The original Simone Di Stefano’s Photo gallery of the years 2007, 2008, 2009
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Il pluralismo dell’informazione sta subendo un duro attacco e, fatto ancor più grave, la causa del suo declino è da ricondurre a conflitti di interesse e perdita costante di autonomia dei mass media. Meccanismi di controllo del servizio pubblico che tendono sempre più ad accentrare nelle mani di un solo individuo ben sei reti televisive, privatizzazioni e testate giornalistiche sempre più dipendenti dai voleri dei loro editori, leggi sulle intercettazioni su cui il governo ha posto la fiducia. In Italia viviamo come normalità un premier che minaccia i giornalisti nelle conferenze stampa e vede come extraterrestri testate che ritengono di interesse pubblico fatti a lui riconducibili, come il caso Noemi. Abbastanza carne al fuoco, insomma, per preoccupare la Federazione nazionale della stampa italiana(Fnsi) e Usigrai, che hanno promosso nella giornata odierna una conferenza dal titolo “Per l’autonomia dell’informazione nel servizio pubblico, in tutti i media”, convegno cui ha aderito da Articolo21, da tempo in campo per la difesa della libertà di informazione.
Presenti al dibattito, molto partecipato, esponenti politici, giornalisti. “C’è un’aria che non ci piace, dal diritto di cronaca al peso del conflitto d’interesse e alle relative manifestazioni di insofferenza della carta stampata”, ha riferito il presidente della Fnsi, Roberto Natale, ai microfoni della Rai. Riguardo la prospettiva del referendum sul contratto che si terrà domani, il capo del sindacato unitario dei giornalisti ha aggiunto: “Il contratto è un punto di equilibrio, speriamo che domani i giornalisti votino massicciamente perché crediamo fin ora di aver preso le difese dei nostri colleghi. Il contratto nazionale – ha continuato l’ex segretario del sindacato Rai – serve a tutti, per questo lo abbiamo chiamato Contratto generazionale. Ma servono anche regole sul conflitto d’interesse, uno statuto delle imprese editoriali, perché troppo spesso gli editori hanno interessi collaterali e in questo c’entra la lottizzazione che grava sulla libera informazione”.
“Una pagliacciata continua”, così ha esordito il Segretario della Fnsi, Franco Siddi, riferendosi all’informazione italiana attuale, una situazione di disagio, soprattutto “quando i nostri giornalisti si trovano a confronto con i loro colleghi stranieri”. Infine una battuta sulle nomine Rai. “Voglio pensare che il presidente di garanzia abbia votato nell’interesse dell’azienda. Tuttavia si è creato un problema politico nello schieramento dei consiglieri di opposizione”. Per questo, ha concluso Siddi, “sarebbe importante, se Garimberti ha seguito un metodo tutto aziendale, che nelle prossime nomine emergano scelte che non abbiano nulla a che vedere con organigrammi circolati nelle ultime settimane e nate in palazzi privati”.
“Ma il fatto che non siamo riusciti attraverso la legge a combattere il conflitto d’interesse non può dare adito a scagliarsi contro l’opposizione”. Questo il ragionamento dell’ex ministro della Comunicazione, il democratico Paolo Gentiloni, le cui parole hanno toccato anche i fili tesi della par condicio. “Sulle reti Mediaset – ha spiegato Gentiloni – c’è un rapporto di otto a uno, uno squilibrio di trattamenti. Inoltre mi sorprende come su argomenti che la stampa ritiene di interesse pubblico, come il caso di Casoria, Berlusconi non ha fornito alcuna spiegazione, ritenendola una cosa normale”.
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«Sarebbe falso farci dire che il governo non ha fatto niente, sarebbe una strumentalizzazione. Il governo lo giudica chi fa politica». Le parole del Segretario generale della Cei, Monsignor Crociata, durante la conferenza stampa conclusiva della 59esima assemblea generale dell’episcopato italiano, suonano come un chiaro monito alla presa di posizione di ieri del Presidente della Cei, il Cardinale Bagnasco.
Tanto più che, come scrive Pier Luigi Celli in Miracoli, «i preti, si sa, quando conviene sanno stare zitti». E allora all’occorrenza capita di correggere accuratamente il tiro del collega che solo il giorno prima aveva lanciato un duro monito alle istituzioni, in questo caso attraversando il dibattito politico su tematiche come lavoro, immigrazione, fisco, ammortizzatori sociali.
