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INTERNAZIONALE|Scudo spaziale, prosegue a oltranza lo sciopero dei “non allineati” cechi

“La battaglia dell’uomo contro il potere è la battaglia della memoria contro l’oblio della dimenticanza”, scriveva Milan Kundera e oggi a Praga quella frase risuona più vera che mai

Articolo scritto da Aneta Carreri (Redattore Sociale)

Al numero 12 di via Bělehradská si trova la sede del movimento ceco”no alle basi”, che da oltre due anni si oppone all’installazione di uno scudo militare americano che fa capo a un progetto di difesa missilistica voluto dagli Stati Uniti.

L’atmosfera quì è quella che si respirava alla vigilia dell’89, intellettuali, artisti, studenti e gente comune si riuniscono ogni sera e organizzano incontri, concerti, conferenze stampe per discutere di quello che sta accadendo “la gente arriva da tutto il paese, ci sostiene, porta cibo, molti fino a qualche giorno fa, pregavano in lacrime Jan Bednar e Jan Tamas di riprendere a mangiare, di non andare oltre con questo gesto estremo, perché sapevano che il governo li avrebbe lasciati morire comunque”- mi dice Dana Feminova portavoce del movimento umanista ceco.

Infatti dopo la delusione scaturita dal recente incontro con il Ministro degli Affari Esteri, Karel Schwarzenberg, i due giovani leader Jan Tamas e Jan Bednar, hanno deciso di interrompere uno sciopero della fame che durava da 21 giorni perché” il governo ha chiarito che non accetterà mai nessuna delle nostre richieste, ossia attendere la prossima amministrazione americana e, nel frattempo, discutere la tematica in modo trasparente e democratico, coinvolgendo tutte le forze sociali. Da questo momento però – precisa Tamas- molti personaggi noti, ex dissidenti firmatari di Charta 77 e politici cechi continueranno lo sciopero al nostro posto, e Luisa Morgantini vice-presidente del Parlamento europeo ha promesso che porterà la questione a Bruxelles”.

“Quello che sta succedendo alla nostra giovane democrazia-continua Dana-è preoccupante riteniamo che l’attuale maggioranza, che si regge grazie all’appoggio di due parlamentari che fino a poco tempo fa erano all’opposizione, non abbia alcun mandato legale per rappresentarci su questa questione.

La popolazione ceca non sapeva nulla delle trattative tra Praga e Washington prima delle elezioni del 2006, Il New York Times ha rivelato che il governo attuale chiese espressamente all’amministrazione Bush di non rendere pubblico l’accordo che si stava delineando, per non influenzare la campagna elettorale. La popolazione venne informata del piano solo quando la notizia cominciò a diffondersi tra la stampa straniera, e il governo continuò a mentire affermando che il progetto era all’interno della Nato nonostante il disaccordo di stati membri dell’organizzazione militare.

” Se per gli italiani può essere normale avere delle basi militari straniere, per noi non lo è .Nell’89 subito dopo il crollo del regime, la frase ricorrente era “mai più truppe straniere sul nostro territorio”, perché oltre che inaccettabile per evidenti ragioni storiche, questa presenza costituisce ai nostri occhi una seria minaccia alla nostra sovranità nazionale.

E’ stato detto che il controllo della base sarà in mano al governo ceco sappiamo bene invece che la costituzione americana non prevede che i suoi militari siano sottoposti alla giurisdizione dei paesi che ospitano le loro basi. Non vogliamo che accadano fatti analoghi a quello del Cermis senza che nessuno paghi”.

“I politici-spiega Dana Feminova- usano la paura per convincere la popolazione ad accettare lo scudo. Prima hanno agitato lo spettro della Corea del Nord, adesso è l’Iran il pericolo imminente, nonostante numerose fonti di intelligence americane hanno assicurato che gli iraniani non lavorano alla produzione di armi nucleari dal 2003, e recentemente hanno paventato persino la minaccia russa. Tutta la loro tattica è impostata sulla paura e la disinformazione.

“Il nostro governo ha pagato 15milioni di corone, soldi dei cittadini, per promuovere una campagna che informasse la popolazione sui benefici che l’installazione del radar avrebbe portato, l’incarico è stato affidato alla Ami Comunication, società americana di public relation, che annovera nel suo portfolio clienti le quattro principali aziende statunitensi coinvolte nel progetto dello scudo: Boeing,azienda leader nella vendita di armamenti Lockeed Martin, Raytheon e Northrop Grumman.”Alcuni professionisti di queste aziende sono interamente integrati nei reparti di analisi di diverse agenzie dei servizi segreti.

Il 13 giugno del 2000 il New York Times, rivelava che nell’ultimo decennio l’industria degli armamenti ha speso ben 49 milioni di dollari per finanziare i politici di Washington, e altri 2 milioni in una campagna più sottile e indiretta, tesa a creare un’atmosfera in cui la pressione per costruire un sistema anti-missile potesse esercitare un peso influente su entrambi i partiti. A guidare la carica per la difesa missilistica è il Center for Security Policy . Dedicato alla costruzione di un sistema anti-missile, il centro ha nel suo consiglio d’amministrazione i rappresentanti di almeno otto industrie,di cui sei della Lockheed Martin.

In Rep.Ceca però la campagna “informativa” non ha avuto l’esito sperato.

Oltre il 70% della popolazione continua a dichiararsi fermamente contrario,a niente sono servite le milioni di copie di brochure informative distribuite, rivelatesi ben presto un boomerang per il governo . Il loro contenuto, infatti, è stato clamorosamente smentito dai molti scienziati ed analisti indipendenti e il governo non ha avuto altra scelta che ammettere che i dati a sua disposizione non erano ancora sufficienti per compilare un documento informativo definitivo.

La campagna pro scudo prosegue tramite la stampa e la televisione pubblica e come accadeva durante il vecchio regime il governo cerca inutilmente di zittire un opposizione ormai imponente” c’è una continua diffamazione nei nostri confronti- sottolinea Dana Feminova- siamo stati etichettati come bolscevichi e terroristi. La televisione statale e alcuni giornali hanno persino affermato che siamo pagati dai russi, e quando una commissione parlamentare ha smentito la notizia, i cittadini non ne sono stati informati”.

Intanto a Brdy, a 60 km da Praga, dove dovrebbe sorgere la base tanto contestata, localizzata in una zona militare ormai in disuso che “ospitava”i sovietici e dove Greenpeace, ha creato un presidio permanente per opporsi alla conseguente deforestazione di 400 ettari di bosco,gli 80 sindaci dei paesi circostanti, che si sono riuniti in un comitato, continuano a denunciare le numerose pressioni del governo, che cerca di corromperli con una pioggia di milioni di euro da destinare alle aree coinvolte “diteci tutto quello che vi serve e noi ve lo daremo” è lo slogan che ripetono senza successo. Ma loro rispondono semplicemente che non vogliono diventare un bersaglio nucleare.

La nostra speranza- conclude Dana è che il parlamento non ratifichi l’accordo, bastano due soli voti contrari per bocciare questo piano.

Speriamo che la Rep. Ceca crei un precedente storico, il nano che ha battuto il gigante, Davide contro Golia come abbiamo chiamato la nostra battaglia. Noi non abbiamo nulla contro gli americani, molti di loro ci appoggiano e sostengono la nostra lotta insieme a membri del congresso stesso che si sono espressi contro questo progetto. Vogliamo solo che l’Europa comprenda che non deve per forza scegliere di allinearsi con un paese che ha scelto di adottare una politica pericolosa, una superpotenza in piena crisi che sta portando il mondo ad uno scontro di culture solo per conservare la sua egemonia economica e politica”.

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