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Dal 3 al 9 maggio l’Europa nelle città

 
 
Il sessantesimo anniversario della dichiarazione Schuman sarà occasione a Milano di una serie di iniziative per rilanciare la comunità 

La dichiarazione Schuman non è solo un discorso ma l’inizio di quella che oggi è la nostra Europa, un contesto più ampio degli stati nazionali, che rende molto difficile a ristretti gruppi di potere oppure a tentazioni retrograde di impadronirsi della totalità delle istituzioni in uno di questi stati, per quanto ipotesi di questo tipo possono sempre cercare di imporsi nelle aree la cui storia di unità e di democrazia è più tarda ed incerta.

 Il 9 maggio 2010 è il sessantesimo anniversario delle parole di Schuman, il ministro degli Esteri francese era solo una delle persone che intuirono l’urgenza dell’Europa.

In tutta Italia saranno organizzate conferenze ed incontri nelle rappresentanze delle istituzioni europee e in collaborazione con associazioni, movimenti. La gioventù federalista europea, tra queste associazioni, sottolinea il senso politico della data, chiedendo a tutti i Consigli comunali di approvare un ordine del giorno per ribadire l’obiettivo di un’Europa federale.
 
 Molte città hanno aderito all’iniziativa, che ha avuto il patrocinio rappresentanza in Italia della Commissione Europea, di Legautonomie, dell’ Aiccre, del Cime, la collaborazione degli organi di informazione del Parlamento europeo: hanno aderito comuni e gruppi locali francesi, tedeschi, spagnoli e le adesioni continuano.
Una conferenza stampa è convocata per il 4 maggio nell’ufficio di Milano del Parlamento Europeo, in Corso Magenta. Sono previsti interventi della gfe, dei comuni che aderiscono e di altri enti.
 
L’iniziativa cade in un momento significativo anche per l’attualità, data la doppia novità di travagli in Italia dovuti alle pulsioni sempre più ampie a favore di un ritorno alla normale interpretazione dello stato di diritto basata sulla divisione dei poteri e sulla separazione tra gli organi della società civile (come i mezzi di informazione) ed i vertici del Governo e della decisione ormai matura da parte della UE di aiutare la Grecia sancendo il principio della solidarietà europea che non è solo un’idea ma il mezzo realistico per permettere al continente di imporsi come attore mondiale.
 
Aldo Ciummo

L’intervento sociale in Italia al centro di una conferenza a Roma

 

Le scelte sociali che hanno reso l’Italia un paese sempre più democratico dal dopoguerra fino alla metà degli anni novanta sono l’argomento di un incontro che si terrà il 12 maggio in via Cassia

La nascita di scuole di assistenza sociale, che insegnavano agli italiani a procedere insieme sulla strada dello sviluppo, i movimenti di base nel mezzogiorno che portavano i gruppi locali ad affermare con il lavoro che non ci sono unti dal signore, sono altrettanti esperimenti con i quali l’Italia diventava democratica e si preparava ad esserlo a lungo.

I movimenti non violenti e di disobbedienza civile, promossi da Danilo Dolci e da Capitini, la pedagogia che elaborava una educazione non autoritaria ma cooperativa, il primo aggregarsi del volontariato, esperienze senza precedenti da parte di avanguardie che rappresentavano una Italia sempre più vicina all’Europa sebbene popolare.

Questa Italia fu protagonista del progetto comunitario e ci piace pensare che le persone che la costruirono non toglierebbero la mensa scolastica a chi viene da un altro paese e non permetterebbero che il monopolio mediatico venga usato per mettere alla gogna chi cura da volontario i feriti delle guerre.

Sono nate in quegli anni la medicina democratica di Basaglia e di Maccararo e infine l’intervento sociale degli anni ’80 e ’90. L’Europa di oggi non ha meno necessità di contrastare le tendenze al ritorno al passato implicite nelle difficoltà dei cambiamenti, con le migrazioni e il precariato che percorrono le correnti dell’economia e della società nella crisi mondiale. La ridefinizione della coesione sociale in Italia e nella Ue richiede sforzi molto lunghi.