Le parole proferite ieri da Bagnasco, sono suonate come una dura presa di petto nei confronti del governo. Evidentemente troppo per la Conferenza episcopale, ecco perché oggi non è tardato ad arrivare il chiarimento: «Non siamo – ha precisato Crociata – un soggetto politico che deve dare patenti o riconoscimenti a nessuno. Siamo un soggetto pastorale che se vede una situazione di crisi, si sforza di proporre segni, gesti, e di mettersi in gioco». Soggetto politico cui il Monsignore auspica si trasformi l’Unione Europea, per non svuotarsi in «organismi solamente burocratici, privi di un’anima comunitaria, con le derive che ne possono nascere». Riguardo la moratoria sui licenziamenti proposta dal ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, Crociata ha le idee ancor più chiare: «Tutto ciò che va nella direzione di un miglioramento delle condizioni dei lavoratori non può che vederci soddisfatti e contenti».
Spazio al dogma e alla dottrina, sembrano sibilare i vescovi, ma attenzione perché vi teniamo sempre ben d’occhio. Casus belli sarebbe potuta anche essere la “questione morale” che sta travolgendo la credibilità del governo, o meglio del suo capo. Ma tra il far finta che vada tutto bene, come fa il Cavaliere e il desiderio smodato di impeachment, che nutre parte dell’opposizione, più che ai giudizi i vescovi puntano sul richiamo, questo sì, alla compostezza e alla responsabilità degli adulti. «Un richiamo – secondo il Monsignore – che non può essere sottovalutato, evaso, ma nemmeno strumentalizzato a livello di cronaca quotidiana». Circa le molteplici questioni morali odierne, «nostro compito è tenerle vive tutte, non andando a esprimere giudizi su questo o quello. Ognuno – ha poi proseguito Mons. Crociata – ha la propria coscienza e ognuno ha la propria capacità di giudizio. La chiesa fornisce indicazioni che possono essere applicate a noi stessi e agli altri».
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Torna l’Andersen festival, dal 28 al 31 maggio nella cornice fiabesca di Sestri Levante (Genova). Ambientazione da sogno per le performance degli allegri artisti di strada, per un concerto-spettacolo delle Hulan, musiciste e contorsioniste mongole, e per la preziosa sezione di teatro di narrazione contemporaneo. Atteso il dj economista gastronomo Don Pasta, che cucinerà sul palco sulla spiaggia proponendo una riflessione economica e ambientale sul cibo.
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22 maggio 2009, ore 00.01. La neo mamma Sarandinart è felice di annunciare al mondo del web 2.0 la nascita di Tooquoque.com, il primo social network italiano di video arte, pubblicità e comunicazione non convenzionale. Il lieto evento è avvenuto questa notte, quando da un server del sud Italia, Tooquoque è improvvisamente apparso sui monitor di tutto il pianeta. Il piccolo gode di ottime condizioni di salute, nonostante il bizzarro aspetto arancione e l’aria un po’ street. Visibilmente emozionati, gli ideatori hanno battezzato il nuovo social network Tooquoque.com, in omaggio alle loro origini romane e all’interattività del web 2.0.
A poche ore dalla nascita, il neonato ha già le idee chiare su cosa vuole fare da grande. “Sarò uno spazio aperto a tutti i creativi, dove condividere idee e partecipare a contest di video, grafica e di scrittura per produrre innovative campagne pubblicitarie e di comunicazione create direttamente dagli utenti.”
Per inviare messaggi di auguri e seguire i primi passi di Tooquoque.com, i genitori invitano amici e parenti a iscriversi sul sito www.tooquoque.com.
IL PRIMO TQ CONTEST E’ GIA’ ON LINE.
IL PROGETTO TOOQUOQUE.COM
Tooquoque.com è un social network, un portale internet multimediale e collaborativo, finalizzato alla creazione di campagne di comunicazione a partire dai contenuti video e grafica creati dagli utenti. Nato dall’unione di vari professionisti nel campo della comunicazione, Tooquoque.com è uno spazio aperto a tutti i creativi, dove i protagonisti sono gli utenti, le loro idee, i loro lavori. Su Tooquoque.com videomaker, grafici, fotografi e scrittori, avranno infatti la possibilità di partecipare direttamente alla realizzazione di innovative campagne pubblicitarie e di marketing non convenzionale commissionate direttamente da aziende, associazioni e enti pubblici.
Nell’era del web 2.0, Tooquoque.com punta anche sulla condivisione delle risorse: i creativi potranno interagire fra loro, sviluppare progetti a più mani, scambiarsi idee e ispirazioni, pubblicare i propri lavori o ancora partecipare al blog. “Siamo convinti che partecipare sia il miglior modo di comunicare” afferma Costanza Calabresi, fra i quattro ideatori romani del progetto, che al marketing e alla comunicazione intendono unire anche l’aspetto della responsabilità sociale d’impresa. “Vogliamo creare un sistema aperto che sia in grado di contaminare con le sue risorse creative la realtà che lo circonda; per questo privilegeremo la promozione di campagne di comunicazione incentrate intorno ai temi del sociale e del rispetto dell’ambiente”. Il tutto utilizzando software open source, promuovendo opere sotto licenza creative commons e adottando comportamenti eco-sostenibili.
