L’altra corsa degli amanti delle due ruote
di Maurizio Mequio
Novantanove anni e a nessuno gliene importa. Questa la contraddizione dell’evento più amato dagli sportivi italiani dal palato fine. Quelli che hanno saputo sognare ed andare avanti, di fronte alla guerra e alle crisi della politica. Quelli che senza pane o comodità, correvano per le strade ad aspettare i propri eroi. E’ la triste storia del ciclismo, macchiata dalla modernità e dai controvalori del successo milionario. È partita ieri la grande corsa a tappe nostrana, nulla di nuovo, già un protagonista fermato per doping: l’argentino Ariel Maximiliano Richelme della Csf Navigare. Venticinque anni, quattro vittorie in stagione e una buona dose di anabolizzante… “Ci cascano tutti”: questi i commenti da ogni dove.
La rassegnazione di addetti ai lavori e di tifosi significa forse la fine del ciclismo? A non pensarla così restano in pochi, tra questi il giornalista francese Guillaume Prebois, 36 anni, e poetico Don Chisciotte delle due ruote. Correrà le 21 tappe, solo, 24 ore prima dei Big, dei professionisti. Una lotta contro il tempo, per dimostrare al mondo che correre puliti si può fare. Non importa mantenere velocità medie straordinarie, tutto ciò che serve è salire in sella e pedalare. Col suo “Altro Giro”, Prebois lancia un appello agli appassionati: “Vengano in tanti, anche solo per qualche chilometro…”
Già lo scorso anno aveva precorso il Tour, quest’anno anticiperà Giro, Vuelta e nuovamente la corsa francese. Impresa ormai snobbata dai “campioni”, correre tutte e tre le manifestazioni sarebbe rischioso. Ed allora che fine ha fatto l’esempio di Miguel Indurain? Altri tempi, oggi si studia l’evento a tavolino, si modellano i fisici per una sola corsa e si preferiscono i freddi laboratori al calore della gente. E sarà vero che si veniva squalificati se aiutati dal pubblico, ma vogliamo mettere la disonesta umanità di un corridore esausto, perché ha dato tutto, che si fa spingere da tifosi impazziti per raggiungere il traguardo, alle false vittorie macchiate dal ricorso al doping? Ad essere felici sono gli scommettitori, e forse anche chi gestisce alcune scommesse, quelle illegali.
L’esito dell’evento è più che mai imprevedibile, ma a fare da invariabile impazzita, da anni oramai in questa disciplina, non è il tempo -la neve delle montagne, la pioggia nelle discese, o la sfortuna -cadute che generano altre cadute, gatti che attraversano la strada, percorsi sbagliati o ruote bucate-, ma le squalifiche. “Evviva la maglia nera” (quella del corridore che arriva distanziato da ore dal vincitore), verrebbe da gridare agli amanti della bicicletta.
Cuore e fatica, quella dei berretti gettati a terra e delle borracce passate tra avversari. Una volta il ciclismo era dei ragazzini, tracciavano con un bastoncino di legno i percorsi della tappa di giornata sulla terra e simulavano le azioni dei loro beniamini.
Accompagnavano tappi di bottiglia modificati ad hoc, con legature, nastro adesivo e la figurina del ciclista preferito. Fantasia e umanità, per divertirsi. Che fossero queste le componenti essenziali per arrivare al centenario con un Giro più vecchio, ma forse più vivo? Qualche volta si è fermato, ora corre via nella rassegnazione, è il giorno del 91° Giro d’Italia, si parte da Palermo e malgrado tutto la gente spera ancora di vivere un’emozione.
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