Sabato 12 maggio presso la Scuola del Sociale di via Cassia 472 a Roma si svolgerà la Conferenza “L’intervento sociale in Italia nel secondo dopoguerra”, interverrà Goffredo Fofi, critico letterario che ha animato “Linea d’Ombra” e dato inizio ai “Quaderni Piacentini”. Soprattutto, Fofi potrà riportare qualcosa delle esperienze di lavoro sociale e comunitario osservate in tutto lo stivale negli anni ’50 e ’60, storie che non sono concluse ma che hanno bisogno di essere declinate anche nelle forme travagliate dell’attuale trasformazione del continente.

Aldo Ciummo

A via Niccolò Odero alla Garbatella incontro sulla Resistenza

I partigiani ed i costituenti hanno difeso ed elaborato la divisione dei poteri e l'uguaglianza delle opportunità per evitare che l'accentramento economico, mediatico, istituzionale si traducesse in un attacco ai diritti favorito dall'uso demagogico delle pulsioni razziste e securitarie. La loro lezione è attuale in Italia

Oggi pomeriggio alla Sala Urban Center dell’undicesimo municipio di via Niccolò Odero alla Garbatella si svolgerà il Convegno “LA STORIA NEGATA L’uso politico del Revisionismo” una discussione quanto mai attuale in un quindicennio che ha visto in Italia una crescente concentrazione dei poteri economici, mediatici e politici ma anche un massiccio uso della distorsione dei fatti storici, reso possibile ma allo stesso tempo funzionale all’accentramento istituzionale che è ormai visibile a chiunque.

I lavori saranno aperti da Pavia (Aned) e introdotti dall’Associazione “La lotta continua”. Seguirà la proiezione di un estratto del film “Nazirock” di Claudio Lazzaro. Massimo Rendina, dell’ANPI, parlerà del 25 aprile nel clima di revisione storica attuale. Angelo Del Boca, curatore del volume “La storia negata” interverrà in merito all’uso politico del Revisionismo, Nicola Tranfaglia di “Resistenza e Costituzione sotto attacco”;  Aldo Pavia riporterà alla memoria “I campi di concentramento del duce”, argomento passato sotto silenzio per molto tempo in Italia, in anni in cui si è parlato solo dell’Istria (e in maniera estremamente parziale). Alessandro Portelli parlerà della storia orale in rapporto al revisionismo.

Alle 18.45 ci sarà una breve animazione teatrale e in seguito Davide Conti interverrà sul tema “Dal Msi di Almirante alla convergenza nel Pdl, lo spazio politico della destra in Italia”, il CSOA La Strada di squadrismo a Roma le Università e i quartieri sotto attacco (e anche questo è un fatto poco presente sui media ma ormai strabordante). L’associazione “La lotta continua” presenterà una proposta di rilancio della memoria storica a Roma, un 25 aprile per rompere l’oblio. E si può aggiungere che se ne sente oltremodo il bisogno in un momento in cui la concentrazione dei poteri e l’attacco ai diritti ha raggiunto in Italia un livello altissimo.

Aldo Ciummo

A Roma “La storia negata” della libertà italiana

Immagine d'epoca: arditi del popolo e resistenti non accettarono un senso comune che sostenuto da un consenso propagandistico e dall'oscuramento delle opposizioni attaccava i diritti e le regole della convivenza

di   Aldo Ciummo

C’è in Italia una storia sempre più negata, diradata attraverso la sua banalizzazione nel senso comune, contraddetta dall’esplicita estraneità delle attuali pratiche di governo ai princìpi che ispirarono quella vicenda e sommersa dalla riemersione massiccia, nello stivale compresso dalla crisi economica e dalle diffidenze spinte dai media verso diverse fasce di cittadini.

