Più ci si avvicina al centro fiammingo della capitale e più ci si rende conto che le contraddizioni aumentano. La capitale dell’Unione Europea non se lo può permettere
testo e foto di Simone Di Stefano
Strade ed edifici nuovi che sorgono sulle macerie di quelli appena fatti crollare; altri in attesa di essere demoliti mostrano tutto il loro vero volto, nero e bruciato da qualche incendio. Caterpillar lungo le vie, anche in pieno centro a fare da cornice agli edifici storici di quella che è la capitale dello Stato più moderno e avanzato che si conosca, l’Unione Europea. E Bruxelles è lì, viva come non mai e chi ci vive dice che «è una città da sogno. Certo il centro storico si riempie solo dal venerdì al sabato, ma quando i ragazzi si riversano nelle strade c’è da divertirsi». Parola di italiano emigrato.
Eppure deve esserci qualcosa che non va in questa piccola ma subdola città nordica, dove le temperature raggiungono sempre più spesso i picchi massimi di quelle nostrane, dove per le strade è più facile vedere cartacce buttate in terra di quante ne offrano tutte le sue dirette rivali in quanto a senso civico: Germania, Svizzera, Inghilterra e la stessa Francia brulicano di cestini e nessuno ha scuse per sporacre: qui non è così.
Skapegoat è sempre a caccia di contraddizioni e quando le trova le denuncia con tutte le potenzialità che può avere un blog. E allora perché non volgere lo sguardo sui tetti delle case brussellesi, o in pieno centro, dove gli occhi si fanno più indiscreti, perché è lì che passano anche i signorotti della corte europea, quelli che si vanno poi a sedere tra i banchi dell’europarlamento.
Abbiamo preso un cantiere a caso, nei pressi di Gare du Midi e non ci è sembrato che ci fosse nulla di ineccepibile, se non fosse per questo brutto costume di demolire vecchi palazzotti in stile nordico fiammingo, per tirare su futuristiche strutture cubiche in metallo e vetro che ricordano proprio i palazzi dell’euro area, nei pressi di Rue de Luxembourg. Eh sì. Bruxelles si sta rifacendo la faccia. Certo non può una capitale di questo rango presentarsi con edifici crollanti e fatiscenti.
Ecco la contraddizione: più ci si addentra verso il centro della città e più è facile trovare cose fuori posto e “direttive” violate. Ma come proprio qui? Da dove nascono le leggi. Ecco quali sono le linee che intende adottare l’Unione sul tema della sicurezza sul lavoro, secondo quanto riportato da Europamica, un portale di informazioni sull’Ue:
La Commissione adotta una nuova strategia per la salute e la sicurezza sul lavoro
Modernizzare la politica della salute e della sicurezza sul posto del lavoro. Questo l’obiettivo della nuova strategia messa a punto dalla Commissione europea per i prossimi cinque anni (2002-2006), che intenderebbe combattere i soprusi e le violenze di qualsiasi natura sui posti di lavoro, oltre a divulgare una cultura di prevenzione dei rischi.
Il Commissario europeo Anna Diamantopoulou ha commentato:”La strategia per la salute e la sicurezza deve muoversi ora. Gli incidenti e le morti sui posti di lavoro sono ancora di proporzioni inaccetabili. Inoltre, nuove tipologie di lavoro hanno creato nuovi rischi, come i condizionamenti psicologici”.
L’Unione europea detiene un record positivo di calo degli incidenti sul lavoro (meno 10% tra il ’94 e il ’98): questo è il risultato di una politica focalizzata sulla prevenzione che è stata sviluppata a partire da 30 anni fa. Nonostante questo i numeri assoluti rimangono alti, con 5500 morti e 4.8 milioni di incidenti tra chi lavora da almeno tre giorni, e tenderanno ad aumentare con l’allargamento ad est. Il testo completo della proposta è consultabile a questo indirizzo Internet.
Per quanto riguarda il paese dei cavoli invece, c’è da registrare sul fronte lavoro una certa attenzione ai problemi burocratici e legislativi, come per esempio la regolamentazione per il lavoro interinale, molto in voga in Italia e anche qui, con la differenza che in questo caso è proprio il paese che ospita la sede dell’Unione Europea a dover fare i conti con delle difficoltà sul recpimento delle norme comunitarie, a discapito di quelle nazionali. Non deve essere facile da queste parti dire il fatidico: «Da Bruxelles arrivano allarmi sul recepimento della direttiva», o peggio «L’Unione Europea avverte Bruxelles di recepire la norma». Insomma tra nazionale e sovranazionale in Belgio la linea di confine è molto labile.
Nessun dubbio però sulle enormi risorse sulle quali fonda i propri interessi la capitale. Senza entrare nel merito, sembra quantomai probabile che parte dei fondi da destinare alla costruzione di infrastrutture viene convogliata proprio per rifare il volto alla capitale. Niente da dire, visto che sullo stesso tipo di fondi, o quasi, si basa il progetto di Roma capitale, solo che a livello nazionale. Tuttavia sono molte le facciate di edifici storici a versare in condizioni pressoché pietose a causa dell’alto tasso di smog e gas di scarico che ne hanno compromesso i colori originari. Ce ne sarà di lavoro da fare…
Torniamo ai cantieri per denunciare lo scandalo di questo reportage. Sui tetti del palazzo reale, dove vive Albert Félix Humbert Théodore Christian Eugène Marie, in arte Re Alberto II, gli operai lavorano senza alcuna protezione, a rischio caduta da un’altezza di almeno venti metri: si muore ogni giorno sul lavoro e la colpa spesso viene accollata agli imprenditori e ai capi cantiere. Di morti bianche in Italia ce ne sono un’infinità tanto che per combatterle in assenza di un’azione seria da parte dei nostri politici troppo indaffarati a farsi le norme salva se stessi, ci affidiamo alle misure europee, come se bastasse contare su terzi per stare a posto con la coscienza.
Operai lavorano, privi di protezione, sul palazzo reale di Bruxelles
Intanto però da Bruxelles non sembra che la situazione sia migliore, in cantiere si lavora spesso senza protezioni e dappertutto si continua a morire.
Leggi il primo reportage da Bruxelles.
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