Secondo molti analisti le installazioni in Repubblica Ceca e in Polonia aumenteranno le già forti tensioni internazionali e porteranno ad una nuova e incontrollata corsa agli armamenti nucleari, con la possibilità di imboccare una strada senza ritorno.
Articolo scritto da Aneta Carreri (Redattore Sociale)
Roma- Quarant’anni fa i carri armati sovietici mettevano fine a quella che è passata alla storia come la primavera di Praga, oggi uno scudo spaziale americano la fa rivivere, ad appena vent’anni dal crollo del comunismo.
Oggi però i cechi non sono soli, il movimento di protesta contro l’installazione della base spaziale miete adesioni in tutto il mondo, pur nel quasi totale silenzio degli organi di informazione. Il leader del partito umanista ceco Jan Tamas insieme a Jan Bednar, in sciopero della fame dal 13 maggio, da oltre due anni si battono affinché i cechi possano pronunciarsi con un referendum a proposito dell’istallazione dello scudo spaziale nel loro paese.
L’opposizione rimane forte e i sondaggi parlano chiaro: i 2/3 della popolazione ceca sono contro il progetto A Praga, il governo gode di una maggioranza risicata, grazie anche a due socialdemocratici che hanno cambiato misteriosamente partito e al sostegno, fuori da ogni logica, dei Verdi, che si dichiarano favorevoli alla base americana.
A Roma, a Piazzale Flaminio, incontriamo Federica Fratini, una giovane ricercatrice, portavoce dell’associazione umanista “Mondo senza guerre” che ha risposto all’appello lanciato da Praga iniziando uno sciopero della fame.
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