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Spunta un candidato irlandese per la Presidenza Europea

 

John Bruton, ex premier targato Fine Gael e candidato alla presidenza UE

John Bruton, ex premier appartenente al principale partito di opposizione nella Repubblica Irlandese, fa evidentemente suo il motto americano che da noi potremmo tradurre con un eccesso di ottimismo "chiunque può diventare presidente degli Stati Uniti d'Europa"

Ieri si è proposto l’ex primo ministro John Bruton, appartenente al Fine Gael, principale partito d’opposizione in Irlanda e forza vincente nelle elezioni europee che si sono tenute a giugno, in accordo con la tradizione locale il Governo di Dublino non ha potuto fare altro che accordargli il proprio sostegno

 

E’ uno scherzetto di Halloween che il Governo di Brian Cowen, Fianna Fail, non si aspettava, e che non gli ci voleva adesso. John Bruton, ambasciatore europeo a Washington, è andato a dire a tutti gli ambasciatori dei 27 negli Usa che lui vuole diventare il primo Presidente stabile della Unione Europea, risultato: il governo, che aveva dato l’ok all’inglese Blair, ha dovuto dire quello che si dice da quelle parti in questi casi, che una volta che un irlandese si è fatto avanti, l’Irlanda lo sostiene (“once an Irishman is going forward, we’re supporting the Irishman” così il ministro degli esteri Michael Martin ieri).

Toni di circostanza a parte, la candidatura mette in luce il partito liberale (Fine Gael) che ha stravinto le elezioni europee e che minaccia concretamente le scarse speranze del Fianna Fail di restare al potere: partito degli umili, della nazione e della spesa, il Fianna Fail nel tempo è rimasto solo il partito della spesa, ciò che è stato visto come un merito negli anni ’90 e in gran parte degli ultimi anni quando c’erano soldi da spendere, ma che non è più accettato a cuor leggero adesso che la crisi ha investito in pieno gli Stati Uniti e con loro anche l’Irlanda, legatissima all’economia stelle e strisce.

L’imbarazzo è accentuato dall’atteggiamento tenuto dal leader del Fine Gael, Enda Kenny, che prima ha premuto sul Governo perchè quest’ultimo preparasse un terreno favorevole a promuovere Bruton al rango di Commissario nella legislatura europea, poi ha fatto saltare fuori in questo modo la candidatura – un fatto compiuto – a Presidente della UE (la notizia è arrivata in Irlanda direttamente con una lettera dell’ambasciatore irlandese negli Usa, Michael Collins, che ha avvisato il Governo lasciandolo cadere letteralmente dalle nuvole).

Dotato di una sua logica, sia pure molto debole, nel contesto favorevole a candidati di medio profilo che si è venuto a creare, il passo di Bruton si configura però soprattutto come una tattica di politica interna, laddove sembra che Mary Robinson, candidato molto credibile, si sia esclusa dalla corsa e nello stesso tempo l’area geografica in questione, nella sua interezza, conta su Tony Blair che è un personaggio forte, alla cui figura politica sarebbe realistico contrapporre soltanto valide alternative, che al momento non sono molte, a parte Lipponen e Balkenende. In questo quadro non sarà un dettaglio insignificante la posizione dell’Irlanda, sperando che la Repubblica riesca ad acquisirne davvero una, al di là dell’appoggio formale a Bruton, perchè il Governo di Brian Cowen ha ricevuto, nella persona del Taoiseach (primo ministro) stesso, una serie di applausi dai leaders europei sempre ieri, per il ruolo dimostrato da Dublino nel successo di forma e di sostanza nel referendum pro-costituzione europea del 2 ottobre.

Aldo Ciummo