Il Guardasigilli annuncia la linea dura sulla riforma delle carceri: case confiscate alla mafia per le mamme detenute e braccialetto per evitare il sovraffollamento
di Simone Di Stefano – articolo pubblicato su Dazebao l’informazione on-line il 26-08-2008
RIMINI – Sì alla riforma sulla Giustizia «che si farà», sì al dialogo purché poi si decida. Ecco il sunto della giornata della visita al carcere di Rimini, del ministro della giustizia, Angelo Alfano, in occasione di un meeting sul sistema carcerario organizzato da Comunione e Liberazione. «La riforma sulla giustizia – ha spiegato il Guardasigilli – è una sfida e banco di prova tra chi vuole cambiare e chi vuole conservare, dialogando, perchè decidere senza dialogare è come una dichiarazione di guerra unilaterale e parlare senza decidere è l’esatto contrario di una cultura di governo che vuole dare risposte al nostro paese».
Il ministro apre le porte all’opposizione ma auspica un accordo che qualora non dovesse arrivare, non bloccherebbe comunque l’iter della futura legge. Ma che legge sarà quelle che fin dal prossimo autunno vedrà la sua prima bozza? «Una riforma attenta a tutti – ha spiegato Alfano – che porrà al centro i cittadini, che non ne possono più di un sistema che dà risposte dopo dieci anni e che comunque sono risposte incerte. Pensiamo che i cittadini meritino una giustizia
migliore».
Le proposte al vaglio del Guardasigilli sono diverse, tra cui lotta alla mafia «attraverso una missione di contrasto» e alla criminalità organizzata. Proprio le case confiscate alla mafia potrebbero essere riutilizzate per le mamme detenute con i loro figli: «i bambini sotto i tre anni che vivono in carcere con la mamma detenuta sono meno di 50 in tutta italia, non si tratta di decine di migliaia – spiega il ministro – ritengo che sia ora di dire basta, perchè non importa di chi siano figli ma importa che siano bimbi e i bimbi non possono stare in carcere».
Il ministro, ha poi precisato come tutte le norme saranno contenute all’interno di un quadro di costituzionalità, evitando di commentare l’ipotesi avanzata dalla Lega riguardo ad un’eventuale elezione diretta dei Pm: «Parleremo con la Lega nei prossimi giorni», ha spiegato Alfano.
Non poteva mancare un pensiero sull’indulto: «Non è stato offerto ai detenuti nessun percorso di recupero. Così, dopo due anni, questo è fallito. Il perdono senza il presupposto della ricostruzione dello spirito è fine a se stesso». Per evitare il sovraffollamento carcerario una delle idee del ministro è quella di mettere il braccialetto ai detenuti e lasciarli liberi: «Il braccialetto elettronico – ha osservato – è stato provato in altri Paesi dove, non si è registrata una produzione di recidiva, nè di evasione». Un indulto elettronico, quindi.
Un elenco di alcuni dati forniti dal Guardasigilli danno atto a questa tesi: «Le nostre carceri sono colme come lo erano prima dell’indulto a causa della recidiva e perché non c’è stato un percorso di recupero dell’umanità, perché non è stato offerto il bivio: tornare a delinquere o ricostruire la propria vita». Ma quest’ultima scelta deve essere offerta dallo Stato, assieme a diverse misure di cui le nostre carceri hanno estremo bisogno, dalle strutture ai pecorsi di reintegro sociale, fino ai trattamenti alternativi che riguardano i detenuti tossicodipendenti. Di tutto ciò la riforma dovrà per forza tenere conto.
di Simone Di Stefano – articolo pubblicato su Dazebao l’informazione on-line il 26-08-2008
Filed under: In Italia | Tagged: guardasigilli, indulto e sovraffollamenti carceri, Meeting carceri Rimini, meeting Comunione e Liberazione, riforma Carceri, Si alla riforma sulle carceri |