Questa storia è la nostra, è la vicenda dell’Europa che spezzava la morsa del fascismo, della dignità di operai, studenti, emigranti, italiani, tedeschi, francesi che riconquistava spazio respingendo l’illusione militarista, è soprattutto la realtà dell’Italia odierna dove se ci sono le famose libertà (per quanto sempre più libertà private di pochi iper-garantiti che ancora elaborano a ritmi industriali leggi per autogarantirsi) questo è stato dovuto al fatto che la gente ha lottato.

La democrazia non è stata dovuta alla difesa ad oltranza dei dogmi ecclesiastici, che aveva anzi prodotto i pregiudizi poi divenuti razziali, nè allo scambiare la libertà di impresa con il diritto al monopolio, disfunzionale alla concorrenza (ed al liberalismo politico) e che da sedici anni a questa parte straordinariamente sembra essere tornato in auge in un paese come l’Italia. I diritti costruiti per tutti dagli attivisti per il voto esteso a tutti i cittadini, ottenuti dai sindacalisti impegnati per il raggiungimento di una effettiva cittadinanza per ognuno, difesi dall’Arditismo che rappresentò la resistenza armata allo squadrismo, poi portati fino a noi dal dissenso, dai partigiani e dai costituenti non sono regali garantiti per sempre.

L’accentramento dei poteri prima economici e mediatici, poi istituzionali, l’uso politico della diffidenza verso la diversità, la compressione dei diritti sostenuta dalla criminalizzazione di fasce di cittadini, la svendita del lavoro permessa dall’indebolimento del dissenso: questi sono altrettanti elementi che riducono la libertà prima di soggetti percepiti come svantaggiati e poi di tutti gli altri.

L’incontro che si svolgerà a Roma oggi pomeriggio alle 17.00 a via Niccolò Odero 13 è dedicato proprio a questo, a questa “Storia negata” ed all’uso politico che del revisionismo si è fatto (e che hanno portato avanti anche coloro che oggi si trovano a doversi rendere conto degli effetti che la pressione mediatica a senso unico ha creato in Italia, dato che neppure a loro nelle strutture che hanno contribuito a rafforzare è garantito il diritto al dissenso tipico dei sistemi parlamentari occidentali, almeno in genere.)

Interverranno nella giornata di oggi Massimo Rendina, Aldo Pavia, Angelo del Boca, Nicola Tranfaglia, Alessandro Portelli e Davide Conti. Parteciperanno l’Aned, l’associazione culturale “La lotta continua”, l’Anpi, il CSOA la strada.

Contrasto alle frodi, clima e trasporti al Parlamento Europeo

 

E’ in corso la sessione plenaria, diversi temi sul piatto riguardano la vita quotidiana dei cittadini, varie questioni dibattute si intrecciano alla cronaca attuale

E’ previsto per mercoledì il dibattito sulle irregolarità nella spesa comunitaria: queste ultime sono diminuite da 1024 milioni di euro nel 2007 a 783 nell’anno seguente. La Commissione e gli stati membri si trovano di fronte alla necessità di migliorare il controllo. Italia, Spagna, Gran Bretagna e Polonia hanno più irregolarità. Mercoledì sarà discussa la relazione di Andrea Cozzolino (Socialisti&Democratici), riguardante in particolare i controlli sull’Iva e le attività dell’Ufficio Antifrode (Olaf).

Si sta già discutendo oggi invece delle strategie di adattamento ai cambiamenti climatici, che interessano da vicino l’Europa ed i suoi vicini. Nel libro bianco della Commissione, intitolato proprio “L’adattamento ai cambiamenti climatici”, viene sottolineata l’importanza di integrare misure adeguate nelle politiche della UE e di incrementare il capitolo di bilancio che le riguarda.

La risoluzione della Commissione per l’ambiente è presentata da Vittorio Prodi (Socialisti e Democratici) e domani si voterà su questa materia. In una altra risoluzione, presentata da Stephan Le Foll (Socialisti e Democratici, FR.), membro della Commissione per l’agricoltura, si propone di utilizzare l’economia “verde” ed una agricoltura appositamente innovata per contrastare il riscaldamento globale.

