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L’odio settario morde ancora Belfast, va avanti il contrasto ai dissidenti armati

 

Sfilata dello Sinn Féin a Dublino, autunno 2005

Bambini con la divisa dell'Ira sfilano al Make Partition History di Dublino, Autunno 2005, FOTO di Aldo Ciummo, I ricordi dolorosi del passato recente e remoto sono stati introiettati anche da gran parte delle giovani generazioni, che ormai vanno verso un approccio costruttivo, promosso pure dai due opposti colossi politico-nazionali del Nord Irlanda, Sinn Féin e Democratic Unionist Party, entrambi coinvolti in passato nella deriva paramilitare dell'Ulster

In Ulster si cerca di evitare un’escalation dopo che dieci giorni fa una bomba ha ferito una agente di polizia, a più di dieci anni dall’entrata in vigore degli accordi di pace

 

Da giorni e giorni l’Ulster si interroga e si impegna in operazioni di polizia ed iniziative culturali per superare il trauma dei disordini politico-religiosi che sembrano riemergere dall’ombra del passato e trattenere con la paura una provincia perennemente in bilico tra l’Europa e i suoi fantasmi territoriali.

Il 16 ottobre 2009, come in un vecchio film con Daniel Day Louis, una donna, un agente di polizia, compie il semplice gesto di mettersi alla guida ed una bomba esplode. Ipotesi confuse si rincorrono, quello che è chiaro è che l’odio settario morde ancora la stupenda città di Belfast, sede universitaria e cosmopolita, il cui piccolo centro turistico è circondato da sobborghi dove Guglielmo D’Orange raffigurato sulle pareti vicino all’effige dei lealisti caduti e l’effigie di Bobby Sands che sorride triste da una casa che fa angolo tra due quartieri ricordano ancora ai loro abitanti che questa è ancora la città dove in periferia il 97% delle persone abita soltanto vicino ad altri cattolici o ad altri protestanti, e che in mezzo ci sono diciassette muri, più uno che corre sottoterra in uno dei principali cimiteri urbani.

L’Ulster sta cambiando, certo, con l’accordo del Venerdì Santo del 1998 e la sua applicazione a partire dalla primavera del 2007, con una coabitazione a mala voglia tra quelli che sulla opposizione alla tregua hanno costruito forze capaci di scavalcare gli altri partiti. Le fazioni hanno consegnato le armi (come ha fatto lo Sinn Feinn, cattolico e “sociale” legato all’Ira) o comunque le hanno abbassate (così il Democratic Unionist Party del reverendo Ian Pasley, che è riuscito a catalizzare intorno all’integralismo presbiteriano l’orgoglio degli scozzesi legati ai gruppi armati). Il governo di unità nazionale è stato uno dei passi che ha accompagnato la società verso lenti progressi, di cui l’apparizione, sia pure minoritaria, di nuove liste estranee alla divisione settaria in occasione delle ultime consultazioni europee, liste come la nuova sinistra laica ed ecologista, è stata un’avvisaglia.

Ma in alcuni quartieri gruppi dissidenti dell’Irish Republican Army, come la Real Ira e il Continuity Ira (autrici di altri attacchi dinamitardi negli ultimi mesi) o noccioli duri delle milizie lealiste quali il Loyalist Volunteer Force (LVF) hanno ancora dalla loro il risentimento di una provincia spaccata a metà fin dal 1690, quando gli orangisti protestanti ebbero la meglio nella lotta per la corona della Gran Bretagna, Irlanda compresa. Poi la partizione tra Nord e Sud nel 1920, l’Ulster (formato dalle sei contee del nordest) restava nel Regno Unito, a carissimo prezzo. La minoranza cattolica continuava a lottare per unirsi al sud, il governo autonomo protestante la escludeva da tutte le decisioni affidandosi al fortissimo senso di appartenenza dei lealisti favorevoli al governo britannico.

Negli anni ’50 e ’60, organizzandosi in gruppi per i diritti civili mutuati da quelli dei neri in America (che gli emigranti irlandesi conoscevano bene) i nazionalisti riuscivano ad ottenere delle formali garanzie, i paramilitari lealisti reagivano attaccando i quartieri “verdi”, l’Irish Republican Army rispondeva con gli attentati. Nasceva la potenza militare dell’Ira, che gli irlandesi dell’Ulster in crescita demografica cominciavano a vedere come l’unico riparo contro l’oppressione militare, e iniziavano i guai per il Regno Unito, le cui politiche di pace si scontravano con una situazione sul campo cristallizzata da decenni e aggravata dall’ostinazione di quella parte dei protestanti convinta che “la corona” andasse difesa contro l’Ira e gli irlandesi e contro tutti, anche contro il governo di Londra. Dopo la morte di Bobby Sand in carcere per sciopero della fame nel maggio del 1981 la situazione cambiò, i nazionalisti crebbero politicamente ed elettoralmente, il Regno Unito spinse i lealisti ad essere più realistici e evolversi in vista di accordi tra le due comunità.

Oggi i cattolici irlandesi sanno che presto non saranno più una minoranza, la loro crescita demografica è più alta e contano su un rapporto privilegiato con l’immigrazione europea, specie dell’est, i protestanti sanno che il futuro dell’UK e dell’Ulster è nella Ue, come quello dell’Irlanda. Ma quando il futuro fa paura, la comunità offre delle certezze, anche qualora queste siano rappresentate dai murales dei parenti morti. E’ indicativo che nelle ultime elezioni europee il DUP, forza politica del “duro” Paisley, non è riuscita ad eleggere nessuno ed è stato scavalcata per la prima volta dallo Sinn Feinn, ma solo perchè molti voti dei lealisti sono andati al Traditional Unionist Voice, che ha raccolto un 13% di voti (riferito al solo voto della comunità protestante significa quasi un quarto dei voti) sulla base della opposizione ad oltranza agli accordi di pace ed alla coabitazione di governo.

Aldo Ciummo