Lo studio verrà presentato martedì prossimo e promette di far piena luce sulle tombe occulte delle epoche passate
di Simone Di Stefano/SG
Dall’incontro tra il Mediterraneo, le Alpi Giulie e le Alpi Carniche si formano dapprima monti di origine carsica che successivamente si distendono, verso settentrione dando vita a verdi vallate, la prerogativa che più colpisce a chi si trova a visitare per la prima volta la Slovenia. Impressionano soprattutto i manti erbosi che ricoprono il territorio, fino ad arrivare alla capitale, Lubiana.
Ma cosa si nasconde nel sottosuolo di questo affascinante territorio? Occorre sapere che la Slovenia conserva una grande quantità di reperti funerari, alcuni di essi risalenti addirittura al X secolo a.C. e di inestimabile valore archeologico. Siamo nella parte nord dell’Istria, lungo i confini che separano l’Italia dalla Slovenia. Nella maggior parte dei casi si tratta di grotte, al di sopra delle quali venivano compiuti riti funebri di popolazioni provenienti dalla penisola italica e dalle attuali Austria e Ungheria, conferendo a queste zone un’importanza di carattere sovraregionale. Una delle zone da menzionare è sicuramente quella delle Grotte di Škocjan e dei loro dintorni, eccezionalmente ricca di importantissimi siti archeologici risalenti fino a cinquemila anni fa, tra questi la grotta Mušja jama, la necropoli sotto Brežec, la grotta Okostna jama, il castelliere Škocjan e la grotta Tominčeva jama. Inoltre la stessa zona conserva delgli eccezionali resti archeologici praticamente senza pari in Europa , legati soprattutto alla sfera del culto.
Nelle grotte Tominčeva jama e Roška špilja i reperti archeologici risalgono all’età del rame e all’antica età del bronzo (circa tra i 3000 e i 1700 anni a.C.). I reperti di queste grotte indubbiamente richiedono una valutazione moderna. Questo vale specialmente per l’ascia ed il pugnale di rame con piastra del manico trovati nella grotta Tominčeva jama, i quali non sono dei reperti di insediamento usuali di quel periodo. Oggi la concezione dell’uso funzionale della grotta Tominčeva jama tende al suo ruolo sacrale sin dalle prime tracce della presenza umana.
Oggi si dibatte ancora sugli usi e le credenze di un periodo che, a causa della grande distanza temporale che ci si separa da esso, nasconde ancora tanti misteri e nodi da sciogliere. Per quanto riguarda i tesori delle grotte slovene, ci ha pensato una speciale commissione composta da esperti, archeologi, antropologi, esperti forensi, che ha pubblicato in questi giorni un rapporto sulle tombe occulte. Il lavoro, che si presenta come una relazione, è nuovo nel panorama di questi studi in Slovenia ed è composto da ben 431 pagine e 581 mappe topografiche, arricchite da diverse fotografie.
La pubblicazione rientra nel programma di ricerca promosso dalla Commissione per il periodo 2005-2008, e si inserisce in quel filone di indagine già condotta in parte, anche se non del tutto esaustiva, dalla commissione che ha operato attorno agli anni ’90, quando tuttavia il paese era scosso, seppur marginalmente, dalla guerra civile dei Balcani.
Mitja Ferenc, Pavel Jamnik, Pietro Leben, Irena Pajnić Zupanič, Joze Balažic, Thomas Zupanc, Tine Velikonja, Ivo Žajdela, Joze Dežman, sono stati gli autori della Relazione che verrà presentata martedì 14 ottobre, a Lubiana. È qui che il primo ministro, Janez Janŝa, illustrerà il suo programma circa le problematiche relative alle tumulazioni antiche. Chissà che forse non venga fatta luce anche su quelle più recenti, in uso da queste parti, che poi sono le famose Foibe, nate però non questioni di culto ma per questioni di odio.
di Simone Di Stefano/SG
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