Tra le prospettive di deterioramento dell’ecosistema e il permanere di fenomeni di bracconaggio il numero di quelli che sono tra gli animali più belli della terra si riduce pericolosamente
di Aldo Ciummo
Quattro quarti delle specie conosciute di felini selvatici risultano in declino secondo un rapporto pubblicato da diverse organizzazioni impegnate nella difesa della vita dei diversi animali nel pianeta, tra le quali figurano l’International Fund for Animal Welfare (Ifaw), Panthera, Wildlife Conservation Society e Unione Mondiale per la Conservazione della Natura. Non è molto più roseo il panorama di volpi e lupi, che non sono felini ma canidi selvatici. Anche la loro condizione illustra lo stato generale dell’ecosistema in vaste aree del mondo.
In ventisei paesi dove il leone era presente, oggi è un ricordo, in altri, nonostante si riduca drammaticamente il numero degli esemplari (in Africa i leoni che cento anni fa erano 200.000 sono oggi soltanto 30.000) quelli che erano conosciuti come i re della foresta sono tuttora bersaglio del bracconaggio, una infamia accresciuta dal fatto che gli animali, spesso confinati in spazi limitati, non hanno la concreta possibilità di difendersi o di sottrarsi alla propria uccisione.
Gli studi compiuti dalle associazioni animaliste internazionali riferiscono che la battaglia per la protezione delle specie minacciate non concerne soltanto la difesa di animali in assoluto tra i più belli della terra, come leoni, tigri e leopardi, ma anche la tutela di fragili ambienti di vita naturale, la cui sopravvivenza così come le popolazioni locali li conoscono oggi dipende strettamente dalla presenza degli “inquilini” citati.
A volte l’alta mortalità non naturale che colpisce i felini (e di cui l’imputato principale è solitamente l’essere umano) dipende anche da limiti economici e culturali del territorio che li circonda: accade ad esempio che per proteggere attività agricole e di allevamento qualcuno spari. Ma il valore economico di trofei di varia natura e utilizzo è il killer principale di razze i cui esemplari si contano oramai in poche migliaia, come i leopardi delle nevi.
Spesso a stringere un cerchio già esiguo è l’antropizzazione di nuove aree del pianeta, associata allo sfruttamento intensivo di risorse che coincidono con l’habitat dei felini: uno dei più minacciati è europeo, la lince iberica, forse ne restano meno di cento. L’alterazione degli ambienti originari che conduce alla estinzione (il rischio è in molti casi a questo livello) si aggrava con la riduzione e la scomparsa delle specie, perchè queste contribuiscono all’equilibrio dei diversi ambiti naturali, generando così un cerchio che ha come esito un ecosistema sempre più povero ed inospitale per tutti i suoi abitanti.
Con questo, l’International Fund Animal for Welfare (Ifaw) sottolinea che, sterzando in direzione di politiche di tutela delle famiglie più minacciate, non soltanto evitiamo di ritrovarci in un mondo senza felini selvatici e della bellezza di cui arricchiscono gli ambienti unici cui appartengono, non soltanto elimineremmo la prospettiva di limitarne la presenza agli zoo, ma si inizierebbe gradualmente a proteggere anche una serie di altri animali, che dall’equilibrio incrinato di diversi settori dell’ecosistema vedono dipendere la loro sopravvivenza.
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