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Un’imboscata in piena regola, il criterio è quello della guerriglia, colpisci e scappa. Ed è l’ennesimo attacco che i soldati italiani subiscono in Afghanistan, da quando lavorano per riportare la pace e scalzare i talebani da quel potere territoriale che rende invise agli occhi della popolazione locale le forze internazionali.
Stavolta per poco non ci scappava il morto. Siamo ad Akazai, un villaggio che dista circa cinque chilometri da Bala Murghab. La provincia è quella di Badghis, a nord di Herat, la capitale dell’ex stato sovietico. Una pattuglia della Folgore svolge la sua consueta ronda sul territorio, quando attorno alle ore 13 italiane, le 15:39 locali, si sentono degli spari. Immediatamente i soldati della divisione italiana rispondono al fuoco incrociato che molto probabilmente arriva da dietro dei ripari di roccia. Non è chiaro ancora se nello scontro a fuoco sia rimasto ferito anche qualche guerrigliero talebano, ma un soldato della Folgore viene colpito di striscio da una scheggia riportando una lieve ferita al braccio. Ciò che è importante è che comunque il paracadutista, «non è in pericolo di vita». Si chiama Alessandro Iosca, ha 23 anni ed è di Roma. È quello che hanno fatto sapere fin da subito dal quartier generale italiano di Camp Arena, nel cui ospedale il giovane verrà trasferito dopo essersi sottoposto ai primi soccorsi.
Il generale Rosario Castellano, Comandante della Regione Ovest ha chiamato i genitori del militare ferito per rassicurarli sulle condizioni di salute del figlio, dopodiché la notizia è stata comunicata al ministero della Difesa, attraverso il Comando Operativo di vertice Interforce. Non appena appreso il fatto il ministro della difesa, Ignazio La Russa, ha subito espresso la vicinanza al paracadutista coinvolto, formulando sentiti auguri per una sua pronta guarigione.
Ma l’attacco dei taleb ai soldati italiani non è un caso isolato e non solo perché i ribelli vogliono legittimare la supremazia sul territorio. Sembra più che altro far parte di una strategia volta a dare una sterzata ai colloqui sempre più fitti delle ultime ore, tra mediatori afgani e gli stessi ribelli.
I talebani chiedono un calendario per il ritiro delle forze militari internazionali per partecipare poi a un processo di pace e di conciliazione nazionale. Insomma, secondo i talebani non può esserci processo di pace con le truppe straniere tra i piedi.
In una recente intervista al New York Times, Asallah Rahmani, ex ministro del regime talebano e oggi uno dei mediatori più accreditati, ha riferito di non rivolgersi «a gente di basso rango, ma ai leader», auspicando il coinvolgimento dei politici più influenti tra quelli delle forze di pace in istanza nel suo paese. Un ruolo fondamentale nel corso della mediazione è stato svolto dall’insediamento alla Casa Bianca di Barack Obama, che peraltro aveva riconosciuto nella nuova strategia per la regione l’opportunità di cooptare gli insorti moderati nel processo di pacificazione.
La guerra e i raid americani hanno costretto i vertici del movimento dei talebani ad abbandonare i loro tradizionali nascondigli, i loro covi migliori che si trovavano al confine con il Pakistan, ma restano pur sempre molte le zone dove l’influenza dei guerriglieri è riconosciuta. A Ouetta, nel Baluchistan, c’è la base dove si sono svolti diversi colloqui e dove risiede il consiglio dei talebani presieduto dal Mullah Omar. Lo stesso Mullah ha preso parte a diversi incontri con i rappresentanti di Gulbuddin Hekmatyar, e con Sirajuddin Haqqani. Gli Usa continuano a smentire che ci siano stati contatti di qualsiasi tipo, ma allo stesso modo esistono esponenti della diplomazia americana che sono stati riconosciuti a dei colloqui. Resta poi per Washington la grana maggiore con cui dover fare i conti, il modus operandi della Casa Bianca, ormai risaputo in tutto il mondo e perfettamente coincidente alla exit strategy americana.
di Simone Di Stefano/Dazebao, l’informazione on-line
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ROMA – Il virus A/H1n1 avanza e si avvicina a quota 10mila casi di contagio e 79 morti in tutto il mondo. Un ritmo che nelle ultime ore ha registrato un’inquietante accelerata, perché solo oggi si sono verificati ben 1001 nuovi casi di febbre suina, praticamente quasi un decimo del totale da quando ha iniziato a fare la sua comparsa. Tra questi ci sono anche cinque morti, quattro in Messico e uno negli Stati Uniti.
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