Proprio riguardo all’agricoltura è in agenda una riforma della Politica Agricola Comune (PAC) destinata, nelle intenzioni dei promotori, a durare per anni basandosi su regole più semplici. Si tratta di una iniziativa di Richard Ashworth (ECR, Conservatori e Riformisti Europei) che oggi sta venendo discussa e che sarà votata domani e che intende incardinare ogni futura approvazione di una Politica Agricola Comune (PAC) nel quadro di una maggiore trasparenza e dell’intento di facilitare la vita agli agricoltori.

La risoluzione prevederebbe la creazione di un sistema di pagamento unico, la semplificazione della identificazione elettronica degli animali (pecore e capre) e un numero verde attraverso il quale fornire assistenza agli agricoltori in ogni stato membro della Unione Europea.

Non è un caso che la PAC sia compresa nella riflessione generale sul panorama finanziario della UE dal 2013 in poi, dato il ruolo che storicamente la politica agricola ha giocato nell’integrazione europea, costituendo uno dei primi strumenti di sostegno comunitario allo sviluppo degli stati meno industrializzati all’interno della Comunità e di armonizzazione delle diverse economie nel continente ed anche una delle prime fonti di finanziamento delle istituzioni comunitarie.

E dall’agricoltura, nodo centrale della geopolitica attuale, se guardiamo alle sue capacità di ridisegnare gli equilibri di forza in fatto di fonti di energie (Stati Uniti, Brasile sono alcuni degli esempi), si arriva sempre oggi e domani, rispettivamente per quanto riguarda discussione e votazione, al settore dei trasporti, le cui criticità sono davanti a tutti in questi giorni di eccezionali eventi atmosferici e conseguente caos dei trasporti aerei.

Un trasporto marittimo sostenibile ed efficiente rientra nella garanzia di un equilibrio accettabile tra le diverse vie disponibili a commerci e spostamenti e i deputati stanno confrontando le loro raccomandazioni alla Commissione,  in vista di una politica dei trasporti marittimi della UE fino al 2018. L’iniziativa proposta con la relazione dell’olandese Peter Van Dalen (ECR, Conservatori e Riformisti Europei) definisce nuove condizioni di impiego dei marittimi, sottolinea la competitività economica assicurata dalla flotta comunitaria, spinge per il taglio delle barriere amministrative e per la promozione di soluzioni di combustibile alternativo allo scopo di ridurre le emissioni di anidride carbonica.

Aldo Ciummo

L’autonomia scolastica in Svezia inizia dalle lingue straniere

 

Negli ultimi anni si sono affermate le scuole promosse dai cittadini dei diversi territori, istituti finanziati dallo Stato ma basati sulle caratteristiche economiche e sociali delle diverse zone

Futurskolan, un gruppo di istituti compreso nella normativa delle cosidette scuole libere, frutto degli sforzi delle diverse comunità locali di promuovere offerte formative adatte al mercato del lavoro e sostenute dallo stato, ha posto al centro le lingue straniere.

In Svezia dal 2001 ad oggi le scuole di questo tipo sono cresciute e Futurskolan come gruppo di istituti ha puntato sull’apprendimento delle lingue straniere a partire dall’età giovanissima.

L’esperimento prende le mosse da una Svezia molto diversa da quella “da cartolina” ormai scomparsa, oggi gli educatori tengono conto di un panorama multietnico, dove molti ragazzi sono figli di genitori di diverse nazionalità e la prospettiva del mercato del lavoro è spesso all’estero o in stretto contatto con il resto d’Europa.

All’interno della galassia delle scuole libere, Futurskolan è un arcipelago di 1200 studenti e si concentra sulle Scienze Naturali e su un apprendimento dell’inglese previsto fin dall’inizio degli studi. A Ostermalm tutto il programma elaborato dagli insegnanti è in inglese.

