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AMBIENTE|150 milioni di eco-profughi nel 2050

La previsione è di Norman Myers, uno dei maggiori studiosi delle migrazioni a carattere ambientale. «Cercheranno asilo nei paesi ricchi». Ma la Convenzione di Ginevra non riconosce questo status.

Articolo scritto da Aneta Carreri (Redattore Sociale)

ROMA – Fino a ieri la parola profughi nell’immaginario collettivo evocava popolazioni in fuga dalla propria terra a causa di conflitti armati, questioni religiose o politiche. Oggi un’altra catastrofe incombe sui Paesi del Sud del mondo: quella ambientale, con i suoi eco-profughi. Dal punto di vista giuridico lo status di rifugiato ambientale non esiste, la Convenzione di Ginevra non contempla questo status. Gli argomenti principali responsabili di questa esclusione sono l’assenza dell’elemento individuale della persecuzione e la possibilità di recupero dei territori oggetto di sconvolgimenti ambientali.

Ma se è vero che la desertificazione o i disastri naturali non torturano o non imprigionano è pur vero che costringono a fuggire dalla fame e dalla distruzione. Una crescente ondata di genti a cui non rimane altra possibilità che sopravvivere altrove, che irrompe sulle frontiere con effetti destabilizzanti sull’ordine pubblico e sulle relazioni mondiali. Questi migranti non hanno alcuna alternativa di fronte a una minaccia di tale portata, non possono più rimanere nelle loro terre, a causa della siccità, della deforestazione, dell’erosione del suolo e dei cambiamenti climatici, che come abbiamo visto in questi ultimi anni hanno provocato disastri umanitari drammatici.

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LETTERATURA|Vincenzo Latronico si aggiudica la XX edizione del Premio Berto

Vincenzo Latronico è il vincitore della XX edizione del Premio di Letteratura “Giuseppe Berto”, finale tenutasi a Ricadi (Vv) lo scorso 7 giugno. Quanto segue è il comunicato stampa di motivazione e la descrizione del suo libro “Ginnastica e rivoluzione”, edito da Bompiani.

Motivazione della giuria

A un certo punto del romanzo di Vincenzo Latronico “Ginnastica e rivoluzione”, edito da Bompiani, due personaggi si stanno parlando e l’uno dice all’altro:

“Senti Ramon, ma tu qui che ci fai?

“Be’ la rivoluzione, ovvio”

“Dico sul serio.”

In questo dialogo essenziale, veloce, e significativamente apposto a chiusura di un paragrafo, si profila un nodo dialettico che sembra molto importante, se non addirittura portante, per tutto il romanzo. Quel “Dico sul serio”, a incalzare la verità, è il sintomo di una ricerca che è davvero di difficile risoluzione per la coralità di ragazzi protagonisti di questa narrazione generazionale: la ricerca di motivazioni forti, di ideali si sarebbe detto qualche anno fa. La rivoluzione potrebbe essere uno di questi, se si ha vent’anni. Ma il narratore è scettico, forse troppo scettico per la sua età. E, attenzione, gli ideali, le idee assolute e palingenetiche non prevedono scetticismo. Né ironia. Il narratore, invece, a modo suo, è ironico.

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