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IN ITALIA|Crisi Alitalia, un altro giorno perso e si avvicina il 30 settembre

Aumenta il partito dei favorevoli al ritorno di Air France e avanza l’ipotesi della Lufthansa. Il tempo stringe e oggi si va in tribunale per l’insolvenza delle società commissariate

di Simone Di Stefano

Un altro giorno buttato tra manifestazioni e mediazioni rumorose ma poco fruttifere. Alitalia rischia di soccombere dietro la spinta della cordata Cai che vorrebbe esuberi e contratti flessibili in base alle esigenze della nuova compagnia, dei piloti che non vedono di buon grado che si metta mano sui loro contratti e i sindacati che invece rifiutano più o meno in toto le possibilità di svolta italiane, guardando oltre le alpi per un eventuale salvataggio.  Uno stallo che rischia di portare sul baratro la compagnia di bandiera italiana e di rendere vano l’ultimo sforzo che il governo aveva concesso ad Alitalia attraverso lo stanziamento straordinario di 300 milioni di euro, uno degli ultimi provvedimenti firmato dalla penna dell’allora presidente del Consiglio, Romano Prodi.

Intanto per oggi è attesa la prima udienza in tribunale per la decisione dello stato di insolvenza della compagnia e le sue società commissariate.

Nel frattempo si è rifatta attuale la pista che potrebbe fare atterrare la malata d’Italia in un porto più sicuro di quello garantito dalla Compagnia aerea italiana (Cai), ovvero il ritorno di fiamma del salvataggio straniero. Air France e Lufthansa su tutte, anche se non mancano strani intrecci e poco chiare partecipazioni. Ieri il governo ha tentato una mediazione con i sindacati che hanno di fatto detto no al cosidetto piano Fenice. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, ha convocato a palazzo Chigi presidente e amministratore delegato della Cai, Roberto Colaninno e Rocco Sabelli, mantenendo contemporaneamente i contatti con tutti gli altri attori della partita, in particolare il leader della Cgil Guglielmo Epifani e i piloti, attraverso il ministro del Welfare Maurizio Sacconi e il commissario straordinario di Alitalia, Augusto Fantozzi.

Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, tra moniti e frecciate, continua a lanciare frasi del tipo: «O si fa l’Alitalia, o si muore». L’ultimo appello del premier ieri: «Sono convinto che alla fine l’Italia continuerà ad avere la sua compagnia di bandiera», ha detto ottimista Berlusconi. In che modo però non è dato saperlo, visto che da giugno, periodo nel quale lui stesso convinse Prodi a firmare il prestito ponte di 300 milioni, il premier non è riuscito a far quadrare il cerchio, anzi le cose sono peggiorate. Forse si era fatto i conti senza i sindacati.

E allora giù con la mediazione. E’ il mercato che lo impone e gli imprenditori ci sanno fare. E’ il loro gioco. Infatti, dalla Turchia al Giappone, dall’India al Sudan, si inizia a trattare un affare sparando altissimo per poi scendere e far vedere che il proprio sforzo lo si è fatto. E così il governo media con le parti, cercando di concedere qualcosina in più ai sindacati dissidenti e cercando alla fine di mettere una pezza da una parte e una dall’altra. Un solo punto fermo, che il piano Fenice elaborato da Intesa SanPaolo non si deve toccare. Sarebbe, secondo indiscrezioni, l’anticipazione dell’ingresso del partner straniero – circola con più insistenza il nome di Lufthansa anche se non si può sottovalutare un’azione di Air France-Klm – con una partecipazione di minoranza ma superiore rispetto alle singole quote degli imprenditori italiani.

Lufthansa, peraltro, puntando su Malpensa nella logica del multihub sarebbe una soluzione che piace alla Lega. Anche se Sacconi ha confermato che i tedeschi non sono interessati ad un acquisto diretto di Alitalia.

Una soluzione che dovrebbe essere gradita a piloti e Cgil, quella del grande vettore internazionale dotato delle conoscenze necessarie per rilanciare l’Alitalia. E si potrebbe anche sbloccare il nodo del contratto: da giorni i piloti ripetono che sono disponibili a partire da uno qualsiasi fra quelli delle major europee decurtato del 30%; potrebbero essere ridotti gli esuberi previsti da Cai, altro nodo non sciolto perché in numero troppo elevato secondo Anpac e Up, ma anche secondo gli assistenti di volo di Avia e Sdl; il personale potrebbe confluire in parte nel gruppo tedesco mentre per altri si aprirebbe la strada di Alitalia Express per la quale ha già manifestato interesse la svizzera Ama. I lavoratori sarebbero così disponibili a garantire una pace sociale di quattro anni. Di questo e altro ne hanno parlato Colaninno e Sabelli nella sede di Intesa SanPaolo (Fonte Rainews 24).

In tutto questo caos, nelle prossime ore Fantozzi dovrà anche occuparsi della grana della licenza provvisoria. Un piano di emergenza, dicono, che garantisca ad Alitalia di poter continuare a operare.Ne ha parlato per primo il presidente dell’Enac Vito Riggio: ci sarebbe infatti un regolamento comunitario a tagliare la strada alla compagnia anche se la norma è stata subito contestata dalle quattro sigle ‘dissidenti’ richiamandosi al recente decreto legge sulle aziende in crisi che concede sei mesi di tempo. La messa a terra degli aeromobili Alitalia sarebbe uno shock fortissimo anche per gli hub considerati minori, come Malpensa. <!– @page { size: 21cm 29.7cm; margin: 2cm } P { margin-bottom: 0.21cm } –>

di Simone Di Stefano


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