La Svezia durante il suo semestre di Presidenza Europeo, nella seconda metà del 2009, ha insistito molto sulla promozione di una istruzione di qualità in tutta l’Unione Europea, apportando una significativa ricchezza di esperienze nella ricerca e nella educazione universitaria nella Comunità.

Aldo Ciummo

Con la tragedia di Smolensk si chiude l’era Kaczynski in Polonia

 

Poco più di due anni e mezzo fa cadeva il governo di Jaroslaw Kaczynski, oggi capo dell’opposizione: suo fratello, Lech è morto oggi tragicamente insieme a molti altri esponenti della classe dirigente di Varsavia in un incidente aereo in Russia. Il Presidente della Repubblica aveva a modo suo scritto un capitolo della storia polacca tra Guerra Fredda e Nascita dell’Europa di Lisbona.

L’evento tragico che oggi ha portato alla morte di quasi cento persone, di cui nove decimi alti ufficiali o rappresentanti dello stato polacco, ha traumatizzato Varsavia e condotto alla scomparsa di Lech Kaczynski, Presidente molto discusso della Polonia degli ultimi anni. Non si trovava a bordo invece Jaroslaw Kaczynski, suo fratello gemello, che fino all’8 settembre del 2007 è stato presidente del consiglio in Polonia ed oggi non è più in maggioranza.

 Il gravissimo incidente di cui il presidente polacco Lech Kaczynski è rimasto vittima (come pure, dalle informazioni disponibili attualmente, tutti gli altri sfortunati passeggeri del volo diretto a commemorare le vittime dell’eccidio di Katyn perpetrato dai comunisti sovietici contro 22.000 ufficiali e soldati polacchi nel 1940) ha di fatto prodotto un enorme trauma in Polonia.

Entrambi i gemelli, quello tuttora in Polonia e battuto alle elezioni nel 2007 e quello deceduto che non aveva ancora terminato il suo mandato da Presidente, che stava per esercitare in una cerimonia ufficiale come appunto la commemorazione in programma oggi in Russia, hanno caratterizzato la storia recente del paese e del suo difficile rapporto con il passato dittatoriale e con il futuro europeo.

Durante il periodo in cui entrambi i fratelli erano in carica (dal dicembre del 2005 al settembre del 2007) l’azione del Governo polacco è stata molto discussa per l’accentramento dei poteri che ne derivò. Per permettere l’elezione di Lech Kaczynski al ruolo di presidente della Repubblica che ha ricoperto fino ad oggi, Jaroslaw Kaczynski si dimise da primo ministro alla fine del 2005, affidando il Governo a Kazimierz Marcinkiewicz, che però era pressochè un esecutore della sua politica.

Il 14 luglio 2006 Marcinkiewicz si dimise, lasciando di nuovo il posto a Jaroslaw Kaczynski e sancendo quindi l’inizio dell’era dei due fratelli, un periodo breve ma intenso, per la quantità e la tenacia degli attacchi rivolti alla natura laica dello stato e alla divisione dei poteri e molto discusso a causa degli ostacoli che i gemelli posero alla integrazione europea agendo di concerto.

Contemporaneamente però, gli anni dell’accelerazione sul Trattato di Lisbona in Europa erano anche quelli del cambiamento della società in Polonia, ormai fuoriuscita non soltanto dalla cortina di ferro del comunismo, ma anche dagli schemi conservatori della parte più legata alla Chiesa nello schieramento anticomunista.

