Un fiume in piena direttamente scaturito dalle asperità della ricerca nordica musicale in campi estremi come il metal più duro contaminato con noise, jazz e rock è il batterista Lasse Marhaug, coinvolto a lungo anche nelle musiche per teatro e danza e per installazioni e videoarte. Nato nel 1974, è già stato interprete e compositore di oltre 200 versioni.

Oggi Marhaug partecipa ai progetti Jazkamer/Jazzkammer, Nash Kontroll, DEL, Hazard.  Per il giornale norvegese Dagsavisen, il suo album “The Shape of Rock a Venire” come il diciannovesimo miglior album della storia norvegese. Marhaug, che gestisce l’etichetta Pica Disk, sarà a Roma al Del Verme il 13 ottobre, il 14 al Raum a Bologna e il 15 all’Hundebiss a Milano.

Aldo Ciummo

Brasile, due candidate raccolgono i due terzi dei voti

 

Nel gigante latinoamericano, trasformato negli anni della presidenza di Lula, la candidata del Partido de Trabalhadores, Dilma Roussef , arriva quasi al 48% (molto meno del previsto), la verde Marina Silva raggiunge il 20%, il rappresentante della destra José Serra ha ottenuto il 33%: a fine mese il ballottaggio

Il Partido dos Trabalhadores, simboleggiato in questi anni da un presidente, Lula, che per primo ha portato al governo la sinistra ed insieme ha messo nell’agenda delle decisioni le esigenze di una immensa parte dimenticata del paese, ha rivinto le elezioni, ma non è riuscito ad evitare il ballottaggio, che ci sarà il 31 ottobre. Il Brasile ha sperimentato l’efficacia della scommessa di Luiz Inacio Lula non solo a favore delle fasce meno abbienti della popolazione, che hanno iniziato per la prima volta, così massicciamente, a partecipare alla società dei consumi (che oggi non dimentichiamolo è in grande misura società di consumi immateriali e di comunicazione quindi di democrazia), ma anche a favore dello sviluppo nel suo insieme ed oggi il Brasile è l’ottava potenza economica, in procinto di affiancarsi all’Italia.

Ma le elezioni di ieri raccontano anche quanto in profondità le riforme hanno cambiato il Brasile, tanto che oggi a sorprendere gli analisti con un venti per cento dei consensi è il Partito Verde, guidato da una collaboratrice storica di Chico Mendes, il fondatore del movimento dei raccoglitori di caucciù assassinato dai latifondisti: Marina Silva, nata a Rio Branco nell’Acre, dove a quindici anni lavorava come domestica. Uno stato latinoamericano oggi è, nelle urne, all’avanguardia nella coscienza del legame inscindibile di diritti umani e integrità dell’ambiente. Un dato importante perchè proprio nelle aree dove lo sviluppo corre oggi si decide quale modello di crescita sarà al centro della concorrenza mondiale.

Dilma Vana Roussef, che negli stessi anni di dittatura (1964-1985) che hanno forgiato Luiz Inacio Lula Da Silva nella lotta sindacale per i diritti dei lavoratori è stata in carcere tre anni, ha scontato nelle consultazioni di ieri problemi emersi nell’ultima volata della campagna elettorale, a cominciare dallo scontro con la potente comunità evangelica brasiliana su aborto e coppie di fatto. Anche Marina Silva ha fatto parte del governo del PT, da cui uscì per rivendicare una maggiore attenzione ai temi ambientali, oggetto di concessioni alla grande impresa agricola ed ha avuto aspri scontri con la Roussef, il che rende poco prevedibile l’esito dei ballottaggi contro il candidato dei conservatori, José Serra, che il 31 ottobre vedrà impegnata Dilma Roussef per cercare di proseguire nel programma di riequilibrio della distribuzione delle risorse iniziato dal primo presidente di sinistra del gigante latinoamericano.

Non è trascurabile il fatto che, in un paese simbolo della trasformazione del pianeta in senso multipolare e della nuova capacità di emergere di larga parte del Sud del Mondo, si affermino in modo così netto fenomeni come l’attivismo ecologista e che due donne raccolgano più dei due terzi dei consensi. Dilma Roussef è di origini bulgare e la sua famiglia pur avendo molte risorse finanziarie incontrò inizialmente problemi per la sua estraneità al paese di approdo.

Tendenze che stentano a farsi strada in diverse zone delle aree più sviluppate trovano in un paese ancora associato per molti alla categoria delle nazioni in via di sviluppo ampio spazio e lo accostano a quanto si può osservare nell’attualità politica in Germania ed in Australia, dove Angela Merkel (Conservatori) e Julia Jillard (Laburisti) rafforzano la fiducia ottenuta e le liste ambientaliste rispettivamente si consolidano o si affermano per la prima volta. In tutti i casi citati si tratta di stati al centro dei processi di trasformazione degli equilibri attuali, perchè capofila di un insieme di realtà emergenti, promotori storici di nuove unioni istituzionali e simboli di aree culturali all’avanguardia nella diffusione di cultura e libertà nel pianeta.

Aldo Ciummo