Gli imprenditori più dinamici, i laici, i giovani vissuti all’estero e che rappresentavano una fascia importante del paese adesso non votavano certo gli ex comunisti ma nemmeno i populisti del Pis (Prawo y Sprawieliwosc, Diritto e Giustizia) il partito che aveva preso tutto col supporto di importanti media ultracattolici e di partiti che mettevano paura, se li si guardava da un punto di vista europeista, laico e favorevole all’integrazione: la Lega delle Famiglie (Liga Polskich Rodzin) e il partito dell’Autodifesa (Samobroona) erano sentinelle che chiudevano la porta il primo alla laicità ed al multiculturalismo e l’altro all’Europa, che oggettivamente dava e dà una fetta significativa dei suoi fondi, della sua attenzione e delle sue opportunità alla Polonia ed agli stati orientali.

L’estremismo degli alleati costrinse Jaroslaw Kaczynski ad estromettere Roman Giertych, leader della ultracattolica Lega delle Famiglie (LPR), e Rafael Wiechecky, che erano rispettivamente ministri dell’Istruzione e delle Politiche Marine, nell’agosto del 2007. Poco dopo lo stesso toccò ai politici del partito dell’Autodifesa (Samobroona) Andrzey Aumiller e Anna Kalata, che erano titolari di Edilizia e Lavoro, rispettivamente.

L’avvicendamento, che concludeva un processo avviato il 9 luglio 2007 con l’estromissione del leader stesso del partito antieuropeista Samobroona, Andrzey Lepper, dava ad una immagine governativa in realtà ormai gravemente compromessa in Europa una maggiore accettabilità formale, ma gli sottraeva quel consenso confuso della Polonia rurale che in realtà era una somma di paure in parte giustificate dalla storia recente e dalle incertezze incombenti: timore del ritorno dell’influenza della Federazione Russa negli anni del rafforzamento di Putin, diffidenza dell’Europa e dei suoi vincoli comunitari, ansia di perdere il rifugio delle sicurezze culturali e religiose, spesso le sole sicurezze rimaste nelle aree agricole più sotto pressione nel tempo della globalizzazione economica e dell’indebolimento bipartisan dello stato sociale.

Nel settembre 2007 il Governo populista perse contro un’altra coalizione liberale, anche questa di Centrodestra ma consapevole dell’opportunità europea, che inevitabilmente sotto il ricatto identitario pur compiuta formalmente con l’ingresso della Polonia nel 2004 restava come congelata. Donald Tusk (Piattaforma Civica, Platforma Obywatelska) vinceva e iniziava un confronto con il Presidente della Repubblica, rimasto solo nella difesa delle politiche del Pis.

I cambiamenti andavano avanti, la UE, già a cavallo del passaggio di consegne nell’esecutivo polacco, approvava programmi appositi per la Pomerania, la Slesia, la Bassa Slesia, Grande Polonia e Polonia Minore (per gli anni dal 2007 fino al 2013) Danuta Hubner, Commissario Europeo per le Regioni e cittadina polacca, li annunciava a Krynica, nella parte meridionale del paese. La PO (Centrodestra) di Donald Tusk era ormai in linea con il paese.

Jaroslaw Kaczynski è tuttora leader del Partito Pis, il Presidente Donald Tusk ha convocato oggi una riunione straordinaria del Governo a Varsavia, perchè oltre al Presidente della Repubblica Lech Kaczenski (la cui scomparsa apre di per sè un vuoto istituzionale anche se come le leggi prevedono il portavoce della Camera Bassa del Parlamento Bronislaw Komorowski è da ora il facente funzioni) è scomparso nell’incidente tutto un pezzo della classe dirigente attuale.

Dovranno essere indette elezioni presidenziali anticipate in Polonia. Dopo la fine del governo di Jaroslaw Kaczynski nel 2007, la scomparsa del fratello Lech avvenuta oggi nella tragedia di Smolensk chiude del tutto quella che era stata chiamata l’era Kaczynski, un periodo molto discusso e che da un punto di vista laico ed europeista non può essere certo ricordato come una fase di progressi ma che ha accompagnato, con il legittimo consenso di una parte consistente della popolazione polacca, l’inoltrarsi di una delle nazioni più importanti del gruppo orientale dei paesi europei nella vicenda comunitaria.

Aldo Ciummo